Sul fenomeno Woke
Aldous, 28 novembre 2023
Pagine 1-2
Politically correct, cancel culture e wokismo (stadio estremo del politicamente corretto, apparso dal 2012-2013) sono accomunati dal rifiuto programmatico della logica argomentativa alla quale sostituiscono l’attingimento a valori ritenuti superiori a ogni critica e a ogni discussione, di fatto diventati degli assoluti. Ogni ragionare deve essere sostituito da un aderire a credenze di natura morale e a pratiche di struttura fideistica, allo scopo di cancellare ogni ‘discriminazione’ reale o presunta, salvo e inevitabilmente generare discriminazioni e violenze ancora più nette e pervasive.
In questo breve testo ho cercato di delineare le radici religiose e le principali espressioni di questo fenomeno, concentrandomi sul safetyism, vale e dire sull’atteggiamento che potremmo tradurre con ‘protezionite’. Le persone, soprattutto appartenenti alle classi agiate, che da bambine non vengono mai lasciate sole a dirimere i loro conflitti cercano poi anche da adulte la protezione di una autorità superiore, non più familiare ma ad esempio universitaria, che le difenda da ogni pur minimo contrasto e conflitto con i diversi. Contrasti e conflitti che rappresentano in realtà un elemento costante delle vite e delle psicologie sane, non patologiche, e saper affrontare i quali, senza piagnucolare indicando ‘l’altro’ come ‘cattivo’, è indice dell’essere diventati davvero adulti. Una protezionite rispetto a ogni pur minimo conflitto che poi passa dalle famiglie alle istituzioni universitarie e alla burocrazia accademica.
[Foto di Zachary Kadolph su Unsplash]
4 commenti
agbiuso
Da: Come la CIA ha creato la cultura “woke”
di Eduardo Vasco – Strategic Culture
l’AntiDiplomatico, 11.4.2024
Nasce così quello che possiamo considerare l’embrione dell’identitarismo moderno. E nasce direttamente dagli uffici della Central Intelligence Agency con l’obiettivo di combattere le tendenze rivoluzionarie delle masse popolari di tutto il mondo. Negli ultimi decenni, la questione razziale ha smesso di avere un carattere di classe sociale ed è diventata una questione culturale: il razzismo non esiste perché le sue vittime tradizionalmente appartenevano a classi sociali inferiori, la cui forza lavoro era sfruttata dalle classi superiori – esiste perché si è creata una cultura all’interno della società, cioè il colpevole non è una classe sociale economicamente oppressiva che domina la società, ma piuttosto la società nel suo complesso, compresi i suoi membri poveri e sfruttati. Pertanto, il nemico da combattere non sono gli sfruttatori dell’intero popolo, la borghesia e la sua espressione internazionale (l’imperialismo), ma i cittadini comuni e, in ultima analisi, gli stessi sfruttati. Questa politica, quindi, serve solo a perpetuare l’oppressione imposta a tutti i popoli dalla classe dominante, e di fatto non combatte affatto il razzismo.
agbiuso
Segnalo la traduzione francese dell’articolo, uscita su EURO-SYNERGIES:
Sur le phénomène Woke
michele del vecchio
Viene da chiedersi, leggendo l’articolo di Biuso sul “fenomeno Woke” come è possibile che sia approdata, almeno in parte, anche in Europa una ideologia così radicalmente lontana dalla civiltà del nostro Continente. La memoria e la storia europea trattengono infatti gli incancellabili insegnamenti morali di un Kant e dei numerosi filosofi che prima, durante e dopo l’Illuminismo, dalla Scozia alla Francia, dalle terre inglesi a quelle tedesche dibattevano e ragionavano sui principi regolatori dell’agire pubblico e privato.
Queste pagine sul “Wokismo” andrebbero davvero lette pubblicamente, andrebbero trasformate in una coraggiosa lezione sulla formazione della coscienza etica e politica. Lezione rivolta ai tanti che si adagiano sui falsi e rozzi valori di sfigurati costrutti morali che sembrano partoriti dal ventre del fondamentalismo di una banda di talebani. Ma dove nasce la cultura “woke”, dove attinge il suo devastante corredo di rivendicazioni, di accuse, di negazioni? da chi ha appreso quella disposizione mentale, quella vocazione distruttiva, quel rifiuto -come scrive opportunamente l’autore- “della logica argomentativa” che ricorda da vicino quel moralismo gretto di tanti movimenti sorti durante le spietate guerre di religione del Cinquecento. La risposta di Biuso è inequivocabile: il “Wokismo” discende in linea diretta dalla ideologia del “politically correct” e dalla “cancel culture”. Gli Stati Uniti sono la terra d’origine di questi movimenti in cui si mescolano parecchie istanze rivendicative, molte delle quali hanno un impianto religioso neocalvinista ma senza più “l’assillo del divino” che invece scorreva nel sangue del fondatore della repubblica teocratica di Ginevra.
Biuso ha scritto un articolo molto bello. Perché antisettario, antidogmatico. Una lettura salubre contro tutte le chiusure di pensiero. E anche contro tutte le false aperture di pensiero. Poiché in questa povera mente “woke, forse si è posato anche qualche grumo, qualche petalo avvelenato di quel pensiero europeo del Novecento orgogliosamente nichilista e “decostruttivista”.
agbiuso
Grazie della condivisione, caro Michele, soprattutto per aver colto perfettamente il significato e le radici di questa breve analisi, che si aggiunge ad altre che tento da qualche tempo di formulare.
Grazie per aver evidenziato l’intenzione antisettaria e antidogmatica che mi muove. Perché, come hai scritto, il fenomeno Woke “ricorda da vicino quel moralismo gretto di tanti movimenti sorti durante le spietate guerre di religione del Cinquecento”.
Anche per questo è assai pericoloso e bisogna cercare di “decostruirlo” al meglio possibile.