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Babilonia

Babilonia

Babilonia
Aldous
, 3 settembre 2024
Pagine 1-2

La natura profondamente teologica dell’opera narrativa e drammaturgica di Friedrich Dürrenmatt si esprime nei temi, nel lessico, nel significato complessivo dei suoi singoli romanzi, racconti, commedie e drammi. A volte però lo fa in modo palese e diretto, come nel caso di Un angelo è sceso a Babilonia.
Può una commedia scritta nel 1953, i cui protagonisti sono Nabucodonosor, mendicanti babilonesi, angeli e mercanti, può un simile testo parlarci del nostro presente? Può descrivere politici, funzionari, professori, medici, giornalisti, albergatori, bidelli contemporanei? Sì, può. La torre della ὕβρις politico-moralistica nella quale siamo immersi emerge vivida da una commedia che testimonia che cosa sia il grande teatro del Novecento.

2 commenti

  • Luca Carbone

    Settembre 17, 2024

    Gentile Professore

    una delle domande che mi tormenta negli ultimi “babilonici” anni è connessa a quello che Lei scrive:
    “Funzionari di questo genere sono stati coloro – dirigenti scolastici, dirigenti sanitari, rettori di atenei e altre miserabili figure – che hanno licenziato, sospeso, perseguitato dei cittadini in nome di un principio che si legge anch’esso (sorprendente, vero?) in questa commedia del 1953: «Questo è scienza, lo ha dimostrato un professore di Sodoma» (p. 376). Nel 1953, nel 1543 (uscita del De revolutionibus orbium caelestium di Copernico), nel 1600 (rogo di Giordano Bruno), nel 1975 (pubblicazione di Contro il metodo di Paul Feyerabend), nel 2022 (caccia alle streghe contro chi ha rifiutato di inocularsi una sostanza dagli effetti sconosciuti), e in qualunque altra data nella quale sia accaduto qualcosa di epistemologicamente significativo, chi conosce la scienza sa che una frase come «questo è scienza» rappresenta della scienza la negazione. E costituisce invece la conferma della iniquità del potere. Se «per resistere al mondo, il debole deve conoscere il mondo» (p. 391), di tale conoscenza fanno parte anche la storia e la filosofia della scienza, la cui assoluta e completa ignoranza ha condotto a una vicenda come quella del Covid19”.
    La domanda è: perché le centinaia di colleghi studiosi – di storia e filosofia della scienza – che non possono non sapere che l’affermazione “questo è scienza” è semplicemente e puramente antiscientifica, hanno taciuto? O non sono stati in grado di farsi ascoltare pubblicamente, smentendo la “voce del potere” ? Che continua a tentare di imporsi come l’unica, pur basandosi su una completa e assoluta ignoranza del farsi e pensarsi delle scienze? Non c’è qui una responsabilità – collettiva ma anche individuale? L’intero Novecento è costellato di discussioni epistemologiche squisite e feroci sullo statuto delle scienze: tra le diverse scienze, tra le diverse impostazioni di una stessa scienza, tra le scienze e le filosofie. E spesso sono discussioni che riprendevano questioni già discusse nell’Ottocento! Possibile che tutto questo immenso lavoro, questa spaventosa e splendida bibliografia sia stata cancellata e sembri come mai esistita?
    Grazie per il Suo di lavoro intanto
    Luca

    • agbiuso

      Settembre 17, 2024

      Sono domande fondamentali le sue, Luca, benissimo espresse, inquietanti, necessarie, dolorose.
      Tenterò di rispondere in modo sintetico e quanto più chiaro possibile.

      La vicenda Covid19, con le sue sostanze per le quali «le case produttrici scrivevano sui contratti (desecretati dopo lunghe battaglie) che si trattava di farmaci genici sperimentali dagli effetti – immediati e a lungo termine – ignoti, mentre la politica li spacciava per farmaci ‘sperimentati’» (Chiara Zanella su Aldous), è stata e continua a essere una vicenda paradigmatica di due elementi che non vanno MAI sottovalutati nella analisi e comprensione della vita collettiva: questi elementi sono l’irrazionalismo e l’atteggiamento gregario. Al di là di ogni illusione ‘progressista’ e ‘illuminista’, ritengo che la più parte del tempo e dello spazio delle società umane sia intrisa di questi due elementi, pur se declinati nei modi più diversi e anche apparentemente opposti.

      Credo che soltanto alla luce dell’enorme peso che il conformismo e l’irrazionalismo esercitano sugli individui e sui gruppi si possa spiegare la «sindrome di analfabetismo» epistemologico che ha colpito all’improvviso (ma solo apparentemente) storici e filosofi della scienza, studiosi dei fatti sociali, semplici intellettuali.
      Hanno dimenticato tutto ciò che avevano imparato, detto e scritto per anni e per decenni, lo hanno disimparato di fronte al peso dell’autorità costituita, alle minacce collettive, alla paura di essere esclusi, all’esigenza di apparire come tutti gli altri. E anche, ma credo in ultima istanza, davanti al terrore della morte.
      Dico in ultima istanza poiché come studiosi e intellettuali non potevano non capire cosa stesse accadendo, o almeno non potevano non porsi qualche domanda critica. Ma si è verificato un processo che in psicologia si chiama scotomizzazione, un processo di nascondimento e di negazione a se stessi dell’evidenza.
      Il risultato è stato la sottomissione, l’obbedienza cieca e a volte persino fanatica, la stupidità.
      Dato che tutto questo ha colpito delle persone istruite, tali persone sono state delle irresponsabili e sono intellettualmente e socialmente imperdonabili.

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