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Proust, la teoresi, la gioia

Proust, la teoresi, la gioia

Quello gnostico di Proust
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
27 maggio 2024
pagine 1-4

La Recherche du temps perdu è un cosmo che nessuna navicella ermeneutica riuscirà mai a percorrere per intero. Un modo per toccarne quanti più luoghi, spazi, direzioni, anfratti, enigmi, dimensioni, è attraversarla con uno sguardo teoretico che riconosca in Marcel Proust il filosofo che è stato.
De Scriptura di Enrico Palma squaderna il pensare proustiano nella sua potenza, dinamica e coerenza, offrendo in questo modo un fecondo contributo all’infinito lavoro di comprensione dell’Opera, che ne disvela i nuclei filosofici, li pone in relazione con il pensiero teologico ed estetico del Novecento, ne coglie continuità e distanze con la poesia e la narrativa del nostro tempo. E soprattutto questo libro mostra le ragioni dell’inspiegabile gioia che da un secolo coglie i lettori di Proust nell’istante di grazia nel quale incontrano le sue parole e intravvedono in esse la verità profonda della vita.

2 commenti

  • Più bravi - agb

    Agosto 12, 2024

    […] 223-247. Un saggio nel quale l’intersezione tra parola teoretica e parola letteraria, che segna la monografia da Palma dedicata a Proust, contribuisce a comprendere meglio alcuni degli enigmi di fondo della vita […]

  • Michele Del Vecchio

    Giugno 16, 2024

    Articolo molto complesso e stimolante, ricchissimo di punti di vista e di percorsi di lettura che diramano infiniti, come dev’essere in un’opera-cosmo come quella scritta da Proust nell’arco della sua inimitabile e ritirata esistenza. Complimenti ad Enrico Palma che ha saputo leggere in profondità un’opera di assoluta eccezionalità nel panorama della letteratura novecentesca. A tal punto sorprendente e innovativa che la sua pubblicazione dovette affrontare e superare un muro di incomprensione, di rifiuti, di giudizi taglienti e feroci. E invece, come tu opportunamente ricordi, essa è un’opera capace di dare al lettore quella “inspiegabile gioia” che egli avverte e trova pur nell’ impegno che un’opera come questa richiede. Ma in quelle parole, in quelle pagine, in quella fatica il lettore incontra la dimensione autentica della percezione soggettiva del tempo e delle esperienze della coscienza. Egli ritrova infatti i caratteri rivelatori dell’involontario e scopre i frammenti, i segni enigmatici che l’esperienza vissuta deposita nel nostro animo. Insomma, un lungo, periglioso e mai concluso viaggio nei tempi che governano le tante vite che noi ci portiamo dentro.

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