Pino Firrarello è un senatore del PDL che è anche sindaco di Bronte, il paese dove sono nato.
È persona sempre gentile e disponibile. Ogni tanto ne commento l’attività politica e amministrativa. Stavolta l’occasione è però inconsueta. Il senatore ha infatti scritto un libro –Un contadino al senato, prefazione di Angelino Alfano- che domani sarà presentato a Catania da alcuni docenti ed ex docenti del Dipartimento nel quale insegno.
Copio la notizia dal sito del Popolo della libertà – Coordinamento regionale Sicilia:
«Sessant’anni di vita personale e politica: “Un contadino al Senato”, edito da Giuseppe Maimone editore, è il titolo del libro autobiografico del senatore Pino Firrarello.
Il volume sarà presentato giovedì 17 gennaio alle ore 17.30, all’Hotel Excelsior di Catania. Ad introdurlo sarà il professore Gino Saitta. Presentano il professore Enrico Iachello e la professoressa Lina Scalisi dell’Università degli Studi di Catania. Modera il giornalista de La Sicilia Salvatore Scalia».
Chi volesse saperne di più su questo personaggio, può leggere alcuni dei brevi testi pubblicati su Girodivite. L’ordine è cronologico e si conclude con la mia palinodia:
Il Senatore Firrarello è comunista
Altri articoli sono elencati qui.
13 commenti
Pietro Ingallina
Caro Prof. Biuso,
si figuri come si è stati anche dalle mie parti con i fedelissimi dell’asse Firrarelo-Castiglione, quanta gente sia potuta entrare a lavorare al CARA grazie a loro:
http://www.youtube.com/watch?v=QadfNoe2nT8
Un video che definirei agghiacciante.
agbiuso
Ah, il mio paese natio!
Da quando è stato occupato da Pino Firrarello (originario, lui, di San Cono, paesello dalle parti di Caltagirone) è diventato il crocevia di alcuni dei maggiori affari siciliani.
Quello di cui qui si parla è particolarmente disgustoso perché ha a che fare con i migranti e con i palazzinari:
Il CARA Mineo e l’appalto partito da…Bronte
Il Giuseppe Castiglione citato è un deputato berlusconian-alfaniano, genero del suddetto Firrarello. A usufruire della generosità che parte da Bronte è “il consorzio SISIFO, con dentro le cooperative SOL.Calatino, Senis Hospes, Casa della Solidarietà, la srl Cascina Global Service, la Croce Rossa e l’impresa Pizzarotti. Ben rappresentati quindi, oltre la Legacoop, Comunione e Liberazione e il PDL allora Alfaniano oggi Nuovo Centro Destra”.
agbiuso
Gravissimo.
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Commissioni, Galan alla Cultura: aiuto!
di Tomaso Montanari
Salvatore Settis ha scritto che una serie di ministri per i Beni culturali come Sandro Bondi, Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi, “fosse stata a Firenze nel Quattrocento, sarebbe riuscita a insabbiare il Rinascimento”. Ottimo motivo per eleggere uno di questi tre draghi (Galan, nella fattispecie) alla presidenza della commissione Cultura della Camera, no? Se tra le macerie del Pd qualcuno avesse ancora a cuore le sorti della cultura, tuttavia, avrebbe potuto ricordare che esiste un motivo ben più grave e specifico per ritenere il nome di Galan davvero impresentabile e radicalmente incompatibile con ogni responsabilità in fatto di cultura: ancora più incompatibile, se possibile, di quanto sia quello di Nitto Palma con la commissione Giustizia.
Quel motivo è il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini a Napoli. Del quale saccheggio Galan non ha responsabilità penale: ma ha tutta intera la responsabilità politica, pesante come un macigno. Nell’ordinanza del Gip di Napoli, Francesca Ferri, che ha confermato la detenzione in carcere del direttore-ladro Marino Massimo De Caro (condannato a sette anni in un primo processo, e ora rinviato a un secondo giudizio) si legge che la nomina dello stesso De Caro alla direzione dei Girolamini è avvenuta “ad onta di ogni regola e grazie all’influenza politica correlata all’incarico fiduciario di consigliere dell’ex ministro per i Beni e le attività culturali, Gianfranco Galan”. La nomina a direttore (non fatta da Galan, ma resa possibile solo dal fatto che De Caro era consigliere di Galan al Mibac) fu dunque il decisivo punto di partenza di “un piano criminale studiato in ogni dettaglio” , facilitato dalla “perdurante assenza di controllo e vigilanza da parte degli organi del ministero a ciò deputati” (così sempre il Gip).
