Alberto Capece è un giornalista che sul sito il Semplicissimus pubblica con regolarità delle analisi sintetiche, documentate e molto chiare sulla politica internazionale e qualche volta anche sulla politica italiana. Inoltro spesso oppure segnalo tali articoli come ‘commenti’ a qualche testo del mio sito. L’articolo di Capece pubblicato lo scorso 27 marzo mi sembra particolarmente rilevante e lo riprendo qui per intero.
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Lunedì mattina [25 marzo 2024], quando le responsabilità ucraine nell’attentato al Crocus sono cominciate ad emergere con evidenza, armi ipersoniche russe hanno distrutto un quartier generale dei servizi di intelligence di Kiev e della Nato pochi secondi dopo l’attivazione dell’allarme aereo. Le difese aeree occidentali, tanto vantate, hanno completamente fallito, come del resto era accaduto in numerose occasioni anche se in questo caso la posta era più alta. Questa non è una notazione secondaria perché vuol dire che la Russia ha distrutto il mito della superiorità dell’Occidente nell’applicazione della forza. Ecco la chiave storica con cui giudicare gli eventi che stiamo vivendo prendendo le parole da un saggio di Samuel P. Huntington scritto poco meno di trent’anni fa, Lo scontro di civiltà e il rifacimento dell’ordine mondiale: «L’Occidente ha vinto il mondo non per la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione (a cui si convertirono pochi membri di altre civiltà), ma piuttosto per la sua superiorità nell’applicare la violenza organizzata. Gli occidentali spesso dimenticano questo fatto; i non occidentali non lo fanno mai».
Il colonialismo occidentale iniziò nel XVI secolo con la scoperta delle Americhe (che fra le altre cose costituì la rovina economica per l’Italia che fino ad allora era stata l’area più ricca dell’Europa) e terminò, con poche eccezioni, a metà del XX secolo. Questa forma di dominio è stata resa possibile dallo sviluppo delle tecnologie e dalla rapida crescita della popolazione, ma dalla seconda guerra mondiale in poi l’ Occidente è passato ad un nuovo modello di governo del mondo: dopo le immense stragi perpetrate praticamente ovunque sul pianeta si è cominciato a parlare di valori umani e diritti umani e di alcune regole che presumibilmente avrebbero consentito a tutti di goderne. Però questa facciata non ha retto bene: l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, hanno abusato dell’ ‘ordine basato sulle regole’ aggirando il diritto internazionale ogni volta che non si adattava ai propri interessi. Ha continuato ad applicare la ‘violenza organizzata’ in tutte le circostanze e in ognuna di queste ha costruito delle regole diverse: Jugoslavia, Afghanistan e Iraq hanno dimostrato che l’Occidente avrebbe sostenuto qualunque regola gli potesse far comodo per giustificare le sue guerre. La recente vicenda del Niger che vorrebbe legarsi alla Russia e non agli Usa dimostra chiaramente che Washington sostiene la guerra contro la Russia per ragioni diverse dal diritto dell’Ucraina di scegliere i propri partner e di aderire alla Nato e che questo diritto esiste solo se la scelta cade sugli Usa.
Il conflitto in Ucraina è solo l’ultima ma più evidente dimostrazione che l’‘ordine basato sulle regole’ non esiste più, anche ammesso che sia esistito in qualche occasione: negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno continuamente messo Mosca nella posizione di accettare il fatto compiuto dell’espansione della Nato a scapito degli interessi di sicurezza russi, oppure di resistere e subire le conseguenze di un crescente ostracismo economico e politico. Ma a un certo punto qualcosa si è rotto e l’accettazione russa dei ricatti occidentali è cessata, Mosca si è sottratta dall’ostracismo occidentale, cambiando così l’intero equilibrio di potere non solo in Europa, ma nel mondo.
Ora, è la Russia che mette l’Occidente di fronte a un dilemma: può assistere al totale disfacimento dell’Ucraina, oppure può intensificare gli sforzi fino ad arrivare al conflitto nucleare. Questo perché qualsiasi cosa al di fuori della vittoria totale dell’Ucraina è un’implicita ammissione che l’ordine economico e politico sta irreversibilmente cambiando. E Washington non vuole ammetterlo. Avendo perso le sue due principali fonti di potere, l’ordine basato su regole come strumento diciamo così di potere morbido e la sua superiorità militare come potere duro, l’Occidente o per meglio dire i clan di potere che lo controllano, ha bisogno di un nuovo strumento di deterrenza, un nuovo strumento che gli permetta di fare i propri interessi contro la volontà di altre potenze.
