Nel corso degli anni ho criticato -su varie liste telematiche, con interventi e libri– l’atteggiamento di chi accusava di “conservatorismo” e “passatismo” quanti si opponevano alle “novità” distruttive verso la scuola e l’università che vari ministri (primo tra i quali il progressista Luigi Berlinguer) andavano imponendo. La natura del tutto retorica, ideologica e truffaldina dell’equazione “nuovo=bene; vecchio=male” emerge ora per tutti (almeno spero) dall’utilizzo che il replicante non umano Mario Monti e i suoi complici fanno delle stesse parole.
Costoro infatti accusano di conservatorismo e vecchiume quanti semplicemente intendono difendere le persone -le persone vere, non le statistiche- dai crimini che la finanza internazionale e le grandi banche vanno perpetrando in tutto il mondo, mondo che vorrebbero ridurre al desolato deserto delle borse e degli scambi monetari.
A proposito di deserto, un grande italiano e una grande mente –Giacomo Leopardi– aveva già nel 1836 (nel pieno quindi di un’altra ondata “progressista”) ironizzato nella sua Ginestra o il fiore del deserto sulle «magnifiche sorti e progressive» verso le quali ci si illudeva l’umanità stesse felicemente e inesorabilmente andando.
Al di là di questo uso infantile e disonesto di termini come “vecchio” e “nuovo”, la differenza reale passa forse tra coloro che non si fanno illusioni ma continuano a tendere a una società più giusta, a una trasformazione faticosa e tenace dello stato di cose esistente -senza mai dimenticare i limiti dell’essere e della vita-, e quanti invece promettono nuovi mondi e terre nuove, le terre e i mondi del loro dominio.
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5 commenti
diegob
La mia opinione personale è che è tutto vero: sostanzialmente Monti e Partito Democratico hanno un programma simile (anche se, debbo dire, nel Partito Democratico sono ben presenti ed influenti anche persone come Fassina e Andrea Orlando – che è deputato qui nella mia città – che hanno un’idea molto più “keynesiana” delle cose da fare). Comunque, anche il Partito Democratico non mette certo in discussione l’impianto generale del potere economico a livello europeo.
Ora però c’è ancora molto ben evidente sullo sfondo il problema dell’entità immonda già evocata e io ritengo, ben sapendo che è anche una scelta sofferta, che “prima” va finalmente scacciato questo incubo e poi, a incubo finito, si potrà portare avanti le istanze proprie di un progetto radicalmente alternativo.
Sulla questione dell’Europa, vorrei focalizzare un punto. L’Euro, con la sua costituzione, ha messo in discussione uno dei grandi motivi del potere mondiale statunitense. A partire dalla metà degli anni ’70 gli usa si sono finanziati soltanzialmente stampando moneta, dato che il dollaro è rimasto sempre la divisa di riferimento, scaricando in sostanza il proprio deficit sugli altri, per esempio importando petrolio in cambio di carta moneta fasulla. Con l’Euro la faccenda è cambiata, non è un caso che il paese più odiato è l’iran che usa l’euro per buona parte delle sue vendite di petrolio. La questione dell’Europa è complessa. Io consiglio di leggere il bel testo di Giacchè “Titanic Europa” edito da Aliberti, perchè scritto da un uomo di sinistra ma che di finanza ci capisce qualcosa.
Scusami Alberto, il mio solo scopo è arricchire questa importante discussione.
agbiuso
Eh sì, cari amici e caro Dario, la definizione è perfetta: Monti è “un cattolico reazionario” che appartiene “alla parte peggiore e più a destra della vecchia Democrazia Cristiana”. La prova definitiva di tale esattezza sta nell’entusiastico sostegno che riceve dai vescovi della chiesa papista.
Persino Eugenio Scalfari, che con il suo giornale ha sostenuto a spada tratta il governo, ora spiega “perché Monti lo ha deluso“. Ovvio: perché si è messo in feroce concorrenza con il Partito Democratico, al quale è tesserato il proprietario de la Repubblica.
Non si sa se siano più patetici o più disprezzabili questi giornalisti che a un certo punto scoprono l’evidenza e se ne danno per scandalizzati.
La “delusione” di Scalfari non gli impedisce di osservare che comunque:
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I due programmi, il suo e quello di Bersani, nelle parti principali coincidono. Entrambi si dichiarano pronti a mantenere gli impegni presi con l’Europa per quanto riguarda il rigore dei conti pubblici, l’equità, la crescita economica. Questi impegni Monti li ha indicati fin dall’inizio ma non è riuscito a realizzarli tutti dovendo dare la priorità al rigore in poche settimane per evitare il crollo dell’economia italiana e il default del debito pubblico che incombevano nel novembre del 2011 quando fu chiamato dal Capo dello Stato alla guida del governo. Perciò di equità se ne è vista pochissima, di crescita non si è visto nulla, ma nell’agenda ci sono, sia in quella di Monti sia in quella di Bersani.
C’è anche in tutte e due una nuova e molto più incisiva legge sulla corruzione, l’estensione altrettanto incisiva delle liberalizzazioni, una radicale revisione delle strutture burocratiche dello Stato a cominciare dalle Province e dalle Regioni.
