Una parte dell’Italia si è riappropriata di se stessa. Tra quanti si sono recati a votare, uno su quattro ha dato fiducia a persone che agiranno per impedire il ripetersi della quotidiana indecenza dell’ultima legislatura.
Il PD deve ancora una volta dare la colpa ai propri macroscopici errori, primo dei quali aver sostenuto per più di un anno la politica antisociale di uno dei più feroci banchieri della Goldman & Sachs. Banchiere che gli italiani hanno relegato nell’insignificanza politica. Non si può pretendere di ottenere l’apprezzamento di coloro ai quali si è tolta persino la speranza.
I gravi errori del PD (tra i quali, per citarne soltanto alcuni, il sostegno al TAV e alle guerre imperialistiche che gli USA conducono nel Vicino Oriente; l’inserimento nella Costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio; l’ignavia sul conflitto di interessi); il potere della televisione su chi non ha altri strumenti di informazione; la complicità degli evasori fiscali e dei corrotti di ogni risma -che in Italia sono tanti- sono alcuni dei fattori che hanno restituito un po’ di forza all’entità immonda. Il PD, ancora una volta, non ha compreso che il nemico va finito quando è moribondo invece di allearsi con lui e restituirgli quindi vita, come è successo un anno fa. Grillo ha affermato stasera che «riconsegnare a Berlusconi il Paese per sei mesi o un anno credo che sia un crimine contro la galassia» [Fonte: Il Fatto Quotidiano].
Non so naturalmente che cosa accadrà nei prossimi giorni e settimane ma tutto è cambiato. È questo che conta. È cambiato anche nella Sicilia profonda, nel mio paese. A Bronte il Movimento 5 Stelle è il primo partito con 2.276 (28,35%) voti al Senato e 2.929 (31,77%) alla Camera [Fonte: CTzen]. E questo nonostante il sindaco, senatore uscente del Pdl, abbia candidato suo genero alla Camera. Per quanti conoscono il dominio della mentalità berlusconiano/mafiosa a Bronte, si tratta di un risultato eccezionale. Se anche in Sicilia può accadere questo, per l’Italia c’è futuro.
75 commenti
agbiuso
A Bronte il candidato sostenuto dal sindaco uscente -ex senatore democristiano, poi di Forza Italia, oggi di Alfano e dunque alleato del PD- viene naturalmente da Forza Italia. Ma anche il candidato del Partito Democratico viene da Forza Italia. Poi c’è il candidato ufficiale di Forza Italia. E infine una lista civica composta da amici di Lombardo, anche loro provenienti da Forza Italia.
Per tutti costoro, il candidato del Movimento 5 Stelle non doveva esserci.
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#NoMafiaBronte: un proiettile al candidato sindaco M5S Davide Russo
“La mafia prova ancora ad intimidire il nostro candidato Sindaco di Bronte Davide Russo.
Questa notte, una mano per adesso ignota, ha recapitato nella buca delle lettere un gravissimo messaggio intimidatorio accompagnato da alcuni proiettili di pistola.
Il messaggio parla di “ultimo avvertimento” e che ne hanno “a sufficienza per tutti”.
Lunedì scorso il comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal Prefetto di Catania su richiesta del Movimento 5 Stelle, aveva predisposto un innalzamento della vigilanza nei confronti dei candidati del Movimento.
Questa misura però, evidentemente non è bastata a scoraggiare i criminali che vorrebbero impedire al Movimento di concorrere alle elezioni comunali di Bronte.
Sappiano questi vili che si nascondono nell’ombra che minacce, insulti e proiettili, non fermeranno la rivoluzione pacifica del Movimento 5 Stelle e dei liberi cittadini di Bronte, che hanno deciso di impegnarsi per liberare la propria città dal malaffare e dalla corruzione, per farla rinascere e per far ripartire lo sviluppo ed il lavoro.
Il cappio della mafia e della corruzione che da troppo tempo soffoca le speranze e i sogni dei cittadini onesti di Bronte, presto verrà spezzato.
Noi siamo tutti Brontesi.”
I portavoce M5S nelle Istituzioni
agbiuso
Le parole di questo eletto al Parlamento nel Movimento 5 Stelle mi danno ancora una volta conferma della giustezza della mia scelta elettorale.
È esattamente per le ragioni qui indicate che mi sono recato alle urne e ho espresso la mia preferenza. Sono dunque soddisfatto della coerenza che il movimento per il quale ho votato mostra verso il programma elettorale per il quale l’ho votato. Quanti possono dire la stessa cosa del voto che hanno dato ai partiti? O l’avevano dato già pensando che tale programma non sarebbe stato rispettato, che i programmi con i quali ci si presenta ai cittadini non contino nulla, che la disonestà ideologica sia un fatto ormai ovvio?
In particolare, mi sembrano molto oneste e coraggiose queste parole:
“La democrazia diretta o si realizza e si mandano a casa i responsabili dello sfacelo, oppure a casa ci deve andare chi ha provato a fare la rivoluzione senza riuscirci”.
È ciò che penso e ripeto da mesi, anche qui.
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Il Movimento 5 Stelle è venuto al mondo per riconsegnare la politica nelle mani dei cittadini. Non è nato per trasformarsi in un partito tradizionale. Non è nato per ragionare come un Alfano, un Letta, un Berlusconi qualsiasi. Non è nato per fare compromessi perché “altrimenti cosa ci stiamo a fare”. Chi ha votato 5 Stelle lo ha fatto per rovesciare il tavolo. Con tutto il servizio buono di porcellana sopra. Perché ormai non è più questione solo di ‘mangiare meno’, ma di mangiare ‘meglio’, e soprattutto di mangiare ‘tutti’.
Chi ha votato 5 Stelle ha votato un programma in 20 punti e 163 persone che lo portassero dentro. Così com’era. Non un po’ più europeo cosicché potesse piacere anche al Pd. Non un po’ meno trasparente cosicché potesse piacere anche al Pdl. Così è basta. Perché questa è la democrazia diretta. O così o niente. O così o nuove elezioni, per cercare di avere la maggioranza e realizzarlo tutto, per intero, come i cittadini lo hanno voluto.
‘Intelligenza politica’ per un eletto a 5 Stelle è una locuzione senza senso. L’intelligenza politica lavora prima, quando la rete si confronta e stila Carte come quella di Firenze. Se un eletto prende i punti del programma e li cambia (magari con i migliori propositi, perché crede di avere un mandato a modificare quello che i cittadini lo hanno spedito a realizzare), affinché quei punti si accordino con le esigenze del Pd del Monte dei Paschi, o del Pdl dello scudo fiscale, o di Scelta Civica del fiscal compact, allora non ha capito niente: sta solo facendo vecchia politica. Sta tradendo il mandato elettorale. Non sta gettando un ponte tra il cittadino e le istituzioni, in maniera che il sistema si trasformi lentamente da una rappresentanza vuota e fallimentare a una autentica democrazia diretta: sta perpetuando le vecchie pratiche dell’inciucio e distorcendo il significato di ‘portavoce’.
Il Movimento 5 Stelle non è stato mandato nelle istituzioni per mendicare un misero emendamento rivendicandolo come un successo. È stato mandato in Parlamento per provare ad avere la maggioranza. Una maggioranza che non fosse finta come quella offerta da Bersani. Una maggioranza vera, perché solo così si possono cambiare le cose. Se non può avere un incarico di Governo perché i numeri non lo consentono, o perché il Paese è in mano a chi sotto il nome di ‘larghe intese’ cerca di mascherare il solito vecchio inciucio e perpetrare se stesso, allora il 5 Stelle non ha difficoltà a tornare alle urne. La fiducia i 5 Stelle la chiedono al Paese, non a Letta, a Monti o a Berlusconi.
Qui c’è bisogno di un atto di coraggio totale e definitivo. L’Italia è sempre più vicina al baratro. In certe zone sono mesi che non viene pagata neppure la disoccupazione. In queste condizioni, lasciare il timone nelle mani di chi ci ha portato nelle secche è pura follia autodistruttiva. Cercare di convincerlo con le buone, oltreché un tradimento dei principi ispiratori, è anche e soprattutto una cosa stupida. Il Movimento 5 Stelle è un movimento rivoluzionario. Le cose le cambia invertendo i rapporti di forza, mettendosi alla guida della nave. O così, oppure non ha senso.
La democrazia diretta o si realizza e si mandano a casa i responsabili dello sfacelo, oppure a casa ci deve andare chi ha provato a fare la rivoluzione senza riuscirci. In mezzo non c’è niente, mettetevelo bene in testa. Per questo, se non ci sono i termini per realizzare il mandato elettorale (che è scritto chiaro, semplice, nero su bianco), si deve tornare alle urne e chiedere con forza e convinzione agli italiani di provare a cambiare tutto, di conferire una maggioranza chiara e inequivocabile a Grillo e al suo movimento politico. Nessuno giochi al piccolo onorevole. Nessuno pensi a nuovi compromessi storici. Nessuno creda di salvare se stesso. Qui si governa o si muore. Tutti insieme.”
Claudio Messora
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Fonte: Qui si fa l’Italia o si muore
diegod56
sì, caro Alberto, su questa faccenda degli F35, come al solito, il PD sta facendo una brutta figura, infatti le voci decise sono poche e poi è il «solito» Civati
http://www.ciwati.it/2013/06/25/chi-e-il-bastian-contrario/
agbiuso
Caro Diego, non c’è soltanto la questione dell’alleato-delinquente.
C’è anche e soprattutto la questione dei cacciabombardieri: una spesa intrisa di corruzione e di follia, e che il Partito Democratico continua ad avallare nel governo e in parlamento.
Quale motivazione sociale e politica può essere escogitata per degli strumenti di morte (che neppure funzionano) preferiti a sanità, scuola, aiuti alle imprese?
Che partito di sinistra è questo?
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“Chi si ricorda di “Antelope Cobbler”?* Se ne parlò a iosa negli anni ’70, quando tutti si chiedevano chi fosse il misterioso uomo politico italiano implicato in un giro internazionale di tangenti, per l’acquisto di aerei da guerra Hercules da una compagnia americana.
La compagnia era la Lockheed, oggi Lockheed Martin. La stessa che oggi costruisce e ci vende gli F35. “Oggi” si fa per dire. Il progetto, dapprima previsto per il 2011, è stato spostato al 2018. L’F-35 fa acqua da tutte le parti, come ha certificato uno studio dello stesso Pentagono che sta seriamente mettendo in dubbio l’acquisto dei caccia bombardieri da parte degli USA. Il Giappone ha già rinunciato. D’altronde, chi vorrebbe consegnare la sicurezza nazionale ad apparecchi di scarsa manovrabilità, che non riescono a decollare o a manovrare per il troppo freddo, il troppo caldo o il troppo vento? Il Pentagono ha già contato ben 13 difetti di costruzione.
Noi ne abbiamo trovato un 14mo: costano un occhio. Nel 2026 saremo fieri possessori di 90 (o 131?) aerei malfunzionanti per un ammontare di 53 miliardi manutenzione inclusa. Mentre per scuole e cultura non si trovano 8 miliardi.
Gli F35 sono in realtà una mera operazione di marketing: il primo cacciabombardiere multinazionale a disposizione di chi se lo accatta. Senza comprare ovviamente né l’avionica, che resta secretata, né i ricambi. Unica convenienza: la ricaduta occupazionale sui mercati interni degli acquirenti, che possono personalizzarlo. Un piccolo conto dimostra però che costeranno, per ciascuno dei 2000 addetti italiani, ben 900 mila euro: chissà cosa ne pensano i lavoratori, che riceveranno solo le briciole.
Oggi il MoVimento 5 Stelle chiederà in aula, alla Camera, lo stop del progetto. Chiederà che i “colleghi” del PD ricordino le promesse elettorali, quando ai cittadini sbandieravano “no agli F35” per raccattare voti. Chiederà che i fondi vengano spostati sul reddito di cittadinanza, o sul sostegno alle piccole imprese. Ci auguriamo che vengano ascoltati, e soprattutto che non debba ripartire in Italia una nuova caccia all’antilope. Le premesse ci sarebbero tutte, perché come nel non troppo lontano 1976 abbiamo di nuovo un governo “delle larghe intese” (allora si trattava di DC+PCI), e come ha dichiarato candidamente lo stesso Berlusconi “le tangenti sono commissioni che si devono pagare”. Dopo quasi quarant’anni, esiste di nuovo un “caso Lockheed”? Esistono altri aerei militari in odor di tangente? Quando il sole sorgerà domattina, sarà meglio che l’antilope cominci a correre.”
M5S Camera
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Fonte: No agli F35 per risparmiare 53 miliardi di euro
agbiuso
Caro Diego, sinceramente io credo che al delinquente Berlusconi e al suo partito non importi nulla dell’economia, del default, del debito, non importi nulla dell’Italia e degli italiani, ma soltanto dei propri loschi affari e dell’impero mediatico-mafioso del quale sono espressione.
Continuare a governare insieme a costoro, anche per un solo giorno, significa precipitare nel default antropologico e civile, presupposto e sostanza di quello finanziario.
diegob
Vedremo che accadrà caro Alberto. In questo momento il Partito Democratico è assai lacerato al suo interno, e tutti aspettano questo famoso congresso. Napolitano è sempre stato troppo morbido col Cavaliere, e molti nel PD si ricordano anche di quando, contrariamente a Berlinguer, auspicava una convivenza pacifica con Craxi. Penso anch’io che nel Partito Democratico vi sia chi ritiene la salvezza del Governo in carica lo scopo più prezioso e cercherà di far valere il timore dei gravissimi problemi di default finanziario previsti (sarà anche un comico, ma per me spesso ci azzecca) da Grillo per novembre. Onestamente su cosa accadrà non ne ho nessuna idea.
agbiuso
Da un editoriale di Antonio Padellaro:
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Una brutta giornata per le larghe intese e per l’idea che basti un sinedrio di opportunisti e traditori del voto popolare per governare l’ingovernabile. E cioè le teste dei tanti che in questo travagliato Paese non si fanno mettere in riga da presunte ragioni di Stato e da alti moniti più o meno squillanti.