Lo ha scoperto esercitando la massima ferocia possibile. La guerra a Gaza, sostenuta dall’Occidente, è una dimostrazione che esso è disposto a superare ogni limite. Che è disposto a commettere un genocidio. Che farà di tutto per evitare che le organizzazioni internazionali intervengano per impedirlo. I clan che detengono il potere sovrano in Occidente, sono ritornati all’antica violenza perché non riuscendo più a costituire un punto di riferimento vogliono almeno essere temuti. Naturalmente a spese degli inermi perché quando trovano qualcuno che gli resiste, diventano isterici dalla paura.
5 commenti
agbiuso
Cartolina dall’inferno
il Simplicissimus, 11.7.2024
Nell’alto medioevo si affermò nei Balcani l’eresia bogomila che sopravvisse nei secoli e si ripresentò nell’Europa occidentale nei Catari o Albigesi che ebbero una qualche breve fortuna anche in Italia, prima che una crociata appositamente organizzata li distruggesse. La cosa interessante di questa dottrina fondata su una struttura manichea è che il mondo in cui viviamo è una creazione del demonio e dunque è l’inferno dal quale si può sfuggire solo rifugiandosi nella spiritualità. Ora mi chiedo come si possa dare torto a una visione del genere se si segue il vertice Nato a Washington dove una casta di spregevoli burattini si assiepa per vedere se Biden è ancora effettivamente vivo oppure si trova in uno stato quantistico simile al gatto di Schrödinger. Come può sfuggire la malvagità intrinseca di questi fantasmi politici che vorrebbero mandarci in guerra pur di preservare il loro potere e soprattutto quello dei loro padroni?
Questo mondo – inferno in cui si aggirano il già sconfitto Sunak, i politicamente castrati Macron e Scholz oltre alla folla di comparse che proprio non contano nulla, è veramente spaventoso: pur di non dichiararsi sconfitti mentono su ogni cosa e ancora una volta gridano a gran voce che la Russia è sul punto di essere vinta. Le forze ucraine vengono polverizzate da missili, bombe FAB da 3000 kg e droni. E né gli Stati Uniti né il resto dei Paesi della Nato hanno una scorta di proiettili di artiglieria da 155 mm e sistemi di difesa aerea da inviare in Ucraina, le perdite giornaliere del regime di Kiev sono enormi, eppure si pensa che negando la realtà magicamente l’universo obbedisca alle loro bugie.
Nelle settimane che hanno preceduto questo summit, l’Ucraina è stata sottoposta a un’enorme pressione da parte dei leader della Nato affinché facesse qualcosa di rilevante sul campo di battaglia per creare almeno l’impressione che un’offensiva ucraina, se opportunamente rifornita, avrebbe potuto respingere i russi. La mini controffensiva prevista non si è mai materializzata. Invece, la Russia sta colpendo lungo tutto il fronte di 1000 km e l’esercito di Kiev si sta ritirando costantemente. Non si può sapere se a porte chiuse questi cosiddetti leader frutto di una democrazia bugiarda e avvelenata ammettono che la Russia si sta mangiando l’Ucraina e sta dissanguando la Nato durante il pasto: credo di no perché anche una minima traccia di realismo potrebbe far cadere l’incantamento in cui vivono, sarebbe come la puntuta di spillo su un palloncino. Ma non è questo il punto: il fatto è che questo insulso teatrino pensato per il pubblico occidentale sta convincendo i pianificatori russi che la Nato ha intenzione di attaccare la Russia spingendo Mosca ad agire di conseguenza.
