Amo molto Leonardo Sciascia. Ammiro la sua scrittura limpida, ironica e tagliente, la sua anima intrisa di un disincanto malinconico e millenario come quello di tutti i siciliani, come il mio. E tuttavia è vero che molte tra le sue parole possono essere volte in apologia della mafia.
Qualche giorno fa, ad esempio, durante una festa/concerto in una delle zone più delinquenziali di Catania sono stati per l’ennesima volta rivendicati i livelli antropologici che Don Mariano Arena -il mafioso protagonista del Giorno della civetta– squaderna con arroganza davanti al capitano dei carabinieri Bellodi: «Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà…». E Bellodi riconosce che anche Don Mariano è certamente «un uomo». In un’altra pagina Sciascia immagina quanto Stendhal avrebbe amato la Sicilia se l’avesse visitata davvero -invece di fare soltanto finta- e si spinge a dire che «come il “fosco Alfieri” in cerca della “pianta uomo”, nel mafioso ne avrebbe visto il più esaltante rigoglio».
È anche quest’ammirazione per l’antropologia mafiosa a rendere inguaribile la metastasi che è Cosa Nostra. Sembra che Sciascia veda nel fenomeno mafioso qualcosa di “sublime” nel senso kantiano: terrificante e affascinante insieme. E invece i mafiosi siciliani, questi escrementi di fogna che recitano rosari assassini in buche costruite sotto le loro stalle o i loro palazzi senza gusto; questi amministratori e deputati di un’ignoranza crassa come le loro menti; questi imprenditori, avvocati, banchieri e persino “bibliofili” dalla violenza senza limiti sono -tutti- dei subumani. Non costituiscono «il più esaltante rigoglio» dell’umanità ma la decomposta putredine di una pianta morta, il cui fetore ammorba la Sicilia.
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8 commenti
agbiuso
L’ennesima testimonianza dell’inferiorità antropologica e politica di molti siciliani:
http://video.lasiciliaweb.it/media/posteggiati-sulla-battigia
Biuso
Un’alternativa che i siciliani non coglieranno ma che c’è.
Pensateci, voi che voterete nell’Isola.
agbiuso
Su Repubblica si possono ancora leggere degli articoli straordinari.
Uno di essi è l’analisi che Francesco Merlo ha dedicato allo statuto speciale della Sicilia, che va abolito per “liberare i siciliani da un baronaggio feudale che dissipa il più grande tesoro del Mediterraneo e non parlo solo del buco di 5,3 miliardi e delle spese che nel 2012 supereranno i 27 miliardi”.
Il titolo è Ruberie, sprechi e baronaggio feudale, ecco perché lo statuto speciale va abolito.
I dati che Merlo commenta delineano un mondo terribile ma vero, una terra che sembra senza speranza.
Bisogna rompere del tutto questa dinamica infernale, del tutto.
agbiuso
Sì, caro Diego, quello di Sciascia è un caso molto complesso. Sulla sua volontà di combattere il fenomeno mafioso non ci sono dubbi. E nemmeno sulla sua grandezza di scrittore.
Da siciliano credo di comprendere il disincanto di chi non crede “nell’uomo”. In questo i siciliani siamo quasi istintivamente dei “foucaultiani”: antiumanisti che rifiutano ideologie, utopie e sentimentalismi, legati a una concezione fisico-biologica dei rapporti di potere.
E tuttavia credo che io, te e altri abbiamo ragione a rilevare nello scrittore di Racalmuto una fascinazione eccessiva nei confronti dei mafiosi che abitano i suoi romanzi.
diegob
caro alberto, sono andato a rileggermi un po’ di dichiarazioni di sciascia
certo è un grande scrittore ed acuto interprete della sicilianità però è vero che si avverte questo riverbero fascinoso dei capi
in effetti, probabilmente penetra anche acutamente in certi aspetti psicologici del tema, ma rimane sbagliato scriverlo, per lo meno nel bel mezzo d’una guerra
diegob
ammetto con tutta sincerità, caro alberto, che, a causa di certi concetti espressi da sciascia, non lo amo e non ne leggo neppure una riga
sull’antropologia mafiosa ha scritto, con intelligenza, sapienza, senza alcuna concessione «al mito» il nostro augusto cavadi, nel suo libro e nei suoi interessanti e ben scritti articoli
sinceramente gli atteggiamenti di sciascia, da classico intellettuale snob, non li amo
scriver bene non significa essere necessariamente persone stimabili
aurora
Forse la morale della favola è sempre la stessa cioè il genere umano si divide in due categorie una parte vessa e l’altra subisce
non si sa perchè
Dario Generali
Caro Alberto,
condivido ogni parola di questo tuo giudizio e non capisco davvero come si possa riconoscere una superiore dignità umana a soggetti che fondano la loro forza sulla sistematica prevaricazione del diritto e sulla protezione di politici corrotti, con i quali hanno intrecciato i loro interessi e le loro miserabili azioni.
In un paese della Puglia, nel quale ho trascorso per un certo numero di anni una parte delle vacanze estive, ho avuto modo di vedere cosa fossero questi individui, che nelle conversazioni non potevano neppure essere nominati, quasi fossero dèi terribili e vendicativi. In realtà si trattava di una plebaglia barbonesca, un lumpenproletariat hegeliano, in grado di imporsi solo in quanto pesantemente protetto da politici corrotti. Soggetti che sarebbero stati spazzati dal paese in un pomeriggio se veramente ci fosse stata la volontà politica di farlo. Dove alcuni trovino in personaggi del genere onore e dignità davvero non riesco a capirlo. Sono solo della plebaglia delinquenziale e vile, perché non vedo quale coraggio ci sia nel fondare il proprio dominio su assassinii condotti a tradimento da branchi di sicari.
Ancora peggio è poi il tessuto sociale che li sostiene e li legittima con la propria codardia. Si tratta purtroppo di un atteggiamento diffuso non solo nelle zone a maggiore presenza mafiosa, ma nell’intero paese, perché non è indegno solo il comportamento di chi si lascia sottomettere e si piega alle prevaricazioni di un mafioso vero e proprio, ma anche di chi accetta, per considerazioni utilitaristiche, le costanti prevaricazioni allo stato di diritto che avvengono in molti uffici pubblici italiani ad opera di molti dirigenti con mentalità mafiose in senso lato.
Il nostro è un paese intrinsecamente corrotto e i piccoli e grandi mafiosi sono la peggior feccia del tessuto sociale, che lo inquina e gli impedisce di esprimere la superiorità a cui potrebbe aspirare se prevalessero, invece di politici cialtroni e corrotti e di mafiosi ignoranti e bestiali, gli intellettuali, gli artisti e gli scienziati, questi sì uomini superiori, che, per una sorta di compensazione, nascono e si sviluppano in grandi quantità nel nostro paese, andando poi a fecondare i tessuti sociali più sani di altri stati, in grado di apprezzare soggetti di questo tipo e di rinchiudere giustamente nelle galere i delinquenti e i corrotti.
Un caro saluto.
Dario