È stata una buona giornata per la Costituzione della Repubblica, quella che all’articolo 101 dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge.
[…]
Da oggi il governo Letta e tutto ciò che ne consegue rappresenta l’ultimo salvagente a cui può aggrapparsi il concussore e utilizzatore finale di minorenni.
Per l’unica opposizione che resta, si aprono praterie.
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Fonte: Una buona giornata per la Costituzione
agbiuso
Vedremo sì, caro Diego. Ma io temo che le complicità con il delinquente s.b., i ricatti, l’indicibile, indurranno il Partito Democratico e soprattutto Napolitano a cercare adesso una soluzione per dare l’immunità al bandito.
Come scrive Angelo d’Orsi alla fine di un suo articolo “Forse tra i tanti meriti (giuridici, morali, simbolici) di questa sentenza dovremo riconoscergliene uno aggiuntivo, ma decisivo; di aver rivelato anche a chi lo accettava “per necessità”, la natura “impropria”, l’insostenibilità, diciamo pure, di questo governo, e, forse, di portarlo alla fine. O quanto meno di mettere davanti a una scelta decisiva il Partito democratico: Berlusconi aveva sentenziato che questo governo poneva fine a trent’anni di guerra civile italiana. Il prezzo della “pacificazione”, ovviamente, per lui, era l’impunità. Se questa cade, che farà? La dirigenza del PD attenderà che siano i Brunetta e le Santanché a decretare la fine dell’esperimento delle “larghe intese” o avrà uno scatto di dignità e di orgoglio, in nome di quei milioni di concittadini e concittadine che sentono arrivare dalle carte processuali, veicolate dalla sentenza, un insopportabile odore di putrescenza? “
diegod56
È comunque assai rilevante che a Ragusa Valentina Spata, dirigente locale del Partito Democratico ha appoggiato apertamente il candidato del Movimento 5 Stelle. Se un esponente di spicco lo ha fatto, è da supporre che molti elettori e iscritti di base abbiano avuto il medesimo orientamento. Credo che gli elettori del PD e del M5S siano molto più vicini, sul territorio, rispetto a quanto accade in Parlamento. Penso che il M5S deve lasciar da parte le beghe interne e ritornare il più possibile al rapporto diretto con i territori. Per quanto concerne il Partito Democratico, la situazione è a dir poco tellurica, basti pensare ai volontari che si stanno rifiutando di lavorare alle feste. Se son rose fioriranno.
agbiuso
A Ragusa Federico Piccitto è sindaco 5 Stelle con il 69,35% dei consensi. A Messina Renato Accorinti, che da anni si batte contro l’assurdità del ponte sullo stretto, è diventato sindaco con il 52,7% dei voti. Entrambi hanno prevalso sul candidato del Partito Democratico.
Silvio Berlusconi è stato riconosciuto per quello che è: un delinquente che non può assumere alcun incarico nella Repubblica italiana; una sentenza che sancisce ciò che a tutti è evidente.
Una buona giornata per la mia Isola che si mostra ancora viva nelle sue forze migliori, più giovani, più colte; una buona giornata per l’Italia, una buona giornata per la giustizia, una buona giornata per la decenza, una buona giornata per la libertà.
agbiuso
Un’intervista del politologo Marco Tarchi, direttore di Diorama letterario, dedicata al Movimento 5 Stelle mi sembra molto istruttiva.
Ne riporto alcuni brani. Il (breve) testo completo si può leggere in Linkiesta.
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[…]
Che fine ha fatto la compattezza ostentata nei primi giorni della nuova legislatura?
Io mi chiederei piuttosto che fine abbia fatto l’impegno di rispettare il programma del Movimento che i candidati alle “parlamentarie” avevano sottoscritto. Lì si diceva chiaramente che gli eletti del M5S non avrebbero dovuto accettare alcuna forma di alleanza o coalizione, limitandosi ad eventuali convergenze di voto su specifiche proposte di legge. Chi oggi se ne infischia dimostra di essersi rapidamente fatto catturare da quei modi della politica tradizionale che Grillo e i suoi seguaci da anni vanno deprecando. Ed è miope, perché legarsi in qualunque modo all’uno o all’altro dei partiti che hanno suscitato l’indignazione di gran parte dell’opinione pubblica svuoterebbe il carniere elettorale di parecchie delle prede conquistate il 24 e 25 febbraio. Essere – o quantomeno apparire – estranei al sistema e, ancor più, alla logica delle scelte di campo determinate dallo spartiacque sinistra/destra è stato il primo punto di forza dei grillini.
[…]
Grillo dice a chi vuol fare accordi: “Hai sbagliato voto”. Condivide?
Sì. Anche se servirebbe di più affiancare all’elenco delle critiche verso l’esistente una progressiva serie di proposte – e di visioni, perché la razionalità non è l’unico elemento determinante del consenso in politica, anzi spesso vi svolge un ruolo secondario – che qualifichino la diversità dai concorrenti in un modo più definito. Certo, sui programmi è più facile dividersi che sulle proteste, ma se si vuole durare e gettare radici, è un passaggio obbligato.
[…]
Vede un rischio nel concedere “tutto il potere” alla gente e nel pensare che, leninisticamente, anche una cuoca possa fare il capo di Stato?
Sì, ma non posso ignorare il fatto che sia i politici di professione che i tecnici sono i responsabili unici, più che principali, della crisi della gestione della cosa pubblica che ha provocato quella disaffezione diffusa che oggi percepiamo. E che l’argomentazione populista, di cui Grillo è un interprete di qualità, secondo cui il primo male della politica odierna è la confisca del potere che la democrazia assegna al popolo da parte di élites autoreferenziali e rapaci ha parecchi motivi di fondatezza. Personalmente, ritengo che l’uso ponderato e ben organizzato ma ampio di strumenti di espressione diretta delle prerogative decisionali dei cittadini – un po’ sul modello svizzero, per intendersi – gioverebbe molto al ristabilimento di un rapporto di fiducia fra governanti e governati. Il principio della rappresentanza ha finito con lo svuotare, usando come pretesto l’incompetenza delle masse, il principio secondo cui la legittimità del comando deriva dal popolo. Ma questa, piaccia o no, è l’essenza della democrazia.
[…]
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Il PD è rosso | Agorà di filosofia
[…] https://www.biuso.eu/2013/02/25/futuro/ […]
diegob
Tu lo sai, Caro Alberto, io sono uno che prende sul serio il M5S. Difatti sono incerto sul giudizio. Da un lato penso che un accordo politico con la parte non renziana del PD sarebbe stato opportuno (per non portare il paese al caimano su un piatto d’argento), per converso ammiro lo stile gandhiano, il tentativo di incarnare, nel senso preciso del termine, un essere diversi, radicalmente più umani. Davvero non so giudicare appieno, devo attendere quel che accadrà, per capire se ho capito.
Naturalmente, caro Alberto, le mie interlocuzioni hanno lo scopo di meglio comprendere il tuo pensiero.
agbiuso
Caro Diego,
in effetti che un movimento che appena arrivato in Parlamento realizzi questo:
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“L’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati facendo seguito alla richiesta dei 3 membri del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino ha tagliato del 10% il contributo per il finanziamento dei gruppi parlamentari. Inoltre è stato votato che le persone che dovranno essere assunte dai medesimi gruppi, i cui nomi sono contenuti negli allegati A e B, dovranno presentare il loro curriculum. Una novità senza precedenti se si pensa che solo lo scorso 21 dicembre la Camera aveva stabilito che il 55% del contributo per il funzionamento dei gruppi parlamentari dovesse essere destinato ad assumere persone inserite dai vecchi partiti in una lista dove non erano presenti i curricula. Di conseguenza i gruppi parlamentari avrebbero dovuto assumere personale per scrivere le leggi senza poter sapere se queste persone fossero qualificate. Entro 15 giorni da oggi tutte queste persone dovranno inviare il loro curriculum alla Camera dei Deputati. Fino ad oggi i gruppi parlamentari non potevano destinare più del 45% del loro budget ad assumere personale competente e qualificato che non fosse ricompreso nei suddetti allegati. Da oggi la quota di tali fondi che potrà essere destinata all’assunzione di cittadini che non fanno parte già di questi elenchi è stata innalzata al 71% del contributo per il finanziamento del gruppo. Il M5S aveva chiesto che la percentuale fosse più alta e si è astenuto. Ma è stato comunque deciso di non votare “contro” perché aumentare la parte di risorse per le assunzioni tra i cittadini più preparati e competenti per scrivere le leggi è già un notevole passo avanti. La nostra battaglia è appena iniziata visto che avevamo proposto all’ufficio di Presidenza della Camera di conseguire ulteriori risparmi apportando tagli al trattamento economico dei parlamentari.”
Gruppo parlamentare M5S Camera.
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Fonte: Effetto 5 Stelle alla Camera;
che un movimento che si propone una maggiore sobrietà nella vita, una redistribuzione del reddito, lo scoraggiamento della pratica delle raccomandazioni, il rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti, l’eguaglianza di fronte alla legge, la politica come servizio provvisorio e non come professione che duri tutta la vita, il tagliare i tanti legami tra gestione della cosa pubblica e mafie, il controllo delle banche, la fine dello sperpero di pubblico danaro nelle guerre imperialistiche volute dagli USA, la difesa della scuola e della sanità pubbliche, una concreta salvaguardia dell’ambiente (coste, città, boschi, fiumi) contro le speculazioni dei costruttori e delle tangenti che erogano agli amministratori pubblici, la cancellazione delle “grandi opere” criminogene ma che permettono di distribuire danaro pubblico a pioggia, e tanti altri comportamenti semplicemente normali e dovuti per qualunque paese democratico, che un movimento simile possa essere in Italia davvero “esteso, forte e potente” era ed è da escludere.
Quando questo equivoco si sarà chiarito, il popolo italiano tornerà a godersi la partitocrazia di centrodestrasinistra e l’entità immonda. Vorrà dire che si merita pienamente tutto questo. Nessuna pietà per gli sciocchi. Nessuna pietà per i servi.
diegod56
Caro Alberto, il ragionamento di Grillo non è incoerente, in effetti. Ma intravvedo però due problemi:
– se i voti ricevuti sono per una buona parte frutto di un equivoco, allora il Movimento non è così grande, così esteso, e quindi non è così forte, potente, come era apparso;
– è evidente che durante la campagna elettorale, durante le riuscite manifestazioni di piazza, non si è riusciti a comunicare con chiarezza la propria proposta politica; la presenza dei venti punti sul web non ha chiarito come si sarebbe svolta una politica «reale» per attuarli (infatti alcuni si sono sbagliati…)
L’effetto di tutto ciò rischia di tramutare l’intransigenza in debolezza.
Detto questo, io sono uno di coloro che non credono alla possibilità di un accordo fra M5S e PD, perché le premesse, la «ragione fondante» del M5S lo impedisce, ed anche coerentemente.
Non è una situazione facile, prevedo un ritorno alla grande della destra, probabilmente inevitabile.
agbiuso
È la prima volta che vedo un movimento rifiutare dei voti che siano solo di protesta e non di consapevolezza. Anche questo fa la differenza.
agbiuso
Spesso, non sempre, il tempo distribuisce equamente ragioni e torti.
A distanza di qualche giorno si comprende come benissimo abbia fatto il Movimento 5 Stelle a non votare per Grasso quale presidente del Senato.
Perché?
Intanto Gian Carlo Caselli “ha chiesto in una lettera al Csm di ‘essere adeguatamente tutelato’ ” dalle affermazioni del nuovo presidente del Senato:
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Caselli si riferisce proprio all’intervento di Grasso nella trasmissione tv del 25 marzo in cui, scrive, il presidente “si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e allusioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. Nella lettera, indirizzata al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, il magistrato rimprovera a Grasso un “comportamento” che ”mi appare innanzitutto per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato. Ritengo inoltre detto comportamento profondamente lesivo dei miei diritti e della mia immagine in particolare là dove si insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne mediatiche ma restano senza esiti mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all’osservanza della legge, al rispetto dei presupposti in fatto e in diritto necessari per poter intervenire e alla rigorosa valutazione della prova”. Un comportamento “ancor più delegittimante nei miei confronti” se si pensa – osserva il magistrato torinese – che si è tenuto “nel giorno stesso in cui veniva pronunciata dalla Corte d’Appello di Palermo sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, sentenza relativa a un procedimento avviato dalla procura di Palermo quando il sottoscritto ne era a capo”. Caselli chiede al Csm di “essere adeguatamente tutelato” e annuncia di riservarsi “ogni iniziativa al riguardo”.
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Fonte: Caselli al Csm: “Chiedo tutela da accuse Grasso”
Poi per i grotteschi paragoni che un Grasso ipervittimista ha formulato:
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A Piazza Pulita abbiamo ascoltato il presidente del Senato Grasso pronunciare la seguente frase: “La sera della trasmissione ho trovato mia moglie agitata come la trovai quando, ai tempi del maxi-processo, citofonarono da giù e le dissero: “I figli si sa quando escono, ma non si sa quando rientrano”. La trasmissione in questione è l’ormai famoso Servizio Pubblico di giovedì scorso e, se l’ex procuratore intendeva tracciare un’infame quanto ridicola analogia tra le minacce degli assassini mafiosi e le critiche legittime che gli ha rivolto Marco Travaglio, ci è riuscito perfettamente.
La frase, tuttavia, si presta ad alcune brevi considerazioni sullo stato mentale di certa classe politica di cui Grasso è un’eminente new entry. Prima di tutto lo sgomento che li assale ogniqualvolta il loro finissimo orecchio coglie qualche nota in dissonanza con il consueto concerto per flauti e archi che li accompagna su tutta la stampa nazionale. Chi osa esprimere un dubbio su cotanto cristalline carriere sarà certamente un manigoldo o un emissario di Cosa Nostra. Ed ecco la piagnucolosa litania infarcita di figli in pericolo e di mamme trepidanti.
