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Ridere della tristezza

Ridere della tristezza

Piccolo Teatro Studio – Milano
Jucatùre
(Els Jugadors)
di Pau Mirò
Con: Renato Carpentieri, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Marcello Romolo
Traduzione e regia di  Enrico Ianniello
Produzione Teatri Uniti in collaborazione con OTC, Institut Ramon Llull
Sino al 18 gennaio 2013

Un barbiere che sta perdendo il lavoro e spera soltanto che la moglie non lo lasci. Un becchino innamorato di una prostituta ucraina. Un attore che viene regolarmente scartato ai provini e che ruba nei supermercati. Un docente universitario di matematica che ha picchiato uno studente insolente e che ora è sottoposto a processo. Tutti e quattro si ritrovano a casa del professore per giocare a carte e anche -di tanto in tanto- per recarsi a un casinò nel quale perdono gran parte dei loro denari. Una mattina il professore trova sotto il cuscino la pistola che fu del padre. Propone agli altri di compiere una rapina.

La figura del Padre è al centro di questo testo. Un’ombra, un’autorità, un modello. E una sorda ribellione alla dipendenza da lui. Il Professore, che è ossessionato dalla memoria paterna, dalle punizioni, dai doveri, diventa a sua volta il punto di riferimento per gli altri. I quattro personaggi possiedono ciascuno una connotazione molto forte, ben scolpita, differente dagli altri tre. Ma l’insieme risulta unitario e delinea delle vite del tutto plausibili e comuni, che nella normalità del quotidiano mostrano in modo lampante quanto l’esistenza possa diventare atroce per gli umani. E tuttavia si ride, si ride davvero molto per la vivacità del testo, l’intelligenza delle numerose battute umoristiche, l’efficacia dei tempi comici scelti dal regista. Regista -Enrico Ianniello- che non soltanto interpreta in modo intenso la figura per molti versi più ricca, quella del becchino, ma che trasponendo la vicenda da Barcellona a Napoli e traducendola dal catalano in napoletano, rende Jucatùre estremamente espressivo, carnale come il desiderio e ironico come la morte.
Si può ridere della tristezza. Uno dei miracoli del teatro.

4 commenti

  • sarah

    Gennaio 15, 2013

    “Chi sa ridere è padrone del mondo”…. diceva qualche “caro amico ” dell ‘umanita’.
    Sono fortunata ad aver avuto come professori due Uomini “Portatori di VITA “: Sergio Sciacca e LEI CARO PROF.
    Due segni intellettuali ed umani indelebili.
    In questo “GRAZIE ” ci sta tutto quello che un giorno spero di essere : una “portatrice di vita “.
    Sarah

  • aurora

    Gennaio 14, 2013

    Ho sempre sentito dire che la vita è una valle di lacrime,importante è imparare a ridere nella tristezza purtroppo nella nostra scuola dell’obbligo non s’insegna questo

  • agbiuso

    Gennaio 13, 2013

    Una delle più belle canzoni di De André.
    Grazie, Diego, per averla ricordata.
    Barcellona, Napoli, Genova sono tanto diverse e tanto simili.
    Barcellona è l’enormità degli spazi, la persistenza del gotico, la festa del Passeig de Gràcia, una delle vie più belle di Spagna.
    Napoli è la vitalità del mondo inteso sempre come poesia, violenza, teatro.
    Genova è l’intima geometria dei carruggi, è un’eleganza plebea forse unica in Europa.
    Tre città orgogliose e tutte rivolte all’oltre che è il mare.

  • diegod56

    Gennaio 13, 2013

    ci sarà allegria
    anche in agonia
    col vino forte
    porteran sul viso
    l’ombra di un sorriso
    fra le braccia della morte

    (F. De André, La città vecchia)

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