Galan ha chiesto pubblicamente scusa per la sua parte di responsabilità in questa storiaccia, ma poi si è appreso che un altro consigliere ministeriale (Franco Miracco) dette l’allarme sulla figura e l’opera di De Caro fin dall’estate del 2011: perché, allora, né Galan né il suo staff ne tennero conto? Perché De Caro era il braccio destro di Marcello Dell’Utri (anche lui indagato perché in possesso di alcuni volumi rubati ai Girolamini), ex capo di Galan in Publitalia. E quando è stato chiesto a Galan perché avesse nominato proprio consigliere uno come De Caro (senza alcun titolo: non è manco laureato), Galan ha risposto candidamente: “Me lo aveva presentato un uomo al quale devo tutto nella vita: Marcello Dell’Utri”. C’è dunque solo da sperare che Dell’Utri non abbia più nulla da chiedere al novello presidente di commissione.
Particolare grottesco, anche Galan aveva ricevuto in dono un libro rubato ai Girolamini da De Caro: ma l’attuale presidente della commissione Cultura è così interessato alla cultura da aver gettato quel volume a casaccio nella sua anticamera ministeriale, dove la Procura di Napoli l’ha rinvenuto. Ora nessuno chiede la gogna mediatica o l’esilio, ma in quale paese ad appena un anno dall’esplosione dello scandalo dei Girolamini uno con le responsabilità di Galan avrebbe la faccia di tornare a occuparsi di cultura? E in quale paese il partito (ex) antagonista del suo lo voterebbe per una simile posizione, umiliando e offendendo Napoli, e tutto il mondo della cultura italiana?. Irresponsabilità, amnesia, incompetenza, impudente arroganza: una perfetta costellazione per illuminare le magnifiche sorti e progressive della cultura italiana nell’era Letta-Letta.
il Fatto Quotidiano, 11 Maggio 2013
agbiuso
Sta davvero cambiando qualcosa -o molto- nell’Università di Catania.
E spero che nessun collega si presti più a presentare i libri di Firrarello o di altri simili personaggi.
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Alla fine, la tanto contestata laurea ad honorem all’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone è stata sospesa. Con una delibera votata all’unanimità, lo scorso lunedì il dipartimento di Studi politici e sociali (quella che può essere identificata come l’ex facoltà di Scienze politiche) ha deciso di congelare gli effetti dell’onorificenza concessa nel 2009. «Francesco Bellavista Caltagirone è un modello di cultura d’impresa da proporre ai nostri giovani universitari», si leggeva nelle motivazioni. Ma la decisione dell’Ateneo catanese ha destato da subito critiche, culminate dopo lo scorso 19 marzo quando l’imprenditore è stato arrestato con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture, appropriazione indebita e trasferimento fraudolento di denaro a terzi dopo l’indagine della Procura di Civitavecchia sulla realizzazione del porto turistico di Fiumicino.
Il Coordinamento unico d’Ateneo si è fatto negli anni portatore del dissenso nei confronti della laura honoris causa al proprietario del gruppo Acqua Marcia anche attraverso una petizione online per chiedere all’allora rettore Antonino Recca di revocare la decisione. Duro il testo, nel quale si chiede «che la laurea così improvvidamente conferita, data la natura pubblica e ufficiale dell’atto in questione, venga rapidamente sospesa in regime di autotutela dalla stessa Università di Catania». Proprio la petizione è servita come base per la mozione di sospensione del dipartimento di Studi politici e sociali. «Abbiamo fatto nostra la proposta del Coordinamento unico d’Ateneo», spiega il direttore Pippo Vecchio, già ex preside dell’ex facoltà e tra i candidati rettore all’ultima tornata elettorale. Fu proprio la sua facoltà a proporre al Senato accademico il nome di Francesco Bellavista Caltagirone. «Se l’avessimo saputo, non ci saremmo mossi in quella direzione», spiega riferendosi alle vicende giudiziarie – ancora in attesa di una conclusione – che riguardano l’imprenditore.
Ovviamente soddisfatti i membri del Cuda: «Non è mai tardi per atti di vera resipiscenza – scrivono in una nota – E’ un piccolo mattone per tutelare l’immagine del nostro Ateneo, posto grazie a chi (farà male a qualcuno, ma va ricordato) evita di girarsi dall’altra parte (pratica privilegiata alle nostre latitudini e troppo spesso anche nei contesti accademici)».
Nel passato di Caltagirone c’è già un primo arresto, nel al marzo del 2012, per l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato nell’ambito di un’inchiesta per irregolarità e corruzione relativa alla costruzione del nuovo porto turistico di Imperia. In qualche guaio è incappato anche a Catania dove si è occupato della trasformazione del vecchio mulino Santa Lucia, struttura sequestrata dal marzo 2009.