L’eroe antimafia vive, si sa, un pericolo costante: “Mi crocifiggeranno, ci saranno dei video, sarà killeraggio mediatico”, nientedimeno. Ma intanto, a difesa della “nuova funzione istituzionale”, egli si porta avanti con il lavoro spargendo veleni. E se il bravissimo Formigli non ha ritenuto di interrompere l’augusto ospite per chiedergli conto e ragione dello spregevole insulto rivolto a un giornalista libero, lo faremo noi.
Si vergogni, signor presidente del Senato, e accetti un consiglio. Poiché continueremo a fare tranquillamente il nostro lavoro, la prossima volta che vorrà darci dei mafiosi, abbia il coraggio di farlo a viso aperto e non si nasconda dietro un citofono.
Antonio Padellaro
Il Fatto Quotidiano, 27 Marzo 2013
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Fonte: Pietro Grasso a Piazza Pulita, i veleni e i citofoni
agbiuso
Un’analisi non banale dei rapporti tra il Movimento 5 Stelle e l’informazione.
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Neoparresia
Pubblicato il 23 marzo 2013 · in alfapiù, società
Giorgio Mascitelli
Non mi sembra che il modo in cui l’apparato mediatico sta trattando gli eletti del Movimento Cinque Stelle sia particolarmente utile per la società. Questa spasmodica ricerca di coglierli in castagna per delle inezie, da una laurea annunciata prima di essere stata effettivamente ottenuta al fatto che i neodeputati nonostante le loro rinunce incasseranno uno stipendio comunque alto rispetto alla media nazionale, diventa ridicola, se si pensa ai ben più gravi addebiti mossi a numerosi esponenti degli altri partiti.
Inoltre ha anche un aspetto autolesionistico perché evidenzia che la scelta di Grillo di non parlare con i giornalisti italiani è una banale precauzione anziché un segno di arroganza o totalitarismo. Ma questi infondo sono aspetti che riguardano gli strateghi dello spettacolo, quello che è più grave è che questo fare le pulci produce effetti di imbarbarimento.
Infatti in un paese come l’Italia, che ha, per usare un eufemismo, qualche problema di ethos pubblico, trattare nello stesso modo mediaticamente, che vuol dire dedicargli lo stesso spazio, chi è responsabile o è sospettato di gravi malversazioni e chi ha commesso qualche incongruenza perlopiù trascurabile, significa mandare il messaggio che tutti sono uguali, che è precisamente il brodo di cultura sia della mentalità affaristico-criminale sia di quella qualunquista. Eppure questo accanimento giornalistico denota anche che gli esponenti del M5S possono essere particolarmente vulnerabili sul piano dei comportamenti personali perché la loro integrità è uno dei motivi principali del loro successo. In altri termini il successo del M5S ha qualche cosa a che fare con la figura della parresia, cioè con il dire la verità anche attraverso le proprie scelte di vita.
Solo un singolare cocktail di una società radicalmente depoliticizzata, di un ceto politico totalmente screditato e di un potere effettivo nelle mani di èlite tecnocratiche non responsabili di fronte a nessuno, poteva determinare le condizioni per un ritorno nell’ambito politico di questa figura, che ormai nella società moderna e postmoderna era confinata in altri ambiti. Alla base di questo processo c’è probabilmente la stessa prassi della politica come pura amministrazione, in Italia aggravata dall’incapacità di amministrare, e come rimozione dei conflitti, che è sostenibile solo nelle fasi di benessere economico diffuso.
Che il M5S abbia avuto origine almeno in parte nella riproposizione del tema del dire la verità è anche dimostrato dal fatto che esso si è concepito postmodernamente non come un movimento per prendere il potere, ma per controllare chi lo detiene, anche se il ruolo a cui è stato chiamato dalle elezioni è oggettivamente diverso da quello che si aspettavano i suoi fondatori. Il che pone i Cinque Stelle non solo di fronte al problema del governo (alludo non a quello di Bersani quanto alla prospettiva di governare), ma anche a quello di una verità, più moderna e più precaria di quella del parresiaste, collettiva, sociale, insomma una verità storico-politica.
Infatti non va dimenticato che chi ha il coraggio di dire la verità parla per sé nella polis antica, così come è individuale la verità detta, non sa e non può sapere nulla di questa verità che trascende l’individuo e che talvolta riserva scherzi fastidiosi alle coscienze individuali. Da come il M5S si rapporterà a questa seconda verità collettiva emergerà la sua natura regressiva o meno, anche se, mentre gli apparati finanziari internazionali scaricano la loro crisi sulle democrazie, c’è poco da essere ottimisti sulle possibilità progressive di chiunque.
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Fonte: Alfabeta2, 23.3.2013
agbiuso
Per fare chiarezza, necessaria chiarezza.
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M5S, dizionario dell’inciucio
di Marco Travaglio | 19 marzo 2013
I 5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani sapevano bene chi è Schifani e hanno scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e questo è un bel problema. Specie per chi dice di informarsi sul web per sfuggire alla propaganda di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero scoperto che il dualismo Schifani-Grasso era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro, votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni, il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica. Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd. Così come Grasso che, per evitare attacchi politici, s’è sempre tenuto a debita distanza dalle indagini più scomode su mafia e politica, mentre altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili per le loro indagini. Nessuno l’ha scritto, nei soffietti al nuovo presidente del Senato: ma Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli), del Centro (che voleva candidarlo) e del Pd (che l’ha candidato). Ma ciò che conta in politica non è la verità, bensì la sua percezione: perciò sabato era difficile per i grilli siculi non votare un personaggio da tutti dipinto come un cavaliere senza macchia e senza paura. Anche stavolta i media di regime ce la mettono tutta per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio di mezze verità e mezze bugie e il dizionario doppiopesista delle grandi occasioni.
Leninismo. La regola base della democrazia è che si decide a maggioranza e chi perde si adegua o esce (salvo poche questioni che interpellano la coscienza individuale). Così ha fatto M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome non piace al Pd, la minoranza diventa democratica e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”, dice Bersani, senza spiegare con quale metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta delle due Camere a Monti e M5S, al duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini-Grasso.
Dissenso. Da che mondo è mondo il parlamentare che approfitta del segreto dell’urna per impallinare il suo partito è un “franco tiratore”. Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione di dissenso contro la pretesa di Grillo di telecomandarlo.
Indipendenza. Per vent’anni, se uno passava da destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se passava da sinistra a destra era un “responsabile”. Ora, se un grillino porta acqua al Pd è un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza; se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori, è un servo del dittatore Grillo.
Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli oppositori per portarli con sé, era “mercato delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”. Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare i grillini uno a uno, è “scouting” e odora di lavanda.
Epurazione. Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo fa M5S, è “epurazione”.
Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo del web e censurano sul blog i commenti critici (un po’ incompatibili col lavaggio del cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio di Mannheimer sul Corriere, che il 70% degli elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo con voi stessi e poi farci sapere come stanno le cose, possibilmente chiamandole col loro nome?
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Fonte: il Fatto Quotidiano, 19 Marzo 2013
agbiuso
Controllare ogni spesa realizzata con danaro pubblico, anche modesta, dei parlamentari.
Non partecipare ai talk show televisivi, a queste squallide parodie della democrazia e dell’informazione.
Meraviglioso. È anche per questo -per tale concretezza- che ho votato 5 Stelle. E ho fatto bene.
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“E’ arrivato il momento di dare dimensione alle preoccupazioni di Lamberto Dini e Beppe Pisanu. E’ giunta l’ora di “rendicontare le caramelle” e, dunque di portare le istanze di quel 25 e passa per cento di elettori che ha votato il Movimento 5 stelle. Ora che siamo stati eletti al Parlamento, vogliamo essere presenti nelle Commissioni bicamerali, nelle giunte e negli uffici di presidenza di Camera e Senato. Dopo la nomina della presidente della Camera Laura Boldrini siamo a una prima giornata cruciale. Oggi, martedì, alle 18, a Montecitorio ci sarà la prima conferenza dei Capigruppo. Si parlerà della composizione dell’Ufficio di Presidenza che verrà votato in aula giovedì, decidere le nomine dei suoi vicepresidenti e soprattutto scegliere i questori: veri e propri controllori dei conti alla Camera. Noi cittadini del Movimento 5 Stelle presenteremo i nostri candidati per tutti questi ruoli perché vogliamo essere protagonisti del rinnovamento che abbiamo promesso in campagna elettorale. Vogliamo partecipare alle decisioni che si prendono al chiuso delle stanze dei bottoni, per rispetto della volontà popolare che ci ha scelto. Vorremmo filmare tutto e diffondere via web le riunioni, ma per ora, con le stringenti regole in vigore nei palazzi romani, non è possibile.
Intanto, stamattina, alle 11:00, terremo una conferenza stampa a Montecitorio. Parleremo di come intendiamo muoverci in vista della riunione dei Capigruppo. Trasmetteremo l’evento in diretta streaming. Il web è, e rimarrà, il nostro strumento privilegiato di contatto e di relazione con gli elettori per tutta la durata del nostro mandato. Confermiamo il nostro rifiuto a partecipare ai talk show televisivi. In tivù ci andremo solo se avremo la possibilità di parlare di idee e programmi o se avremo bisogno di spiegare ai cittadini gli imbrogli perpetrati ai loro danni. L’impronta che vogliamo dare a questa nostra prima esperienza nelle istituzioni di governo è un’azione di rinnovamento che questo Paese non ha mai conosciuto in passato. Lamberto Dini, per inciso, non ci ha ancora svelato nulla di cosa sa del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica di cui accennava qualche giorno fa. Attendiamo (s)fiduciosi.”
Roberta Lombardi, capogruppo portavoce M5S alla Camera.
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Fonte: Conferenza stampa M5S: rendicontiamo le caramelle, 19.3.2013
bruno vergani
Caro Biuso continuerò a leggerla con profitto omettendo di dire la mia in questa piazza. Non mi piace conformarmi a codici di comportamento anche se consolidati e nobili come quelli filosofici. Preferisco non ingrigliarmi in sistematizzazioni, nel caso di specie accademiche, che giudico favorenti esautorazione di pensiero. Cordialità.
agbiuso
Caro Vergani, avrà notato che in questo spazio non si ama la polemica tra gli interlocutori ma si preferisce ragionare. La prego quindi di prendere in considerazione ed eventualmente criticare quanto detto qui da me o dagli altri amici e non quanto legge altrove, che potrà -se vuole- contestare là dove lo legge.
Le due affermazioni che riporta sono peraltro assai diverse: la seconda consiste in una analogia con il rinnovamento del papato, la prima non so di chi sia e che cosa voglia intendere. Proprio per questo è buona norma riportare sempre la fonte (il link) delle posizioni che si citano.
Qui stiamo discutendo di situazioni e opzioni politiche e su queste lei non dice nulla, concentrandosi su altro e cadendo -in questo suo ultimo intervento- in due fallacie logiche in una volta sola.
La prima fallacia è di composizione e consiste nell’inferire l’esistenza di una certa proprietà in una cosa dal fatto che alcune parti di quella cosa la possiedono; la seconda è la ignoratio elenchi con la quale si perde di vista il punto da confutare per concentrarsi su proposizioni più facili da attaccare ma che non c’entrano con quella oggetto della confutazione, si chiama anche uomo di paglia perché è più facile combattere contro un fantoccio piuttosto che contro un uomo in carne e ossa.
Se lei è convinto che il M5S sia una setta, io rispetto tale giudizio pur non condividendolo. Detto questo, la pregherei di evitare di ripetere ogni volta tale affermazione e di entrare -se vuole- nei contenuti politici, che mi sembrano molti e interessanti.
Questo vorrebbe essere uno spazio illuministico, critico e analitico e non uno dei tanti luoghi soltanto polemici della Rete. La ringrazio.
bruno vergani
Oggi un fedelissimo di Grillo nel condannare chi ha votato Grasso afferma che Grillo è come Mosè e sempre nel sito ufficiale leggo in un articolo sull’elezione del Papa:
«La politica senza soldi è sublime, così come potrebbe diventare una Chiesa senza soldi, un ritorno al cristianesimo delle origini. I ragazzi del M5S a Woodstock a Cesena nel 2010, si auto definirono i “pazzi della democrazia”, così come i francescani erano detti i “pazzi di Dio”.»
Mi auguro siano passaggi folcloristici, così, tanto per dire.
diegod56
Certo, caro Alberto, condivido (pur non avendolo suffragato elettoralmente) l’idea che il M5S è «altro» rispetto al sistema partitico, e quindi comprendo la coerenza. Però dovrai pur ammettere che, in qualche modo, l’aver avuto un successo elettorale così ampio ha creato una sitazione di incertezza. Ha vinto abbastanza da esser determinante nelle maggioranze ma, com’era prevedibile, non ha vinto abbastanza da avere il fatidico 51% degli eletti. Essere «semplicemente» all’opposizione avrebbe posto meno problemi. La mia idea è che, probabilmente dopo eletto il Presidente della Repubblica, si tornerà al voto, con esito del tutto incerto.
agbiuso
Caro Diego, non sei stato per nulla lungo. Semmai, un po’ pessimista 🙂
Io credo che Beppe Grillo faccia benissimo a tenere il M5S sulla linea della coerenza con quanto dichiarato e messo per iscritto prima delle elezioni.
Le votazioni per i presidenti delle camere costituiscono un fatto istituzionale sul quale si può anche transigere -come ha fatto Crimi- ma tutt’altra questione è quella della fiducia a un qualsiasi governo, che invece è un atto totalmente politico.
In quel caso, il M5S deve rimanere ben compatto sulla linea dell’indipendenza da qualunque esecutivo che non sia guidato dal Movimento stesso.
Io e tantissimi altri abbiamo votato per il M5S proprio con questo obiettivo: non sostenere un governo ma tentare di cambiare radicalmente la politica in Italia, guidando direttamente l’esecutivo.
Si può, naturalmente, ritenere velleitario o pericoloso un simile obiettivo. Ma esso è la ragion d’essere del Movimento.
Per essere chiaro, se il M5S desse la fiducia a un governo guidato da Bersani, io sarei il primo a non votarlo più alla prossima occasione.
Bisogna che cambi del tutto il paradigma (nel senso enunciato da Thomas Kuhn) della politica e non questa o quell’altra alleanza.