La vera follia è di non preoccuparsi minimamente della capacità russa di intensificare la guerra e della corrispondente impotenza dell’alleanza a rispondere anche solo dal punto di vista della produzione bellica. Il messaggio finale di questo summit è già pronto e pronto per essere recapitato: la Nato non sta cambiando rotta e non è disposta a cercare una risoluzione pacifica con la Russia. I russi lo capiscono e si stanno preparando a una guerra globale. Gli sciocchi europei non si sa se più idioti o impotenti non immaginano nemmeno che in questo caso qualsiasi afflusso di truppe e mezzi americani verrà sostanzialmente bloccato: la guerra navale è profondamente cambiata e se gli Houti sono riusciti a paralizzare il traffico marittimo nel Mar Rosso senza che le flotte occidentali abbiano potuto far nulla se non difendersi a malapena, è evidente che i russi con tecnologie di decine di anni più avanzate possono benissimo sigillare l’Atlantico. Gli europei si troveranno da soli a meditare su come abbiano potuto essere così stupidi. Sono Catari di ritorno: vogliono a tutti i costi l’inferno.
agbiuso
I croccantini degli sconfitti
il Simplicissimus, 87.7.2024
Mentre cominciano a venire fuori le atrocità commesse dalle truppe americane presenti in Ucraina sotto forma di volontari o consiglieri, si allarga l’abisso psicotico in cui sta sprofondando l’Occidente che non è in grado di vincere la guerra, ma nemmeno è capace di riconoscere la sconfitta: si trova dunque in un “punto zero” alla Kierkegaard caratterizzato da una totale indecisione e dunque anche da un collasso cognitivo. Volendo fornire un esempio illuminante si potrebbero prendere le parole di Antonio Tajani sulla visita di Orban a Putin. Forse qualcuno si stupirà di questa scelta così infelice, ma è proprio la nullità del personaggio che fa al caso nostro. Vedete, Schopenhauer aveva molto a cuore il suo cagnolino che chiamava Atma, (anima del mondo in sanscrito), perché manifestava in maniera trasparente le sue pulsioni senza la mediazione intellettuale.
Ora facciamo che Tajani sia il nostro cagnolino in grado di esprimere la vacua inettitudine europea senza che intervenga l’intelligenza a complicare l’analisi. Secondo lui “L’Unione europea è per la pace, ma non per la resa a Putin. La proposta di Putin è una farsa, ben vengano dialogo e confronto, ma noi continueremo ad aiutare l’Ucraina.” Come si vede, questo accrocchio di parole non vuole dire nulla e dimostra solo l’esistenza delle corde vocali del signor Tajani, ma in sottofondo esprime anche l’impossibilità di concepire la sconfitta. Putin non può mettere condizioni perché non può vincere e solo l’Occidente può fare la pace che esso concepisce solo come atto finale di guerra.
Malauguratamente per Atma Tajani e per la vasta serie di nulliformi impegnati nel tentativo di creare una matrice di irrealtà, la guerra è comunque persa ed è persa sempre più ogni giorno che passa: pensare che continuando a fornire armi la situazione possa cambiare è una speranza vana perché l’Ucraina scarseggia di uomini da mandare al massacro e non è nemmeno in grado di compiere una qualche azione offensiva che possa essere da pretesto per arrivare a un tavolo della pace in condizioni meno pietose. Come tutte le illusioni essa si aggrappa a qualunque menzogna pur di non precipitare. Così si fa finta di credere a Zelensky quando parla di 14 brigate completamente equipaggiate e addestrate che aspettano solo nuove armi per entrare in azione. Sembra di assistere a una riedizione dell’armata Steiner che avrebbe dovuto spezzare l’accerchiamento di Berlino. Ma anche se davvero ci fossero queste 14 brigate cosa potrebbero fare contro lo schiacciasassi russo che ogni giorno conquista nuove posizioni e terrorizza i soldati ucraini con i droni e le bombe guidate?
Non si tratta di avanzate fulminanti, la Russia non ha fretta e non vuole perdere troppi uomini anche se il numero dei suoi caduti è enormemente inferiore a quello degli ucraini. Si accontenta di infliggere perdite massicce ai difensori del regime di Kiev mentre avanza con cautela: l’Ucraina viene metodicamente demolita, ma gli occidentali si rifiutano di accettare questo fatto e in tal modo non fanno che aumentare le dimensioni della propria disfatta. Inoltre avviene sempre più spesso che interi reparti ucraini si arrendano e uno di questi ha addirittura traversato il Dneper per consegnarsi ai russi. Queste defezioni, sempre più numerose, stanno terrorizzando il milieu della guerra perché possono far temere un crollo improvviso del regime, tra l’altro ormai in mano al battaglione Azov, mentre invece si spera di arrivare alle elezioni americane in fase di stallo, altro concetto fasullo con il quale si è esercitato per mesi l’onanismo occidentale.
