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6 commenti

  • agbiuso

    Settembre 14, 2018

    «L’ossessione per i fatti porta con sé una enorme banalizzazione dell’esistenza».
    Ecco, anche a questo serve la filosofia, a ricordare che il mondo è più complesso di ogni realismo ingenuo.

    Martin, Ludwig e il senso indicibile di una crisi globale
    di Wolfram Eilenberger
    il manifesto, 14.9.2018

  • agbiuso

    Dicembre 22, 2013

    Consiglio la lettura di un testo molto interessante di Ferris Jabr a proposito della difficoltà nel distinguere ciò che è animato dall’inanimato.
    Jabr afferma che “la vita è un concetto che abbiamo inventato. Al livello più fondamentale, tutta la materia esistente è una disposizione degli atomi e delle particelle che li costituiscono. […] Ma questa suddivisione non esiste al di fuori della mente. […]
    Ciò che differenzia le molecole di acqua e le rocce dai gatti e dalle persone non è la “vita”, ma la complessità. […] Riconoscere che la vita è un concetto non deruba del suo splendore ciò che noi chiamiamo vita. Non è che non ci siano differenze sostanziali tra esseri viventi e oggetti inanimati; piuttosto, non troveremo mai una linea di demarcazione netta tra i due perché i concetti di vita e non-vita come categorie distinte sono proprio questo: concetti, non realtà. Penso che ciò che accomuna veramente le cose che definiamo vive non è una loro proprietà intrinseca, ma la nostra percezione di esse, il nostro amore per loro e, francamente, la nostra arroganza e il nostro narcisismo”.

    Il testo originale è stato pubblicato su Scientific American
    Qui si trova una traduzione (parziale) in italiano: Perché la vita, in realtà, non esiste

  • agbiuso

    Luglio 20, 2013

    Caro Diego, scusarti per simili elogi? Per fortuna so che sono rivolti alla filosofia e io rappresento soltanto un tramite. Quanto al fatto di “non essere”, hai detto proprio la verità.

  • diegod56

    Luglio 20, 2013

    La mente umana non è soltanto cognitiva, non è fatta unicamente di informazioni, rappresentazioni, raccolte di dati sull’ambiente ottenute mediante i cinque sensi. Alla mente cognitiva si affianca la sua dimensione fenomenica, la sensazione che ogni soggetto pensante prova della particolare qualità di ogni percezione e della più generale consapevolezza di essere quel determinato ente che è, immerso in un ben preciso ambiente naturale e culturale.

    Anche in questa frase, come spesso accade a te, caro Alberto, c’è il nucleo centrale del tuo pensiero filosofico. E la filosofia è una fonte che non puo’ seccare, perchè ad ogni domanda non corrisponde solo il problema della risposta, ma anche la riflessione su «chi» ha posto la domanda. Anche nei tuoi libri, in elegantissimi ragionamenti un po’ a spirale, si arriva sempre a questa constatazione: l’«ente» mente è individuale ma nel contempo scaturigine della rete in cui è immersa, e esiste solo nel suo generare senso, ma il suo nucleo è inafferrabile. In questa meravigliosa coesistenza di essere profondo e dissolversi nel contempo, c’è il fascino della filosofia, ed in particolare della tua. Tu sei e non sei, questa è la tua grandezza, caro Aberto. Scusami lo sproloquio.

  • diegob

    Luglio 19, 2013

    ammetto, in modo squisitamente ligure, d’attendere il link gratuito che arriverà

  • Pasquale D'Ascola

    Luglio 19, 2013

    Oìmoi oìmoi

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