Non bisogna chiedere nulla di meno. Se si riesce, bene. Se non si riesce, vorrà dire che gli italiani meritano i Mussolini, i Craxi, i Berlusconi, i D’Alema, i Monti e via asservendo.
diegod56
Buona cosa l’elezione di Grasso in alternativa a Schifani. Ma la situazione è a mio avviso assai complessa. È vero che il M5S in qualche modo «costringe» il PD, che è indubbiamente la più grande forza organizzata della sinistra italiana, a prendere posizioni più avanzate. Mi lascia invece un po’ perplesso proprio Grillo stesso che a volte assume toni di stampo messianico e in tal guisa si rivolge ai militanti, prestando il fianco ad una visiona caricaturale del movimento stesso.
È chiaro che il nodo irrisolto e in qualche modo irrisolvibile è il rapporto con il PD e SEL, perchè da un lato sono parte di quel sistema che si intende scardinare e nello stesso tempo sono anche interlocutori con i quali sono possibili convergenze su molti temi. Come elettore di SEL sono contento se il M5S, grazie ad alcuni eletti, favorisce scelte parlamentari che approvo ma, se mi metto dall’ottica della natura, del motivo di essere, del M5S comprendo che la frattura rispetto alla ragione fondante puo’ significare una frantumazione ed una rapida disgregazione. In questa situazione fluida non si puo’ fare previsioni. Quel che temo è che a tre o quattro giorni da un default dello Stato, o meglio dalla minaccia di default, si crei il clima per un «inevitabile» große Koalition. E anche questo evento avrebbe due effetti: uno negativo per il ritorno della destra al governo ma, paradossalmente, sarebbe salutare al M5S perchè gli permetterebbe una «naturale» collocazione antagonista. Son stato lungo, caro Alberto, scusami.
bruno vergani
Da ora in poi gli interventi talvolta manichei di Grillo andranno considerati dei postulati; mera attività concettuale che nel suo esplicarsi pratico si emancipa da sé stessa. Molto bene.
Laura Caponetto
Sono contenta che alcuni senatori del M5S abbiano votato Grasso. Grillo ha sempre detto che i neo-eletti del M5S avrebbero votato “legge per legge”. Bene, questa era la 1^ votazione alla quale era giusto che i grillini votassero scegliendo un procuratore anti-mafia anziché un mafioso. Ciò non toglierà loro la possibilità di costituire l’ago della bilancia al Senato e agire per il bene del Paese (approvando/non approvando le proposte in odg). Continuo ad auspicarmi che lo facciano votando non sulla base di pregiudizi o linee assolute precostituite (la verità assoluta non l’avrebbe neanche un dio, se esistesse), ma sulla base della loro onestà morale e intellettuale.
Biuso
Ieri è successo qualcosa di molto significativo in Parlamento.
La sola presenza, infatti, di un gruppo come quello del M5S ha indotto il PD e il suo segretario Bersani -che in questo si è rivelato un politico molto abile- a non candidare dei vecchi esponenti dell’apparato di partito ma dei nomi completamente nuovi e più credibili.
La forza di un movimento politico si misura non soltanto con la sua azione diretta ma anche dagli effetti indiretti che produce. Si tratta quindi di un ottimo segno. È ciò che ho pensato dopo l’elezione a presidenti delle camere di Laura Boldrini e Piero Grasso.
Quanto alle “spaccature” dentro il M5S: ma non venivano accusati di essere leninisti ed eterodiretti? Evidentemente si trattava e si tratta di una delle tante accuse fasulle.
Lo conferma quanto dichiarato dal capogruppo Crimi:
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VOTI SECONDO COS 2/2 “E’ stato deciso all’unanimità di non votare Schifani. Dentro l’urna il voto è segreto, qualcuno ha agito secondo coscienza”. Così il capogruppo del M5S al Senato Crimi sulle divisioni dei senatori 5 Stelle sul voto per il presidente del Senato.”La stragrande maggioranza ha tenuto la linea, probabilmente qualcuno non se l’è sentita di vedere eletta una persona come Schifani”.
“In ogni modo è stata una bella giornata per noi, abbiamo fatto un percorso non dettato” da segreterie o da capi.
“Si sta perpetuando la rottura di prassi istituzionale che vedeva l’assegnazione di una delle Camere al maggior partito dell’opposizione”, sottolinea.
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Fonte: Televideo, 17/03/2013 01:19
Biuso
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Bisogna che i partiti si rassegnino e accettino le cose per quel che sono. Le loro, diciamo. Perchè non cambieranno davvero mai. Inutile la rabbia dei cittadini, inutili i voti di protesta, inutili gli avvertimenti, è più forte di loro. E’ una resistenza culturale interna, sta nel Dna di chi è cresciuto con questa politica malata e deviata e non riesce proprio a guarire. Piccoli e grandi esempi, dimostrazioni che così è, senza possibilità di cambiare. Ieri il Consiglio di presidenza dell’Ars ha dato l’ok per i due minigruppi di Pid e Grande Sud. Non hanno i cinque deputati previsti, ma esiste una deroga ed è stata utilizzata. Così i deputati dei due partiti percepiranno 2000 euro in più al mese in quanto segretari del consiglio stesso e Grande Sud, che oggi ha di fatto solo due deputati, ne ha uno che è capogruppo l’altro segretario del consiglio. Deroga votata all’unanimità, unica eccezione il voto contrario dell’onorevole Venturino del M5S. Inutile predicare un po’ di rispetto, un po’ di umiltà, un po’ di risparmi, mentre la gente muore letteralmente di fame. Tutto inutile, appelli che cadono nel vuoto, anche se i partiti sentono in qualche modo il terreno cedere sotto i loro piedi. Ma sperano, sperano sempre che alla fine la gente dimentichi, faccia finta di nulla e nella disperazione continui a votare e ad eleggere quelle facce e quelle teste. C’è qualche intellettuale di buona volontà che sarebbe disposto a scrivere una letterina a questi deputati per spiegare loro che se il Paese è oggi ingovernabile è principalmente per colpa di questa politica? p.s. scritta con parole semplici, va da sé…
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[Fonte: Andrea Lodato, La casta e le cattive abitudini nel Dna , 14.3.2013 ]
Sempre più convinto, sempre di più, che l’unica speranza è un governo del M5S
agbiuso
Caro Diego,
Grillo e i parlamentari l’hanno ripetuto tante volte e con estrema chiarezza: il M5S non sosterrà alcun governo dei partiti. Altra cosa sarebbe, come sostiene anche Flores d’Arcais, un governo che accolga gran parte del programma –articolato, chiaro e sempre leggibile da chiunque– del Movimento e che sia guidato da una personalità indipendente.
Il problema è che “il Bersani” non ha la forza -se pure ne avesse la volontà, cosa che non credo visto che intende fare il Presidente del Consiglio- per portare il suo partito su questa posizione, che però è l’unica posizione realistica.
La realtà è cambiata e si deve cambiare paradigma. Se non lo si fa, non si comprende. E chi non comprende la realtà non può incidere su di essa.
diegob
Però una domanda, caro Alberto, te la debbo porre, perché è a mio avviso un nodo irrisolto. Il Partito Democratico, per gli eletti del Movimento Cinque Stelle, è un interlocutore particolare, oppure no? Grillo sempre nei suoi comizi afferma (e non senza qualche ragione, anche) che il PD e il PDL sono due facce della stessa medaglia, per cui vanno entrambi avversati e cacciati dalle stanze del potere, per farvi entrare i cittadini eletti nel Movimento. Quindi in qualche modo è un’illusione del Bersani quella di poter trovare un’alleanza parlamentare, e difatti alcuni fra i suoi gli consigliano di lasciar perdere, affidare a Napolitano il compito di constatare la mancanza di una maggioranza possibile e quindi di avviare il ritorno alle urne. In mezzo c’è la questione del Quirinale, ma è una complicazione a parte, su questo sorvoliamo). Altre volte, non da Grillo ma da personalità del Movimento, sembra configurarsi l’idea che è possibile, seppur sotto forma di un doloroso braccio di ferro, un accordo col PD.
Secondo me ci vuole chiarezza, a questo punto.
O la va o la spacca: si rivota, se il M5S ha una maggioranza parlamentare l’Italia cambia (c’è anche dei rischi, ma cambia) oppure no, anche perché son convinto che se non vince il M5S di certo vince la destra.
Vedremo, debbo dire che in vita mia mai sono stato tanto incerto su quel che accadrà.
agbiuso
Paolo Flores d’Arcais formula la proposta che in queste pagine da tempo sostengo:
“E’ molto sensato, piuttosto, ma stranamente non viene fatto da nessuno, chiedere a Bersani di aprire al M5S, in modo unilaterale e senza chiedere nulla in cambio, neppure per sottointesi, sia chiaro, ma proprio e assolutamente ‘gratis et amore Dei’.
So già che molti nella ‘sinistra’ ufficiale si stracceranno le vesti, considerando punitiva verso il Pd la pretesa da me avanzata. Perché dovrebbe ‘cedere’ Bersani, anziché Grillo? La dose minima di Realpolitik risponde: perché è Bersani, e non Grillo, a trovarsi in un ‘cul de sac’ e tenere di conseguenza nella paralisi l’intero paese.
[…]
Affidare la presidenza del Senato a un candidato di Grillo e Casaleggio sarebbe insomma razionale, sarebbe equanime, sarebbe vantaggioso per il paese, sarebbe coerente con quanto predicato un tempo dal centro-sinistra. Ma sono quasi certo che il centro-sinistra si guarderà bene dal fare questa ‘mossa del cavallo’ necessaria per far vincere il famoso ‘interesse generale’, sempre invocato ma mai perseguito davvero”.
Consiglio la lettura integrale del testo: Il Pd affidi al M5S (senza contropartite) la seconda carica dello Stato!
agbiuso
Caro Vergani,
nei fenomeni sociali più complessi tutto è possibile, pure le derive da lei paventate.
Basti pensare alla dimensione palingenetica che permeava anche la pratica giacobina e all’imbalsamazione del corpo del Capo nel regime sovietico (la mummia di Lenin sta ancora nel suo mausoleo).
In generale, io credo che la dimensione sacrale sia un elemento connaturato all’umano. Tutto sta nella direzione che prende.
Comunque, nello specifico del M5S mi sembra un pericolo remoto. Le ragioni le ho indicate nelle brachilogie Ora e in questa alla quale lei sta rispondendo, con i relativi numerosi commenti che precedono il suo.
Assai più concreto, vicino e rischioso mi sembra quanto emerge dalle recenti azioni del Pdl, che –come ho scritto poco fa– il M5S è l’unico a stigmatizzare con la dovuta energia.
È da lì che viene il pericolo ed è contro di esso che i sinceri democratici dovrebbero pensare, scrivere e mobilitarsi. Non contro un Movimento che ha anche una forte connotazione di democrazia diretta, che io -da anarchico- apprezzo.
bruno vergani
Caro Biuso,
esterno insieme alle simpatie per il M5S personali perplessità di fondo. Le sarei grato di un suo contributo nel merito per farmi chiarezza.
Il giorno dopo le elezioni nel blog del moVimento avevo letto:
«Cercavamo una porta per uscire. Eravamo prigionieri del buio. Pensavamo di non farcela. Ci avevano detto che le finestre e le porte erano murate. Che non esisteva un’uscita. Poi abbiamo sentito un flusso di parole e di pensieri che veniva da chissà dove […] erano parole di pace, ma allo stesso tempo parole guerriere. Le abbiamo usate come torce nel buio e ora siamo fuori, siamo usciti nella luce…»
Con gergo sacrale è evocato un immaginario sociale scisso in due categorie inconciliabili: da una parte antichi faraoni miscredenti e crudeli, dall’altra la novella comunità degli eletti immacolati che sconfigge i tiranni approdando all’agognata terra promessa. Lì la folla dei prescelti da un Dio ignoto gioisce per l’eroica vittoria e si commuove per l’avvenuta redenzione. Sto esagerando eppure mi chiedo e le chiedo:
vede i rischi di una impostazione gerarchica e di suggestione di gruppo che potrebbero annichilire il pensiero personale? Il M5S potrebbe contenere in nuce irrecuperabili derive poco democratiche?
Annoto che più le piazze si riempivano e più la semantica di Grillo virava in direzione mitica, biblica, quasi apocalittica e i comizi si trasformavano in prediche.
Subodoro un tralignamento dal civismo al parareligioso (nella fattispecie di Grillo un mix di Savonarola e dei Blues Brothers che tirano dritto indifferenti al confronto dialettico col diverso da sé) che non mi piace. Esagerazione e semplicismo nell’annunciare al mondo una presupposta verità assoluta, perfetta, messianica, invincibile, per fortuna più simile a quella di un predicatore pentecostale americano che a quella di un duce nostrano.
Quando in una comunità il pensiero del singolo tende a diventare evanescente fagocitato nell’anima di gruppo e mistiche comunitarie vengono confuse con prassi politiche non ne è mai uscito nulla di buono. Ritiene il M5S indenne da queste potenziali derive?
Cordialità
Bruno Vergani
agbiuso
Questo è il livello della stampa e dell’informazione in Italia: Penne Tricolori
Ecco perché fa bene Grillo a non concedere interviste a questi servi con la penna e, naturalmente, a non andare in televisione.
Se il Movimento 5 Stelle liberasse l’Italia dalla propaganda travestita da informazione, soltanto per questo meriterebbe di essere sostenuto.
Non c’è infatti né libertà né democrazia dove l’informazione è in mano ai leccapiedi dei potenti.
A proposito: in Venezuela c’è un canale di stato che esalta sempre il governo ma ce ne sono altri che sparano contro di esso dalla mattina alla sera. Ah, se in Italia avessimo lo stesso livello di libertà televisiva!
Pino Mario De Stefano
Del tutto d’accordo con questo commento di diegob…d’accordo con la sua “opportunità” e il suo lucido carattere “politico”!!
