Soltanto i ciechi e gli accecati non vedono e non vogliono vedere che quanto accade a Gaza è un genocidio, un lucido e voluto genocidio. La domanda è dunque: i palestinesi e un loro Stato hanno diritto a esistere oppure devono essere spazzati via dalla faccia della Terra?
La risposta è chiara: il problema palestinese sarà risolto quando neppure uno di loro abiterà più la Palestina, diventata definitivamente «il grande Israele».
Questo genocidio è in corso da molto tempo, è attuato da Israele ed è sostenuto in tutti i modi dagli Stati Uniti d’America, un Paese che mostra ormai senza infingimenti la propria natura guerrafondaia e terroristica, un Paese che è diventato il più pericoloso per la pace su questo martoriato pianeta.
E allora pongo di nuovo le domande che rivolsi qualche mese fa:
Che cosa autorizza un Paese come gli Stati Uniti d’America a intromettersi nelle decisioni, nella vita, nelle libertà di altri Paesi?
In nome di che che cosa gli USA sono giudici dei destini di ciò che avviene nel continente asiatico, in America Latina, nel Vicino Oriente, in Europa, ovunque?
Da dove proviene questo privilegio assoluto di stabilire per tutti che cosa sia il bene e che cosa il male?
Che cosa legittima la pretesa che gli altri popoli, stati, nazioni debbano obbedire ai giudizi, alle decisioni, alle azioni e alle armi degli Stati Uniti d’America?
Sono davvero interessato a delle plausibili risposte, che non siano l’unica possibile e realistica: «Perché gli Stati Uniti d’America sono attualmente il Paese più forte e militarizzato del mondo e i più forti fanno ciò che vogliono dei più deboli».
[La fotografia di apertura è stata scattata da Davide Amato in occasione di un evento organizzato lo scorso maggio dall’ASFU e dedicato alla guerra]
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Tirannide - agb
[…] orientale non avrebbe potuto fare di meglio. La più grande democrazia del mondo? Ma no! Gli Stati Uniti d’America sono la più grande satrapia del mondo; -alle conferme del genocidio in atto a Gaza contro gli […]
agbiuso
agbiuso
Da: Giù la maschera
il Simplicissimus, 8.12.2024
«Oggi l’Occidente non solo sostiene toto corde il regime fascista di Kiev, ma [in Siria] anche quei terroristi che allevava, ma a cui aveva dichiarato una battaglia infinita».
agbiuso
Colonialismo e imperialismo degli Stati Uniti d’America e dell’Occidente anglosassone.
Una sintesi contemporanea.
agbiuso
I guappi di cartone
il Simplicissimus, 4.12.2024
C’è un delizioso film di Totò, Un turco napoletano, nel quale il guappo di cartone che fa il bello e cattivo tempo nel quartiere, viene finalmente smascherato come fanfarone e codardo: la scena finale è gustosissima perché il prepotente non ha il coraggio di prendere in mano la situazione, ma continua tuttavia a minacciare di fare un macello pur non avendone in realtà la forza. E allora per prendere tempo si rivolge agli astanti dicendo se hanno sentito l’invito ad andarsene e poi se hanno visto il calcio in culo che gli ha dato appunto il turco napoletano. “Avete sentito?” ” Avete visto”… come a sottolineare che sta per scoppiare il pandemonio. Sì, hanno visto e sentito. E alla fine è stato cacciato.
Per quanto la geopolitica possa sembrare molto distante da questo tipo di rappresentazioni farsesche è proprio a questo che stiamo assistendo: l’Occidente complessivo, trascinato dagli Usa, tenta di reagire alla sconfitta nella sua guerra contro la Russia senza tuttavia averne davvero la forza e cominciando ad accorgersi delle forze centrifughe che stanno disgregando il Washington consensus. E allora prova con i vecchi metodi di ristabilire il dominio come se nulla fosse accaduto nel frattempo. In Georgia dove la popolazione non ha nessuna voglia di contrapporsi a Mosca e di diventare una seconda Ucraina come è nei piani occidentali, viene azzardata una sfacciata rivoluzione colorata contro un governo eletto a stragrande maggioranza e che appunto ha come programma quello di impedire che il Paese venga usato e abusato dalla Nato: si serve delle solite Ong e di una vergognosa, vomitevole presidenta che a mala pena conosce la lingua del Paese, messa lì dai soliti noti, Soros e Cia, proprio per fare da quinta colonna. È davvero una situazione nella quale viene fuori tutta la vocazione autocratica e dispotica della Ue che ovviamente appoggia il tentativo di ribaltare la volontà popolare con una sorta di piccola Maidan.
Anche in Corea del Sud il presidente sta portando avanti un colpo di Stato contro il Parlamento ritenendo che esso sia “comunista” e troppo favorevole a cercare accordi con la Corea del Nord. Anche qui tutto nasce dal cambiamento radicale dei rapporti di potenza che sono rivelati durante lo scontro con il regime paranazista di Kiev: con l’Alleanza Cina – Russia divenuta ormai organica contro lo squalo occidentale, i coreani del Sud si stanno rendendo conto di non essere altro che degli ostaggi sacrificabili di Washington, anche perché la battaglia non sarebbe certo solo con la Corea del Nord, ma contro tutti i suoi potenti vicini i quali sono dotati di armi che i sistemi occidentali non possono fermare. È da qui che nasce il golpe presidenziale, per impedire che i coreani del Sud facciano due più due.
Pure in Siria il nuovo tentativo di abbattere Assad da parte di Usa e di Israele si sta scontrando contro una Turchia che certamente vuole sterilizzare il nord – est del Paese abitato dai curdi. D’altro canto però, per avere una posizione di guida del mondo mussulmano, almeno quello sunnita, come sogna Erdogan, non può diventare amica di Israele o mettersi in linea di collisione diretta con l’Iran e nemmeno può non tenere conto dei moniti che arrivano da Mosca. Così il sedicente esercito nazionale siriano di cui ha il controllo non non pare molto attivo negli scontri.
Questo per non parlare della situazione di Francia e Germania dove ci si sta finalmente rendendo conto di quanto grande sia stato l’errore di mettersi a fare i protagonisti della guerra contro l’Ucraina: l’impero industriale tedesco sta crollando a una velocità impensabile, vista anche la contemporanea follia di Net Zero, mentre la Francia oltre ad essere piena di debiti, sta definitivamente perdendo il suo impero africano grazie anche alle azioni di appoggio militare ed economico di Cina e Russia. Persino Ciad e Senegal hanno ormai dato il benservito alla Francia. Perciò se Scholz certamente uscirà di scena a febbraio, dopo le elezioni anticipate, è molto probabile che anche Macron abbia i mesi contati.
In tutto questo il prossimo presidente degli Usa non ha trovato di meglio che indossare il vestito del guappo e minacciare i palestinesi di annientamento se per caso Hamas non restituisse gli ostaggi. Evidentemente non ha compreso bene la situazione ed è possibile che tenti anche di minacciare Mosca di continuare a fornire armi all’Ucraina se non accetta alcune condizioni di pace, come per esempio l’Ucraina nella Nato, cosa a cui la Russia non pensa nemmeno. Avete visto.. avete sentito? Attento ai calci in culo.
agbiuso
Gli “oresnicati” vanno in confusione
il Simplicissimus, 3.12.2024
Dopo due settimane dalla sua comparsa nella guerra ucraina, in realtà tra Nato e Russia, è comparso un nuovo verbo dentro lo slang giornalistico americano: Oreshniked, oresnicato. Ciò definisce molto bene il disorientamento occidentale di fronte alla nuova arma russa, Oreshnik appunto, un missile da dieci Mach assolutamente non intercettabile che può fare danni enormi senza bisogno di ricorrere a ordigni nucleari. Molti non hanno capito lo straordinario impatto a 360 gradi di quest’arma che ha infilzato i comandi occidentali con l’eleganza di un fioretto e la forza di un’ascia. Da una parte mostra come la tecnologia dei materiali compositi russa sia molto più avanzata di quella Nato e in grado di produrre ogive resistenti al calore in modo da poter attingere velocità assolutamente impossibili per le difese occidentali, anche quando – come è accaduto in ucraina – il lancio venga annunciato mezz’ora prima.
Dall’altra manda all’aria la dottrina americana, attribuita a George Kennan (chiamiamo così, giusto pro forma, questa sesquipedale cavolata da yankee) che parte dal presupposto che gli Usa sono forti e la Russia debole. Dunque di fronte alla pressione militare in Ucraina alla quale non può resistere, la Russia non avrebbe avuto altra chance che quella nucleare. Di tale dottrina, messa a punto nel dopoguerra e rimasta calcificata nelle menti americane come proposizione esistenziale, fa parte anche la convinzione che gli Stati Uniti potrebbero impegnarsi in una guerra nucleare con la Russia e prevalere. Naturalmente il presupposto è falso perché la situazione ormai è completamente ribaltata, ma vallo a dire al complesso militare, industriale e politico, talvolta indicato come “micimatt” (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think-Tank complex) che finora ha vissuto di guerre e costituisce il nucleo genuinamente fascista del potere americano. In ogni caso il ragionamento in base al quale il conflitto è andato avanti oltre ogni ragionevolezza, sarebbe questo: la Russia non può resistere alla Nato, dunque se non accetta una pace alle nostre condizioni non le rimane che la scelta nucleare che non può fare perché sarebbe perdente.
Niente di tutto ciò ha un senso perché la Russia sta vincendo sulla Nato e il suo dispositivo nucleare è vent’anni avanti rispetto a quello americano, ma questo Washington non può ammetterlo anzi sta lottando fino all’ultimo ucraino per non ammetterlo. Con la comparsa di Oreshnik Mosca dimostra che può colpire qualsiasi punto in Europa senza bisogno di ricorrere ad armi nucleari e con la capacità di distruggere interi complessi industriali o grandi concentramenti di truppe. Insomma questo libera il governo russo dal dover fare una scelta binaria nucleare – non nucleare e ciò costituisce un grave problema perché la Russia può ora gestire l’escalation occidentale con una minaccia credibile di ritorsione che è sia enormemente distruttiva, sia convenzionale. Inverte il paradigma. Ora è l’occidente che deve decidere se arrivare al nucleare o limitarsi a fornire all’Ucraina armi come missili Atacms e simili che non altereranno il corso della guerra.
Non è un caso che Washington, in evidente complicità con Tel Aviv, stia rispondendo in maniera trasversale, aprendo altri fronti, come quello contro la Siria in Medio Oriente, dove tuttavia pare che la sorpresa iniziale sia stata superata e adesso le truppe terroriste di pertinenza americana (Al Quaeda e le sue varie incarnazioni) ) vengano colpite duramente e arginate con centinaia di morti e molti depositi di armi distrutti, mentre quelle di competenza turca si sono fermate probabilmente per l’azione diplomatica di Mosca. Nel frattempo cominciano ad arrivare truppe dell’Asse della Resistenza in appoggio a quelle siriane. Insomma si delinea già un fallimento dell’attacco e probabilmente si stanno ponendo le premesse per uno smantellamento del sogno del Pentagono di non andarsene dal territorio della Siria e per un nuovo colpo al delirio della Grande Israele che già zoppica dopo il vano tentativo dell’esercito israeliano di arrivare al fiume Litani.
agbiuso
Verso la guerra endemica
il Simplicissimus, 2.12.2024
È sempre più difficile sperare che non si verifichino due cose che in sé sembrano antitetiche, ma che in realtà fanno parte di una stessa logica, ovvero la deflagrazione di una guerra tra gli Usa e le sue colonie contro il resto del mondo e assieme l’implosione del modello capitalistico occidentale. Il fatto che Trump nei giorni scorsi abbia letteralmente promesso la guerra a chiunque osi appoggiare il processo di dedollarizzazione è un’indicazione precisa di entrambe le condizioni perché è evidente che gli Usa e il resto dell’Occidente sotto il loro dominio, non possono fare a meno delle rendite di posizione e del controllo sulle altre economie, per poter sopravvivere. Come giustamente ha fatto osservare Andrea Zhok il liberal capitalismo nella sua estrema fase finanziaria non può sopravvivere se non come vertice della catena alimentare: non può essere tonno o sardina, ma è costretto ad essere uno squalo che deve per forza andare a caccia anche solo per poter respirare.
Tutti gli stravaganti ideologismi che accompagnano questa fase estrema, non sono altro che una sorta di scenario giustificatorio di un sistema che alla propria base non ha più un un’idea, ma semplicemente l’ asserzione che non c’è alternativa. E servono come cavallo di Troia per il controllo totale della popolazione che sarà assolutamente necessario per lo scontro finale che peraltro è già cominciato. E qui veniamo ad un’ulteriore e paradossale contraddizione, ossia il fatto che Trump non può sfuggire a questo destino che è scritto nelle cose stesse e nel medesimo tempo rappresenta, nell’immaginazione di una maggioranza schiacciante di elettori, l’uomo che può spezzare le catene della censura e del controllo.
Il vero problema è che se fino a cinquant’anni fa il ruolo di squalo – che stava già emergendo prepotentemente con la vittoria del neo liberismo e la finanziarizzazione dell’economia – poteva essere supportato dal punto di vista tecnologico e militare, le cose non stanno più così. Il vantaggio non solo si è ridotto, ma in alcuni settori è diventato un palese svantaggio, come per esempio quello nel campo missilistico dove Russia, Cina, Iran, Corea del Nord e ora anche India hanno realizzato vettori ipersonici che l’Occidente ancora non riesce a produrre e contro i quali non esistono difese. Perciò credo che almeno per i prossimi anni verrà evitato lo scontro frontale e si giocherà un partita a scacchi con sempre nuove guerre localizzate, ma endemiche. Esattamente come si vorrebbe fare con l’Ucraina dove si intende letteralmente mandare al massacro un’intera popolazione pur di tenere impegnata la Russia e aggiungendo poi a questa area di crisi il Medio Oriente come in questi giorni, creando ulteriori condizioni di scontro in Africa e in America Latina o nell’Asia sud orientale: una collana di guerre con la quale abbellire il collo vizzo del capitalismo finanziario.
L’unico ruolo geopolitico possibile rimasto all’Europa è di sottrarsi a questa lenta carneficina a cui prima o poi saranno sottoposti anche i cittadini dei Paesi che fanno parte della Nato e della Ue, due facce di un’unica moneta. Tuttavia questo risultato non può essere attinto nel contesto politico attuale dove la dialettica maggioranza – opposizione è una mera messa in scena: implica che le persone si diano da fare per impedire che oltre al disastro economico, propiziato dalle guerre di Washington, i cittadini si rifiutino di prendere parte allo scontro. Come? Bè in molti modi, principalmente creando forze politiche non infinitamente divise e ambigue che offrano un’ idea e una speranza di uscire dal mondo feudale che avanza. Ma anche sottraendosi alle logiche belliche. Per esempio in Finlandia da quando il Paese è entrato nella Nato, provocando una drammatica crisi dell’economia, 8000 persone che erano nella riserva militare hanno chiesto di passare al servizio civile e come ha detto uno di loro: “Prima di aderire alla Nato, la Finlandia aveva una difesa indipendente e io sarei andato al fronte. Ma ora che siamo diventati parte dell’esercito americano, non mi interessa più.” Forse, chissà, ha letto che fu Lenin a concedere l’indipendenza alla Finlandia che era passata dal dominio svedese durato sette secoli a quello dell’impero russo. Alle volte un po’ di storia chiarisce le cose.
agbiuso
Un antico (e moderno) autocrate orientale non avrebbe potuto fare di meglio.
La più grande democrazia del mondo? Ma no! Gli Stati Uniti d’America sono la più grande satrapia del mondo.
agbiuso
Da: Guerra in Siria per nascondere la sconfitta
il Simplicissimus, 1.12.2024
Sangue e ancora sangue. Per distrarre l’attenzione dall’Ucraina dove gli occidentali non sanno più cosa fare e dove proprio ieri i russi hanno fatto saltare un carico di missili a lungo raggio appena arrivati, gli Usa e Israele hanno riaperto la guerra siriana, servendosi dei terroristi ad Al-Qaeda, che sono stati ricostruiti e sponsorizzati con denaro della Cia e confidando nella collaborazione di Erdogan che con questa mossa cerca di ingraziarsi Trump. Il sultano di Ankara ha scatenato il cosiddetto esercito nazionale siriano formato da terroristi sunniti, un gruppo che si distingue per le sue atrocità e a questo proposito circola un video della decapitazione di un soldato siriano. Ma eccone qui sotto uno che mostra l’uccisione di soldati che si erano arresi.
[…]
Questo è comunque un duro avvertimento per Putin: non ci si può mai fidare degli occidentali anche quando portano doni, quando parlano di cessate il fuoco o sembrano rinunciare a qualcosa. Una tradizione che dura da oltre tremila anni ed è stata immortalata nell’Iliade. Non si deve dare loro respiro fino alla resa, e anche dopo.
[…]
Perciò è probabile che gli occidentali pagheranno quest’ultima mossa in Siria quando cercheranno di salvare ciò che resta dell’Ucraina e delle grandi risorse del Paese nel frattempo acquisite dalle grandi corporation d’oltre Atlantico. La domanda è se Trump e i suoi uomini saranno in grado di comprendere che la logica di tutto questo li allontana da una soluzione rapida dei conflitto e di quelli collaterali, oppure continueranno a percorrere il vecchio sentiero di guerra, mettendo a rischio le proprie rendite di posizione, per giunta lanciando i propri alleati all’inferno. Temo di no: l’intelligenza non abita in America, ci ha fatto solo un giro, molti, ma molti anni fa.
agbiuso
Stati Uniti d’America, la vera fonte del terrorismo internazionale.
agbiuso
Guerra o pace, memorandum per Trump
il Simplicissimus, 23.11.2024
Ciò che è successo nell’ultima settimana segna una soglia terribile per la storia occidentale e del mondo: la decisione di Washington di dare il via ai missili a lungo raggio sulla Russia, ordigni che sono controllati direttamente dalla Nato e il conseguente uso da parte russa di una nuova arma ipersonica che rende l’Europa totalmente indifesa, cambiano la natura della guerra in Ucraina trasformandola in guerra globale. Che è – mi scuso per la ripetizione – l’ultima risorsa del globalismo neoliberista per sopravvivere a se stesso e alle proprie logiche di disuguaglianza. La responsabilità di questo momento abissale – al contrario di quanto strillino i politici della domenica e i giornali fotocopiati – ricade interamente sugli Stati Uniti e sui suoi complici europei in realtà poco più che burattini infarciti di deliranti ideologismi, in un disperato tentativo di salvare un’egemonia che non esiste più nella realtà fattuale, nei rapporti di forza, nell’economia e nella tecnologia. La decisione della Corte penale internazionale, un mero strumento al servizio dell’Occidente, di emettere un mandato di arresto contro Netanyahu, dimostra che non è più possibile imporre all’intero ecumene umano stragi insensate senza perdere definitivamente la faccia. Solo un inutile e pavido bauscia come Salvini, tanto per restare in Italia, non l’ha capito.
