Prima di pubblicare sul mio sito una pagina sulla Russia che ho ricevuto da un amico ho chiesto a un’altra amica che conosce bene quel Paese (e non è affatto simpatizzante del suo attuale governo) se questa descrizione della vita quotidiana in Russia corrisponda a realtà o meno.
La sua risposta, della quale le sono grato, è stata assai chiara e ha confermato ciò che ormai da anni penso dell’Occidente anglosassone (non dell’Europa, della quale la Russia è parte fondamentale), vale a dire che si tratta di una civiltà spenta, di una democrazia fasulla, di uno spazio dominato sempre più dall’ignoranza (con la dissoluzione delle scuole e delle università) e soprattutto dall’asfissia, uno spazio dove più non si respira. È quanto ho cercato di argomentare nel mio libro sul politicamente corretto e quanto discuto spesso su questo sito.
Naturalmente non condivido l’afflato natalista di queste righe; la mia amica ha inoltre precisato che il sogno dell’‘Occidente con la Mercedes’ poteva valere nei primi anni dopo la fine dell’URSS, non più oggi. Ma al di là di questi e altri elementi specifici, confido che la pagina che segnalo possa offrire una prospettiva diversa su un Paese europeo nei confronti del quale l’informazione occidentalista e atlantista risulta particolarmente tossica.
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Non sappiamo mai il valore dell’acqua finché il pozzo non è asciutto
Nel suo canale Telegram, il giornalista Mikhail Onufrienko ha pubblicato la storia raccontata dal ristoratore Maxim, un tedesco che ha vissuto in Germania, Svizzera, Francia e America e ha lavorato nei migliori ristoranti del posto. Ha avuto l’opportunità di apprezzare la vita in quei paesi e di rimanere per vivere nei migliori. Tuttavia, si è trasferito nella città di Dobrograd, in Russia.
«Quando hai figli», dice Maxim, «e io ne ho due, inizi a pensare al futuro: non al tuo futuro, ma a quello dei tuoi figli. Ho cinquant’anni, ho vissuto la mia vita. Avrei potuto restare in Germania, ho lavorato in Austria, America e in altri posti. Ma quando hai figli, inizi a pensare a loro: in quale paese vivranno? Che tipo di futuro avranno? E non vedo un futuro per i miei figli in Germania, per dirla in parole povere.
I russi non si rendono conto di quanto siano liberi. Non si rendono conto di quanto siano liberi di parlare di quasi tutto ciò che vogliono qui. La società tedesca è cambiata negli ultimi vent’anni al punto che non c’è più libertà di opinione.
I russi mi sorprendono sempre: pensano che se si trasferissero in Europa, vivrebbero esattamente come qui, solo che guiderebbero tutti una Mercedes. Cerco di spiegarglielo, dico: ‘Ragazzi, non vi rendete conto di quanto siete fortunati a vivere qui’. Il novanta per cento dei russi vive in appartamenti di loro proprietà, mentre in Germania solo il due per cento vive in case di proprietà. Tutti gli altri affittano un alloggio.
In Germania, quando la gente vede un bambino che corre, qualche vecchia signora urla sempre: ‘Porta tuo figlio al guinzaglio!’ Qui, quando esco con mio figlio, tutti mi sorridono. Il novantacinque per cento delle donne e degli uomini, giovani e anziani, mi sorridono. La gente qui ama i bambini.
Non ho mai visto così tanti parchi giochi come in Russia. Sono stato in molti paesi e non ho mai visto così tanti parchi giochi. In Germania, se cammini per la città, vedi uno o due parchi giochi ogni centomila persone, ma qui, c’è un parco giochi in ogni cortile. È incredibile.
I tedeschi vivono per lavorare. Qui, la gente vive per vivere. Vuoi goderti la vita, solo per viverla. Mia moglie ha vissuto in Cina per sette anni, ha studiato alla Shanghai University e dice: ‘Non ho mai visto niente di più noioso dell’Europa, è solo una palude. La vita è così: casa-lavoro-casa-lavoro-casa-lavoro. Tutto qui, non c’è nient’altro. È noioso’. Qui in Russia, c’è un po’ di ‘azione’, dice. La gente vive vite vibranti».