Pinomario
diegob
io credo che «nelle cose» ci sia una possibilità di un incontro fra le due forze politiche (che insieme rappresentano in effetti una maggioranza anche consistente del corpo elettorale), se avverrà, sarà un bene; l’importante è che accada questo, al di là delle valutazioni sulle colpe per ciò che è accaduto prima (valutazioni interessanti ma non utili, a mio avviso, in questo delicatissimo momento)
Biuso
Su Repubblica leggo un appello bello, nobile e incredibile che parla di:
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quelle misure di estrema urgenza che solo con una maggioranza che vi includa diventano possibili. Tra queste: una legge sul conflitto di interesse che impedisca a presenti e futuri padroni della televisione, della stampa o delle banche di entrare in politica; una legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese; il dimezzamento dei parlamentari il più presto possibile e dei loro compensi subito; una Camera delle autonomie al posto del Senato, composta di rappresentanti delle regioni e dei comuni; la riduzione al minimo dei rimborsi statali ai partiti; una legge anti-corruzione e anti-evasione che riformi in senso restrittivo, anche aumentando le pene, la disciplina delle prescrizioni, bloccandole ad esempio al rinvio a giudizio; nuovi reati come autoriciclaggio, collusione mafiosa, e ripristino del falso in bilancio; ineleggibilità per condannati fin dal primo grado, che colpisca corruttori e corrotti e vieti loro l’ingresso in politica; un’operazione pulizia nelle regioni dove impera la mafia (Lombardia compresa); una confisca dei beni di provenienza non chiara; una tutela rigorosa del paesaggio e limiti netti alla cementificazione; un’abolizione delle province non parziale ma totale; diritti civili non negoziati con la Chiesa; riconsiderazione radicale dei costi e benefici delle opere pubbliche più contestate come la Tav. E vista l’emergenza povertà e la fuga dei cervelli: più fondi a scuola pubblica e a ricerca, reddito di cittadinanza, Non per ultimo: un bilancio europeo per la crescita e per gli investimenti su territorio, energia, ricerca, gestito da un governo europeo sotto il controllo del Parlamento europeo (non il bilancio ignominiosamente decurtato dagli avvocati dell’austerità nel vertice europeo del 7-8 febbraio).
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È infatti un appello che andrebbe rivolto al PD, non al Movimento 5 Stelle, PD che -semplicemente- non sottoscriverà mai quel tipo di impegno programmatico.
Lo faccia, se riesce, e poi si vedrà.
diegob
Ho riportato volentieri sul mio sito, accennando però ai miei dubbi, dei quali, più diffusamente, ti ho scritto in privato, caro Alberto.
agbiuso
Caro Diego, qualche giorno fa così rispondevo a un’amica che sollecitava a firmare una petizione che chiedeva al M5S di allearsi con il PD:
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Cara ***,
il M5S ha un suo programma e sta tenendo fede a esso.
Sono dunque gli elettori del PD che dovrebbero rivolgere una petizione a Bersani e agli altri dirigenti chiedendo loro di tentare un accordo con il Movimento sulla base di un programma di radicale trasformazione della politica. Conoscerai certamente molti altri elettori del PD; perché non promuovete una petizione in tal senso?
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Sul manifesto di ieri Tonino Perna formula la stessa proposta, dopo un’analisi assai più dettagliata:
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Per favore non chiamate più Grillo ex-comico: è un politico di razza di prima grandezza. La sua strategia politico-comunicativa, fondamentale nella società dello spettacolo, ha mandato in tilt i mass media nazionali. Rendendosi “invisibile” è riuscito a farsi braccare come un latitante da tutti i giornalisti. Rinunciando alle ospitate nei talk show ha ridicolizzato i riti della politica nostrana. Con la strategia della negazione è riuscito a conquistare il massimo di visibilità per sé ed il M5S.
Il povero Bersani lo insegue, seguito a ruota da Vendola, lasciando nelle mani dello stratega le regole del gioco, consentendogli di minare il percorso, verso un possibile governo del paese, con una serie di trappole. La prima è quella del governissimo, o governo tecnico, che, come già è stato opportunamente analizzato, accrescerebbe enormemente la forza del M5S dandogli ampia possibilità di dimostrare come questi partiti siano tutti uguali nella volontà di salvare comunque la poltrona.
Con la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più – l’ultimo dato agghiacciante dice che il 65 per cento delle famiglie non ce la fa più – un governo tecnico moltiplicherebbe le 5 stelle trasformandole in un firmamento con la conquista della maggioranza assoluta alle prossime elezioni. Non importa se non sarà più Monti a presiederlo, quel che conta è che sarebbe comunque un governo sostenuto dalla “casta” Pd-Pdl.
La seconda trappola si chiama programma. Se Bersani si presenta di fronte al Parlamento con un governo composto da esponenti Pd-Sel armati dei famosi otto punti che dovrebbero far piacere a Grillo, posso sbagliare, ma prevedo una clamorosa bocciatura. Qualcuno si chiede perché, ed accusa Grillo di sfascismo. Invece questa scelta demolitrice è coerente con la strategia politica del M5S. Fuori i partiti, tutti a casa, significa che non possono più governare i soliti noti, tra cui sicuramente anche Bersani e Vendola, i due leader che, se avessero vinto le elezioni, sarebbero diventati presidente del consiglio e ministro del lavoro. Anche se Bersani portasse in Parlamento i venti punti del programma del M5S (ipotesi fantapolitica), verrebbe bocciato solo in quanto appartenente al mondo politico che questo movimento vuole azzerare, pena la sua perdita di consensi.
La terza trappola è quella più subdola : lasciare che i partiti si macerino, si dividano al loro interno (vedi il ritorno di Renzi in pole position) e dimostrino ancora di più la loro incapacità di uscire dall’angolo, diventando patetici e ridicoli agli occhi del paese. Con il risultato che si tornerebbe in breve tempo alle urne per regalare al Movimento di Grillo il premio di maggioranza alla camera.
C’è un solo modo per uscire, a sinistra, da questa impasse: analizzare il significato del M5S e tradurlo in un governo di alta qualità composto da prestigiose personalità senza tessere di partito o incarichi politici precedenti. Facciamo una simulazione: ministero della cultura (Stefano Benni o Franco Cassano, per esempio), dell’ambiente (Salvatore Settis), del lavoro (Landini o Airaudo, e non è una provocazione), della Sanità (Gino Strada) e via dicendo. Una squadra di governo che farebbe venire l’orticaria al Pdl o a Monti e che, allo stesso tempo, incontrerebbe le simpatie della gran parte del popolo grillino e dello stesso Grillo. Del Pd? Forse, ma non avrebbe alternative. Se fossi nel campo del M5S è quello che proporrei a Napolitano.
Questo «governo di qualità» non è un governo tecnico, è un ministero tutto politico, per portare in Parlamento un programma fondato sui punti condivisi da M5S,Pd-Sel, per ottenere il voto di fiducia. Un governo con una solida base parlamentare messo dunque nella possibilità, in pochi mesi, di realizzare alcuni obiettivi: una migliore legge elettorale, il taglio dei costi della politica, una vera legge anticorruzione, l’avvio della necessaria conversione ecologica dell’economia, un ripristino dei fondi per la scuola, l’università, la sanità pubblica, una parziale ma efficace introduzione del reddito di cittadinanza, ecc. Tutto bene? Quasi. L’idea è motivante e sostenibile (è in gran parte condivisa da Vendola), ma deve fare i conti con una resistenza forte, primaria.
Rimane, infatti, da sciogliere il nodo più difficile: Bersani è disposto a farsi da parte dopo aver vinto/perso le elezioni? E al suo posto chi dovrebbe andare, chi può godere le simpatie di questa inedita maggioranza? Se Bersani volesse veramente il bene del paese, e uscire dall’impasse che lo sta collassando, allora dovrebbe passare a Grillo la palla: che individui lui una personalità che possa ricoprire il ruolo di presidente del consiglio. Oppure che indichi una rosa di persone perché Pd-Sel possano scegliere. Il leader del Pd dovrebbe imparare dal politico Grillo come si gioca a scacchi: per raggiungere la meta spesso si devono sacrificare dei pezzi, anche importanti. Riuscirà il nostro a farlo ? Ne dubito, ma non dispero. Credo sia giunto il momento per raccogliere le firme per un appello che vada in questa direzione, prima che sia troppo tardi.
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Perché non promuovi, anche sul tuo sito, questa idea?
Naturalmente i cosiddetti “8 punti” indicati da Bersani sono ancora assai lontani da ciò di cui l’Italia ha bisogno. Come afferma Perna, ci vuole coraggio, molto più coraggio.
diegob
Per quanto durissima, questa reazione, è quasi scontata, ineluttabile. E credo che sicuramente si andrà anche molto oltre.
Però io farei molta attenzione ad evitare vittimismo, stupore. Il potere è potere. Forse che il timore dell’avvento al governo delle sinistre, in Italia, non sia stato il detonatore di una lunga serie di stragi?
Io penso, anche se non mi piace, che un minimo di compromesso con «il meno peggio» del sistema di potere (magari SEL, magari le personalità migliori dell’area del PD) sia utile ad evitare fatti anche drammatici.
Certamente Grillo fa paura, tanta paura, le reazioni saranno molto pericolose.
Ovviamente io penso questo perchè in fondo un compromesso col PDmenoelle lo auspico, non lo nego, ma temo di non sbagliarmi troppo nelle previsioni pessimistiche. Perdonami la cupezza, lo so che il tuo entusiasmo è fatto di luce, di speranza, di umanità e non meriterebbe certe prospettive. Ma un amico, se non è sincero, che amico è?
agbiuso
Quanto sta accadendo conferma la natura perversa e antidemocratica della televisione.
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Nel libro di Jack London “Zanna bianca” una lupa attrae ogni notte un cane da slitta nella foresta. Chi cede al richiamo viene condotto lontano dal fuoco e divorato da un branco di lupi appostati in attesa nella neve. Nel dopo elezioni la tecnica dei conduttori televisivi, dipendenti a tempo pieno di pdl e pdmenoelle, è simile. Il loro obiettivo è, con voce suadente, sbranare pubblicamente ogni simpatizzante o eletto del M5S e dimostrare al pubblico a casa che l’intervistato è, nell’ordine, ignorante, impreparato, fuori dalla realtà, sbracato, ingenuo, incapace di intendere e di volere, inaffidabile, incompetente. Oppure va dimostrato il teorema che l’intervistato è vicino al pdmenoelle, governativo, ribelle alla linea sconclusionata di Grillo, assennato, bersaniano. In entrambi i casi, il conduttore si succhia come un ghiacciolo il movimentista a cinque stelle, vero o presunto (più spesso presunto), lo mastica come una gomma americana e poi lo sputa, soddisfatto del suo lavoro di sputtanamento. E’ pagato per quello dai partiti.
L’accanimento delle televisioni nei confronti del M5S ha raggiunto limiti mai visti nella storia repubblicana, è qualcosa di sconvolgente, di morboso, di malato, di mostruoso, che sta sfuggendo forse al controllo dei mandanti, come si è visto nel folle assalto all’albergo Universo a Roma dove si sono incontrati lunedì scorso i neo parlamentari del M5S. Scene da delirio. Questa non è più informazione, ma una forma di vilipendio continuato, di diffamazione, di attacco, anche fisico, a una nuova forza politica incorrotta e pacifica. Le televisioni sono in mano ai partiti, questa è un’anomalia d ]a rimuovere al più presto. Le Sette Sorellastre televisive non fanno informazione, ma propaganda. E’ indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute al mercato. E’ necessario rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi. Lunedi sono stati eletti dai gruppi parlamentari del M5S per i prossimi tre mesi due capigruppo/portavoce, Roberta Lombardi per la Camera, e Vito Crimi per il Senato. Loro sono stati titolati a parlare dopo aver discusso e condiviso i contenuti con i componenti del gruppo. Attenti ai lupi!
[Fonte: Attenti ai lupi! ]
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“Come le televisioni falsificano la realtà? Eccone un esempio che unisce falsificazione e il classico triste fenomeno dei voltagabbana italiani. Il signor Matteo De Vita si iscrive ad un Meet Up il 24 febbraio 2013. Magicamente Barbara D’Urso su Canale 5 lo invita a parlare a nome del MoVimento 5 Stelle come “attivista” in collegamento da Bari. Il signor De Vita, che non rappresenta nessuno se non sé stesso, oltre a sfoggiare un’arroganza fuori dal comune, si arroga il diritto di parlare a nome di un movimento al quale non appartiene se non virtualmente, dopo essersi iscritto alla semplice piattaforma Meet Up il giorno delle elezioni politiche 2013!!!! Ma la televisione lo invita e lo spaccia per attivista e lo fa dialogare con deputati della Lega ed altri facendo fare una pessima figura al MoVimento 5 Stelle. Degna del Grande Fratello (quello di Orwell) la chiusura finale della D’Urso: “Venga pure in studio la prossima volta a parlare sempre che non venga espulso”.” Matteo Incerti
[ Fonte: Le Balle quotidiane / 5 ]
agbiuso
Segnalo un bell’intervento -anche video- di Dario Fo, dal titolo Poco prima della rivoluzione
agbiuso
La mia argomentazione non ha bisogno di molte parole, caro Diego. E ti ringrazio per aver posto una questione così importante.
Certo che mi ricordo del Cile, del contesto, degli esecutori e dei mandanti.
Escludo che nell’Italia contemporanea si possa presentare un analogo svolgimento. Per una ragione assai semplice: il contesto europeo nel quale agiscono le politiche nazionali impedisce qualunque ipotesi di colpi di stato. La conferma è la Grecia, che un colpo di stato lo subì davvero nel 1967. Se i militari non intervengono in quel Paese martire della troika finanziaria, non interverranno da nessuna parte.
Altra questione è quella, appunto, del potere finanziario, il quale assai più di quello militare può controllare i destini di un paese e di un continente e invalidare di fatto le scelte democratiche dei cittadini.
Il pericolo viene da lì ma -ancora una volta e insolitamente 🙂 – sono ottimista.
diegob
Sarò molto chiaro, caro Alberto. Io sono di quelli che non crede alle fesserie di chi attribuisce a Grillo una banale «tattica», penso che il movimento sia davvero coerentemente rivoluzionario. Quindi lo prendo sul serio, per molti versi mi piace anche.