Non è possibile aspettarsi che un vecchio rimbecillito come Biden e la sua amministrazione di cazzuti coglioni, possa in qualche modo fare marcia indietro, soprattutto perché non vuole, anzi spera che proprio una guerra ribalti il risultato elettorale. Tuttavia la situazione è arrivata a un punto tale che se anche la soglia non venisse varcata nei prossimi due mesi, lo stesso Trump avrebbe difficoltà a disinnescare questo infernale meccanismo. In ogni caso per una vera ricerca della pace egli dovrebbe tenere bene a mente alcune cose fondamentali che oggi sono molto più chiare rispetto alla sua precedente presidenza. Dovrebbe insomma fare un bagno di realtà.
La cosa fondamentale da cui partire è che l’America non è più così potente come una volta e la sua debolezza è oggi assai più manifesta del “destino” che fa parte della sua auto mitologia. Tanto per dirne qualcuna: dopo vent’anni di guerra i Talebani dominano incontrasti l’Afghanistan e hanno persino acquisito gigantesche quantità di armi moderne abbandonate dagli Usa, compresa l’aviazione. In Siria non sono riusciti a cacciare Assad e sostituirlo con un loro fantoccio. In Iraq sono letteralmente odiati e in tutto il Medio oriente c’è un graduale ridislocamento delle potenze locali, Arabia Saudita compresa,. Gli Houti hanno cacciato la marina degli Stati Uniti dal Mar Rosso. Persino il Niger ha mandato via gli americani e la Nato. L’assegno in bianco concesso al sionismo ha alienato qualsiasi simpatia verso gli Usa e il dollaro sta perdendo sempre più terreno. Ora, capisco la difficoltà di comprendere da parte di un americano nato e cresciuto dentro il paradigma dell’impero (persino i britannici sono restii a rendersi conto emotivamente di vivere ormai a Lilliput): ma come si può pensare che se le portaerei non hanno intimorito gli Houti, dovrebbero spaventare i cinesi?
Il fatto è che non solo gli Usa hanno perso l’appeal che avevano, ma non fanno più tanta paura, così che la carota è avvizzita e il bastone è diventato più corto: l’Ucraina è stata, per così dire, il momento della verità e ha smascherato le debolezze nascoste dietro le continue guerre coloniali contro Paesi assai più deboli. Le armi americane che poi sono quelle della Nato si sono rivelate fragili, costosissime e prodotte in numero insufficiente. Per di più si è evidenziato un gap soprattutto nel settore missilistico che non è tale solo nei confronti della Russia, ma anche della Cina, della Corea del Nord e adesso anche dell’Iran e dell’India. Gli stessi generali del Pentagono da troppo tempo sono soltanto lobbisti dell’industria degli armamenti. Soltanto se Trump si renderà conto di queste realtà avrà la forza di cercare la pace invece dello scontro.
Oltre a questo c’è da tenere conto che dopo tutte le sanzioni comminate alla Russia essa è cresciuta economicamente molto più dei suoi avversari e odiatori tanto da essere diventata la quarta economia del pianeta in termini di Pil pro capite come dice lo stesso Fmi. Perciò la cosa più saggia sarebbe lasciar perdere l’Ucraina come piattaforma per tentare l’assalto alla Russia: queste logiche sono ormai quelle del passato e sarebbe anche bene chiedere scusa per l’inutile massacro generato. Oggi le cose stanno diversamente e se Trump vuole davvero cambiare rotta deve tenere a mentre tre cose: che il potere mondiale si è spostato, che gli Usa e le sue colonie non sono nelle condizioni di cambiare questa realtà con la forza, che la multipolarità è il futuro.
Trump ha quattro anni pieni per ribaltare le logiche dell’America unipolare che alla fine hanno danneggiato la sua stessa popolazione: non potrà più essere rieletto e dunque potrebbe modificare la narrazione imperiale e il suo endemico bellicismo, oltre che le realtà di potere interne andate fuori di testa e fuori controllo. Dubito che abbia il retroterra necessario per farlo, ma come si dice l’ultima a morire è la speranza.
agbiuso
I buoni, i cattivi e la realtà
Carlo Rovelli, Corriere della Sera, 14.11.2024
I democratici dei Paesi occidentali si disperano per le elezioni Usa. Lo Spiegel titola «La fine dell’Occidente». Il motivo per tanta disperazione per questo capitolo dell’usuale alternanza in Usa, è l’idea di un conflitto fondamentale in corso nel mondo: un conflitto fra i buoni e i cattivi.
I buoni difendono i sacri valori democratici. Cattivo è chi mette in discussione i buoni: cittadini che non si sentono rappresentati; Paesi che votano per leader definiti illiberali o partiti che non sono alleati ai buoni; Paesi che a larga maggioranza preferiscono altre organizzazioni del vivere sociale, come la Cina. I buoni hanno un’idea alta della democrazia, che non si riduce alle elezioni. Il risultato delle elezioni è da condannare, quando non è loro favorevole. Se per esempio l’Algeria, l’Egitto, il Cile, o Gaza, votano per un partito che non piace ai buoni, allora i vincitori delle elezioni vanno fermati, anche con interventi militari, colpi di stato, appoggio a dittature. Se Paesi come Russia o Ungheria votano politiche che non piacciono ai buoni, allora non si tratta di «vera democrazia». In quei Paesi i media sono asserviti al potere. Lo sono anche nei Paesi veramente democratici, ma meno.
Più sottile è la logica dei buoni per quanto riguarda il governo del mondo: nel dopoguerra sono stati tentati germi di democrazia mondiale, come l’Assemblea dell’Onu; ma i buoni dichiarano che la maggioranza del mondo non è democratica, quindi non si deve tenere conto di maggioranze democratiche nel mondo. Il mondo deve essere controllato con le armi dai veri democratici. I veri democratici non possono accettare che ci sia democrazia. Metterebbe in dubbio la loro legittimità a essere più democratici degli altri.
All’interno dei singoli Paesi, la logica è simile. Una decisa maggioranza dei cittadini Usa non si sente rappresentata. Non è difficile capire perché. La candidata democratica fa una campagna elettorale centrata sull’idea che lei viene da una famiglia normale, eppure è riuscita ad arrivare ai vertici: questo — dice — è il sogno americano. Non siete contenti — chiede — del fatto che anche voi avreste potuto fare la carriera che ho fatto io? Se non riuscite ad arrivare a fine mese, è perché siete pezzenti, non siete stati capaci come me di passare sulla testa di sorelle e fratelli, e farvi strada sopra gli altri. Non è bello vivere questo sogno Americano, dove chi ha più di doti di voi vi passa sulla testa? Una dozzina di famiglie detiene più ricchezza del resto del Paese: non è poi così strano che questo resto, in difficoltà per l’inflazione, esprima dissenso. Per calcoli geopolitici, la potenza che si arroga la leadership mondiale soffia sul fuoco di guerre che potrebbe fermare in pochi giorni, causando sofferenze inaudite: non è strano che molti giovani dicano: io non ci sto.
Non mi piacciono le scelte politiche e ideologiche del presidente eletto negli Usa. Non mi piace lui. Ma la demonizzazione della sua persona, senza discussione politica, su cui si è basata la campagna elettorale dei democratici è stata ridicola. A credere al New York Times, la democrazia è in pericolo: il nuovo presidente cancellerà elezioni, farà arrestare nemici politici, diventerà dittatore come Hitler, farà leggi razziali e… invaderà la Polonia? È il panico di un’élite messa in discussione. La maggioranza dei votanti non l’ha bevuta.
Il presidente eletto ha fatto una campagna altrettanto rozza. Ma anche detto cose concrete. Che quando era presidente non ha iniziato guerre; vero. Che le guerre le ha fatte finire; vero. Che vuole fare finire la guerra in Ucraina. Se riesce a salvare migliaia giovani ucraini e russi da una insensata morte nella neve (cos’è più stupido che morire per un confine venti miglia più in qui o più in là? O morire per la gloria di un impero lontano?), se ci riesce, sarò felice per queste elezioni. Ha detto che con i leader del mondo vuole negoziare. Nelle capitali del mondo vorrei leader che dicano questo. Non quelli che chiamano nemico chi non si sottomette.
Il racconto dei buoni che difendono la democrazia contro gli autocrati è un farsa: la politica internazionale oggi è, purtroppo, gioco di potere, non di valori. Gli eserciti dell’occidente sono ovunque nel pianeta per diffondere valori tanto quanto gli stermini della popolazione delle Americhe erano per diffondere i valori del cristianesimo. Le élites al potere difendono la democrazia per lo stesso motivo per il quale Luigi XIV difendeva il Dio che legittimava il suo essere re.
Il lato più amaro di questo uso ipocrita degli ideali è che gli ideali ne vengono insozzati. Io aspetto con trepidazione il momento in cui si comincerà sinceramente a parlare di democrazia. Lo aspettano miliardi di esseri umani. Una democrazia genuina, con decisioni prese collettivamente nel pianeta attraverso discussione, regole condivise, non imposte con le armi. Possiamo arrivarci, nel pianeta. Per arrivarci, dobbiamo uscire dalla logica perversa dei buoni democratici, con armi e ricchezze, contro tutti gli altri, dentro e fuori i loro Paesi. Il risultato delle elezioni Americane ci aiuta a uscire da questa logica. Una logica che, credo, ci stava portando verso la Terza Guerra Mondiale. È possibile che questa elezione abbia allontanato lo spettro della guerra mondiale. Se sia così non lo so, non lo può sapere nessuno, ma potrebbe essere stata una benedizione.
agbiuso
«Qualunque amministrazione americana non sarà in grado di mettere mano ad alcun problema, perché è l’America stessa il problema»
Da: Usa, golpe a suon di missili?
il simplicissimus, 21.11.2024
agbiuso
Patetiche provocazioni
Il Simplicissimus, 19.11.2024
La notizia che Biden o meglio chi per lui ha autorizzato l’utilizzo di missili a medio raggio sulla Russia ha suscitato molta impressione per il pericolo che questo porti a una deflagrazione nucleare. Ma in realtà si tratta del patetico tentativo di un’amministrazione, di una élite marcia che vive di una realtà autocostruita e di un impero in declino che tentano di fare paura. Sì, la mossa della Casa Bianca è sconsiderata, riprovevole e odiosa, come del resto accade ormai da quarant’anni a questa parte, soprattutto perché è gratuita e inutile. Non sarà certo una gragnuola di Atacms con una gittata di circa 300 chilometri che permetterà all’Ucraina e alla Nato di vincere una guerra che ha già perso: questo tipo di missile, sia pure con una gittata inferiore, è già stato usato da oltre un anno e mezzo senza che questo abbia avuto un visibile effetto sulle operazioni belliche, ma solo sulla narrazione mediatica. Lo scopo finale è quello di continuare a reggere l’immagine cinica e assurda di un’ America muscolare che non deve scendere a patti. E ovviamente di creare delle difficoltà a Trump che minaccia seriamente il ricco racket della guerra, almeno di quella in Ucraina.
Certo l’arroganza della classe dirigente americana che si è arroccata dietro un vero e proprio prostituto dell’imperialismo come Biden, non conosce limiti. Ha sanzionato la Russia fino in fondo (senza alcun risultato, peraltro), ha trasformato in arma il regime neonazista di Kiev, ha già ucciso civili nel territorio russo della Crimea con Atacms, ma ora Biden sta dichiarando che di fatto la guerra è tra la Russia e la Nato, ovvero tra Mosca e Washington nella speranza che i dirigenti russi replichino in maniera da dare corpo a questa realtà. Tuttavia ciò si basa sull’illusione, meglio sull’auto illusione.
Nel mondo reale gli Usa devono fare i conti con le carte che hanno effettivamente in mano:
L’apparato di difesa statunitense spende quanto il resto del mondo messo assieme, ma è ormai indietro di almeno un decennio rispetto ai suoi pari nello sviluppo di armi. Ad esempio, ormai Russia, Cina, Corea del Nord, Iran e oggi India hanno la tecnologia dei razzi ipersonici, che gli Stati Uniti non riescono ancora a realizzare e i cui modelli sperimentali sono comunque di velocità ampiamente inferiore a quelli degli avversari. Sarebbe interessante anche una disamina sulla vetustà del comparto nucleare e dei suoi vettori, ma questo esula dagli scopi di questo post. Solo vorrei ricordare che le magnificate imprese missilistiche dei privati si basano sulla riproduzione sostanziale dei motori a razzo dell’era sovietica.
Lo stato del sistema educativo è tale che metà della popolazione è funzionalmente analfabeta al punto da non essere in grado di leggere nemmeno una favola per bambini o di capire le istruzioni sulle confezioni dei medicinali. Il che naturalmente è un grande vantaggio per Big Pharma. Nel frattempo, il tasso di alfabetizzazione reale e non formale in Russia è del 99,8%, abbastanza ragionevole per un paese sviluppato, mentre in Cina è del 94 per cento nelle regioni occidentali e del 99 per cento in quelle orientali, il che è davvero sorprendente visto che mezzo secolo fa era sotto al 20 per cento. Il numero di laureati nelle materie tecnico – scientifiche è enormemente superiore in questi Paesi che negli Usa (appena 7 %) mentre è in rapido declino in Europa dove le famiglie non sognano più per i propri figli un futuro da ingegnere o fisico o matematico, ma lauree facili ed inutili o carriere da Grande Fratello e da riviste di pettegolezzi. Ci si può scherzare, ma si tratta di una caduta drammatica.
Il livello di corruzione è stratosferico ad ogni livello, come dimostra anche il fatto che molti politici e funzionari che soffiavano e soffiano sulla guerra ucraina sono tornati con le valigie piene dei soldi stanziati per sostenere il regime di Kiev.
Il debito pubblico degli Stati Uniti, ora ammonta a qualcosa come un terzo del Pil globale e aumenta di un trilione di dollari ogni trimestre. I pagamenti degli interessi sul debito federale degli Usa stanno superando le principali categorie di spesa federale una dopo l’altra: hanno superato la spesa per la difesa all’inizio di quest’anno e si stanno preparando a superare la spesa per la previdenza sociale. Questo stato di cose non può durare per sempre. Tanto più che si sta raggiungendo il picco nella produzione di gas e petrolio con la tecnica del fracking dopodiché si dovrà ritornare ad importare questi beni energetici.
Potrei continuare con questo elenco all’infinito. Ma credo che appaia chiaro come occorra un’opera di ricostruzione del Paese, anche se da un punto di vista istituzionale resta difficile immaginare in quale modo ciò possa avvenire. Gli Usa possono godere del mito che hanno diffuso a piene mani su se stessi, cosa che spesso impedisce di misurare la situazione reale. Ma con i miti non si vincono le guerre.
agbiuso
Martino Dettori
@ilpetulante
Trump vuole contenere l’Europa. Non solo Cina e Russia
Se c’è un momento storico nel quale si evidenzia in tutto il suo splendore la subalternità dell’Europa agli Stati Uniti, è questo. Se prima questa subordinazione era solo intuita, ora, con il secondo mandato di Trump, è venuta alla luce del sole.
Vedete, fino a quando sullo scranno dello studio ovale c’era (che ci sia ancora è solo una pura formalità) Joe Biden, l’Europa era sicura del suo ruolo di servo sciocco (ma coccolato) degli USA: pronta a immolarsi per difendere l’egemonia e l’eccezionalismo americano, con il supporto pieno di Washington, che faceva la sua generosa e grossa parte in armi e dollari.
Ora che Trump si appresta a tornare nello studio ovale, le cose sono destinate a cambiare. Intendiamoci: il servilismo dei paesi europei non è svanito, perché tutto sommato, la linea degli Stati Uniti – il padrone – è sempre la stessa: preservare la propria egemonia, mandando allo sbaraglio i propri servi. E’ cambiato però l’approccio alla questione. Rispetto all’amministrazione dem, Trump ritiene che l’Europa sia un problema: un pozzo di spesa e di grattacapi per i contribuenti americani, un assetto di nazioni che a parole si dichiara fedele all’America, ma col cuore la tradisce.
E questa idea trumpiana — in realtà mai nascosta — terrorizza le cancellerie europee, perché sottintende l’intenzione di Trump di contenere non solo la Cina e la Russia, ma anche l’Europa stessa. In altre parole, per Trump, l’Europa non è un vero alleato, ma è un’entità geografica e politica che sfrutta l’America, la sua potenza militare e i suoi mercati, e impedisce all’economia americana di crescere, esattamente quanto lo impedisce la Cina.
I dazi ai prodotti europei, l’idea di ridimensionare il ruolo degli USA nella NATO, e l’intenzione di giungere a un accordo di pace tra Russia e Ucraina per non spendere più un quattrino in quella guerra assurda, sono un chiaro segnale di questo mutamento di approccio.
Un cambiamento di paradigma formidabile che ora sta mettendo in grosse difficoltà le cancellerie europee e Bruxelles, che non sanno più che mano darsi per far capire al nuovo inquilino della Casa Bianca che loro sono sempre fedeli allo zio Sam, anche a costo di darsi la zappa sui piedi (v. sanzioni russe). Del resto, l’ultima proposta che proviene dalla UE è davvero esilarante e da la misura del grado di servilismo europeo: comprare NGL americano per riequilibrare la bilancia commerciale con gli USA e magari scongiurare così i dazi.
