
Mercoledì 9 aprile 2025 alle 16.00 nella Sala rettangolare del Coro di Notte del Disum di Catania si terrà un incontro organizzato dall’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU) nell’ambito del ciclo dedicato alle Letture.
Leggerò Il Nomos della terra di Carl Schmitt.
Ho scelto questo libro perché illumina il presente e disvela le sua dinamiche profonde. Alcuni libri somigliano infatti a vini di qualità: con il tempo migliorano la loro struttura, la loro fragranza, il gusto. Il Nomos della terra è tra questi. Pubblicato nel 1950, raccoglie e sistematizza nel modo più chiaro e più ricco non soltanto la sapienza giuridica che Carl Schmitt ha interpretato e inverato ma anche una vera e propria storia del Diritto internazionale dal Medioevo al Novecento e una compiuta, aperta e critica filosofia della storia.
La convivenza tra i popoli è il significato ed è l’obiettivo del diritto internazionale e dei rapporti tra le comunità, le nazioni, gli stati. Strutture diverse nel tempo e nello spazio ma tutte caratterizzate da una costante e millenaria dinamica di identità e differenza. Si può entrare infatti in una relazione pacifica con l’altro soltanto se si possiede una propria identità quanto più forte possibile. È in questo modo che si evita, sino a che è possibile, l’insicurezza che è potenzialmente foriera di conflitto. Un conflitto che però non sarà mai eliminabile data la natura finita e animale della specie umana, data cioè la complessità dei suoi bisogni.
È anche per questo che sino al Novecento l’obiettivo del diritto internazionale e delle relazioni tra i popoli non è stata un’impossibile eliminazione della guerra (scopo dell’assai pericoloso testo kantiano Per la pace perpetua) ma una praticabile sua limitazione volta a evitarne gli esiti distruttivi ed esiziali.
Il dominio contemporaneo dei valori morali e della guerra giusta; della criminalizzazione del nemico in quanto hostis injustus; dell’interventismo della potenza egemone in ogni luogo del mondo, segna la fine dello Jus Publicum Europaeum. E tuttavia anche l’imperialismo occidentale vede in questi anni una profonda crisi, dalla quale è auspicabile che nasca un nuovo nomos della terra.
1 commento
Michele Del Vecchio
La tua scelta di offrire agli studenti dell’Asfu della Università di Catania la lettura critica del capolavoro di K. Schmitt è, nell’attuale contesto geopolitico, una scelta di grande responsabilità poiché comporta necessariamente e inevitabilmente la esplicitazione della incapacità della attuale direzione politica europea ad operare con un minimo di intelligenza e di responsabilità. Proporre Schmitt assume quindi il valore di un appello urgente alla consapevolezza che la drammaticità della condizione planetaria richiede un immenso atto di coraggio, una presa di coscienza rifondativa da parte della UE. Schmitt può dispiegare e rivelare agli studenti di filosofia dell’ Asfu tutta la sua enorme potenza critica solo se guidati, nell’avvicinamento al suo testo, da una mente speculativa capace di estrapolarne i fondamentali significati di teoria politico-giuridica che hanno una valenza sovranazionale e autenticamente europea. La tua “metafisica materialista” e le istanze teoretiche ed epistemologiche del suo impianto sono lo strumento migliore per esplicitare e coinvolgere la riflessione degli studenti sugli snodi più importanti del testo di Schmitt.