Skip to content


Transizioni

Transizioni

Transizioni
Aldous, 27 gennaio 2024
Pagine 1-2

A partire dal caso della città dove abito, Milano, ho cercato in questo articolo di analizzare il significato, le contraddizioni e la forte spinta transumanista di alcune recenti tendenze alla “transizione”: transizione digitale, transizione ecologica, transizione di genere.
Tali transizioni sono fondate su un moralismo estremo che intende sostituire (per usare le categorie platoniche) il Vero con il Buono, dove che cosa sia Buono è naturalmente stabilito da chi ha il potere e le risorse economiche per convincere le masse degli spettatori.
Tutto questo è espressione di una posizione storico-politica ancora più ampia: l’occidentalismo. Esso consiste nella certezza che i valori dell’Occidente anglosassone (e non dell’Europa) siano valori universali, indiscutibili e santi. Un occidentalismo molto aggressivo, manicheo e sostanzialmente suicida visto che l’Occidente rappresenta una minoranza sul pianeta, sia dal punto di vista economico sia da quello demografico e in relazione alle risorse naturali.
Il rischio per un’Europa asservita all’ideologia occidentalista è di cadere nella spirale di una transizione verso la propria fine.

[L’articolo è uscito anche su Sinistrainrete]

2 commenti

  • Michele Del Vecchio

    Febbraio 20, 2024

    Ho letto l’articolo sulle “transizioni” che ci stanno portando verso esiti sociali, antropologici, culturali ed esistenziali spaventosi. Come sempre la tua riflessione riesce a coniugare e correlare correttamente i molteplici centri di irradiazione di quei poteri distruttivi che operano su più livelli. Il livello materiale-tecnologico, con il suo gigantesco apparato di saperi specializzati, con il suo immenso peso economico e strumentale. Esso ci tiene saldi nelle proprie mani. Ma poi c’è la dimensione immateriale, mentale, immaginativa, riflessiva, speculativa, creativa, conoscitiva. Essa ha una parte assolutamente decisiva, fondamentale per la riuscita del programma di derealizzazione e di ingabbiamento negli schemi e negli orizzonti di morte spirituale. Essi si delineano con chiarezza già a partire dal nostro presente, dal nostro oggi, qui, dove ciascuno di noi si trova. La Coscienza infatti è entrata in campo e gioca la sua parte, quella affidatagli del Grande potere di comando-e-di-controllo. Infine guardiamo, consideriamo la dimensione più miserabile, più debole, più sfigurata, più oltraggiata, più offesa: è la dimensione del vivere quotidiano, quella del livello esistenziale di ciascuno di noi, la dimensione della nostra vita dove ognuno replica, ripete, si sottopone, si conforma, si adatta al livello generale e collettivo come un povero automa senza un proprio Io e accetta consapevolmente quella vita precostituita che ci scorre intorno che inesorabilmente ci cattura e ci sfugge. Ci sfugge perché assorbita, impoverita, senza pathos e senza che noi si sappia rivestirla di un senso, di una dignitosa e personale attenzione, di un significato che non sia uno di quelli eterodiretti che sempre portano e finiscono dentro il buco nero della demenza. Un caro abbraccio.

    • agbiuso

      Febbraio 20, 2024

      Grazie, Michele.
      È molto più di un commento, il tuo. È una consonanza che mostra in modo drammatico l’abisso di servitù volontaria nel quale i “liberi cittadini” di una terra al tramonto vivono. Davvero “il buco nero della demenza”, come ben lo definisci, che non riesce neppure a vedere quanto tuttavia gli sta davanti. E in questo modo non riesce a difendere se stesso, neppure i propri interessi, neppure la propria vita. Tutti inebriati dal sentirsi giusti, dai valori che immaginano di incarnare, quando invece implementano soltanto gli interessi di altri, spesso interessi indicibili.
      Perché “la dimensione immateriale, mentale, immaginativa, riflessiva, speculativa, creativa, conoscitiva” è la vera patria degli umani e delle società. Chi la conquista esercita un dominio incontrastato. Ma per fortuna mai totale.

Inserisci un commento

Vai alla barra degli strumenti