Come finirà questa storia di servi e padroni, lo vedremo prossimamente. Quello che oggi è chiaro è che — parafrasando Kissinger — essere nemici degli USA può essere pericoloso, ma esserne subalterni è fatale.
agbiuso
Buone notizie 🙂
Da: Sciopero del sesso contro l’elezione di Trump
il Simplicissimus, 8.11.2024
«Ma la cosa più divertente è la notizia che un certo numeri di donne americane le quasi si auto definiscono liberali ( anche se non so davvero cosa significhi in realtà), per protesta contro l’elezione di the Donald hanno intenzione di astenersi dal sesso per i quattro anni di presidenza. La notizia nasce da centrali del wokeismo mediatico come la Cbs News o il Washington Post che hanno diffuso articoli sul fatto che il “movimento 4B” della Corea del Sud (negare il sesso agli uomini per ridefinire l’equilibrio di potere di genere) stava guadagnando terreno tra le femministe negli Stati Uniti subito dopo la sconfitta della Harris».
agbiuso
L’orribile giornata dei servi sciocchi
il Simplicissimus, 7.11.2024
Benché Trump mi sia sempre stato antipatico, fin dal momento della sua trasformazione da magnate di secondo piano a politico piuttosto rozzo, la sua straordinaria vittoria mi ha regalato una giornata divertente. Vedere la confusione e l’imbarazzo nella quale sono caduti i servi sciocchi dell’informazione e della politica europea è stato impagabile, soprattutto perché i personaggi e le comparse della macchina globalista sono apparsi, proprio loro che da un decennio attuano una sorta di menzogna sistematica, preda di un senso di irrealtà. Non ci volevano credere, fino all’ultimo hanno tentato di rimanere dentro la loro fiaba e ci sono stati giornaloni che hanno riproposto i loro falsi sondaggi persino a giochi elettorali conclusi. Erano certi che il miliardo di dollari speso da Kamala per ostentare la sua testa vuota, la manipolazione delle macchine per il voto elettronico e quella delle schede elettorali, l’incessante e martellante campagna di falsità su Trump, l’esercito di migranti pronto ad andare alle urne, avrebbero riproposto lo scenario del 2020.
Ma nulla è servito se non forse ad evitare che la Harris perdesse con 30 milioni di voti di differenza: la distanza tra i due candidati era troppo grande per essere colmata. E tuttavia ci sono stati persino capi di Stato che hanno ritardato l’invio delle congratulazioni in attesa di un “miracolo” e/o che hanno augurato a Trump non un buon lavoro, come di rito, ma buona salute, come se fossimo nel Gattopardo. Per non parlare degli idioti che governano la perfida Albione in nome e per conto dei Rothschild, i quali hanno tentato ufficialmente di dare una mano a Kamala, senza nemmeno pensare che avrebbe potuto vincere Trump. A fianco potete vedere la previsione pubblicata da diversi giornali di area tedesca pochi giorni fa e che davano per certo la Harris come vincitrice assoluta. Non a caso sono gli stessi fogli che ogni giorno strillano sul cambiamento climatico, sulle virtù miracolose dei vaccini a mRna, sulla vittoria dell’Ucraina e si interrogano quotidianamente sull’uso dei pronomi, cercando contemporaneamente di minimizzare le stragi in Medio Oriente. È davvero gente affidabile e onesta.
L’effetto è stato massimo in Europa e in Italia che nella loro condizione di provincia dell’impero sono più disponibili ad essere più realiste del re. Alla fine di una giornata di incredulità la tesi più gettonata è stata la più assurda possibile, testimonianza inequivocabile di un QI etico ed intellettuale che sfiora il livello della temperatura ambiente: Kamala (che lo ricordiamo è vicepresidente) sarebbe stata sconfitta perché non ha preso abbastanza le distanze da Biden. Si badi bene da un presidente osannato in ogni sua mossa e le cui precarie condizioni mentali sono state sempre negate come se si trattasse di una bestemmia e non di una realtà visibile ad ogni intervento del vecchio Joe. Naturalmente non hanno capito che nelle elezioni precedenti il mondo globalista era molto più unito e ha giocato il tutto per tutto, mentre questa volta, dopo i disastri bideniani e la consapevolezza di aver così clamorosamente sbagliato da aver facilitato la nascita di aggregazioni politico – economiche alternative come i Brics, non c’era più un accordo. È per questo che non ci sono stati brogli massicci e che il risultato è stato accettato senza tentare di ribaltarlo con i ricorsi o in piazza come avviene per le rivoluzioni colorate. Qualcuno forse tenterà qualche colpo di coda giudiziario, ma a rischio davvero di una rivoluzione e/o di una secessione.
Vedremo quanto ci vorrà perché le opinioni espresse dall’informazione comincino a cambiare, come già sta succedendo in America dove si iniziano ad elencare gli errori commessi. A partire dal fatto che questioni sociali come per esempio quella degli ispanici siano state trattate come problemi identitari, per finire all’ambiente repressivo che ha reso impossibile l’espressione di qualsiasi opinione che non fosse “quella giusta”. Sta di fatto che la vittoria di Trump ci dice due cose principali. La prima rivela che le elezioni del 2020 sono state rubate come dimostra chiaramente lo specchietto del voto democratico negli anni:
Kerry 2004 – 59 milioni
Obama 2008 – 69,5 milioni
Obama nel 2012 – 65,9 milioni
Clinton 2016 – 65,9 milioni
2020 Biden – 81,3 milioni
2024 Harris – 66,4 milioni
L’anomalia è evidente e non c’è nemmeno bisogno di spiegarla, anche se forse un corso differenziale per i redattori dei giornaloni sarebbe auspicabile.
La seconda è che lo stato profondo o “Blob” può essere sconfitto quando le persone ne hanno abbastanza e quando le contraddizioni in seno ai potentati di potere esplodono. Soprattutto la vittoria di Trump, molto al di là dello stesso Trump, ci dice che il globalismo e i suoi ideologismi hanno ormai perso quella specie di appeal messianico grazie al quale sono state nascoste sotto il tappeto tutte le questioni sociali e geopolitiche.
Quanto tempo dureranno i governi che si sono nascosti dietro questi veli per secondare la guerra ibrida mondiale, iniziata dall’élite finanziaria degli Stati Uniti nel 2001 per il dominio mondiale? Molto poco, visto che tra un po’ dovranno vedersela da soli contro la Russia se proprio vogliono continuare come burattini decapitati la loro guerra in Ucraina fatta per conto di un egemone che ora vuole ritirarsi: il governo Scholz è entrato ufficialmente in crisi poche ore dopo l’annuncio della vittoria di Trump con il licenziamento del Ministro delle Finanze Christian Lindner e probabilmente l’anno prossimo sarà la volta di Macron e della sua presunta premiere dame travolti dal fallimento del loro pseudo rinnovamento industriale che sta affondando come piombo. Con Kennedy alla sanità Usa forse l’estate prossima potremo essere liberi anche dalla von der Leyen e dai suoi sgherri del globalismo corrotto. E chissà magari si potrà tornare anche a fare politica.
agbiuso
Chiunque dovesse ottenere la nomina a presidente degli Stati Uniti d’America, la realtà è che non si tratta più di elezioni democratiche ma di un multiforme imbroglio. Questo articolo ne chiarisce bene le modalità (anche) tecniche.
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Usa al voto: il trucco c’è e si vede
il Simplicissimus, 4.11.2024
Domani gli Stati Uniti vanno al voto e qualcuno sostiene che si tratti di un appuntamento epocale. Lo è in effetti per certi versi, quelli che concernono l’ideologia globalista e neofeudale che ha sostituito la politica con la biopolitica e l’umanesimo con il transumanesimo, la libertà con il conformismo e trasformato l’idea di eguaglianza in quella di sudditanza. Per ciò che invece concerne le pulsioni imperiali non cambierà molto dal momento che ormai l’economia americana dipende in gran parte dalla sua capacità di imporre il dollaro con la minaccia sia militare che finanziaria. Non è qui il caso di approfondire le dinamiche attraverso cui il neoliberismo ha indebolito gli Usa e consiglio a questo proposito la lettura del Declino dell’Occidente di Emmanuel Todd: ma un Paese in cui solo il 7,2 per cento delle lauree riguarda tutti gli ambiti tecnici e scientifici, è davvero nei pasticci e quando le rendite intellettuali si saranno esaurite saranno guai. Ecco uno dei motivi per cui gli Usa vogliono castrare l’Europa dove l’effetto neoliberista non si è ancora del tutto manifestato e in Germania, tanto per fare un esempio, i laureati nelle materie tecnologiche sono ancora il 20 per cento.
Basta, se no vado avanti fino a domattina, il cappello troppo lungo vuole introdurre un altro tema, ovvero quello dei brogli elettorali che negli Stati Uniti sono diventati una nuova realtà politica con cui fare i conti e il cui influsso sarà chiaro dopodomani. Negli ultimi anni si sono verificati diversi casi di atti illeciti, dall’intimidazione degli elettori alle pressioni sui funzionari, fino agli attacchi informatici e alla diffusione mirata di informazioni false come è avvenuto nella sfida Trump – Biden, ma ancor prima nella competizione con Hillary Clinton. Grazie all’avvento di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e i computer di grande velocità, ci sono nuovi strumenti per influenzare l’opinione pubblica come per esempio mostrare falsi personaggi pubblici che fanno pubblicamente il loro sostegno, magari proprio il giorno delle elezioni, quando le eventuali smentite saranno prive di efficacia. Di conseguenza, il processo elettorale dipende non solo dall’effettivo sostegno popolare, ma anche dall’efficacia con cui vengono utilizzati questi strumenti di manipolazione.
Per intervenire nelle prossime elezioni, il partito democratico americano ha sviluppato diversi scenari che dipendono dalle condizioni geografiche e meteorologiche negli Stati indecisi, nonché dalla densità di popolazione e dallo stato economico dei luoghi. Per esempio secondo l’analista senior del Centro di ricerca della Northwestern University, che studia i processi elettorali americani si è lavorato molto per creare code artificiali ai seggi elettorali in aree densamente popolate e di ritardare il processo di voto il giorno delle elezioni. Alcune società affiliate ai democratici, come la Bully Pulpit International (che opera anche in Europa) e Gmmb (legata alla fondazione Gates), stanno da tempo reclutando persone per formare code ai seggi. Lo scopo è quello di creare lunghe file e scoraggiare così gli elettori ben sapendo che i repubblicani sono quelli che prediligono il voto nei seggi e non quello postale. Questo senza dire che il numero dei seggi nelle aree densamente popolate degli Stati chiave sono stati fortemente diminuiti.
Poi c’è il problema dei clandestini: in Arizona, per esempio, un democratico pentito, ex assistente del Segretario di Stato, ha rivelato di aver aiutato almeno 12.000 migranti privi di documenti a ottenere le carte di identificazione degli elettori. Nel 2021, il presidente Biden ha firmato l’ordine esecutivo n. 14019 , imponendo all’Ufficio censimento degli Stati Uniti di contare tutti i residenti, compresi i cittadini non statunitensi, nel conteggio della popolazione Usa. Con un numero di immigrati clandestini di oltre 17 milioni, attualmente ci sono abbastanza persone che vivono illegalmente negli Stati Uniti sufficienti ad eleggere circa 22 seggi alla Camera dei Rappresentanti e ad avere un notevole impatto anche sull’elezione presidenziale.
Come se questo non bastasse in alcuni Stati democratici come la Georgia, investiti da una notevole emigrazione verso altri Stati, gli elettori sono rimasti negli elenchi elettorali in violazione della legge, mentre altrove come in Michigan ci sono state violazioni dell’integrità del voto postale: nel 2020 sono state scrutinate schede provenienti dall’estero, ma di cittadini non residenti nello Stato. Poi ci sono le famigerate macchine per il conteggio dei voti Dominion Voting Systems, una società i cui principali investitori sono democratici, che al momento del conteggio delle schede nel 2020 hanno dato al candidato democratico centinaia di migliaia di voti in sequenza, violando così le leggi della statistica e in particolare la legge di Benson. Ma del resto, alcuni anni prima, nel 2017, l’amministratore delegato di Dominion, ha mostrato ai membri del comitato elettorale democratico come modificare il conteggio dei voti sulle sue macchine.
Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine, ma in realtà non c’è da stupirsi di tutto questo: se la democrazia è una mera ritualità si deve fare di tutto perché gli elettori non abbiano voce e siano soltanto le comparse di una commedia. Rimane da capire come mai proprio i cosiddetti democratici siano arrivati ad esprimere questo tipo di mentalità reazionaria e oligarchica. Ma questa è un’altra storia.
agbiuso
agbiuso
Via dalla pazza America del tramonto
il Simplicissimus, 13.10.2024
In due post scritti nei giorni scorsi indicavo, anche sulla scia dell’ultimo libro di Emmanuel Todd, che l’unica salvezza per l”Europa e dunque per l’Italia, è di togliersi dalle grinfie degli Usa che si sono affilate su di noi per ben più di un secolo, anche se sotto forme diverse. Un’operazione che la sconfitta della Nato in Ucraina renderebbe non solo praticabile, ma di fatto inevitabile. Capisco che questo approdo possa sembrare estraneo e persino paradossale a generazioni che dal secondo dopoguerra vivono immerse nel mito americano, ma in realtà esso è nelle cose: potrà prendere corpo a seguito della sconfitta della guerra contro la Russia, ma si tratta soltanto di un’accelerazione di un inevitabile processo di declino dell’impero dovuto a una lunga serie di fattori che tuttavia fanno parte delle logiche intrinseche al neoliberismo
Senza stare a fare discorsi complessi che andrebbero dallo sviluppo del capitale fino all’anarchismo desiderante di Toni Negri, scambiato dai ciuchini per “marxismo”, possiamo facilmente vedere i fatti: alla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano praticamente soli come potenza economica, rappresentavano il 50 percento del Pil globale e detenevano l’80% delle riserve mondiali di valuta forte. Ma oggi la quota degli Stati Uniti nell’economia mondiale si è ridotta al 14,76% secondo i dati Fmi. Quest’ultimo dato è però fuorviante dal momento che il 20 per cento di tale Pil è formato finanza, assicurazioni e immobiliare che sono forme più parassitarie che produttive. Al netto di questi fattori e di altri come per esempio i folli costi della sanità che esclude metà della popolazione da un’assistenza decente, la quota reale degli Stati Uniti nell’economia mondiale è poco più dell’8% e sebbene essa non sia trascurabile, tale quota non è minimamente sufficiente a dare agli Usa un potere di governo e di veto negli affari mondiali. Il problema è che gli americani, in particolare coloro che occupano posizioni di autorità a Washington, non tengono conto di questa realtà, vivono nell’autocelebrazione e perciò credono di poter ancora dettare le condizioni al mondo intero e trovano sempre più imbarazzante nascondere il fatto che quasi tutto il pianeta, a parte gli europei sotto il tallone dell’oligarchia della Ue, si sente libero di ignorarli.
Uno degli strumenti dell’impero è stato il dollaro come moneta fondamentale degli scambi mondiali, cosa che ha reso possibile una sorta di imperialismo monetario restringendo e allentando, a seconda dei casi, l’offerta di dollari. Tuttavia già nel 71, a seguito della guerra del Vietnam, dovette essere abolita la convertibilità del biglietto verde in oro, mentre nell’86, quando Washington si apprestava a festeggiare la vittoria sul comunismo, gli Stati Uniti passarono da essere creditori netti (una posizione che avevano dal 1914) a debitori netti, rendendo la loro capacità di drenare risorse dal resto del mondo, con le buone o con le cattive, una questione di sopravvivenza. In effetti la capacità di conciliare un’infinita capacità di indebitamento con un valore stabile del dollaro è stata perseguita con una serie continua di guerre artificialmente provocate che hanno preso di mira principalmente chi voleva liberarsi della divisa americana come moneta di scambio obbligata.
Tuttavia questa creazione di caos non ha avuto l’esito che ci si attendeva come è accaduto in Afghanistan e Siria mentre le stesse rivoluzioni colorate che sono state lo strumento politico di eccellenza per far fuori governi che cercavano di recuperare un po’ di autonomia, hanno cominciato a fare cilecca, almeno in alcuni casi: lo dimostrano Venezuela, Bielorussia, Georgia e Slovacchia. La stessa Russia è stata investita da questo tentativo, dopo il riuscito golpe arcobaleno in Ucraina, Paese usato poi come clava contro Mosca, ma questa volta gli Usa si sono trovati di fronte a un’opposizione armata che non sono riusciti a spezzare e da cui anzi sono stati spezzati. Il che ha costituito un esempio per tutto il resto del pianeta, vedendo il bullo con un occhio nero. Non è un caso se si sono sviluppati casi di ammutinamento sempre più numerosi dentro il Washington consensus che vanno dall’Arabia Saudita che si è rifiutata di i estendere il suo accordo sul petrodollaro, alla Turchia che ora sta cercando di entrare nei Brics, passando per numerosi atti di insubordinazione di Paesi più piccoli come ad esempio l’Ungheria e la Slovacchia. Ancora più importante è il fatto che tutto questo ha portato all’esito peggiore possibile per gli Usa: la creazione di una solida alleanza fra Russia e Cina.
Ci si era illusi che Pechino potesse appoggiare la guerra americana in Ucraina e dunque facilitare la sconfitta della Russia, ma ovviamente è accaduto l’esatto contrario visto che la stessa Cina è ufficialmente nel mirino degli Usa. Un esito quasi ovvio, ma che non è stato visto da un milieu politico di bassissimo livello derivante, esattamente come in Europa, dall’ascesa dell’oligarchia finanziaria. Lo stesso milieu del tutto inadeguato che ora fatica a vedere come la soluzione stia nell’accettare la realtà e scendere a compromessi con essa, trasformare il Paese in giocatore lasciando perdere un ruolo di arbitro che non è più in nessun numero. Tanto più che il debito cresce a livelli stratosferici e il suo solo finanziamento costa mille miliardi a trimestre. Con tutto ciò che ne consegue compresa anche la possibilità di secessione di alcuni stati. In realtà proprio la frammentazione dell’Occidente, con il ritorno alle autonomie e agli interessi nazionali può salvarlo da una discesa all’inferno.
agbiuso
Da: Una domanda… e per Kamala è il disastro
il Simplicissimus, 9.10.2024
È stato un vero scandalo per l’informazione americana, qualcosa di ormai desueto: un giornalista della Cbs, Bill Whitaker, ha intervistato a 60 minutes Kamala Harris e invece di stendere il consueto tappetino votivo, ha fatto il giornalista. Ha fatto vere domande e ha insistito per ricevere delle risposte, costringendo la candidata quanto meno a formulare i propri slogan in maniera leggermente diversa dal solito e infine a correre come il topolino sulla ruota delle parole. Forse il fatto che Whitaker sia nero lo ha liberato dal consueto rosario conformista, soprattutto riguardo all’immigrazione selvaggia: fatto sta che è bastato porre delle domande vere per accartocciare l’immaginetta votiva dei sedicenti democratici, nonostante il fatto che poi l’emittente abbia tagliato le parti in cui la candidata si è persa nella sua consueta insalata di parole prive di senso.
agbiuso
Brogliocrazia americana
il Simplicissimus, 2.10.2024
Potrebbe sembrare incredibile, ma mentre i documenti di identità sono richiesti per qualsiasi cosa. si può andare a votare senza che nessuno li richieda e quindi una sola persona, magari senza nemmeno la cittadinanza o la residenza, può votare più volte in tutti i seggi disponibili: questa è la ben nota democrazia americana, che forse sarebbe più giusto chiamare brogliocrazia. ll governatore della California, Gavin Newsom, ha appena firmato una nuova legge che vieta alle amministrazioni locali di richiedere ai residenti di presentare un documento d’identità per votare. Tale legge è stata emanata per contrastare la decisione della città di Huntington Beach, di richiedere ai votanti la presentazione di un documento d’identità con foto alle urne. Del resto la California è tra i 14 stati degli Usa che non richiede l’identificazione degli elettori.