Ti espongo però il mio dubbio più tenace, non perché tu debba convincere me, io non sono nessuno, ma perché tu possa, se credi, argomentare su questo punto.
Il Movimento è quello che deve essere, ma non è il solo attore della scena, e non mi riferisco solo a quei cadaveri che sono i partiti, ma a tutti i poteri, compresi i militari (eri giovanissimo, ma di certo ti ricordi del Cile. Questi poteri, molleranno la presa dentro il gioco della democrazia o c’è il rischio che la partita si giochi anche fuori?
Ti stimo enormemente, non scriverei se non fosse così, cose così gravi.
agbiuso
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“Non ho mai parlato di appoggio a governo tecnico, l’unica soluzione che proponiamo è un governo del movimento 5 stelle che attui subito e senza indugio i primi 20 punti del programma e a seguire tutto il resto. Il nostro programma è chiaro ed è stato annunciato in tutte le piazze e in streaming. Le nostre parole di ieri in conferenza stampa sono state chiare e non lasciano dubbi. Abituatevi a chi dice sì per dire sì, no per dire no, senza interpretazioni. Ci aspettano alcuni giorni di lavoro e preparazione per questo tutti noi parlamentari abbiamo bisogno che ci lasciate lavorare. Garantiamo la coerenza, terremo la barra dritta: la nostra è una rivoluzione culturale pacifica e democratica e non la fermeremo, il nostro unico senso di responsabilità è verso gli elettori che ci hanno dato mandato di attuare questa rivoluzione culturale che è già in atto malgrado le resistenze di coloro che sono attaccati a poltrone e privilegi. .” Vito Crimi, portavoce capogruppo M5S al Senato
[Fonte: Non esistono governi tecnici, ma solo politici]
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Credo che questo significhi parlare chiaro e onesto, come consigliano anche i Vangeli: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt, 5, 33 – 37).
Come elettore del M5S sono pienamente soddisfatto. Altri possono dire lo stesso del partito per il quale hanno votato?
agbiuso
Alfabeta2 pubblica un’altra interessante analisi nella quale Carlo Formenti scrive, tra l’altro, questo:
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Primo punto. Il Movimento5Stelle non solo ha un programma, ma molti punti di tale programma dovrebbero suonare graditi alle orecchie di una sinistra degna di chiamarsi tale: salario di cittadinanza, no alla Tav, ripristino dei fondi tagliati a scuola e sanità, abolizione della legge Biagi, riduzione dell’orario di lavoro; nazionalizzazione delle banche; riduzione delle spese militari e dei finanziamenti ai partiti; abolizione del fiscal compact. Dunque il programma c’è, e rispecchia la composizione di classe – sia tecnica che politica – del movimento. Vedi le valanghe di voti che i cittadini della Val Susa e la classe operaia di Taranto – due punti “alti” del conflitto di classe oggi in Italia – hanno rovesciato su Grillo. Vedi l’esito delle indagini sulla composizione della folla che ha partecipato al comizio conclusivo a San Giovanni: quasi la metà aveva votato a sinistra e quasi il 30% si era astenuto nelle precedenti elezioni.
Mi pare evidente che la maggioranza del popolo grillino appartiene alle classi subordinate, con una forte componente giovanile e femminile, un “blocco sociale” cui si sono aggregati – grazie alle promesse di sostegno alla piccola impresa – artigiani, bottegai e altri membri della piccola – media borghesia. Il collante ideologico è dato dal disprezzo per la “casta” politica e dal rifiuto della democrazia rappresentativa, associati alla rivendicazione di forme di democrazia diretta e partecipativa. Quanto ai quadri che svolgono, all’ombra del leader carismatico, il compito di esercitare l’egemonia politica, sono perlopiù membri della “classe creativa”, come conferma l’entusiasmo per la Rete come strumento di mobilitazione, dibattito interno e organizzazione.
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agbiuso
Un efficace commento del quotidiano spagnolo El Pais sulla situazione italiana: La tercera República italiana di Miguel Mora.
Qui una parziale traduzione:
“Il laboratorio politico italiano ha partorito una novità assoluta in piena crisi delle democrazie europee: gli indignati, giovani ma non solo, hanno preso il parlamento attraverso le urne. Davanti a questo voto trasversale che esige pulizia e trasparenza, il comico Beppe Grillo si è trasformato un un capo popolo postmoderno e internauta che deciderà il destino del paese e del continente.
Bollare il suo Movimento come populista è una semplificazione inutile. La politica dei partiti nata dopo la Seconda guerra mondiale agonizza assieme al diktat ultraliberista che oggi la sostiene e l’Italia, culla del diritto, della bella vita e dell’arte, l’ha capito prima degli altri.
Il problema della legittimità di Berlino e Bruxelles è evidente. Non si tratta di fermare “l’antipolitica” Bisogna vedere le cause di questo movimento.
Angela Merkel ha minacciato la Grecia di uscita dall’Euro per dare l’esempio e ha imposto a greci, italiani, portoghesi e spagnoli un’insopportabile austerità che ha reso i cittadini schiavi senza futuro e con sempre meno diritti.
Il grido che viene dall’Italia è il sintomo di dissenso di massa. Basti pensare a che cosa accadrebbe in Spagna se si votasse domani. Credere che una grande coalizione tra i dinosauri Berlusconi e D’Alema sia la soluzione a questo cattivo funzionamento europeo è un’insensata chimera.
E’ l’ora dei grillini. Governare per decreto a favore di banche, aziende ed élite privando i giovani del presente porta a questo. La Terza Repubblica italiana è nata. Resta da capire quanto ci metterà a propagarsi il contagio e dove attecchirà.”
Roberto Battaglia
Caro Professore,
ho appena firmato la richiesta e contestualmente ne approfitto per porre alla sua attenzione, e a quella dei lettori, questo video che fa un po’ il punto della situazione.
Buona visione
agbiuso
C’è la concreta e giuridica possibilità che l’elezione di Berlusconi al Parlamento venga invalidata perché illegittima. Io ho firmato la richiesta che sarà indirizzata alla prossima Giunta delle elezioni del Senato. Invito chi mi legge a firmare.
agbiuso
Come di consueto, Travaglio ha descritto assai bene la situazione:
Grillo e il papello.
Se il PD fosse un partito di sinistra -come lo è il M5S- la questione sarebbe risolta.
diego b
Comprendo e, in definitiva, apprezzo il concetto. Se nella adesione al Movimento c’è questa scelta di non aderire a coalizioni o accordi precostituiti, è assolutamente giusto e coerente non aderire ad alcun patto di governo. Tra l’altro l’apertura ad appoggiare provvedimenti ritenuti giusti o quantomeno accettabili è anche un atteggiamento onesto e non di sterile chiusura.
Solo un punto, mi lascia perplesso, lo scrivo al fine della discussione e non per voglia di contraddire, ed è che probabilmente questa scelta è stata decisa in un momento in cui non era ancora previsto di essere una forza numericamente indispensabile alla formazione di un governo.
Comunque, riflettendoci bene, è giusto che il M5S tenga fermi i suoi principi di fondo.
Detto questo, vedremo che accade.
agbiuso
Caro Diego, che cosa accadrà naturalmente non lo so. So però due cose. Queste:
1. La linea del Movimento 5 Stelle è sempre stata limpida e mi auguro che tale rimarrà.
Rispetto al tentativo in atto di comprare -perché di questo si tratta, hanno solo cambiato nome “scouting“- questo o quello degli eletti del M5S da parte del PD, rispetto alla volgare ricerca dei De Gregorio o Scilipoti dentro il Movimento, spero che l’atteggiamento rimanga il seguente:
“Il M5S voterà in aula ogni legge che risponda al suo programma, non farà alleanze. Questo impegno: “I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi” è presente nel Codice di comportamento degli eletti portavoce del MoVimento 5 Stelle in Parlamento. E’ stato firmato da tutti i candidati e reso pubblico agli elettori prima delle elezioni, Queste regole erano note a tutti, al politburo del pdmenoelle compreso. Se il pdmenoelle vuole trasformare Camera e Senato in un Vietnam il M5S non starà certo a guardare”.
[Fonte: Il mercato delle vacche del pd ]
2. La paura è uno degli strumenti fondamentali che il potere in generale e quelli autoritari in particolare utilizzano per tenere in una condizione di servitù i cittadini. Compiere una scelta politica, o anche soltanto elettorale, a partire dalla paura significa avere già perso.
È per tali ragioni -e per altre- che spero che il M5S non ceda ad alcuna lusinga parlamentare.
diegod56
Caro Alberto, però una domanda te la debbo porre: secondo te, cosa accadrà?
In effetti, se non fosse possibile un accordo di governo, chiamiamolo col suo nome, cioè un compromesso, fra gli eletti del M5S e gli eletti del centrosinistra, si torna a votare?
E se si torna a votare, non è che, alla fine, vince il cavalier pompetta che, purtroppo, non è affatto politicamente morto?
La piccola borghesia impaurita all’idea del caos, sicuramente cercherebbe rifugio nei «ladri affidabili» piuttosto che negli «onesti inaffidabili».
Che accadrà, al di là delle sacrosante idee che ognuno coltiva, secondo te?
agbiuso
Caro Diego, credo tu abbia ragione.
In ogni caso la mia risposta è quella che trovi qui sotto, in un testo che condivido pienamente. L’autore si chiama Claudio Messora.
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“Quindi improvvisamene gli attivisti del M5S si sarebbero bevuti il cervello. Tutti insieme. Dopo avere combattuto per anni il Pdl e il Pd-L, dopo avere mandato “affa” tutto e tutti, improvvisamente sarebbero tutti per votare la fiducia a Bersani & Co. Lo stesso Pd che ci ha regalato la tassa da 4 miliardi servita a pagare i conti di MPS, che non ha mai fatto la legge sul conflitto di interessi, che va a chiudere la campagna elettorale a Berlino. Lo stesso PD che copia le parlamentarie di Grillo ma riserva i posti chiave per le solite Bindi & Co. Lo stesso Pd di Violante, quello di “abbiamo una banca”. Quel PD lì. E questi duri e puri del M5S, arrivati in Parlamento al ritmo di “vi apriremo come una scatoletta di tonno”, al primo canto delle sirene di gente corresponsabile di tutto questo sfascio, si metterebbero a invocare l’accordo, addirittura la fiducia, come un qualsiasi partitucolo da prima repubblica? Ma lo sanno questi signori che, se votano la fiducia, si rendono corresponsabili di tutto quello che farà dal giorno dopo il Governo di Bersani & soci? Lo sanno che questi sono vecchi squali della politica, controllano i ministeri e conoscono tutti i trucchi possibili per fare tutto l’ostruzionismo di questo mondo, per cui, conoscendo la tattica della melina meglio di chiunque altro, avendola praticata per intere legislature, prometteranno per l’ennesima volta di tagliarsi gli stipendi, di togliere i rimborsi e tutto il resto, ma poi troveranno tutte le scuse per ritardare fino ad arenare ogni progetto di legge del M5S, mentre cercheranno di far passare nuove ignominie ai danni del popolo italiano, e queste ignominie ricadranno sulla testa del M5S? Forse i titoloni dei giornali, quelli che parlano di base spaccata basandosi su qualche commento su un blog e su una petizione in rete (gli stessi giornalisti che non sanno distinguere “Twitter” da “Tweet”, ripetendo grottescamente “ho letto un twitter di tizio e caio” ad ogni ospitata televisiva) sono solo l’ennesima strumentalizzazione giornalistica orchestrata dalla vecchia politica. Forse questa Viola Tesi che all’improvviso spunta fuori dal nulla, con una petizione pro fiducia (pro Pd) in rete, guarda caso su un sito che nulla ha a che fare con il M5S, raccogliendo magicamente decine di migliaia di firme, non è esattamente espressione della base del Movimento. Potrebbe mai esserlo una che fino a un paio di mesi fa almeno militava convintamente nella base del Partito Pirata? Lo stesso partito pirata che deve vedersela con quel Marco Marsili che proprio durante le scorse elezioni, sbugiardato da Anonymous o chi per essi, cospirava contro il M5S cercando di distruggerlo? Ed ecco, cliccando qui, una delle tante conversazioni che provano la sua partecipazione attiva nella base del Partito Pirata. Può una attivista convinta di un altro movimento, a uno o due mesi dalle elezioni, diventare come per magia espressione della base del M5S ed essere rilanciata, in primis da Repubblica, il giornale della tessera numero uno del PD (De Benedetti), con la sua petizione pro Pd (adesso capite la ragione delle regole sulle candidature di Grillo)? E le 75mila firme raccolte, come per magia, in meno di 48 ore, sono della base del M5S? Cosa dà cotanta sicumera ai signori giornalisti che fanno i titoli? Fanno le pulci a una che non conosce il numero esatto dei senatori della Repubblica, e poi sparano titoli così palesemente scollegati dai fatti? Già, perché è evidente che se una di un altro partito viene spacciata per una rappresentante della base del M5S solo perché pubblica una lettera su un sito qualunque, con la stessa nonchalance si possono far votare decine di migliaia di militanti di un qualunque altro partito sotto a una petizione qualsiasi e poi spacciare le firme come la prova evidente che la base del M5S (o quella dell’ultimo partito della Nuova Guinea) è compatta contro il suo leader. E si può perfino arrivare a colonizzare un intero blog, con iscrizioni mirate dell’ultima ora. Tant’è vero che alcuni, tra i firmatari, non si fanno neppure scrupolo di mascherare il fatto non solo di non essere appartenenti alla base del Movimento Cinque Stelle, ma neppure di essere espressione di quegli 8 milioni e mezzo di italiani che hanno condiviso e votato le proposte di Grillo.