1 commento
agbiuso
Panico terminale
il Simplicissimus, 29.10.2024
Ma certo, non c’è alcun dubbio che Israele abbia distrutto l’Iran e la sua industria degli armamenti, che Zelensky stia vincendo la guerra con la Russia in procinto di cadere da un momento all’altro e che Kamala Harris sia una persona intelligente, seria, capace. All’Occidente non rimane che quest’oppio, anzi questo Fentanyl sintetico per non prendere atto della realtà e tuttavia ormai il distacco dal mondo vero è così grande che gli stessi creatori di narrazioni cominciano a capire che la corda è stata troppo tirata. Uno degli oligarchi americani più in vista, Jeff Bezos, patron di Amazon e proprietario del Washington Post ha scritto un lungo editoriale sulla sua testata per giustificare il fatto che il giornale non farà endorsement per Kamala, cosa che ha suscitato una mezza ribellione in una redazione formata da lotofagi del globalismo. Tra le altre cose ha scritto che la gente ormai non crede più nei media tradizionali e che parteggiare per questo o quel candidato rende ancora più forte l’impressione che i giornali o le televisioni paludate siano di parte. Ed esprime anche una verità generale in merito a questo: “Chiunque non se ne accorga sta prestando scarsa attenzione alla realtà e coloro che combattono la realtà perdono”.
Non c’è dubbio che Bezos con questa mossa voglia evitare di essere considerato un nemico di Trump visto che con tutta probabilità questi sarà eletto presidente. E a tale proposito voglio sottolineare l’avvertimento lanciato nello stesso editoriale riguardo alla tentazione di massicci brogli elettorali che regna nel sinedrio democratico: “Le macchine per il voto devono soddisfare due requisiti. Devono contare i voti in modo accurato e le persone devono credere che contino i voti in modo accurato. Il secondo requisito è distinto dal primo ed è altrettanto importante”. Ma tornando a bomba pare di scorgere un cambiamento di rotta rispetto all’affabulazione indecorosa dell’informazione. Quella che proprio nei giorni scorsi abbiamo visto operare per quanto riguarda le elezioni in Georgia dove l’europeismo in salsa Nato è stato sconfitto nonostante le tonnellate di fondi dati alle migliaia di Ong che fungono da quinta colonna: la stampa occidentale ha riportato in maniera sfacciata e totalmente gratuita, priva di un qualsiasi appiglio, la tesi secondo cui la tornata elettorale sarebbe stata “rubata”. Una specie di giustificazione della rivoluzione colorata che si sta tentando di mettere in piedi. Il rifiuto del piccolo Paese alle pendici del Caucaso di essere la piccola Ucraina del futuro nonché di far parte di un’unione economica che erige fili spinati nei confronti della “maggioranza del mondo”, ha suscitato una rabbia infinita nelle centrali globaliste e dunque anche nell’informazione mainstream: la Georgia non solo si sta sottraendo alle grinfie occidentali, ma si è rivelata il temibile specchio del futuro e la prova per Usa ed Europa di aver perso ogni appeal, persino quello a pagamento.
Siamo insomma di fronte al panico terminale di un Occidente che ha rinunciato non soltanto alla verità, ma a tutti i valori fondamentali che lo hanno reso per un lunghissimo periodo di tempo un punto obbligato di riferimento. Minacce, ricatti, menzogne e pura propaganda vengono lanciati senza alcuna responsabilità o tentativo di giustificazione come se si fosse entrati definitivamente nell’era della “post-verità”. Del resto l’imbelle e mediocre intellighenzia occidentale e una classe politica corrotta, clientelare, terribilmente priva di idee, sono costrette a gonfiare e ripetere all’infinito le loro bugie per tentare di rimanere in sella. Però questo tipo di strategia sta rapidamente raggiungendo il suo limite intrinseco, oltre il quale cessa di funzionare e dà origine al caos. Purtroppo il panico che tutto questo sta suscitando si esprime in maniera rozza, per esempio col tentativo di censurare l’informazione al di fuori del mainstream e dunque non può che aumentare il tasso di menzogna fino a che non sarà troppo tardi.