La giustificazione portata per questa assurdità, come spiega Politico in uno dei consueti esercizi acrobatici sul nulla, sarebbe quella di aiutare “i cittadini poveri ed emarginati che non hanno le risorse o l’intelligenza (sic!) per ottenere un documento, ma che vogliono comunque partecipare alle elezioni”. Siamo veramente nel mondo di Alice, perché semmai bisognerebbe fornire assistenza a questi cittadini e non esimerli tout court dalla possibilità di identificazione alle urne, anche perché in questo modo tali persone non possono svolgere alcuna attività legale, salvo votare. È fin troppo palese che si tratta di giustificazioni così grottesche e incongruenti che lasciano scoperto l’unico fine possibile, ovvero quello di servirsi di una consistente massa di manovra per alterare il risultato elettorale.
Il caos americano davvero non ha fine e leggi di questo tipo non fanno altro che rafforzare la convinzione che le elezioni vanno bene solo se confermano il potere delle oligarchie. Non ci sono stati problemi fino a che la “rappresentazione” della democrazia era garantita da un bipartitismo di facciata, con poche differenze tra i contendenti e il dominio di fatto della finanza e delle corporation, ma ora che le posizioni divergono in maniera più decisa ecco che il processo elettorale viene investito da fenomeni degenerativi. Cosa direbbero quegli “osservatori internazionali” spesso risucchiati dal Washington consensus, se in un qualunque Paese non identificasse gli elettori? Che si tratta di elezioni farsa. Ecco, forse sarebbe il caso di mandare osservatori anche negli Usa dove incombe un terzo mondo di ritorno.
agbiuso
Da: Cronache del crollo di un impero
il Simplicissimus, 23.9.2024
Qualche giorno fa alla Casa Bianca, la riunione di gabinetto che non si teneva da un anno, è stata presieduta non dal presidente che manifestava evidenti difficolta di parlare, ma in modo del tutto irrituale e sconcertante da sua moglie Jill, nipote di un certo Gaetano Giacoppo, originario di Gesso, frazione del comune di Messina, che certamente è più sveglia del marito, ma che si è sempre interessata solo marginalmente di politica e men che meno di geopolitica. Come se questo non bastasse il vecchio Joe ha avuto modo di offendere il leader indiano Narendra Modi, dimenticandosi di chi fosse. Mi sono dilungato per mostrare come nel periodo più pericoloso per il mondo intero gli Usa sono completamente gestiti da tirapiedi come Jake Sullivan e Antony Blinken, ma soprattutto dalle varie agenzie, da agenti dello stato profondo e dai lobbisti del globalismo.
agbiuso
Due nazisti, stesso metodo
il Simplicissimus, 21.9.2024
Forse la vera notizia, quella che rimarrà nella storia, sarà il silenzio colpevole dell’Occidente su uno degli atti di terrorismo più odiosi che si siano mai visti, ovvero la strage provocata dai cercapersone esplosivi che hanno colpito solo marginalmente Hezbollah, ma in pieno la popolazione libanese che diventa sempre più ostile a Israele. Si tratta in pratica di una confessione di codardia: il governo del nazista in pectore Netanyahu, timoroso di dare avvio al tanto sbandierato attacco nel Sud del Libano dove l’esercito di Tel Aviv è stato già sconfitto due volte, sta spingendo le provocazioni oltre ogni limite nella speranza che Hezbollah e l’ Iran siano portati a replicare duramente così che Israele possa invocare l’aiuto degli Usa.
La stessa cosa accade in Ucraina dove un Zelensky disperato assieme alla sua indecorosa e primitiva truppa di banderisti, è disposto a qualsiasi cosa pur di sopravvivere, intendendo con questo anche la sua sopravvivenza personale: cerca di colpire all’interno della Russia in modo da indurre Mosca ad attaccare e distruggere le retrovie della guerra in altri Paesi e provocare così un intervento diretto della Nato che significa in fin dei conti la guerra nucleare. In questo senso le due situazioni si saldano visto che al di là delle apparenti differenze la realtà è una sola: la sconfitta dei due bastioni occidentali. Dell’Ucraina già sappiamo: nonostante la menzognera narrazione del mainstream le truppe di Kiev vengono costantemente spinte fuori dal Donbass e da Kursk subendo perdite terribili e irrecuperabili. I reparti sono spesso isolati, a corto di munizioni, di cibo e non hanno rifornimenti sicuri; la rete di infrastrutture soprattutto quelle elettriche di quello che potremmo considerare un ex Paese vengono demolite giorno per giorno; la popolazione fugge alla spicciolata, l’economia è del tutto crollata, mentre proprio i tentativi Nato di colpire i civili russi rendono improbabile per non dire impossibile che Mosca possa andare a un qualche tavolo della pace dove non sia messo come presupposto che ciò che resta dell’Ucraina, semmai qualcosa resterà, dovrà essere assolutamente neutrale.
La situazione di Israele appare diversa, ma non è poi così lontana da ciò che accade a Kiev: nonostante le enormi stragi inflitte alla popolazione palestinese, in 11 mesi di combattimenti Tel Aviv non è riuscita a sradicare Hamas, né a fermare gli attacchi di Hezbollah, mentre l’economia del Paese è in rovina soprattutto grazie alla chiusura delle attività portuali di Eilat che è sotto tiro da parte degli Houti che tra l’altro l’Occidente ha rinunciato a contrastare. La stessa società israeliana si va sempre più disgregando e polarizzando, mentre si nota un aumento della diaspora: sempre più gente abbandona il Paese. Netanyahu si pavoneggia di fronte a carte di Israele che inglobano la Cisgiordania, così come i Wochenschau del regime nazista mostravano i progressi territoriali del Reich, ma la realtà è che la strage di civili disarmati è l’unico risultato certo della guerra. Peraltro pagato a caro prezzo visto che il Paese viene aborrito da tutto il mondo salvo che dal meraviglioso mondo della Nato.
Tuttavia nonostante missili, droni e cercapersone esplosivi, né la Russia, né Hezbollah, né l’Iran hanno abboccato all’amo. Questo è facilmente comprensibile: la tecnica di logoramento è quella più efficace contro Israele, mentre la Russia cerca di evitare un’estensione del conflitto, continuando nel frattempo a disarmare la Nato non solo di armi, ma anche di uomini disponibili ad andare in guerra. Strategicamente assieme alla Cina sta costruendo un mondo alternativo e una guerra mondiale da questo punto di vista sarebbe quanto meno prematura. Bisogna vedere quali forze prevarranno negli Usa e nelle sue colonie: se quelle più stupide e integraliste, decise anche a giocarsi il tutto per tutto nonostante la supremazia nucleare della Russia, oppure quelle che sono inclini a considerare il globalismo già sostanzialmente fallito e dunque pronte a cambiare registro e a disinnescare l’armageddon. Per carità sempre all’interno del paradigma neoliberista e dunque con una democrazia ampiamente di facciata, ma comunque disponibili ad accettare una multipolarità planetaria. E’ una lotta dura e incerta perché questo sostanzialmente significherebbe la fine dell’impero e delle enormi rendite di posizione che ne derivano.
agbiuso
Il “botolo rabbioso” che gli USA scagliano contro i loro nemici
di Andrea Zhok, 20.9.2024
Ieri, simpatico uno-due del prode Parlamento Europeo, che prima approva l’utilizzo di missili europei per colpire bersagli in Russia (377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti) e poi chiede l’emissione di un mandato di arresto internazionale contro il presidente del Venezuela, Maduro, oltre al riconoscimento come presidente del leader dell’opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia.
Oramai l’UE, l’Europa politica reale (e non quella vagheggiata, ideale, auspicata, ecc.) è semplicemente il botolo rabbioso che gli USA scagliano contro i loro nemici – mentre loro si tengono un passo indietro (gli Stati Uniti NON hanno approvato l’utilizzo di missili americani su territorio russo).
Talvolta, da ex-europeista uscito da un percorso di disintossicazione, continuo a chiedermi come sia stato possibile tutto questo.
L’UE è oramai ridotta ad essere un sistema di sabotaggio di quella forma di vita che fu l’Europa.
Dalle raccomandazioni pedagogiche dell’agenda 2030, alla distruzione del tessuto industriale nel nome di un’agenda sedicente “green”, allo smantellamento sistematico dello stato sociale, alla rottura dei rapporti con tutti i propri vicini (ad est e sud, Russia e medio-oriente in primis) per accrescere la dipendenza dagli USA, l’UE è solo un grande meccanismo di autosabotaggio e di americanizzazione deteriore della cultura europea residua.
E all’origine di tutto ciò c’è, a monte, quel processo di americanizzazione dei ceti dirigenti che si è avviata negli anni ’90 del secolo scorso, e che ora dà i suoi pieni frutti. Le popolazioni europee, – al netto della devastazione delle menti prodotta dagli schermi portatili – rimane ancora in parte inassimilata rispetto alla pervasiva americanizzazione della cultura e dei valori.
Il trionfo della mente liberale, ora neo-liberale, di cui la cultura statunitense è incarnazione eminente ha dapprima egemonizzato i blocchi sociali più “aggiornati” e “moderni” (una volta li avremmo chiamati “borghesi”), per poi divenire consenso politico.
Nella politica ridotta a varianti del (neo)liberalismo i vari “centro-destra” e i vari “centro-sinistra” sono perfettamente intercambiabili. Per ogni abiezione in un’area legislativa del centro-destra si può trovare una simile abiezione (nel nome dell’alternanza) del centro-sinistra. A votare a favore dell’utilizzo dei missili europei in territorio russo, per dire, sono stati per l’Italia: FdI, FI e PD; tutta gente che, potendo, si venderebbe l’Abruzzo per un attico a Manhattan.
Così, oggi siamo tutti all’interno di un meccanismo infernale, autolesionista, privo di sbocchi perché incapace di immaginare una forma di vita alternativa, che non sia una variante delle rappresentazioni hollywoodiane.
Siamo tutti dentro la bolla del thatcheriano “there is no alternative” e tutto ciò che culturalmente non vi si confà è derubricato a deplorevole eccentricità, roba che nessuna persona per bene intratterrebbe (“oscurantismo – va da sé, religioso”, “familismo – va da sé, amorale”, “populismo”, “sovranismo”, “rossobrunismo”, ecc.).
agbiuso
L’imperialismo degli Stati Uniti d’America.
Una sintesi di Carlo Rovelli.
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Nel 1999, la NATO ha bombardato Belgrado per 78 giorni con l’obiettivo di smembrare la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, oggi sede di una delle principali basi NATO nei Balcani.
Nel 2001, gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan, provocando 200.000 morti, un Paese devastato e nessun risultato politico.
Nel 2002, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici, nonostante le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare.
Nel 2003, gli Stati Uniti e gli alleati della NATO hanno rinnegato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite entrando in guerra in Iraq con un pretesto. L’Iraq è ora devastato, non è stata raggiunta una vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran.
Nel 2004, tradendo gli impegni presi, gli Stati Uniti hanno proseguito con l’allargamento della NATO, questa volta con l’ingresso degli Stati baltici, dei Paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e dei Balcani.
Nel 2008, nonostante le pressanti e strenue obiezioni della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad allargare la NATO alla Georgia e all’Ucraina.
Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare il governo siriano di Bashar al-Assad, alleato della Russia. La Siria è devastata dalla guerra. Gli Stati Uniti non hanno ottenuto alcun vantaggio politico.
Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il Paese, che era prospero, pacifico e stabile, è ora devastato, in una guerra civile ed in rovina.
Nel 2014, gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente Viktor Yanukovych. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra.
Nel 2015, gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare i missili anti-balistici Aegis in Europa orientale (Romania), a breve distanza dalla Russia.
Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l’Ucraina nel minare l’accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra.
Nel 2021, la nuova amministrazione Biden ha rifiutato di negoziare con la Russia sulla questione dell’allargamento della NATO all’Ucraina, provocando l’invasione.
Nell’aprile 2022, gli Stati Uniti invitano l’Ucraina a ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l’inutile prolungamento della guerra, con un aumento del territorio conquistato dalla Russia.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno cercato e cercano tuttora, senza riuscirci e fallendo costantemente, un mondo unipolare guidato da un’egemonia statunitense, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomesse.
In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è l’espressione comunemente usata negli Usa), gli Stati Uniti e solo gli Stati Uniti hanno diritto di determinare l’utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari all’estero, l’estensione dell’adesione alla NATO e il dispiegamento dei sistemi missilistici statunitensi, senza alcun veto o voce in capitolo da parte di altri Paesi.
Questa politica estera arrogante ha portato a guerre continue, paesi devastati, milioni di morti, una crescente rottura delle relazioni tra il blocco di nazioni guidato dagli Stati Uniti – una piccola minoranza nel pianeta e ora nemmeno più economicamente dominante – e il resto del mondo, un’impennata globale delle spese militari e ci sta lentamente portando verso la terza guerra mondiale.
Il saggio e decennale sforzo europeo di coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato infranto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupati che ciò avrebbe potuto minare il dominio statunitense.
È questo il mondo che vogliamo?
agbiuso
Ieri, 13 settembre 2024, un volo pomeridiano Catania-Linate, del quale sono stato passeggero, è partito con ritardo perché l’aereo è dovuto rimanere fermo sulla pista a causa, ha riferito il comandante, di non meglio precisate “operazioni militari nel vicino aeroporto [statunitense] di Sigonella”. Operazioni probabilmente legate alla guerra della NATO contro la Russia.
Il padrone decide i tempi, i diritti, i doveri, i movimenti del servo.
agbiuso
Neppure noi dimentichiamo il terrorismo degli Stati Uniti d’America, in Cile l’11 settembre 1973 e ovunque nel mondo prima e dopo.
agbiuso
Da: Pentagono, il museo vivente
il Simplicissimus, 8.9.2024
«Naturalmente si tratta di un discorso appena accennato perché questa storia è molto complessa, coinvolge ebraismo, riforma luterana, ascesa della borghesia, liberalismo, democrazia e socialismo, ma in questo caso l’accenno è solo per notare che dopo 80 anni questo edificio simbolo del potere armato e dell’ideologia profonda che pervade le élite nordamericane, nonché del complesso militar industriale, sta improvvisamente crollando sotto il peso di errori e corruzione sistemica e del declino stesso degli Usa»
agbiuso
Sono proprio dei gangster.
agbiuso
Segnalo un lungo ma assai vivace articolo sulla politica estera (vale a dire sull’imperialismo) degli Stati Uniti d’America:
Dal Bangladesh al Venezuela: gli USA nel panico tornano a puntare tutto sulle Rivoluzioni Colorate
ottolinatv, 26.8.2024
agbiuso
Dall’Editoriale al numero 56 (luglio-agosto 2024) della rivista Indipendenza:
Differenze e divergenze.
Nel loro delirio ossessivo-compulsivo le leadership ‘europee’ sono ormai da tempo anch’esse del tutto sconnesse dalla realtà ed hanno abbracciato pienamente l’idea della guerra. Eccola l’Europa di pace!, che addirittura intimidisce al suo interno gli Stati refrattari! Mentre in Europa la sanità pubblica e l’istruzione vanno peggiorando di giorno in giorno, complici le politiche di austerità depressive imposte dall’ordine neoliberale, i fondi per le armi si trovano sempre e comunque. Anche il governo italiano sedicente “sovranista”, in realtà europeista ed atlantico, ha aumentato di molto la spesa militare, proprio mentre lascia languire sanità pubblica e istruzione innanzitutto, con il colpo di grazia sociale e politico a tutto campo che comporterà l’autonomia differenziata (avviata dal centrosinistra ed ora in via di attuazione da parte del centrodestra). Anche se le destre, ora al governo, si dichiarano sovraniste e i loro avversari si dichiarano europeisti, poi nella sostanza sono tutti europeisti ed atlantisti sino al midollo, pienamente e completamente in sudditanza verso il padrone amerikano e la sua corte di servi-burocrati di Bruxelles.
agbiuso
Qualunquemente Kamala
il Simplicissimus, 22.8.2024
L’essenza della politica dei cosiddetti democratici in tutto l’Occidente è quello di eliminare la democrazia per salvarla da una presunta estrema destra che si incarna in chiunque abbia qualcosa da obiettare sulla trimurti woke, ossia pandemie, clima e guerra, condita con le pagliacciate en travesti come riscatto ultimo dell’umanità: tutte cose che portano valanghe di soldi e potere ai profeti e sommi sacerdoti di questo credo, mentre è in corso una vera e propria rapina di redditi e libertà nei confronti dei ceti popolari.
Ciò accade in Inghilterra, in Francia, in Germania e ovviamente negli Stati Uniti, dove è in corso una campagna elettorale priva di contenuti, unicamente basata sul fatto che Trump sia il male assoluto. Alla testa di questo branco di lupi travestiti da agnelli c’è ora ufficialmente un guscio vuoto, ovvero Kamala Harris che è stata acclamata contro ogni regola e statuto del partito: non ha partecipato alle primarie e dunque non ha preso un solo voto, mentre il candidato espresso dal partito era, a stragrande maggioranza, Joe Biden che però è stato rimosso senza troppe cerimonie quando alcuni miliardari donatori assieme a diversi dirigenti del partito hanno temuto che potesse perdere le elezioni, viste le sue condizioni mentali non più occultabili al grande pubblico. Ora è stata ufficialmente incoronata dalla convention di Chicago difesa da protezioni con filo spinato e 12.500 poliziotti per tenere a bada i cinquantamila militanti democratici che protestavano. La hitlerizzazione di Trump, secondo un modulo ormai abusato, serve a questo punto anche a nascondere la logica di puro potere del partito e/o a giustificarla con una presunta emergenza democratica che si ritrova invece proprio nel partito democratico.