Non esistono guerre a somma zero ed è proprio questo che è insopportabile da accettare, anche perché al ceto politico che ci ritroviamo verrebbero a mancare i croccantini. E allora un sommesso bau bau potrebbe essere la dichiarazione finale.
agbiuso
Riporto qui integralmente un altro articolo di Alberto Capece, dedicato agli sviluppi anche futuri della politica/guerra internazionale, il cui contenuto mi sembra assai plausibile e molto lucido.
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I giochi di guerra e il croupier Draghi
il Simplicissimus, 25.4.2024
Si sta diffondendo sempre di più l’idea che Draghi arrivando alla carica di commissario europeo al posto della minus habens von der Leyen diventi l’uomo della guerra alla Russia. Ma naturalmente come tutte le cose che si sentono dire troppo spesso e che sono un po’ troppo ovvie c’è qualcosa che non funziona: gli ucraini ormai sono agli sgoccioli, i soldi arrivati da Washington possono forse facilitare una resistenza per qualche mese, diciamo fino alle elezioni americane, ma poi non ci saranno più uomini da mandare al macello, anche perché già adesso si hanno continue diserzioni e quindi per l’Europa non si tratterebbe di sostenere il conflitto, ma di entrarci direttamente con iniezioni massicce di truppe ( al di fuori dell’articolo 5 della Nato) che sarebbero del tutto impreparate e di bassissimo morale, con comandi che di fatto non hanno mai affrontato una guerra vera, con relativamente pochi armamenti peraltro mediocri e tutto questo contro l’esercito più forte del mondo e contro una potenza nucleare che – nell’assurda ipotesi di essere messa alle strette – ci spazzerebbe via dalla faccia della terra. In realtà non appena il numero di caduti cominciasse a fare massa i governi europei cadrebbero come birilli.
Per quanto posano essere stupide le élite europee, per quanto possano essere il peggio in fatto di inettitudine che la Cia è riuscita a raccogliere e a sistemare tramite i vari circoli, fondazioni, istituti reazionari e centinaia di miliardi di dollari sparsi nell’arco di un quindicennio, non penso che possano credere alle balle che fanno dire alla loro informazione e vogliano davvero entrare in un conflitto che li distruggerebbe, anche se sono andati troppo avanti per tornare indietro come se nulla fosse. Ora cerchiamo di esaminare i tre punti caldi dai quali potrebbe scaturire una guerra mondiale: l’ex Ucraina, lo Stato sionista in Palestina e Taiwan, ognuno con una peculiare situazione e con una peculiare partita da giocare. Ma in tutte e tre l’Occidente appare perdente perché non può permettersi di alzare la posta. D’altra parte non può nemmeno permettersi di apparire come sconfitto. Dunque è mia opinione che i tamburi di guerra vengono fatti rullare di continuo con un riferimento ormai ossessivo alla terza guerra mondiale, come espediente retorico per camuffare la ritirata. Alla fine quando l’Occidente dovrà rinunciare a qualcosa lo farà – così verrà detto ai cittadini – per evitare in extremis un conflitto nucleare che in realtà è solo l’Occidente stesso ad evocare.
Per quanto riguarda Israele, gli iraniani hanno recentemente mostrato loro chi comanda davvero e gli Stati Uniti si sono piegati in modo molto silenzioso e discreto mentre i sionisti sono tornati a ciò che sanno fare meglio: uccidere i palestinesi. Si, certo, c’è stata una coda di presunte e false “risposte” a Teheran con relativi depistaggi che a mio parere hanno coinvolto anche Pepe Escobar a cui è stata raccontata la fola degli F35 in volo con bombe al neutrone e che sarebbero stati abbattuti da russi col consenso americano. Purtroppo non si trovano né gli ordigni né gli aerei abbattuti perché non sono mai esistiti. In questo pezzo che racconta gli assurdi del pensiero strategico americano si trova la ragione per la quale gli americani non pensano a uno scontro diretto con l’Iran.