E poi c’è – più importante di tutto – un’ulteriore diminuzione della spesa corrente e delle evasioni fiscali per realizzare nuove risorse da destinare alla riduzione della pressione fiscale in favore dei lavoratori, delle imprese e delle famiglie nonché di un sistema moderno dello Stato sociale.
Infine entrambi i programmi, del centro e del centrosinistra, prevedono una migliore redistribuzione territoriale e sociale del reddito e un contributo efficace alla costruzione dello Stato federale europeo attraverso graduali cessioni di sovranità nazionale.
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Purtroppo qui ha ragione. I due programmi -quello di un democristiano reazionario e quello del maggior partito sedicente di centrosinistra- si somigliano assai. È specialmente la “cessione di sovranità nazionale” a significare, di fatto, la rinuncia agli interessi degli italiani a favore di quelli della finanza cosmopolita, la cui unica patria è il denaro.
L’Europa dei banchieri contro l’Europa dei cittadini e della cultura. La lotta storica è tra queste due prospettive. Monti, Scalfari e il PD stanno tutti dalla stessa parte, quella sbagliata (dell’entità immonda s.b. non mette conto parlare: essa sta sempre e solo dalla parte del suo personale impero mediatico e finanziario).
Dario Generali
Caro Alberto,
condivido anche questa volta in pieno le tue analisi e la tua critica all’ipocrisia e alla cialtroneria di Monti e dei suoi corifei.
Il nuovo di finanzieri e industriali è il vecchio che è stato superato negli anni Settanta grazie alle lotte per dare maggiore dignità al lavoro e una più equa distribuzione delle ricchezze fra le classi sociali. Abbiano almeno la lealtà e il coraggio di presentarsi con un programma esplicitamente di destra, impegnato in uno sforzo reazionario di recupero dei privilegi delle classi dominanti, che sono stati un po’ limitati dalle lotte di quegli anni e dall’emergere di una nuova e diversa sensibilità sociale. Il fine è quello di ricacciare lavoratori dipendenti e classe media in una condizione di totale subalternità ai datori di lavoro, che si vogliono far tornare padroni incontrastati delle loro aziende e dei loro dipendenti. Il desiderio neppure troppo implicito è di ridurre il potere contrattuale dei lavoratori dipendenti e, con esso, le loro retribuzioni, riportandoli alle condizioni di ristrettezze economiche nelle quali erano negli anni Cinquanta, rilanciando l’economia del paese (se pur questo potrà avvenire) interamente a loro spese.
Monti è un cattolico reazionario e i suoi programmi sembrano appartenere alla parte peggiore e più a destra della vecchia Democrazia Cristiana. Altro che nuovo che avanza, il suo è un tentativo in piena regola di restaurazione di un mondo e di una società superati da circa cinquant’anni.
Un caro saluto.
Dario
diegob
Io penso che l’umana malvagità usa presentarsi spesso nella categoria del «nuovo» dell’«attuale».
Ma non è un nuovo autentico, è il vecchio che si è fatto scaltro e si camuffa da nuovo proprio allo scopo di evitare i cambiamenti veri.
Pensiamo un attimo come a partire dalla seconda metà degli anni ’80 ci hanno triturato gli attributi penduli con i sermoni sulle grandi possibilità del mercato, sul mercato come un angelo affrancatore dal diavolo puzzolente dello stato sociale costoso e inutile.
Poi però abbiamo visto come è finita: le sanguisughe della finanza nel disastro sono andati a batter cassa proprio dagli stati, i quali servilmente hanno salvato la finanza, e oggi il conto lo paghiamo con i tagli alla spesa sociale.
Era il «nuovo» del mito dei soldi che si fanno con i soldi, e oggi vediamo bene il disastro e soprattutto chi, ingiustamente, deve pagare il conto.
La rabbia che provo è totale e senza nessun dubbio. Quel «nuovo» per me è il male assoluto.
Amelia
Alle origini del disastro c’è Luigi Berlinguer. Tutti gli altri ministri lo hanno seguito a ruota portando a compimento quanto ideato sotto il suo ‘regno’.
Colpevoli, sicuramente, sono anche Moratti e Gelmini, ma non si capisce perché vengano sempre citati solo questi nomi, accanto a SB, mentre viene opportunamente occultato il nome dell’iniziatore.
Questo mi indigna perché siamo sempre alla strumentalizzazione politica mentre penso che se non si guarderanno con lucidità e senza pregiudizi la verità e le origini di questa aberrante situazione non se ne uscirà MAI.
Insegno nella scuola media e, attualmente, la situazione è davvero orribile e impensabile fino a due anni fa. Funzioni strumentali, fondi d’istituto, accorpamenti e verticalizzazioni sono arrivati al loro compimento : una vera rovina !
Ai limiti della pensione, sono profondamente amareggiata e indignata anche e soprattutto perché insegno la lingua francese, una materia che sarebbe importante da molti punti di vista, ma che è diventata una cenerentola senza alcun peso se non quello che faticosamente e, direi, eroicamente alcuni insegnanti riescono a mantenere e trasmettere. Basti dire che, da qualche anno (Gelmini) è stato, di fatto, cancellato da tutte le scuole superiori, fatta eccezione per i licei linguistici…