Kamala inoltre è stata in un certo senso la vendetta di Biden contro la sua giubilazione: il trio Pelosi, Schumer e Obama che ha ordito il colpo di mano, voleva compilare una breve lista di candidati e poi tenere una finta elezione alla convention democratica per “scegliere” un vincitore predeterminato. Ma il vecchio Joe nominando la Harris come suo successore ha mandato all’aria il piano e regalato al suo partito una bella gatta da pelare, elettoralmente parlando. In questi giorni ascoltare i comizi di Kamala, peraltro piuttosto deserti è quasi uno spettacolo metafisico: chiacchiera – qualche volta in stato di palese alterazione – di abbassare il costo del cibo e delle case, di aumento dei salari, di pensioni dignitose oltre che – ovviamente – delle questioni inerenti alla teoria di genere. Nulla che non sia un discorso da Cettola qualunque in salsa disneyana, aggravato dal fatto che lei è stata al potere, assieme a Biden per quattro anni, durante i quali si è determinata una ulteriore caduta dei salari reali e si sono creati i problemi a cui ora vorrebbe porre rimedio con parole infantili. Per non dire dell’apertura all’immigrazione di massa, forse l’azione più caratteristica del duo Biden – Harris che adesso Kamala cerca di ribaltare dicendo che chiuderà le frontiere. Insomma propone come programma il contrario di ciò che ha fatto negli anni precedenti, essendo responsabile di molte delle situazioni che, tra l’altro, potrebbe correggere anche adesso, mentre continua ad essere vicepresidente, insieme al vecchio Joe.
In realtà al suo arco non ha altro che un argomento, anzi una situazione autoreferenziale, ossia il fatto di essere donna: poiché il guscio è vuoto, allora meglio giocare sul guscio stesso. Così adesso gli stenografi del mainstream puntano su un’eclatante fesseria, ossia sul fatto che Kamala offrirà un’opportunità storica alle donne lavoratrici. Ma i numeri raccontano una storia diversa e ci dicono che sotto il duo Biden – Harris i guadagni reali medi delle donne americane sono diminuiti del 3,9%. Le fallimentari politiche economiche dello svanito Joe e della ridacchiante Kamala hanno danneggiato tutti i cittadini, ma hanno colpito più duramente le donne che sono ancora un soggetto debole, specie quelle che si trovano ad affrontare insieme il lavoro e la conduzione familiare per non parlare delle madri single. Le donne stanno lavorando più ore e stanno ritardando la pensione: ciò a causa degli eccessi di spesa dovuti alle guerre e agli interventi per il “clima” che paradossalmente però hanno portato a un utilizzo maggiore di petrolio e di gas. Secondo il Joint Economic Committee del Congresso, le famiglie hanno ora bisogno di 12.590 dollari in più all’anno solo per mantenere il tenore di vita di tre anni prima e circa 22 milioni di donne hanno bisogno di aiuti alimentari, praticamente il doppio rispetto a 3 anni prima.
Quindi ci troviamo di fronte a una campagna dove i pii desideri, espressi in forma infantile, nascondono pessime intenzioni o ancor peggio nessuna intenzione se non quella di seguire le stesse ricette. Non per nulla un personaggio come Robert Kennedy jr che avrebbe potuto essere utilizzato come una carta vincente dai democratici, se non fosse inviso al clan di potere per le sue posizioni critiche su vaccini e pandemia, ha lasciato la campagna e ora appoggia Trump, nel senso che non può più stare dentro un partito di oligarchi che fanno il bello, ma soprattutto il cattivo tempo. E che si affida all’inesistente Kamala per raccontare una fiaba dove tutti vivranno felici e contenti, puntando sulla capacità di autoinganno delle persone piuttosto che sulla realtà.
agbiuso
«C’è un Paese che può ignorare il Codice mondiale antidoping e consentire agli atleti dopati di continuare a partecipare alle competizioni». Esatto.
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La lealtà non esiste nel vocabolario americano
il Simplicissimus, 16.8.2024
Le olimpiadi non ci hanno solo regalato una certa idea della Francia reazionaria che ha trasformato i sanculotti da rivoluzionari a partecipanti delle orgette dell’Eliseo, ma i casi di doping massicci e sistematici nella squadra americana sono state anche una chiara manifestazione di come gli Usa facciano carne di porco di qualsiasi tipo di lealtà e che barino sempre e comunque. Ne abbiamo avuto migliaia di esempi lungo la storia e assai più significativi, ma proprio il fatto che questa mentalità investa anche un contesto tutto sommato marginale, mette in luce che si tratta di un istinto fondamentale nei rapporti con altri Paesi e con il mondo intero. Ed è in qualche modo significativo anche che il doping metodico della squadra statunitense sia stato evidenziato da un’agenzia di stampa come la Reuters, profondamente coinvolta nella propaganda Usa/Nato, che ha condotto un’inchiesta in merito. Che qualcosa stia cambiando o è solo un ennesimo episodio di distrazione?
Mercoledì scorso la World Anti-Doping Agency (Wada), con sede a Montreal, Canada, ha rilasciato una dichiarazione in risposta all’inchiesta della Reuters sul doping uscito il giorno stesso: ” Il rapporto ha esposto anni di gravi illeciti da parte della United States Anti-Doping Agency (Usada) nel coprire le violazioni del doping da parte degli atleti americani e nel consentire loro di competere”. La Wada ha confermato l’autenticità di questi casi e ha affermato che le agenzie statunitensi hanno nascosto loro la verità per 10 anni. In realtà il doping è cosa prettamente americana dal punto di vista storico visto che laggiù è nato lo sport professionistico il quale ha coniugato le prestazioni sportive col denaro e ha dunque dato avvio alla corsa del drogaggio su larga scala, negli sport.
Questa mancanza di lealtà era in qualche modo già emersa: nel 2021 la Wada ha scoperto che gli atleti americani avevano partecipato a competizioni in gravi violazioni delle normative antidoping e gli Stati Uniti si sono scusati sostenendo grottescamente che questi atleti erano “informatori” che indagavano sul doping di altri. E ha costretto di fatto l’agenzia antidoping internazionale a non rivelare questi scandali sostenendo che se fossero stati resi pubblici, avrebbero minacciato la sicurezza personale degli atleti. In altre parole, gli Usa hanno ammesso i fatti, ma hanno anche abbozzato una ridicola scusa perché non venissero alla luce e i loro medaglieri si arricchissero. Insomma c’è un Paese che può ignorare il Codice mondiale antidoping e consentire agli atleti dopati di continuare a partecipare alle competizioni. Come può un’organizzazione come l’Usada, infrangere sconsideratamente le regole sportive internazionali e pretendere per giunta che gli altri siano invece ligi alle regole?
Quindi l’eccezionalità si estende anche allo sport e non di rado essa viene in qualche modo “riconosciuta” dai Paesi amici o sarebbe meglio dire dalle colonie, tanto che alle olimpiadi di Tokio il 31 percento degli atleti americani non è stato sottoposto a test antidoping adeguati. Per non parlare del caso Armstrong che per non so quante volte ha vinto “chimicamente” il tour de France, nonostante fosse stato beccato regolarmente a bombarsi, ma gli organizzatori della competizione hanno preferito tacere e probabilmente si sono messi in tasca un bel po’ di soldini.
Però se si riesce ad essere eccezionali scavalcando le “regole” che valgono solo per gli altri, se si riesce a nascondere dietro una tempesta di tesi strampalate le proprie malefatte, vedi ad esempio la distruzione del Nord Stream, il gioco non riesce quando devi giocare a carte scoperte. Le armi americane imposte peraltro alle proprie colonie hanno fatto una magra figura in Ucraina, sono bruciate come fiammiferi, sono state abbattute e distrutte, hanno rivelato le loro magagne, nate dalla straordinaria corrente di corruzione che attraversa il sistema militar – industriale americano, mentre le tattiche e le strategie di quello che gli Usa vantano come il più grande esercito della storia, si sono rivelate inadeguate e in qualche caso persino primitive. costruite per far fronte alle guerre di tipo coloniale nei Paesi che hanno assalito.
È per questo che, come ha scritto una pasionaria della guerra ucraina, tale Anastasia Edel, in un pezzo poi riportato sul New York Time, ” una guerra lontana dai confini americani ha rimodellato il nostro mondo e ha reso più piccolo il posto dell’America in esso”. L’informazione può dopare fino a un certo punto, la resa dei conti prima o poi arriva.
agbiuso
«Il senso di onnipotenza di cui gli Usa soffrono dalla seconda guerra mondiale in poi, ha finito per generare l’impotenza dell’impero e delle sue disgraziate colonie».
Esattamente.
Il dedalo americano
il Simplicissimus, 15.8.2014
Alla fine del dedalo americano non si trova più la via d’uscita o meglio si è dentro un paradosso dove ogni mossa porta a una situazione peggiore di quella iniziale. Per dirla in maniera più icastica il senso di onnipotenza di cui gli Usa soffrono dalla seconda guerra mondiale in poi, ha finito per generare l’impotenza dell’impero e delle sue disgraziate colonie. Il regime di Zelensky, con la supervisione dei servizi inglesi e americani, ha tentato uno sfondamento del confine russo, nella convinzione di dover produrre un’azione clamorosa prima che la situazione al fronte divenisse insostenibile e magari presentarsi al tavolo della pace con qualcosa in mano. Il risultato è stato buono sul piano propagandistico – narrativo, l’unico nel quale il potere occidentale si manifesta ancora saldo grazie alla capacità di mentire a tutto campo e di auto illusione, ma nella realtà è stato un disastro: l’avanzata è stata stroncata, prima con l’annientamento dei corazzati messi insieme per l’operazione e poi con la metodica distruzione dei gruppi di nazisti ( sono stati quelli prevalentemente usati) e del gran numero di finti mercenari Nato di contractor occidentali che ora si nascondono nelle foreste della zona oppure si trovano lungo il confine e vengono attivamente braccati. Non hanno mai controllato nulla di più di 100-120 chilometri quadrati di terreno con alcuni villaggi, mentre ora quest’area è ridotta a poche decine di chilometri quadrati al massimo. Quindi questa è stata una sconfitta dell’alleanza atlantica
La distrazione di forze ha provocato nel contempo l’accelerazione dell’avanzata russa sul fronte del Donbass e soprattutto un cambiamento nell’opinione pubblica russa che ora chiede condizioni di pace molto più dure. Insomma il contrario di quanto si aspettavano i sagaci pensatoi occidentali e Putin ha fatto sapere che fino a che continueranno queste azioni, non ci sarà alcuna possibilità di intavolare discussioni per arrivare a una risoluzione del conflitto. All’occidente non rimane che il terrorismo dei missili sulla popolazione civile, visto che le installazioni militari russe sono troppo ben difese per ottenere dei risultati significativi. È stato lanciato contro la Russia tutto ciò che l’Occidente aveva, ad eccezione dei missili balistici intercontinentali, ma queste armi hanno fallito clamorosamente perché più del 95% di esse è stato intercettato. Questo non ha precedenti e illustra benissimo un divario che per colmare il quale ci vorranno, nel migliore dei casi, parecchi anni. Fra le altre cose proprio nel territorio di Kursk hanno fatto la loro comparsa i volontari stranieri che combattono a fianco della Russia. Nella foto a fianco ecco alcuni ragazzi del distaccamento volontario francese Normandie-Niemen, formato da persone che vogliono acquisire la cittadinanza russa e dimenticare la Francia wokeista di Macron.
Lo stesso paradosso si propone in Medio Oriente dove l’Iran sta ritardando la sua risposta alle provocazioni israeliane, costringendo gli Usa a supplicare Teheran di non rispondere e inducendo Netanyahu ad alzare la posta, ovvero a cercare di trascinare l’ America in un conflitto, il cui risultato è quantomeno incerto. Non bisogna farsi illudere dalle flotte inviate da Washington, perché in uno scontro serio non potrebbero resistere ad un attacco missilistico e comunque andrebbero a scontrarsi con sistemi antiaerei russi la cui efficacia. come illustrato, è micidiale: si tratta ancora una volta di produrre una narrazione di potenza per nascondere l’impotenza. A questo punto qualsiasi decisione si ritorcerà contro l’asse delle menzogne: non fare nulla significherà una sconfitta, fare qualcosa avrà la stesso risultato.
D’altro canto generazioni cresciute nel mito dell’eccezionalismo americano e allevate da Hollywood non possono nemmeno concepire di essere sconfitte oltre a credere di essere dalla parte del bene. Sono insomma finite in un dedalo di cui si è persa l’uscita e che purtroppo per loro e per noi non è un film.
agbiuso
Kamalians
il Simplicissimus, 13.8.2024
La domanda sorge spontanea nelle persone che hanno conservato una qualunque capacità di memoria: come è possibile che una persona considerata fino a un mese e mezzo fa una totale nullità, bocciata, praticamente senza ottenere nessun voto, alle primarie del partito democratico nel 2019, considerata inetta e completamente impopolare come Kamala Harris, sia oggi in pista per diventare presidente contro Trump, lodata e acclamata, data per vincitrice in sondaggi che prima l’avevano vista raggiungere a stento il 3% ?
La macchina del consenso lavora a pieno ritmo con i sondaggi falsi che la rendono popolare come il suo avversario e alcuni video o immagini dei suoi comizi politici paiono bizzarri, costruiti ad arte come ad esempio la foto qui sotto, con l’estrapolazioni di volti impossibili che a un primo sguardo sfuggono completamente.
Tutto questo porta a pensare che ci si prepari a nuovo gigantesco broglio elettorale come quello del 2020 ormai apertamente ammesso e anzi glorificato nel momento in cui le elezioni si trasformano da evento civile e politico, in una cerimonia pseudo religiosa, in una metafisica lotta tra il bene e il male, in cui la distruzione della democrazia ovvero della volontà popolare diventa grottescamente battaglia per la democrazia. Invito tutti a leggere un lungo articolo della rivista Time del 2021 intitolato significativamente ” La storia segreta della campagna ombra che ha salvato le elezioni del 2020 “. Quella vicenda non è mai stata veramente segreta, è stata solo ferocemente censurata. La rivista ha descritto la strategia per condizionare le elezioni composta da numerose e diversificate campagne ombra, il cui lavoro ha toccato ogni aspetto della competizione. Ad esempio, l’articolo spiega come abbiano convinto alcuni stati a cambiare i sistemi e le leggi di voto in maniera da poter più facilmente alterare il responso delle urne, come abbiano contribuito a garantire centinaia di milioni di finanziamenti pubblici e privati, reclutato eserciti di scrutatori infedeli alla Repubblica e convinto per la prima volta milioni di persone a votare per posta (un sistema che rende facili i brogli) con la scusa del Covid. E testimonia delle enormi pressioni fatte sulle aziende di social media affinché adottassero una linea dura contro i contenuti ritenuti sgraditi.
Quindi, al contrario di quanto non si pensi generalmente o si nasconda al grande pubblico, esiste una macchina del voto truccato che con Kamala sta per essere ripristinata. D’altro canto Time ha rivelato tutto questo, ma lo ha fatto dicendo che questa vasta cospirazione era stata organizzata non per rubare le elezioni a Trump, ma per proteggere la democrazia americana. Da parte sua, Joe Biden, il presidente più votato nella storia degli Usa, nonché già rimbambito, è stato almeno un po’ più sincero. Ha detto questo: ” abbiamo messo insieme, credo, l’organizzazione di frode elettorale più estesa e inclusiva nella storia della politica americana “. Insomma non vi lasciamo decidere, perché possiate decidere, un paradosso che tuttavia non sembra suscitare l’indignazione che meriterebbe. Anzi nemmeno viene compreso.
Non è molto difficile mettere in piedi tutto questo quando si è proprietari dei media e dell’intera comunicazione che, molto più delle istituzioni formali, è il cuore della democrazia. La prova sta nel fatto che si riesce a convincere le persone delle cose più cose assurde e incredibili, far vedere letteralmente gli asini che volano: un sondaggio di WPA Intelligence ha scoperto che tra i democratici statunitensi, il 22% ritiene che l’affermazione ” Alcuni uomini possono rimanere incinti ” sia vera. E tra le donne democratiche bianche con istruzione universitaria, la percentuale sale al 36%, cosa quest’ultima che restituisce a pieno la qualità dell’istruzione e il rimbecillimento generale. In tali condizioni è quasi un gioco da ragazzi trasformare la democrazia in un un’oligarchia neofeudale, desiderosa di “governare le onde” e sempre più sprezzante nei confronti dei suoi sudditi. Così è facile trasformare Kamala Harris, ovvero il nulla fatta persona in una credibile candidata ridens. Se gli uomini possono partorire allora giustamente Kamala può stare alla Casa Bianca.
agbiuso
Da:Insulto occidentale alle vittime di Nagasaki
il Simplicissimus, 11.8.2024
«L’ambasciatore del Paese che ha provocato l’inutile strage atomica di Nagasaki non partecipa perché non è presente il Paese che ora sta compiendo una inutile strage di civili a Gaza grazie alle armi che gli Usa forniscono in abbondanza».
agbiuso
Un intervento di Chay Bowes su Twitter:
When it comes to what’s happening in Venezuela, facts matter. No one claiming Maduro stole the election has provided any, not a single one.
So, I’ve put together some irrefutable facts about what the CIA have done in the past in the region and are certainly doing today.
“The best predictor of future behaviour is past behaviour.”
Brazil: The CIA supported the 1964 coup that overthrew President João Goulart and installed a right-wing military dictatorship.
Bolivia: The CIA was involved in a coup in 1971 that toppled President Juan José Torres.
Chile: The CIA played a role in the 1973 coup that overthrew President Salvador Allende.
Argentina: The CIA supported the 1976 coup that ousted the democratically elected government and ushered in a brutal military dictatorship.
Ecuador: The CIA conducted covert operations in the country between 1960 and 1963.
Panama: The CIA supported the 1989 invasion that overthrew General Manuel Noriega.