La stessa cosa vale per l’ex Ucraina: la situazione interna è ormai totalmente compromessa e l’attacco alle strutture elettriche, idriche e di servizio sta riducendo di molto gli effetti della propaganda di regime, le persone fuggono dai reclutamenti, disertano dai reparti e la situazione sta diventando esplosiva. Se poi qualcuno come la Francia o gli staterelli baltici o la Polonia, vuole intervenire il sospetto è che lo faccia non tanto per tentare di fermare i russi, quanto per controllare l’evoluzione politica a Kiev ed evitare un tracollo prima delle elezioni americane. L’avvio di un possibile Armageddon nucleare per evitare di apparire sconfitti sembra piuttosto improbabile, poiché esistono modi molto più semplici e meno costosi per distrarre l’attenzione del pubblico il quale probabilmente dopo un mese di assenza di notizie non ricorderà più cos’è l’Ucraina e quale sarebbe stata la presunta causa da difendere. Esattamente come si è scordata del tutto dei bombardamenti ucraini sui civili del Donbass prima che cominciasse l’operazione speciale e che ne sono stati la causa.
Quanto a Taiwan le probabilità di uno scontro reale sono remote: il maggior partner commerciale dell’isola è la Cina continentale con la quale i taiwanesi hanno stretti legami di sangue, di lingua e di cultura. La risorsa più importante è la Tsmc, la grande azienda produttrice di chip avanzati, anche se la Cina sta facendo passi da gigante nella produzione di analoghi processori. Pure gli Stati Uniti stanno cercando di recuperare terreno, ma sembra che lo facciano più lentamente. Pertanto, sia gli Stati Uniti che la Cina dipendono dai chip taiwanesi e se iniziassero una guerra lì, entrambi perderebbero. Certo gli Usa tentano di utilizzare la propria tecnologia politica, usata per destabilizzare Paesi in tutto il mondo, in modo creare un cuneo tra Pechino e Taipei, ma il fattore determinante in questo caso è il fatto che la Cina si sta sviluppando, mentre gli gli Stati Uniti stanno decadendo.: l’ago della bussola gira verso il continente asiatico, non certo verso la lontanissima America. In realtà non c’è più storia riguardo alla conclusione finale.
Al termine di questo excursus forse troppo lungo, ma che ho sentito di dover fare per compensare le troppe cose che si sentono in giro, credo che alla fine Draghi come un accorto croupier utilizzerà i giochi e lo spettro della guerra per impoverirci ulteriormente a favore delle oligarchie di cui è un fedele servitore e per sbarazzarsi delle residue libertà. Con il pretesto di un possibile conflitto totale trasferirà tutto il potere all’entità europea cercando di incollare con il mastice della paura ciò che sta per scollarsi. Cioè sarà molto più dannoso che se davvero volesse fare la guerra.
Michele Del Vecchio
Non conoscevo Alberto Capece e l’ho letto con piacere, soprattutto quando enuncia e sviluppa la tesi che la supremazia occidentale sia dovuta esclusivamente alla sua potenza militare e non alla adesione al sistema di valori che quella potenza sostiene.
Interessante poi la prospettiva che egli presenta nella seconda parte del suo articolo, in cui afferma che ora il vento è cambiato. La Russia ha preso in mano il proprio destino e si è aperto uno scenario nuovo rispetto al passato:gli Stati Uniti e i loro alleati hanno perso sia il “potere morbido” che il “potere duro”. Speriamo che sia davvero così, come scrive il nostro Alberto Capece.
Grazie per la segnalazione.
agbiuso
Sì, Michele, speriamo che l’imperialismo degli Stati Uniti d’America e la sottomissione davvero invereconda dei governi europei agli interesse economici e politici degli americani possano almeno rallentare.
E che il macello ucraino (che prosegue solo per la volontà davvero feroce del governo statunitense) si concluda il prima possibile, con le giuste garanzie che allontanino dai confini russi le forze – convenzionali e nucleari – della NATO, una struttura che avrebbe dovuto essere smantellata dopo la fine dell’URSS e del Patto di Varsavia.