Cari “grillini” (a me questo termine potete passarlo): voi siete arrivati adesso con le valigie di cartone, ma questi conoscono l’arte di mettervelo in quel posto meglio di chiunque altro, avendo una lunga scuola alle spalle. Cercate di non farvi fregare e rimettete, con lucidità, ogni tassello al suo posto. Voi, per la vostra storia e per la natura radicale delle vostre rivendicazioni, che sono quelle che gli italiani vi hanno chiesto esplicitamente di portare avanti, non potete votare la fiducia a un partito che si è reso corresponsabile dello stato in cui versa questo Paese. Tutt’al più, se proprio Pd e Pd-L ci tengono alla governabilità, possono sempre votare, loro, la fiducia al primo Governo targato MoVimento 5 Stelle.”
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[Fonte: Fiducia? What’s fiducia?. Nel testo originale ci sono anche dei link piuttosto interessanti]
diegob
Purtroppo, alla luce della realtà, al di là delle speranze anche di una parte degli elettori del Partito Democratico, non penso che sia possibile un accordo fra il M5S e il PD perchè sono due soggetti «geneticamente» diversi.
Credo che delle sei proposte solo la prima, salario di cittadinanza, puo’ trovare una immediata approvazione (è nel programma di SEL, e anche Fassina con altri esponenti della «sinistra» PD l’hanno auspicato).
Gli altri punti, ben difficilmente potranno essere accolti salvo un tentativo di metterli come «intenzioni».
Personalmente penso che sarebbe utile un compromesso accettabile per dar vita ad un governo a breve scadenza per cambiare la legge elettorale, varare una legge decente sul conflitto d’interessi, aspettare che ci sia un nuovo Presidente al Quirinale e poi, tornare alle urne subito.
Altrimenti, si rischia davvero il governo PDL – PD, con la scusa dell’instabilità.
Anzi, temo che andrà a finire così, e il nome ce l’hanno già in tasca: il sindaco di Firenze.
Ovviamente, è la mia opinione, non è che mi piaccia che vada così, sia chiaro, ma la mia previsione è questa. Non mi piace il gioco d’azzardo, ma mille euro ce li scommetterei.
Biuso
Continuano a non capire.
D’Alema, ad esempio, e cioè il perdente più sistematico -insieme al suo gemello Veltroni- della sinistra italiana, continua a dispensare le sue indicazioni fallimentari consigliando al PD di offrire la presidenza di una camera al M5S e quella dell’altra a Berlusconi. Roba da pazzi. Non hanno capito che è finita per costoro e che bene fa il Movimento a non volere accordi di legislatura con nessuno.
Ma chi implora il M5S di accordarsi con il PD si è chiesto se davvero il PD sarebbe disposto ad approvare provvedimenti come quelli elencati qui sotto?
“Salario di cittadinanza.
Riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore.
Restituzione alla scuola degli otto miliardi che il governo Berlusconi ha sottratto al sistema educativo.
Assunzione di tutti i lavoratori precari della scuola, della sanità e dei trasporti.
Nazionalizzazione delle banche che hanno favorito la speculazione ai danni della comunità.
Abolizione immediata del fiscal compact”.
Sono i provvedimenti sintetizzati in un eccellente articolo di Franco Berardi Bifo, pubblicato su Alfabeta2 di oggi.
Copio qui la parte finale del testo, che consiglio di leggere per intero (è breve):
L’anti-Europa è sconfitta.
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Il movimento di Beppe Grillo è la novità di queste elezioni. Raccoglie soprattutto voti dai movimenti di sinistra e raccoglie anche voti anche dalla destra. Beppe Grillo – che ha una formazione autonoma antiautoritaria – ha detto più volte che il suo movimento intende sottrarre voti alla destra, e ci è riuscito. Non credo che il M5S potrà governare l’Italia, non è questo il punto. La funzione importante e positiva che il movimento ha svolto è rendere il paese ingovernabile per gli antieuropei del partito Merkel-Draghi-Monti.
L’elettorato italiano ha detto: non pagheremo il debito. Insolvenza. La governance finanziarista d’Europa è finita, anche se Berlusconi e Bersani si metteranno d’accordo per sopravvivere e continuare a impoverire il paese spostando risorse verso il sistema finanziario. Non durerà. Ma allora può cominciare il peggio. La classe finanziaria tenterà di strangolare l’Italia come ha strangolato la Grecia. La crisi politica si farà convulsa e violenta. L’esito può essere spaventoso. Mafia e fascismo hanno mostrato di controllare il trenta per cento dell’elettorato italiano, e la sinistra non esiste più. La secessione del Nord si riproporrà anche se la lega è crollata.
Epperò invece può iniziare un processo di liberazione d’Europa dalla violenza del capitale finanziario, una ricostruzione d’Europa su basi sociali. Fuori dagli schemi novecenteschi può diffondersi dovunque un movimento di insolvenza organizzata e di autonomia produttiva. Un movimento di occupazione può trasformare le università in luoghi di ricerca concreta per soluzioni post-capitaliste. Le fabbriche che il capitale finanziario vuole distruggere vanno occupate e autogestite come si è fatto in Argentina dopo il 2001. Le piazze vanno occupate per farne luoghi di discussione permanente.
Il programma lo ha enunciato Beppe Grillo nel suo programma, che a dispetto di quanto dicono i mentitori professionali de La Repubblica è un programma molto ragionevole:
Salario di cittadinanza.
Riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore.
Restituzione alla scuola degli otto miliardi che il governo Berlusconi ha sottratto al sistema educativo.
Assunzione di tutti i lavoratori precari della scuola, della sanità e dei trasporti.
Nazionalizzazione delle banche che hanno favorito la speculazione ai danni della comunità.
Abolizione immediata del fiscal compact.
Il movimento cinque stelle ha impedito alla dittatura finanziaria di governare. Ora tocca al movimento della società. Avrà la società l’energia e l’intelligenza per gestire la propria vita con un movimento di occupazione generalizzato? Se non avrà questa energia avremo meritato il disastro che ne seguirà.
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Ricordo che ieri Grillo ha scritto questo:
“Se Bersani vorrà proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione”.
Allora, da chi dipende?
Segnalo anche un articolo di Paolo Flores D’Arcais sulla prima cosa che dovrebbe fare il PD per liberare l’Italia (e il M5S sarebbe perfettamente d’accordo): Berlusconi va cacciato dal Parlamento
Infine:
“Il MoVimento 5 Stelle è anche il gruppo con la maggiore percentuale di laureati: l’88%, in coda alla classifica il pd con il 67% e la lega con il 40%”.
[Fonte: I numeri a 5 Stelle della speranza].
agbiuso
Il futuro, appunto, è già cominciato.
Che accada in Sicilia, mi dà molta gioia.
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PALERMO – Oltre 100 atti ispettivi, nove disegni di legge in gran parte sulla riduzione dei costi della politica, mozioni di peso come quella sul ‘no al Muos’ (il radar Usa a Niscemi), decine di professionisti che li affiancano nel loro lavoro e a titolo gratuito, commissioni parallele composte da attivisti impegnati a fianco dei deputati.
E’ il modello Sicilia che Beppe Grillo vuole esportare in Parlamento: protagonisti i 15 deputati del Movimento Cinque Stelle dell’Assemblea regionale siciliana, che tra qualche giorno riconsegneranno all’amministrazione il 70% delle loro indennità di febbraio, come hanno già fatto con le prime due mensilità, con lo scopo di finanziare un fondo per il microcredito alle imprese.
In questi primi tre mesi di legislatura, il bilancio per i 5 stelle “è positivo”. I parlamentari sono spesso i primi a entrare nel Palazzo e gli ultimi a uscire, “tanto che l’Assemblea ha istituito un servizio serale per i commessi proprio perché finiamo tardi, qualcuno anche alle 23”, dice Gianpiero Trizzino, avvocato e presidente della commissione Territorio.
Anche in portineria l’afflusso di gente che chiede il pass per andare al gruppo 5 stelle è continuo. Oltre allo staff interno di 13 persone pagate con i fondi del gruppo, i 15 deputati si avvalgono della collaborazione di decine di ingegneri, docenti universitari, avvocati, architetti, agronomi, geologi, sindacalisti e anche di qualcuno che ha scelto i ‘grillinì abbandonando il suo vecchio partito. “Tutti a titolo gratuito – precisa Trizzino -. All’inizio eravamo noi a cercarli, adesso sono loro. Vogliono partecipare alla cosa pubblica, spendendo il loro tempo e la loro competenza”.
Lo stesso Trizzino spiega che all’Ars è stato presentato “il primo disegno di legge scritto dal popolo”, un testo scritto interamente da un gruppo di cittadini, a titolo gratuito. “E’ un ddl sull’albergo diffuso, è già pronto a breve lo depositiamo”. Alla stesura del testo hanno partecipato Giuseppe Palazzolo, Alessia Cerzoso, Egidio Cottone e Manlio Lombardo della Panormita consulting e l’associazione ‘Sicilia delle meraviglie’.
[Fonte: Ddl e consulenti gratis. il “modello Sicilia” all’Ars, lasiciliaweb, 27.2.2013
Ringrazio Dario Sammartino per la segnalazione]
diegob
Allora mi allargo ancora, caro Alberto, per interloquire con le ottime persone, oltre a te, naturalmente, che leggono questo thread.
Anzitutto inviterei alla prudenza nel valutare quello che sono i militanti, gli aderenti, le persone impegnate nel nuovo e efficace movimento, rispetto ai semplici elettori, cioè i milioni di italiani che hanno vergato il simbolo cinquestelle nell’urna.
Non illudiamoci che improvvisamente milioni di persone siano diventati informati, attivi, portatori di grandi valori innovativi, perchè c’è sicuramente una componente di protesta, protesta sacrosanta anche, ma che non significa voti certi anche in futuro.
Le fortune elettorali vanno e vengono (faccio l’esempio della Lega Nord, che da cifre colossali sull’onda di una protesta di «destra» è finita a striminzite percentuali attuali), quello che invece rimarrà, e per sempre, è soprattutto un nuovo modello di partecipazione, un nuovo modo di essere cittadini che si mettono in gioco. La struttura stessa del M5S è la vera grande novità.
A suo modo, il PD, con lentezza pachidermica, ha cercato di combinare qualcosa con le primare, ma il movimento di Grillo è andato ad una velocità dieci volte più efficace.
Sarà molto interessante se questo «strumento» del movimento sarà efficace, sarà davvero una nuova «agorà».
I problemi sono molti però, e ho l’impressione che la vittoria elettorale sia stata quasi superiore all’idea iniziale, cioè quella di una pattuglia forte di «controllori» nelle istituzioni, perchè ora c’è invece la responsabilità di «essere» di incarnare le istituzioni.
Molto affascinante, come vicenda da capire e seguire.
agbiuso
Il dato anagrafico fornito da Laura Caponetto è davvero molto interessante, così come la radicale analisi di Don Paolo Farinella segnalata da Amelia.
Caro Diego, tu qui non sei e non sarai mai invadente; la tua presenza è una grande ricchezza per agb.
Segnalo a mia volta alcuni commenti che mi sono sembrati assai interessanti.
Su Alfabeta2 Augusto Illuminati scrive:
Il bipolarismo è morto per eccesso di bipolarismo e per l’ottusa fedeltà a un’unica agenda euro-commissariata, da cui Berlusconi, con impareggiabile opportunismo, è riuscito a districarsi prima di Bersani, convinto di non aver nulla da perdere con mirabolanti promesse che dovevano servire soltanto a mantenerlo in gioco. Solo che il gioco non sarebbe stato fra i tre protagonisti della passata e magari futura grande coalizione pseudo-tecnica e pseudo-europea, ma con l’enigmatica ditta Grillo-Casaleggio. Il Commendatore, «mi invitaste, or sono venuto», è arrivato a cena e ha stretto con dita gelide la mano dei gaglioffi che prima lo irridevano. Speriamo che li trascini all’inferno, come nel finale di Mozart-Da Ponte.
[…]
Perché è finita così? Come ha fatto Bersani, vincitore sicuro se si fosse votato nel novembre 2011 invece di sospendere la democrazia, su impulso di Napolitano, vincitore con largo margine ancora alle prime avvisaglie di collasso dell’innaturale maggioranza che sosteneva il governo tecnico, come ha fatto a incappare in un declino così rovinoso e a lasciare lo spazio della protesta contro l’austerità a Berlusconi e a Grillo? Domanda retorica, che già contiene le risposte. Nell’ordine: la paura di vincere, l’illusione che i voti piovano su chi si sposta al centro e taglia le ali, la subordinazione al pensiero unico finanz-liberista e alla sua gestione ordoliberale tedesca (ah, quella visita a Schäuble!), la chiusura ostinata ai movimenti e la diffidenza verso la Fiom, da ultimo la sottovalutazione del Movimento 5 stelle e la cocciuta difesa delle più impopolari misure fiscali di Monti, senza neppure abbozzare un timido e forse tardivo keynesismo.
[Fonte: La pelle del giaguaro, 26.2.2013]
Sempre su Alfabeta2, G.B. Zorzoli afferma:
Per una circostanza affatto occasionale, ho trascorso un’intera serata a discutere di alternative energetiche con una trentina di candidati del M5S. Di conseguenza, mi riesce difficile rinserrare le opinioni che ho tratto da questa esperienza entro gli schemi interpretativi, anche i più articolati, che ho letto a valle dei risultati elettorali.
Temo che l’età media degli osservatori esterni renda alquanto ostico cogliere l’universo grillino in tutto il suo spessore e nella sua, non solo ostentata, diversità. Onestamente, anch’io non penso di essere andato oltre qualche intuizione. Contro questo limite rischia di infrangersi anche la peraltro generica apertura manifestata dal PD (già parlare di scouting è stato un errore madornale). Generazionalmente parlando, in teoria potrebbe riuscirci uno come Renzi, ma la sua eventuale leadership trasformerebbe il PD nella versione XXI secolo del Labour di Blair, difficilmente accettabile dal M5S, al cui interno non mancano difformità di opinioni, ma comune a tutti è l’istintiva capacità di annusare la riverniciatura fatta frettolosamente per rifilarti come nuova la merce usata.