Haiti: The CIA supported the 1991 coup that overthrew President Jean-Bertrand Aristide.
Venezuela: The CIA was involved in the 2002 coup attempt against President Hugo Chávez.
And today in Venezuela, what do you believe is actually happening?
agbiuso
Da: L’eterna bugia sul Venezuela
Il simplicissimus, 30.7.2024
Ai dirigenti delle opposizioni, completamente legate ai soldi e agli interessi statunitensi non interessano la certezza del diritto o le condizioni dei propri concittadini, bensì i privilegi per le multinazionali americane. Tuttavia, il lettore occidentale non lo sa e apprende invece che la signora Machado è presumibilmente molto popolare in Venezuela e che il presidente Maduro le ha rubato la vittoria elettorale. Perciò adesso dalla lontana Argentina il garzone di macellaio ad honorem Milei invoca l’intervento dei militari come ben si si addice a un servetto di Washington. E di certo il messaggio potrebbe essere facilmente raccolto se non fosse che il patriottismo è alto tra i rappresentanti delle forze armate venezuelane e l’efficienza della Direzione Generale del Controspionaggio Militare del Venezuela (Dgcim) abbia permesso di rimuovere preventivamente gli agenti americani e i loro amici nei ranghi del Ministero della Difesa.
Francamente è incredibile come si possa dar credito a queste farse mediatiche sulle elezioni rubate in Venezuela che vanno avanti regolarmente da trent’anni sin dai tempi di Chavez, accuse che partono peraltro da un Paese nel quale la manipolazione delle elezioni è diventata un’arte o da Paesi come la Francia dove il partito che in termini di voti ha stravinto, si trovi poi in terza posizione come numero di parlamentari. Ad ogni modo il direttore d’orchestra delle proteste, come sempre, è Anthony Blinken, il segretario di Stato americano, che nel suo solito modo arrogante invita la comunità latinoamericana a condannare Caracas. Egli diffonde nei media “serie preoccupazioni” che i risultati delle elezioni presidenziali annunciati dal governo venezuelano “non riflettano la volontà del popolo”. Che si ostina a non riflettere quelle di Washington. Pensa un po’ quanto sono ingrati.
agbiuso
Anche il Covid19 (nonostante la sostanza chiamata ‘vaccino’), insieme alla demenza senile.
Joe Biden è un efficace segno della decadenza (finalmente) degli Stati Uniti d’America.
agbiuso
Trieste, un secolo di arroganza Usa
il Simplicissimus, 12.7.2024
Adesso cominciamo ad avere cognizione che Trieste, assieme a Danzica e a Costanza in Romania, saranno i porti di appoggio della Nato nel caso di una guerra generalizzata o almeno questo si evince dai think tank anglosassoni che cominciano ad affastellare prospettive sul conflitto generalizzato. Certo si tratta di idee balzane perché questi porti sarebbero ovviamente sotto tiro e hanno un’utilità solo finché continua la guerra per procura che impedisce ai russi di colpire direttamente. Ma lasciamo perdere questo brancolare nella nebbia dell’Alleanza atlantica e dei suoi strateghi di carta. Qui voglio evidenziare come la splendida Trieste sia stata da oltre un secolo una vittima dell’arroganza americana, una vera e propria città martire delle mire Usa.
Com’è noto o come forse dovrebbe esserlo, l’Italia fu convinta a cambiare di campo e a entrare a fianco dell’Intesa – con una giravolta che ci è costata ogni credibilità internazionale – con la promessa di acquisire l’Istria e parte della Dalmazia che a quel tempo erano territorio dell’Austria Ungheria. Questo patto fu però stipulato due anni prima dell’entrata in guerra degli Usa. Quando gli yankee arrivarono con straordinario opportunismo nel momento in cui gli eserciti europei erano esausti e dissanguati, il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, cambiò le carte in tavola e spinse per la creazione di una grande nazione jugoslava pensando di poterla utilizzare per contrastare la Russia dove nel frattempo c’era stata la rivoluzione di ottobre. Così ritenne di ingraziarsi i favori della futura nazione concedendo territori che in precedenza erano stati promessi al Regno d’Italia e i cui ceti dirigenti erano essenzialmente di cultura italiana, visto che per molti secoli erano stati domino di Venezia. La famosa impresa di Fiume di D’Annunzio si inserì proprio in tale contesto.
A fare le spese di tutto ciò fu proprio Trieste che appena qualche anno prima era l’unico grande porto dell’impero asburgico e che si ritrovò non solo con gli imperi centrali ridotti a frammenti o economicamente distrutti, ma anche con uno scarso retroterra che di fatto la isolava e vicino a un nuovo Paese la cui arretratezza non le consentiva di mantenere i livelli di interscambio di prima. La stessa cosa si ripropose dopo la seconda guerra mondiale quando la città si vide ulteriormente confinata in un angolino d’Italia a pochi chilometri dai confini con la Jugoslavia, che sarà anche stata la grande eretica del socialismo reale in Europa ma che era comunque dietro la cortina di ferro e dunque poco gradita come partner commerciale. Il boom economico italiano e poi quello tedesco la salvarono da un declino rapido e inevitabile, però quando la Jugoslavia, dopo la caduta del muro, si apprestava a diventare un’importante Paese che avrebbe avuto in Trieste il suo porto di elezione, gli Usa cambiarono idea: una Jugoslavia unita ed economicamente forte era diventata un ostacolo verso l’accerchiamento della Russia e quindi dopo aver imposto la sua unione mezzo secolo prima operarono per la sua distruzione e balcanizzazione. Questo ovviamente fu ancora una volta causa di un mancato sviluppo del porto triestino pur in un contesto di forte aumento dei traffici internazionali e nonostante il fatto che sia lo scalo marittimo con il più profondo pescaggio fra quelli europei. Cosa quest’ ultima che aveva suscitato l’ interesse della Cina che voleva farne uno scalo di riferimento, ma anche in questo caso Washington è intervenuta per evitare che accadesse. Ele campagne di stampa in tal senso sono state qualcosa di meno pulito della spazzatura.
Adesso come la ciliegina sulla torta sempre gli americani vogliono fare di Trieste un bersaglio perfetto per i missili russi che essi peraltro non possono fermare. Da notare che i porti scelti sono in Polonia, Italia e Romania, mica quelli olandesi, belgi e tedeschi che si sono mangiati gran parte del traffico da e verso l’Europa. Si tratta di sfruttare la follia antirussa della Polonia, la natura di cottimista della Nato della Romania e la totale subalternità dei governi italiani che tacciono sempre e comunque col padrone, di qualunque segno siano.
agbiuso
Biden, il presidente ideale
il Simplicissimus, 9.7.2024
Quando si è saputo che Biden nel corso di un’intervista ha biascicato che lui intende governare il mondo, credo che sia stata superata ogni decenza sul piano delle relazioni internazionali. Naturalmente la frase è stata censurata dall’informazione mainstream che continua a fare da pannolino al vecchio demente, non tanto perché non vuole stendere come un lenzuolo al sole le intenzioni di un uomo mediocre da giovane (Ted Kennedy disse una volta che era il più idiota dei senatori) e svanito da vecchio, quanto perché rivela un’indiscutibile verità: da oltre un secolo i presidenti americani vogliono fare gli imperatori del mondo. Quando otto anni fa Trump si presentò alla ribalta pensai che fosse il presidente ideale per gli Usa: era così ignorante a largo spettro, così primitivo, mediocre e tracotante che avrebbe rappresentato alla perfezione l’America e avrebbe fatto comprendere a tutti il concetto e la pratica della protervia statunitense.
Ma adesso mi sono ricreduto: in realtà il presidente più rappresentativo è invece proprio Biden perché è più vicino alla mente collettiva dell’America che ha ormai perso il senso della realtà e gira a tentoni menando botte da orbi nel tentativo di conservare un’egemonia che non ha più senso. Biden è il miglior presidente proprio perché non è in grado di fare il presidente. La quasi totalità degli abitanti del “grande Paese”, nonostante tutte le ipocrite giaculatorie politicamente corrette, è convinta che gli Usa abbiano il diritto di governare il mondo in virtù della loro eccezionalità, che possono farlo perché sono una invincibile superpotenza, che abbiano il diritto di considerare nemici tutti coloro che attentano a questo status semplicemente crescendo e scegliendo la loro strada. Si poteva sperare che prima o poi le nuove generazioni avrebbero aperto gli occhi in merito a questo quaccherismo laico che chiama tutti al sacerdozio imperiale o che quanto meno avrebbero avuto una più lucida cognizione del fatto che l’egemonia globale non è più possibile. Che magari con scuole più decenti o viaggiando di più avrebbero constatato che le loro guerre e i loro saccheggi sono disprezzati in qualsiasi parte del pianeta e che in ogni caso non puoi dominare il mondo con un 25° scarso della popolazione globale, una produzione di beni reali ben lontana da quella di un tempo, stratosfericamente inferiore a quella del maggior competitore e una supremazia tecnologica che non soltanto non esiste più ma si sta trasformando rapidamente in inferiorità come le vicende belliche mostrano in maniera eloquente (vedi nota).
Invece la nebbia non si è dissolta, anzi si è infittita: la caduta verticale della qualità dell’istruzione e lo stesso sistema di valori vacui proposto, per non dire imposto, dal neoliberismo, ha provocato una impressionante regressione e uno stato di cecità volontaria che hanno reso ancora più forte il condizionamento che comincia fin dalla culla secondo cui gli Usa sono una nazione profondamente morale ed etica. Questo accade a tutti livelli compresi quelli vicini alla sfera decisionale visibile e invisibile: basta vedere tutti i clamorosi errori compiuti nel pensare che la Russia si sarebbe arresa di fronte alle sanzioni e la difficoltà a comprendere ancora oggi perché ciò non sia avvenuto. Gli americani sono ormai troppo confusi e troppo annegati nella loro auto mitologia per accorgersi che questa costellazione di cazzate è una sanguinosa barzelletta e sono portati ad attribuire ad altri ogni guerra, strage, assassinio, ruberia di risorse che compiono, a cattivi immaginari di turno, esattamente come i sub dementi europei hanno cominciato a fare con la Russia da un giorno all’altro buttando alle ortiche ogni rimasuglio di dignità. Essi non hanno la minima idea di cosa stia succedendo là fuori nel mondo e sono preda di bassi istinti travestiti da pretese buone intenzioni, proprio come il loro presidente: altrimenti non avrebbero votato alla Casa Bianca uno palesemente affetto da demenza senile. In realtà l’intero Paese è affetto da questa patologia finale ed è ovvio che sia rappresentato dal vecchio Joe.
Nota Si potrebbero fare decine di esempi, ma eccone uno scioccante di giornata: il Pentagono annuncia che il programma per sostituire alcuni dei suoi vecchi missili balistici intercontinentali subirà parecchi anni di ritardo e un quasi raddoppio dei costi. Si tratta della sostituzione dei Minuteman III che risalgono al 1966, quando chi scrive faceva il ginnasio. Si tratta di ordigni ormai così vulnerabili che devono essere tenuti sempre in regime di allerta massima per avere una minima probabilità di arrivare a segno e questo ovviamente costituisce un ulteriore pericolo di innesco di una guerra nucleare.
agbiuso
Da: La farsa continua mentre la nave è in avaria
il Simplicissimus, 30.6.2024
Infatti proprio la situazione personale del vecchio Joe era l’elemento chiave per portarlo alla Casa Bianca: chi altri se non lui avrebbe potuto essere manovrato a volontà? Benché Trump non fosse poi così diverso dal suo rivale e di fatto è all’origine del conflitto in Ucraina – tanto per dirne una – era però troppo inaffidabile per i gusti dell’élite globalista che stava giocando la sua partita Covid – guerra – clima e aveva bisogno di un eccezionale spazio di manovra e libertà di menzogna.
[…]
Alla fine la verità è che gli Stati Uniti non stanno affrontando un incidente di percorso, ma una crisi sistemica che non è possibile affrontare solo con mezzi terapeutici, un eufemismo per il voto. I problemi che si sono accumulati lungo un secolo e più vengono al pettine senza sosta e si possono vedere i passeggeri di questa nave da crociera in avaria incerti se correre alle scialuppe di salvataggio o dare fondo a ciò che rimane nella ricca cambusa.
agbiuso
Da: Che Dio ce la mandi buona
il Simplicissimus, 29.6.2024
Che Dio ce la mandi buona. Con un imperatore dell’occidente che si è palesato, coram populo, in preda alla demenza senile senza peraltro aver dato prova di particolare intelligenza nei suoi cinquant’anni di politica attiva e con un duello elettorale che ha chiarito quanto sia basso il livello politico americano, infarcito di discussioni ridotte a offese personali, retorica ad hominem e ogni forma di atteggiamento squalificante, ci sono tutti gli ingredienti per un passo falso che ci porti all’inferno. Fa venire i brividi perché adesso, tra l’altro, conosciamo la sostanza della conversazione telefonica di mercoledì scorso tra il ministro della difesa russo Belousov e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin che si è precipitato a telefonare al suo omologo per la prima volta in quindici mesi, conscio che l’attacco terroristico americano sulla Crimea viola qualsiasi regola internazionale oltre a qualsiasi senso dell’onore. Ed è di fatto una entrata in guerra diretta. Immaginiamoci per un attimo se fossero state colpite le spiagge della Florida cosa sarebbe successo, quale sarebbe stata l’indignazione e come immediatamente sarebbe scoppiata la guerra planetaria. Ma questi sinedri di variegati imbecilli, pensano che gli altri si piegheranno sempre pur avendo avuto la palmare dimostrazione del contrario.
Belousov ha spiegato al poco brillante commesso non viaggiatore della Casa Bianca come stanno le cose: ha ordinato allo Stato maggiore delle Forze armate russe di “adottare misure di risposta tempestive” riguardo ai voli dei droni americani sul Mar Nero. In pratica .qualsiasi drone statunitense o Nato che sorvoli il Mar Nero entro le 300 miglia marine dalla terraferma o sia vicino al territorio russo verrà abbattuto. È chiaro che se l’Alleanza atlantica nella sua confusione finale decidesse di mettere alla prova la determinazione russa, si potrebbe creare a una pericolosa escalation della guerra in Ucraina: ogni passo in avanti rende più difficile fare un passo indietro. Ma chi dovrebbe prendere la decisione? Il dibattito di ieri sera ha chiarito oltre ogni ragionevole dubbio che il livello politico degli Stati Uniti è sprofondato: Biden e Trump riflettono la triste realtà di una società polarizzata tra leader la cui unica qualità è servirsi di un gergo retorico per mobilitare sentimenti infantili. Conoscenza, intelligenza, capacità analitica non hanno più spazio negli Stati Uniti e se è per questo anche in Europa. A Washington, il presidente viene scelto da chi si esibisce meglio in una specie di festival per principianti, per giunta truccato esattamente come quelli televisivi.
agbiuso
«Nessuno può più negare che gli Stati Uniti siano nelle mani di una figura di facciata che soffre di grave demenza. Biden rimane in carica per motivi di convenienza e clientelismo politico, mentre poteri grigi guidano di fatto l’esecutivo».
Da: Dopo la sera degli orrori, rivolta democratica contro Biden
il Simplicissimus, 28.6.2024
agbiuso
La sera dell’orrore
il Simplicissimus, 28.6.2024
Il dibattito fra Trump e Biden, valeva la pena di essere ascoltato per capire fino in fondo il dramma occidentale che si condensa comunque in discorsi da bar : un vecchio confuso, stizzoso, bugiardo ad ogni costo e un candidato probabilmente ignaro del resto del mondo che però è riuscito miracolosamente a non sembrare prepotente, ma invece più presidenziale del presidente. Che il confronto sarebbe stato disastroso per Joe era già stato messo in conto tanto che il dibattito si è tenuto all’inizio della campagna e non alla fine, nella speranza che il pubblico finisca per dimenticare la figura di un Biden senile, smarrito e balbettante incline ad ogni momento a fare passi falsi e a mentire sulla situazione reale. Ma forse l’unico scopo di questo duello organizzato dalla Cnn e dunque dai democratici, era quello di dimostrare che il vecchio Joe è ancora in grado di stare in piedi per una novantina di minuti, sia pure con una lunga pausa nel mezzo. Che appanna lo specchio, che è ancora vivo insomma. Ma vale la pena più che ascoltare le chiacchiere del duello, vedere il dibattito per rendersi conto dell’espressione stuporosa di Biden che sembra uno perso nel parcheggio del supermercato e non ricorda più dove ha lasciato la macchina.
Nel complesso un disastro, uno spettacolo dell’orrore per i democratici che si condensa nel grafico qui sotto in cui si vede come questo dibattito abbia ulteriormente allargato la forbice tra i due almeno secondo un sondaggio istantaneo.
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Difficilmente essi accetteranno un secondo dibattito in vicinanza delle urne. E a questo punto si riapre con più urgenza il problema della sostituzione del presidente o quanto meno quello di trovare un altro nome, anche se ogni giorno che passa si fa sempre più ardua un’operazione del genere. Il fatto è che gli altri possibili personaggi da spendere per la Casa Bianca, Gavin Newsom, Kamala Harris, Michelle Obama, tanto per fare qualche nome, hanno percentuali che si possono pesare solo con il bilancino del farmacista: il dramma è che in realtà non sono candidati credibili in giro o comunque non disponibili a fare da Biden di riserva, ossia da mera interfaccia dei poteri reali. Tuttavia ciò che ci interessa da vicino è che nessuno dei duellanti nel dibattito di ieri ha dato l’impressione di avere una qualche idea di come risolvere le terribili situazioni che si sono create e di fatto entrambi si sono azzannati sull’unico piano disponibile al momento negli Usa, ovvero come mantenere la posizione di eccezionalità degli Stati Uniti, come se il resto del mondo non fosse che una colonia. In ogni caso la posizione di comando non viene considerata in qualche modo contrattabile nonostante i segni evidenti di un declino di cui il livello del dibattito stesso è uno specchio.
Il vero orrore è alla fine proprio questo.
agbiuso
LE FORZE ARMATE UCRAINE BOMBARDANO SEBASTOPOLI GRAZIE AL SUPPORTO DEI DRONI USA DI SIGONELLA
di Antonio Mazzeo, 25.6.2024
Domenica 23 giugno alle 12 ora locale, l’Ucraina ha attaccato la Crimea lanciando 5 missili Atacms di produzione statunitense. Secondo quanto ufficialmente dichiarato da Mosca, quattro missili sarebbero stati neutralizzati dalla contraerea mentre il quinto è caduto su una spiaggia di Sebastopoli causando la morte di 5 persone di cui 3 bambini, mentre altre 120 persone sarebbero rimaste ferite.