Fonte: Caltagirone, sospesa la laurea ad honorem. Votata all’unanimità la proposta del Cuda,
Carmen Valisano
CtZen, 3.5.2013
Biuso
Il genero di Firrarello, Giuseppe Castiglione, è stato nominato da Letta sottosegretario alle Politiche Agricole Forestali e Alimentari.
Una ragione in più per opporsi a questo esecutivo.
agbiuso
Giacomo Pignataro ha vinto le elezioni per la carica di Rettore dell’Università di Catania.
I risultati del secondo turno -svoltosi il 28.2.2013- sono stati questi: Schede bianche 72; Schede nulle 28; Enrico Iachello 13; Vittorio Calabrese 15; Giuseppe Vecchio 112; Giacomo Pignataro 1225.
Antonino Recca, rettore uscente, si è dimesso e a breve si insedierà il suo successore. Tra i tanti commenti, ne segnalo uno particolarmente interessante, di Matteo Iannitti, pubblicato oggi: Recca, la caduta del tiranno
agbiuso
Il senatore-sindaco-contadino non è stato ricandidato dal partito di s.b.
In compenso nelle liste per la Camera si trova -e in ottima posizione- suo genero Giuseppe Castiglione, presidente uscente della Provincia di Catania.
Per chi fosse interessato, segnalo un’intervista rilasciata oggi da Firrarello al quotidiano La Sicilia.
Nunzia Sanfilippo
Tra finzione e realtà. Sono stata alla presentazione del libro Un contadino al Senato e devo dire che il profilo che hanno tracciato dell’uomo Firrarello è veramente insolito. Dopo aver trascorso cinque lunghi anni a Bronte, il profilo che io avevo idealmente tracciato è completamente opposto. Avrò i ricordi confusi!
Riporto qui di seguito alcune delle frasi che non sono state inserite nell’articolo.
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Firrarello è un uomo che si è fatto da sé, ricordiamolo in questo momento dove tutti sembrano attaccare la casta
Uomo che si sentiva inferiore perché non aveva cultura
Il suo attaccamento alla gente è dimostrato dal fatto che faceva il Sindaco e contemporaneamente il Senatore
Ha restituito dignità alla figura dell’agricoltore
Sin da giovane avevo capito che non sarei sceso a compromessi
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Per concludere,credo che l’unica constatazione pertinente sia stata:
attraverso questa biografia riusciamo a cogliere la fisionomia della classe politica degli ultimi trent’anni.
agbiuso
Vi ringrazio, cari amici, dei vostri commenti, delle analisi e della documentazione che avete aggiunto.
Per parte mia ho letto un interessante resoconto, che vi sottopongo alla lettura:
Politica e maestri di vita: l’esistenza di fatica e sacrificio di Pino Firrarello in “un contadino al Senato”.
Pietro Ingallina
Firrarello a parte, provengo da Ramacca – paese in cui ha avuto origine uno dei prodotti migliori del suddetto senatore.
Tanto per dare alcuni (video)esempi:
http://www.youtube.com/watch?v=QadfNoe2nT8
http://www.youtube.com/watch?v=yw0qGPoR610
Nel primo v’è l’unico intervento all’ARS del deputato Pippo Limoli, in quasi sei anni di carica.
Il secondo, invece, apparve in tempo di elezioni regionali del 2009: un resoconto d’attività fatto da un “fan”.
aurora
non ho niente da dire su Pino Firrarello,non sono sostenitrice del partito pdl quindi spero che il soprannominato non venga eletto senatore
diegod56
L’aspetto che mi stupisce di più è come taluni personaggi siano così incredibilmente perfetti, sembrino frutto intenzionale della penna sarcastica, della descrizione caricaturale di un certo mondo. Quel che lascia increduli è sapere che sono reali, incarnanti la loro stessa parodia. Insomma il classico adagio che la realtà spesso supera la fantasia.
Giusy Randazzo
Se non fosse per la tristezza e lo squallore che certa umanità desta, così ben rappresentata dalla tua intelligente e lucida scrittura, i tuoi testi ‘firrarelliani’, che ben conosco, renderebbero divertente e allegra la giornata più nera. Ma li capirà il Nostro? E adesso si dà anche alla scrittura questo signore dalle mille qualità! E ovviamente chi poteva scrivere la prefazione a cotanto esemplare? In questo caso però l’onore è tutto mio, essendo l’ex ministro ‘giusto’ un agrigentino.
Ovviamente, Albert, a parte l’ironia, ti sono vicina in questo momento drammatico d’invasione delle truppe nemiche dell’ex Monastero dei Benedettini. Ammorberanno l’aria per qualche ora, ma nulla di più.
Un abbraccio,
Giusy