D’altronde, se la situazione parlamentare sembra a rischio paralisi, nel paese la partita è stata raramente così aperta e in movimento. Anche se nessuno, nemmeno il M5S, dispone di una bussola affidabile. Le novità che esso ha portato in un sistema politico sclerotizzato, sono infatti ambivalenti. La molteplicità delle esperienze e delle opinioni che circolano al suo interno, proprio perché prive di una sufficientemente lunga storia in comune, corrono il rischio di tradursi in un caos progettuale e organizzativo; da qui la tentazione, forse la necessità, di accentuare il controllo da parte del vertice. Riproponendo l’infelice uscita di un leader del ’68, una stretta bolscevica per salvare il movimento, col risultato, probabilmente, di strangolarlo nella culla.
[Fonte: Elezioni a 5 stelle, 27.2.2013]
Molto piacere mi ha fatto leggere un editoriale del Manifesto (che nelle settimane scorse si era a volte unito al coro dei denigratori del M5S), che spiega Perché Grillo è uno di noi.
Roberto Biorcio scrive che “Lo tsunami elettorale provocato da Grillo non è un evento estemporaneo e fortuito, dovuto unicamente ai ripetuti errori di tutti i partiti in una fase di crescente sofferenza sociale. Nasce da un movimento costruito con un percorso originale, sviluppato per diversi anni prima sulla rete e sulle piazze, e successivamente con un impegni diretti nell’arena elettorale.
[…]
Il programma costruito dal movimento di Grillo è d’altra parte completamente diverso, quasi opposto alle piattaforme sostenute dai partiti populisti. Gli obiettivi proposti sono soprattutto orientati a favorire la democrazia partecipativa dei cittadini, a difendere uno stato sociale di tipo universalistico, a tutelare e valorizzazione i beni comuni e/o pubblici. Il movimento si propone di dare voce nell’ambito delle istituzioni alle rivendicazioni emerse nelle mobilitazioni nella scuola, nel modo del lavoro e sul territorio.
Restano molte sfide e problemi aperti: il rifiuto della politica come professione, la pratica delle politica come impegno temporaneo del cittadino e la resistenza a costruire strutture organizzative fuori dal web possono creare molte difficoltà.
[…]
Dopo la grande affermazione elettorale, molte voci a sinistra incominciano a considerare il movimento del comico genovese come possibile alleato per una serie di battaglie politiche. Si abbandonano le campagne denigratorie sui rapporti con Casa Pound, sull’autoritarismo di Grillo e sul ruolo del «guru» Casaleggio. Si comincia a leggere il programma a 5 stelle scoprendo che raccoglie buona parte degli obiettivi portati avanti dai movimenti negli ultimi anni
[Fonte: il Manifesto, 27.2.2013]
Con quest’ultima affermazione non posso che concordare.
Laura Caponetto
Ecco chi sono i grillini eletti. Da notare che l’età degli eletti alla Camera oscilla tra i 25 e i 39 anni.
Amelia
Segnalo questa interessante e lucida analisi dei risultati elettorali
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/26/don-paolo-farinella-la-rivoluzione-di-grillo-e-il-masochismo-del-pd/
diego b
Scusami, caro Alberto, per l’invadenza nelle tue pagine, ma voglio davvero rammentare questo episodio, facendo notare come alcune voci, come quella di Marino, non fossero affatto ostili a Grillo, anche se prevalsero le vecchie logiche
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/partito-democratico-30/grillo-fassino/grillo-fassino.html
diegob
Caro Alberto, non mi riferisco a questo spazio, cosi ben calibrato e da te con grande amicizia aperto ai tuoi amici di ogni provenienza culturale, mi riferisco in generale a scambi che trovo in giro per la rete, sempre densi di asprezza inutile (anche verso gli aderenti al Movimento di Grillo da parte di alcuni saccenti elettori PD, specie gente piuttosto a destra, alla Ichino per capirci).
C’è molta discussione, in queste ore, e io appartengo a coloro che vedono il buono della grande spinta culturale e sociale che ha saputo innescare il simpatico genovese, e spero che il Bersani mantenga le posizioni (per ora ha chiuso la porta ad ogni accordo col cavaliere).
Ora, detto fra noi, il Movimento è molto aperto e consulta i suoi aderenti nelle scelte, però è chiaro che l’opinione di Grillo puo’ essere ben preziosa per un tentativo che va fatto.
Non so se qualcuno lo ricorda (io allora ero aderente al PD), ma Grillo chiese la tessera del Partito Democratico nascente, interpretandone la natura di partito «aperto» e gli fu rifiutata, un errore enorme! Io, in tempi non sospetti, dissi che era sbagliatissima questa cosa.
Ora basta, ho scritto troppo, ma sono giorni particolari, questi.
agbiuso
Caro Diego, sul danno di una perenne litigiosità hai perfettamente ragione. Così come sull’assenza di scrupoli di coerenza nella destra.
A me comunque non sembra che stiamo litigando, pratica che detesto. Stiamo esprimendo con più o meno passione delle libere considerazioni su quanto accade.
Riflessioni che ci aiutano a capire meglio e per le quali ringrazio tutti.
diegob
Scusate amici, dobbiamo evitare di ragionare sull’«avevo ragione» o sull’«avevi torto», perchè occorre ragionare su quali possono essere, seriamente le prospettive e le possibilità che una situazione puo’ determinare (e anche sui rischi). Fateci caso: a destra non hanno problemi di pelo sullo stomaco, sono litigiosissimi, ma poi, quando è il momento di arraffare il potere, una lega nord che proclama la separatezza delle palanche si mette assieme a una roba tipo «grande sud»; a sinistra invece, il nemico comune è meno odiato del simile differente, e ognuno ovviamente dà del litigioso agli altri. Loro, la destra, vinceranno sempre perchè oltre a tanti soldi hanno anche pochi scrupoli di «purezza». Ovviamente siamo fatti così, siamo meno «furbi», c’è poco da fare, ma è meglio che ce ne rendiamo anche un po’ conto. D’accordo che, come diceva Nenni a proposito delle liti fra comunisti e socialisti «uno litiga con sua moglie, non con quella degli altri», però qua se non si cambia registro si va dritti alla perenne sconfitta. Questo penso io, in assoluta sincerità.
Laura Caponetto
Sono stata accusata di aver “tradito” la sinistra votando M5S: Grillo avrebbe “tolto voti” al PD e, dunque, causato “l’ingovernabilità” del Paese. Ma mi chiedo:
a)Il cosiddetto “magic number” è condizione sufficiente (o ancor di più necessaria) perché si abbia un Paese “governabile”? Che la classe politica dirigente abbia dimostrato nell’ultimo decennio di non avere coscienza morale né serietà professionale è un fatto, ma ritengo che la maggioranza numerica non sia tutto. Ogni partito – che pure ha un suo programma e delle idee condivise per definizione – è composto da individui, i quali devono valutare con rigore ogni proposta politica, a prescindere dalla bandiera partitica che la promuove. L’Italia recente non ha avuto un Governo: al suo posto c’è stata una Campagna Elettorale continua. I politici hanno, fino a oggi, litigato a priori (preventivamente, mi verrebbe da dire), fregandosene dello sviluppo del Paese e dei suoi cittadini. Sono stati totalmente incapaci di elevarsi all’altezza del compito loro affidato.
b)La mancata Vittoria (con la V maiuscola) del PD è da imputare a chi ha votato M5S o al PD stesso, che non si è fatto portavoce di un programma chiaro e coerente?
“Comunque, il centrosinistra ha 340 seggi alla Camera e a quanto sembra la maggioranza relativa anche dei senatori. Provi a proporre un programma di giustizia sociale, di indipendenza nazionale, di pulizia amministrativa, di svolta ecologica nell’utilizzo del territorio. Provi a fare una politica “di sinistra”, insomma, e credo che avrà di volta in volta il sostegno del M5S, come sta accadendo in Sicilia con Crocetta”.
Questo è l’auspicio. Ammetto che, nonostante il mio appoggio (che comunque è stato travagliato), la figura di Grillo mi lascia perplessa(non nego che in alcuni momenti mi è parso un capo setta), così come non mi piace il carattere spudoratamente populista del Movimento. Speriamo che siano rose. L’Italia e soprattutto la Cultura italiana ne hanno bisogno.
agbiuso
@Pinomario
Infatti ho enunciato altre due ragioni, aggiungendo che quelli indicati “sono alcuni dei fattori”, il che vuol dire che ce ne sono degli altri. Sull’entità immonda -sul suo significato antropologico, etico, politico- ho scritto sin troppo anche in questo sito. Basta sfogliare le sue pagine per leggere tali analisi.
@diegob
Sì, caro Diego, i primi a vigilare sull’azione degli eletti del M5S saranno proprio gli altri membri del Movimento e chi lo ha votato. Anche questo è un tentativo di superare la semplice “delega” parlamentare.
Spero che -come tu dici- il PD avrà l’intelligenza, il coraggio, la forza di capire che le cose sono cambiate e che con i cittadini -tali sono gli eletti del M5S- bisogna confrontarsi seriamente, non soltanto con le banche o con la troika composta da Banca centrale europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea. Anche questo, soprattutto questo, è democrazia.
diegob
D’accordo, caro Alberto, se son rose fioriranno.
Attendo con interesse l’azione dei militanti del M5S, perchè molti sono persone qualificate, oneste, portatrici di valori che condivido.
Una voce autorevole interna al PD, in privato, mi ha detto che la questione di un dialogo «sui fatti» è sul tappeto, se non altro perchè oggi il M5S è il più grande partito della sinistra italiana, e i numeri sono numeri, non ci piove.
Sull’economia, la questione è complessa, ci torneremo su.
Pino Mario De Stefano
Caro Alberto tutte ottime considerazioni le tue….il problema pero mi sembra soprattutto un altro, e andrebbe analizzato piu analiticamente fa un antropologo come te: la questione è che non sono soltanto gli evasori e i corrotti di ogni risma a votare B…..ma tantissima gente che ha poco da evadere e nessun potere di corruzione, né attiva né passiva!!
con stima
Pinomario
aurora
Sono sazia di analisi affascinanti come questa del prof.Biuso,tanto non cambierà niente qualsiasi formazione politica sfrutterà i soliti,cioè la medio classe,che naturalmente dovrà rinunciare alle cose “superflue” tipo cultura,viaggi di studio,aggiornamenti sulle arti varie.Nessuno parla del voto di scambio,chissà quanti Silipoti,albergano nell’animo di coloro (gli eletti vecchi e nuovi),che saranno avvicinati da Berlusconi perché passino dalla sua parte
cristina
Ho speranza e voglio “urlare” al mondo questa emozione.
Condivido fino all’ultima virgola l’analisi di Alberto e spiace constatare che c’è ancora chi (da sinistra?) alimenta gli spauracchi della povertà e del debito in crescita per colpa di M5S, chi non ha saputo (voluto?)decapitare il mostro quasi putrefatto. E’ ignoranza? da siciliana sono portata a pensare tutto il contrario…riconosciamo la “morte” dal puzzo immobile e da siciliana, per prima, mi muovo (in lombardia) per cambiare.
agbiuso
Caro Diego, sul consenso profondo -proprio “antropologico”- di «una parte non irrilevante del corpo sociale» all’entità immonda ho scritto di continuo, e l’ho fatto anche ieri («la complicità degli evasori fiscali e dei corrotti di ogni risma -che in Italia sono tanti-»).
Il centrosinistra ha avuto più volte negli ultimi vent’anni l’occasione di dare il colpo di grazia all’immondo e non lo ha MAI fatto. Ha anzi moltiplicato le complicità e gli accordi nascosti. Non ci vuole il genio di Machiavelli per capire che quando in politica commetti errori e omissioni così gravi, le conseguenze per te non possono che essere negative. Riconoscano finalmente i propri limiti. Crogiolarsi nell’alibi che siano sempre gli altri ad avere colpa significa consegnarsi ancora alla sconfitta.
Il M5S ha fatto le sue proposte, ha fatto la sua politica. Ed è stato premiato. A ciascuno il suo.
Comunque, il centrosinistra ha 340 seggi alla Camera e a quanto sembra la maggioranza relativa anche dei senatori. Provi a proporre un programma di giustizia sociale, di indipendenza nazionale, di pulizia amministrativa, di svolta ecologica nell’utilizzo del territorio. Provi a fare una politica “di sinistra”, insomma, e credo che avrà di volta in volta il sostegno del M5S, come sta accadendo in Sicilia con Crocetta. Oppure tenti accordi più o meno segreti con l’entità immonda. E questo vorrà dire che i suoi dirigenti somigliano a quegli studenti per i quali non c’è proprio niente da fare: per quanto spieghi e rispieghi non capiscono.
Le «conseguenze apocalittiche» delle quali parli derivano dalla totale, pervasiva, interiore e politica sottomissione della sinistra italiana ed europea ai dogmi della scuola di Chicago e dell’ultraliberismo. Attribuirle a chi combatte quei principi -come il M5S- sarebbe un po’ bizzarro.
Bisogna cambiare paradigma, carissimo Diego. Per questo ho dato il mio voto al Movimento 5 Stelle e sono ben contento di averlo fatto.
diegob
Sui difetti del Partito Democratico siamo d’accordo, caro Alberto. Nella tua analisi però manca, a mio giudizio, un elemento chiave per leggere l’Italia di oggi: il Cavaliere gode comunque, nonostante tutto, del consenso di una parte non irrilevante del corpo sociale, che lo seguirà sempre perchè egli incarna proprio un certo modo di vivere, di pensare. Grillo afferma ora che «riconsegnare a Berlusconi il Paese per sei mesi o un anno credo che sia un crimine contro la galassia», ma, secondo me, il rischio che potesse accadere lo ha sottostimato non poco, e così i suoi elettori. Di positivo c’è che probabilmente fra le tante anime del Partito Democratico (un partito ibrido già alla nascita) potrebbe prevalere quella più «socialista», più vicina alla sua tradizione storica. Detto questo, è probabile anche, nel frattempo, il default del nostro debito, con conseguenze a dir poco apocalittiche per i più poveri fra i cittadini e i ceti bassi in genere. Forse solo la piccola pattuglia di vendola tenterà di allacciare rapporti con gli eletti del Movimento, ma penso con esiti modesti. Comunque, di positivo c’è una svolta culturale del paese, se son rose fioriranno ma molte saranno le spine.