Diversi analisti internazionali, nelle stesse ore dell’attacco missilistico, hanno tracciato il volo di un drone Global Hawk di US Air Force (Forte 10 in codice) che dopo il decollo dalla base siciliana di Sigonella ha raggiunto il Mar Nero; a circa 200 Km a sud della città di Yalta (Crimea) il velivolo ha spento il transponder rendendosi invisibile agli apparati radar. Il drone è poi rientrato nella mattinata del 24 giugno a Sigonella (ore 6 locali).
In un’intervista rilasciata il 25 giugno a Sussidiario.net, Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, ha dichiarato che “un dettaglio importante è che il lancio dei missili Atacms di solito è accompagnato da quello di droni ricognitori che lo guidano e che hanno la loro base madre a Sigonella, in Italia”.
Gaiani ha aggiunto che “l’impiego degli Atacms, comunque, comporta un ampio supporto tecnico americano: vengono usati con i lanciatori Himars e l’attacco è anticipato da un drone in volo sul Mar Nero. Droni che decollano dalla base siciliana di Sigonella e che fungono da ricognitori e da guida per i missili”.
Ancora una volta si conferma l’irresponsabile ruolo chiave della stazione aeronavale di Sigonella nel sanguinoso conflitto russo-ucraino e la cobelligeranza delle autorità italiane che autorizzano i voli USA e NATO di intelligence e di coordinamento degli attacchi delle forze armate di Kiev contro obiettivi militari e civili russi.
Ignobile il silenzio delle forze politiche e sociali e dei media siciliani e nazionali.
agbiuso
Lavoro a Catania, vicinissimo alla base di Sigonella e anche per questo mi preoccupa la complicità dell’Italia nella guerra terroristica degli USA.
Delitto e castigo
il Simplicissimus, 25.6.2024
La grande ed eroica operazione di guerra americana, è stata quella di tentare una strage sulle spiagge di Sebastopoli, tra i bagnanti, i bimbi che giocano, la gente che prende il sole. Su questo non ci possono essere dubbi, perché 1) notoriamente la gestione dei missili Atacms è direttamente gestita da personale statunitense, come essi stessi fanno capire 2) nel momento in cui l’ATACMS è stato lanciato a Sebastopoli, un drone di sorveglianza a lungo raggio americano RQ-4 Global Hawk è stato rilevato sul Mar Nero ed è quello che ha guidato gli ordigni a stelle e strisce 3) l’armamento a grappolo è molto efficace contro gli uomini, ma raramente viene usato per colpire obiettivi militari.
Dunque se ci sono stati “solo” 4 morti e 124 feriti tra cui 27 bambini è dovuto al fatto che tre dei missili sono stati distrutti e solo una delle quattro testate a grappolo del quarto missile, probabilmente danneggiato, è giunta a segno. Nella tragedia e nell’assurdo gli americani sono ugualmente riusciti a fare tecnicamente una figuraccia perché se su 16 testate una sola arriva a segno vuol dire che sono proprio scarsi. Come è noto anche l’Italia è direttamente implicata in questo insensato orrore perché il Global Hawk che ha diretto i missili è partito dalla base di Sigonella senza che il governo italiano abbia avuto nulla da dire. Vorrei ricordare che Sigonella è anche una base aerea italiana., quindi chi fa finta di nulla è solo un povero nulla ossigenato o un energumeno niente testa e tutto ciccia. Certo sono lontani i tempi di Craxi e come diceva Don Abbondio modernizzato chi non ha le palle di certo non può farsele crescere.
Questo ovviamente non significa che Sigonella sarà distrutta, non per ora almeno, anche se la base rimane uno degli obiettivi prioritari, assieme a quella di Niscemi di una eventuale risposta russa. Ma a Mosca crescono le richieste di creare una zona di interdizione per i droni di sorveglianza o gli aerei addetti al medesimo compito di almeno 300 miglia marine, circa 550 chilometri. E questo porterà molto probabilmente a uno scontro diretto. In ogni caso la risposta arriverà di certo e di questo gli americani non si rendono conto: se avessero la capacità di leggere Delitto e Castigo di Dostoevskij – come osserva Dimitri Orlov – invece di sniffare la loro tossica merdina hollywoodiana, lo capirebbero bene e lo capirebbero anche gli spin doctor della Casa Bianca che in questo modo pensano di salvare Joe Pannolone dal suo destino elettorale. Invece sono praticamente ciechi di fronte al loro terrorismo gratuito, agiscono come quei serial killer che adorano e che sono i veri eroi americani di questo tempo: l’uso di munizioni a grappolo sui bagnanti è un puro atto di terrorismo perché non esiste alcuna ragione militare giustificabile per colpire un’area balneare. Certo hanno fallito così tante volte nell’attaccare la Crimea che hanno ormai la bava alla bocca.
Non è certo la prima volta che vengono presi di mira i civili, anzi i missili regalati all’Ucraina, ma usati direttamente dagli “istruttori” americani, sono serviti praticamente solo a tale compito, ma questo atto arriva sulla scia di avvertimenti specifici e diretti da parte del governo russo sul fatto che eventuali attacchi in Russia con missili forniti dall’Occidente incontrerebbero una risposta rapida e forte. Tale risposta è già iniziata con un piccolo armageddon su Odessa e non finirà fino a quando i nemici non saranno distrutti; per nemici non intendo i poveri cristi di ucraini, ma i loro sadici padroni che sperimenteranno un nuovo livello di devastazione. Uno dei segni di decadenza e di inabilità degli Usa a mantenere la posizione di primazia goduta finora, è che per disperazione si sono convertiti alla strategia di Israele: fare il cane pazzo nel tentativo di mantenere la propria deterrenza. Ma per entrambi si tratta di una strategia perdente che mette in luce piuttosto la loro debolezza.
E i russi si ricorderanno anche del ruolo svolto dall’Italia in tutto questo: non traggano in inganno le manifestazioni di simpatia espresse da Putin, il delitto è un fatto oggettivo e non si salva dal castigo il complice di un assassino solo perché è simpatico.
agbiuso
La leva obbligatoria: un suicidio certo per l’Ue
il Simplicissimus, 22.6.2024
Essere dentro una strada senza uscita significa che qualunque cosa tu faccia si rivolgerà contro di te. Ed è per questo che il dramma farsesco del milieu politico politico europeo non ha soluzione: fare vincere palesemente la Russia in Ucraina significherebbe la sua fine, specie dopo aver imposto enormi sacrifici ai cittadini promettendo un’immancabile vittoria. Ma anche fare la guerra alla Russia avrebbe il medesimo effetto. Qui ovviamente non si tiene conto del fatto che un conflitto del genere diventerebbe ben presto nucleare, ma per amore di esperimento mentale escludiamo per un attimo tale possibilità: egualmente non c’è speranza per i poteri europei che da almeno 15 anni lavorano alla trasformazione della democrazia in totalitarismo diffuso che è poi la visione del neoliberismo globalista.
Chi ha un numero sufficiente di anni da ricordare la guerra del Vietnam, sa qual è la dinamica di queste imprese: il sempre maggiore impegno in termini di uomini e mezzi a cui gli Usa furono costretti determinò una ribellione spontanea della media borghesia contro il conflitto che infatti venne disastrosamente e sanguinosamente perso, nonostante stragi di civili che ancora gridano vendetta. Non si trattava di pacifismo, di rifiuto della guerra o della violenza che in Usa sono concetti border line, del tutto estranei alla cultura locale, ma semplicemente di una sollevazione contro le troppe bare imbandierate che arrivavano da un lontano punto geografico che i più non sapevano nemmeno come trovare sul mappamondo. A quel tempo esisteva ancora la coscrizione obbligatoria, sebbene di fatto il grosso delle truppe venisse raccolto nei piccoli centri, quelli dove c’è la bandierina a stelle e strisce anche nelle toilette e i reclutatori avevano i loro casotti agli angoli delle strade, mentre per tutte quelle attività che richiedevano un certo grado di istruzione, si pescava nelle università. Così le bare che arrivavano da migliaia di chilometri di distanza non passarono inosservate, come sarebbe accaduto nelle grandi città. E questo fu il comburente della ribellione.
Ora se l’Europa volesse proprio fare la guerra alla Russia dovrebbe per forza ritornare alla leva obbligatoria perché gli eserciti cosiddetti professionali sono troppo piccoli per l’impresa e i volontari sarebbero troppo pochi. Senza tenere conto del fatto che chi proprio vuole fare la guerra a fianco dei nazisti è già in Ucraina o c’era. Ma questo richiamo generale costituirebbe in breve tempo una catastrofe politica e potrebbe anzi essere la scintilla che dà fuoco alle polveri: di certo ci sarebbero fortissime resistenze comprese nelle stesse forze armate di molti Paesi in cui la vita militare è più che altro una soluzione alla disoccupazione che finora ha comportato rischi molto relativi, di certo inferiori alla probabilità di morire in un incidente stradale. In questo caso invece le bare comincerebbero ad arrivare in massa e non ci sarebbe modo di nasconderle. Non si può dire a gente allevata per disprezzare ogni cosa che sappia di nazionale, spinta a considerare come supremo valore comprare giocattoli, immersa in una generale futilità, di andare a morire per Kiev. Sarebbe come spalancare il velo di Maia sul vero senso di tutto ciò, facendo in modo che la vita e la realtà precipitino sulle case di bambola incredibilmente costruite sulle macerie dei diritti del lavoro e sullo sfruttamento selvaggio.
Dunque non solo l’Europa non avrebbe le armi per combattere la Russia, ma nemmeno gli uomini: se le oligarchie che hanno investito in molti sensi sull’Ucraina dovessero insistere per continuare nel bagno di sangue, finirebbero col perdere tutta la posta dopo aver accumulato guadagni economici e politici enormi. Oltretutto la guerra sarebbe comunque persa: come potrebbe vincere una Nato secondo cui ci vorranno ancora vent’anni per produrre un missile ipersonico? Ecco perché le affannose parole di Macron e di altri leaderini sono solo l’altra faccia della disperazione: vogliono ciò che non possono e potrebbero solo ciò che non vogliono: quantomeno usare la ragione.
agbiuso
Molto, molto interessante 🙂
G7: COMMEDIA COL MORTO
di Pierluigi Fagan, L’AntiDiplomatico, 14.6,2024
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Volevo titolare il post “La realtà non è come ci appare” bel titolo di un libro tra quelli iniziali di Carlo Rovelli, vale in fisica come in politica, anzi forse in politica vale anche di più. Ma il fatto ci sia un morto reclama la nostra attenzione. Vi consiglio di arrivare fino in fondo, anche il post non è così come vi apparirà all’inizio.
E così siamo passati in una settimana dalla Terza guerra mondiale EU vs Russia, alla Meloni che rassicura Mosca sulla questione degli asset finanziari dicendo rincuorante: “non si tratta di una confisca ma di profitti che maturano”. Spieghiamo.
All’indomani dell’inizio del conflitto ucraino, l’Occidente ha congelato tutti i depositi russi presso le proprie banche, circa 300 mld US$. Biden annuncia più volte che saranno sequestrati e dati a Kiev per ripagare i costi della guerra. Fisicamente stanno per lo più in banche europee, in Belgio per lo più. Mosca spiega che ne ha altrettanti di imprese europee a casa propria e farà pan per focaccia. Gli europei, quindi, dicono a Biden di darsi una regolata. Biden abbozza ma poi torna alla carica dicendo di usare almeno gli interessi che i depositi hanno creato, già perché hanno lavorato i depositi russi come fossero di un normale correntista, li hanno investiti e quindi hanno generato profitti finanziari, interessi. Questo Biden aveva annunciato voleva si decidesse al G7 sequestrare almeno gli interessi. I cinesi hanno fatto sapere che a quel punto Europa sarebbe stato ritenuto un soggetto finanziariamente pirata ed avrebbero riconsiderato le loro posizioni. Così ieri i G7 hanno deciso che fare dicendo che era una mossa unitaria storica. Già, fare cosa?
Hanno deciso che daranno a babbo morto (negli anni) fino a 50 mld di prestito a Kiev, cacciando i soldi ognuno di tasca propria. È un prestito, quindi formalmente non è una passività, ci si aspetta tornino. Siccome ovviamente non torneranno mai, si prendono a garanzia gli interessi maturati dai depositi congelati, qualcosa come 3-5 mld anno, se Kiev non pagherà (ovvio che non pagherà) pescheranno da lì. Ma poiché questo avverrebbe tra qualche anno, se non un decennio, a quel punto la faccenda del blocco sarà stata risolta, Mosca riavrà i suoi soldi e probabilmente anche gli interessi maturati, quindi niente garanzia. Per questo i più avveduti hanno commentato: “si è raggiunta una intesa politica, adesso ci sarà quella tecnica”. Ma non c’è alcuna intesa tecnica possibile, o i G7 si svenano e danno i 50 mld a Kiev di tasca e rischio proprio o tutto diventa flatus voci. Per cui Giorgia ha potuto rassicurare Mosca “tranquilli ragazzi, nessun sequestro e che qui si fa un po’ di teatro, comprenderete no?”. Solo l’uomo in mimetica ha fatto finta di crederci in favore di telecamere ucraine “non ci abbandonano, continuiamo fino alla morte, vinceremo!”.
Al G7 che doveva deliberare la guerra a Mosca, non si è parlato neanche di cartucce, non una singola parola su armi, NATO, eserciti, missili, bombe ed esplosioni punitive, niente. Una miccetta? un mortaretto? Tris-e-trac magari? Niente.
Si è parlato di questa buffonata degli interessi bancari e si è promesso un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Da qualche giorno, anche nella visita dell’uomo in mimetica in Germania, si parla solo di ricostruzione, del dopo, non si parla più di guerra. Ma come?
Come ha notato Politico.eu, (sito americano ritenuto semplicemente il miglior commentatore politico mondiale) ieri c’erano sei anatre zoppe e Miss Meloni. “Anatra zoppa” è una espressione del lessico politico americano, quando un presidente è in carica ma non ha poteri perché non controlla il potere legislativo. Macron va ad elezioni e dovrebbe perderle. Scholz ci andrà e le perderà senz’altro. Sunak ci va ai primi di luglio e sta 20 punti sotto i laburisti. Trudeau ci andrà a fine anno e perderà di certo contro l’avversario conservatore, cosa nota da tempo. Kishida pare stia messo altrettanto male. Von der Lyen e Michels si aggiravano come personaggi in cerca di autore visto che hanno di colpo perso tutti gli sponsor. Biden è un ricordo che cammina, anzi non cammina poi tanto visto che sembra uscito dal frigorifero dove lo tengono per conservarlo almeno fino a novembre quando arriva Capitan Fracassa.
L’unica legittima lì era la regina di Garbatella, negli ultimi giorni molto charmant (secondo me ha un nuovo fidanzato), che ha avuto gioco facile a schivare anche la questione dell’aborto stante il surrealismo del fatto che i G7 parlino al mondo di aborto che ad occhio non pare la questione centrale dell’ordine mondiale.
Ma aspettate perché in questa commedia scritta male c’è anche un fatto clamoroso di cui però nessuno ha dato notizia, c’è un morto.
Alla kermesse pugliese era invitato Muhammad bin Salman, Arabia Saudita. MBS all’ultimo minuto si è ricordato che doveva fare il pellegrinaggio a Medina e quindi chiedeva scusa ma non poteva partecipare, che disdetta! Poiché l’8 giugno è scaduto l’accordo promosso cinquanta anni fa da Kissinger (Nixon) ovvero 1974-2024 sul fatto che il petrolio si pagava in dollari, dando così al dollaro lo statuto di riserva mondiale di valore e quindi di scambio, i sauditi hanno deciso di non rinnovarlo. Sorpresa!
Da oggi i sauditi e tutto l’OPEC ed OPEC+ con loro, venderanno gas e petrolio e prenderanno in controvalore qualsiasi valuta e quindi il morto è niente-po’-po’-di-meno-che: il dollaro! Accipicchia che colpo di scena, qui però fuoriscena poiché il pubblico deve guardare la commedia per coerenza narrativa dopo mesi di imbambolamento in cui qualcuno aveva pure creduto che gli stava per piovere un Kinzal atomico nel giardino di casa. Per questo MBS non è venuto, pareva brutto dover stringere la mano a Biden mentre con l’altra lo aveva strangolato.
Nasdaq punto com, la testata on line del primo mercato borsistico elettronico del pianeta commenta: “Mentre le implicazioni complete di questo cambiamento devono ancora essere viste, gli investitori dovrebbero almeno essere consapevoli che a livello macro, l’ordine finanziario globale sta entrando in una nuova era. Il predominio del dollaro USA non è più garantito”. Detto da Nasdaq c’è da fare sonni tranquilli no?
E così in una calda notte di inizio estate mediterranea è crollata l’impalcatura principale del dominio mondiale americano degli ultimi cinquanta anni con sei leader occidentali accompagnati tristemente fuoriscena in attesa che la regina degli elfi di Garbatella (si sa della sua passione per Tolkien) incontri Sauron-Putin per trattare il finale di partita.
Gioite? Non ve lo consiglio, i prossimi anni saranno molto poco divertenti, però saranno vivaci, questo sì. Stay tuned!
agbiuso
“È un po’ come in una situazione di stallo in cui le persone si puntano le armi addosso, come nella scena finale di Reservoir Dogs. Più armi ci sono e più la situazione diventa tesa, più è probabile che qualcuno faccia una mossa che scateni l’intera situazione e faccia morire tutti”.
Da: Il gioco di prestigio, sempre più incosciente, con la Russia
di Caitlin Johnstone, l’AntiDiplomatico, 4.6.2024
agbiuso
Le inesorabili leggi della stupidità
il Simplicissimus, 24.5.2024
Le leggi fondamentali della stupidità umana di Cipolla sono state formulate e non casualmente proprio all’inizio dell’era neoliberista, ma solo adesso ne vediamo con chiarezza le sfumature, ora che siamo vittime dirette di una stupidità che lascia senza fiato rischiamo una guerra nucleare per una Paese di nessuna rilevanza strategica come l’Ucraina e tutto per lo spirito delinquenziale delle élite di comando, ma anche – se non soprattutto – per la loro incapacità di pensare se non in termini di dominio. Si è fatto di tutto per costringere la Russia ad intervenire militarmente in Ucraina nella convinzione di poter farla collassare secondo principi e illusioni economiche del neo liberismo globalista, oltre che della totale cecità riguardo alla propria potenza reale.
Quando questo non è accaduto e la Russia non è crollata sotto il peso delle sanzioni, smentendo non solo l’ideologia di base, l’occidente sta sprofondando nella più totale confusione mentre diventa chiaro ogni giorno di più che l’Ucraina non è in grado di vincere, ma a questo punto nemmeno di sopravvivere. Così con la stessa intelligenza delle cose con cui hanno dato fuoco alle polveri nella convinzione di danneggiare solo il nemico di sempre e non se stessi, anzi di uscirne più forti di prima, i neocon di Washington vogliono che Biden e il suo Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, svuotino gli arsenali militari statunitensi e spediscano tutto il possibile in Ucraina, compresi missili a lungo raggio che verrebbero utilizzati per colpire obiettivi nel profondo della Russia.
Per loro a questo punto non ha più importanza il messaggio che Mosca sta lanciando con la esercitazione nucleare, ovvero un monito ben preciso di non cercare di colpire il territorio russo. Non capiscono più nulla: non vedono che il tentativo di assassinio di Fico in Slovacchia si sta trasformando in una punta di lancia contro l’Europa dei burattini, non capiscono cosa voglia dire che Spagna e Norvegia abbiano affermato il diritto dei palestinesi ad avere un loro stato, non paiono spaventarsi per il fatto che gli Houti abbiano abbattuto il quinto drone Predator, ovvero uno dei gioielli di guerra delle forze americane e nemmeno si preoccupano del fatto che Serbia e Ungheria abbiano avuto incontri calorosi e cordiali con il cinese Xi Jinping firmato accordi che ampliano la loro cooperazione con la Cina. Sono immersi nel loro delirio autodistruttivo e siccome finora o quanto meno dopo il Vietnam hanno sempre tirato pugni in faccia agli altri senza prenderne altrettanti, pensano che sarà sempre così, che non sia possibile per loro perdere. La richiesta disperata dell’Ucraina di dotarsi di missili a lungo raggio per colpire obiettivi più profondi all’interno della Russia non ha nulla a che fare con l’attuazione di una strategia militare. Anche se l’Occidente fornisse all’Ucraina tutti i missili del suo intero arsenale, tali armi non sarebbero sufficienti per distruggere le installazioni militari e le strutture logistiche russe critiche. Ma spingerebbe il Cremlino, non solo a fare terra bruciata dell’Ucraina, ma anche a colpire i Paesi da cui quelle armi provengono.
Però di questo scenario che è l’unica conseguenza razionale non si parla affatto o almeno l’informazione occidentale evita accuratamente di sottolineare il pericolo per timore che la guerra ucraina diventi ancora più impopolare di quanto non sia già: insomma non sembra esserci alcuna logica di base nelle mosse che si fanno facendo per sostenere un Paese che in realtà non esiste più, completamente sacrificato sull’altare dei dei deliri washingtoniani dove per altro nemmeno si sa nemmeno chi comanda davvero. Si certo non qual mascherone urlante che risponde al nome di Joe Biden o quanto meno rispondeva prima della demenza galoppante da cui è palesemente afflitto. Insomma da banditi che toglievano al nemico che essi stessi creavano si sono trasformati in stupidi che danneggiano gli altri senza trarne vantaggio per se stessi o addirittura subendo a propria volte notevoli perdite.
agbiuso
Il voto sulla Palestina chiude il lungo secolo americano
Il Simplicissimus, 11.5.2024
Gli Stati Uniti, com’è loro inveterata arroganza presente fin dalla loro nascita, avevano lanciato minacce per chi avesse osato votare a favore della richiesta della Palestina di diventare membro dell’Onu. Ma non sono riusciti nel loro intento e anzi hanno subito una vera disfatta: perché 143 Paesi hanno votato sì, mentre ci sono stati solo solo 4 voti contrari, quello degli Usa stgessi, della Repubblica Ceca, dell’Argentina e dell’Ungheria oltre all’ipocrita e codarda astensione dei membri della Nato che da un punto di vista etico è ancora peggio. Mi sono permesso di non conteggiare i voti di Micronesia, Palau, Nauru, Papua Nuova Guinea, praticamente protettorati pagati a piè di lista da Washington o da Camberra per votare come viene loro indicato. L’esito del voto è stato un duro colpo per l’amministrazione Biden, nonché una chiara indicazione che il sostegno globale dell’America al genocidio di Israele sta aumentando l’isolamento di Washington. Succede quando i governi sono asserviti dalle lobby come avviene in tutto l’occidente.
È fondamentale che le persone, soprattutto quelle che abitano negli stati codardi e astenuti del Natostan, comprendano appieno il significato di questo voto: suggerisce che il cosiddetto “ordine basato su regole” è una frode avvilente che diventa ogni giorno più evidente. Inoltre fornisce una prova convincente che il secolo americano, durato ahimè 140 anni, è ufficialmente finito e che la stragrande maggioranza delle nazioni del mondo non è più disposta a conformarsi agli editti egotici degli Usa. Naturalmente per ora è stata posta solo la questione di principio, ma per arrivare davvero a uno stato palestinese bisognerà superare la prepotenza della coppia Israele Usa che sono i due principali chiodi piantati sulla bara del diritto internazionale e di qualsiasi forma di elementare coerenza o umanità. Negli ultimi 57 anni, repubblicani e democratici, hanno sostenuto a parole la soluzione dei due Stati basata sulla risoluzione 242 delle Nazioni Unite, che impone a Israele di rimuovere i suoi insediamenti dalla terra palestinese nella Gaza occupata e in Cisgiordania. Ma ora, arrivati al dunque, gli Usa non solo si oppongono allo Stato palestinese, ma stanno anche fornendo denaro, bombe e supporto logistico per ridurre in cenere oltre 2 milioni di palestinesi.
Anzi molto di più: da ciò che è emerso dopo l’attacco iraniano a Israele è che per intercettare le armi più antiquate dell’arsenale di Teheran inviate verso Israele più che altro a scopo simbolico sono occorsi 240 aerei da combattimento appartenenti alla Nato che si sono precipitati a proteggere il regime sionista. E nonostante ciò alcuni missili di vecchia costruzione sono arrivati ugualmente a segno. Israele da sola non potrebbe mai respingere un attacco del genere e quindi non potrebbe permettersi di fare strage nella striscia di Gaza. Può massacrare i palestinesi solo grazie agli Usa e ai suoi burattini che gli fanno da guardie del corpo mentre da solo sarebbe sarebbe costretto dai fatti, dai rapporti di potenza, a seguire le regole internazionali o quanto meno quelle della sopravvivenza. Dunque qui non siamo di fronte solo ad un appoggio, per quanto esecrabile, al massacro dei palestinesi, ma a una vera e propria correità in questo genocidio il cui scopo è impedire la formazione di uno stato palestinese massacrandone la popolazione.
Ma non possono più farlo con l’assenso o più propriamente con il silenzio del resto del mondo che si va riaggregando secondo nuove linee, senza che gli Usa riescano ad impedirlo, nazi facendo di tutto per accelerare questa tendenza ormai inarrestabile. Questa è la rivoluzione che è stata in qualche modo messa in luce dal voto sulla Palestina. Gli Usa e i loro lacchè sono ormai soli e prosperano solo sulla linea grigia dell’arroganza e delle stragi. Per loro, ormai impossibilitati dai governo ombra degli oligarchi a cambiare registro sarò impossibile tornare alla ragione. E sarà subito sera.
agbiuso
Gli Stati Uniti d’America, Paese delle libertà.
Raid on Columbia University Encampment (video)
agbiuso
“Il manicomio americano ha un solo destino quello di essere finalmente chiuso”
Da: Putin e il manicomio americano
il Simplicissimus, 1.5.2024
agbiuso
Giustizia internazionale.
agbiuso
La ” vecchia” Nato festeggia un compleanno di sconfitta
il Simplicissimus, 6.4.2024
Numeri drammatici riferiti solo agli ultimi vent’anni : 4,5 milioni di morti e circa 60 milioni di persone costrette a fuggire a causa della violenza alimentata dalle guerre americane, una enormità di gente che costituisce il grosso delle correnti migratorie a cui stiamo assistendo e sulle quali paradossalmente si è costruita una sorta di ideologia dell’integrazione e dell’inclusione che è una delle più visibili ipocrisie occidentali. Prima si caccia, poi si accoglie in un ciclo perverso.
[…]
La Nato insomma non combatte il terrorismo, ma lo crea e ne è completamente parte. E’ il terrorismo, si potrebbe dire.
agbiuso
Il genocidio su base razziale e religiosa compiuto dallo Stato e dall’esercito di Israele è possibile e pensabile soltanto per la totale copertura politica degli Stati Uniti d’America e per la quantità enorme di armi che da quel Paese arriva nel Mediterraneo.
agbiuso
Francesca Albanese (relatrice Onu): “Israele ha oltrepassato la linea rossa. Ora sanzioni”
l’AntiDiplomatico, 2.4.2024
Il commento che meglio esemplifica la somma dei crimini commessi nella giornata di lunedì da Israele è quello della giurista italiana e dal 2022 relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, attraverso il suo account X. “Lo stesso giorno in cui Israele ha bombardato un’ambasciata straniera in un paese terzo, ha poi ucciso degli operatori umanitari. Israele sta oltrepassando ogni possibile linea rossa, sempre nella totale impunità. Sanzioni adesso. Adesso le accuse.”
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E però, non succederà nulla. Se a massacrare degli operatori internazionali fosse stato un “errore” di Hamas, sentiremmo condanne e urla da tutti i media dell’Occidente.
Esercito (IDF) e governo di Israele, invece, godono di una impunità e immunità che forse nella storia contemporanea non si è mai data a nessuno; sono dei killer autorizzati allo sterminio tramite bombe e fame; sono una forza razzista che viene difesa da ‘democrazie’ che non sono più tali.
Israele e Ucraina sono strutture terroristiche con le quali la potenza morente degli Stati Uniti d’America tenta ferocemente di rallentare il proprio declino.
agbiuso
Diffondo con piacere la segnalazione di un libro di Agostino Carrino, Professore Ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Napoli Federico II.
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I furbi dell’apocalisseIl nemico necessario e la guerra in Ucraina nella politica estera americana
Sinossi
Il volume raccoglie due saggi scritti in epoche differenti (2007 e 2022), finalizzati entrambi a mettere in discussione l’idea alla base della politica estera degli Stati Uniti d’America, ovvero che la nazione americana sia segnata da un destino “manifesto” voluto da Dio, che la rende per questo “indispensabile” e quindi al di sopra di ogni idea di realistico compromesso politico, proprio della diplomazia tradizionale. Tale modello di conduzione degli affari esteri spiega le scelte intraprese nelle fasi critiche della storia contemporanea, sempre orientate alla determinazione di un avversario quale figura necessaria. La guerra in Ucraina va quindi compresa non solo partendo dalle azioni della Russia, ma anche sullo sfondo di queste idee e di questi presupposti, che possono spiegare l’occultamento delle vere ragioni del conflitto e le cause della falsa rappresentazione del nemico, spacciato per “colui” che vuole strutturalmente il male della “nazione indispensabile” e così pure dei suoi alleati. Si tratta di un’ideologia che, fingendo di rifiutare la logica classica della geopolitica, di fatto punta a saldare l’interesse economico degli USA e le prospettive di alcuni suoi alleati strategici: nello specifico i paesi del blocco baltico (in primis la Polonia), da sempre nemico della Federazione russa e teso alla disgregazione di quest’ultima.
2023, 130 pp.
ISBN: 978885759897
agbiuso
Il potere anglosassone ridotto a pura volgarità (e demenza), ricondotto alla sua natura primigenia.
agbiuso
Verso la rimozione di Biden
il Simplicissimus, 20.2.2024
Per quattro lunghi anni l’informazione occidentale ha negato l’evidenza, ovvero la demenza senile di Biden cercando di minimizzare tutti gli episodi sconcertanti che riguardano il presidente Usa, ma da qualche settimana a questa parte, come se fosse arrivato un contrordine, tutti i media a cominciare da quelli americani pubblicano ogni giorno diversi articoli sulle preoccupanti condizioni dell’inquilino della Casa Bianca, sottintendendo nemmeno troppo fra e righe una richiesta di rimozione dalla carica. Tutto lo spettacolo è cominciato dopo la pubblicazione del rapporto del procuratore speciale Robert Hur, che descriveva Biden come un uomo anziano e con scarsa memoria e quindi non condannabile per aver gestito male i documenti oggetto di segreto di stato. Poi l’ex medico della Casa Bianca Ronny Jackson ha dichiarato: “Oggi ho inviato un’altra lettera al presidente. Questa è la quinta lettera che invio. Gli chiedo di darci informazioni oneste sulle sue capacità fisiche e mentali e sui risultati dell’esame. La sua visita medica annuale avverrà tra pochi mesi, ma ci è già stato detto che non saranno programmati test cognitivi.”
Tuttavia, le cose sono progredite al punto che nemmeno un certificato medico – che certamente sarebbe fasullo – potrà far cambiare idea agli americani. L’86% di loro ritiene che Biden sia troppo vecchio per un secondo mandato. Ne è convinta anche la metà dei democratici ed è una situazione che non può più essere gestita. Infatti questa sorta di coro così ben concertato e temporalmente coordinato fa ritenere che la sostituzione di Biden sia stata decisa colà dove si puote e che il veccho sleepy Joe non resterà più presidente fino alle elezioni. L’unica domanda è quando i democratici faranno partire l’operazione di rimozione. Dato che il vicepresidente Kamala Harris, – ancora più impopolare di Biden e paradossalmente ancora meno sveglia di lui – gli succederebbe nella carica, è probabile che gli strateghi democratici scelgano un momento per la partenza di Biden che renderebbe impossibile per la Harris candidarsi per i democratici. La cacciata di Biden potrebbe quindi essere ritardata fino all’estate in modo che i democratici possano tirare fuori un altro candidato dal cilindro durante la conferenza del partito, senza ricorrere alle primarie.
Certo sarà difficile trovare qualcuno che potrà vedersela con Trump e poi ci sono problemi che incalzano, quelli della Palestina, che costringono la Casa Bianca a creare ogni giorno un equilibrio tra l’appoggio al tentato genocidio che di certo non fa benne a un’immagine Usa sempre più appannata e la potente lobby ebraica che può spostare molto in termini elettorali. Ma soprattutto quelli dell’Ucraina che ormai comincia a vivere una sua inaspettata guerra civile o forse inaspettate solo per gli americani che notoriamente non sono troppo flessibili. Bande partigiane che operano contro il regime di Kiev tre giorni fa hanno fatto deragliare un treno che trasportava missili e munizioni per l’esercito ucraino e ieri hanno dato alle fiamme uno stabilimento per la produzione di droni. Quest’ultimo colpo è avvenuto a Leopoli ovvero nell’area culla del nazionalismi ucraino e incubatrice del neo nazismo di Maidan, insomma dove non si sarebbe aspettato di vedere in azione partigiani. Questo unito al fatto che anche fra le truppe ucraine di élite comincia a serpeggiare il rifiuto di combattere fino all’ultimo uomo. fa pensare che la vicenda ucraina possa avere esiti del tutto inesplorati e questo ovviamente avrà un enorme peso nelle elezioni e un peso che per Biden potrebbe essere molto negativo anche se paradossalmente il Pentagono è pieno di idioti pronti a Giurare che la Russia ha perso, testimonianza palese non solo del clima di menzogna che è stato instaurati, ma anche della incredulità deli americani nel fatto che stanno perdendo la sfida. E più sono increduli e più continueranno a perderla.
Però scaricare Biden potrebbe anche corrispondere a scaricare l’Ucraina e addebitare la sconfitta alla senilità del presidente che peraltro era evidente ancor prima delle elezioni. Non si sa dove possa portare una narrativa ormai ridicola.
agbiuso
Biden ufficialmente fuori di testa
il Simplicissimus, 10.2.2024
Su questo blog ho sempre considerato l’elezione di Joe Biden un irrimediabile vulnus alla democrazia o almeno a quell’immagine di democrazia di cui l’occidente si compiace mentre prende abissali distanze da essa. Si potrebbe discutere sul fatto che in America ci sia mai stata veramente una democrazia nel senso pieno della parola, ma ora mettiamo questo problema da parte: l’elezione di Biden è stata una ferita sia per gli evidenti e massicci brogli elettorali compiuti all’ombra della pandemia, sia perché mandare alla Casa Bianca un uomo palesemente in preda a una decadenza senile precoce e drammatica, totalmente inadeguato al compito, significa dire apertamente che in realtà il potere è in mano ad altri che stanno dietro le quinte e benché determinino il risultato elettorale sono estranei ad esso.
Naturalmente proprio per evitare che qualcuno miracolosamente incespicasse in questa evidente realtà, tutta l’informazione ha sempre trattato Biden come se fosse una persona mentalmente integra, solo con qualche piccolo vuoto di memoria. Chiunque osasse dire il contrario è stato trattato come portatore di razzismo anagrafico, anche quando avesse un’età pari o vicina a quella del presidente: il reato di “ageism”, veniva regolarmente contestato a chi vedeva l’imperatore nudo. Ma a un certo punto non è stato più possibile coprire le gaffes, la smemoratezza e la confusione: lo scorso maggio, un sondaggio del Washington Post-ABC News ha rilevato che solo il 32% degli intervistati credeva che Biden avesse “l’acutezza mentale” necessaria per essere efficace alla Casa Bianca e la settimana scorsa un sondaggio della NBC News ha rilevato che tre quarti degli elettori (76%), inclusa la metà dei democratici, affermano di essere preoccupati per la salute mentale e fisica di Biden. Forse vale la pena notare che questo ultimo sondaggio è stato condotto prima che l’America fosse a conoscenza di un rapporto del procuratore speciale Robert Hur, che ha indagato sull’archiviazione di documenti riservati da parte di Biden. Hur ha affermato di non ritenere che Biden debba essere perseguito per i documenti segreti scoperti nel suo garage, ma ha messo in rilievo “limitazioni significative nella sua memoria”.
Di fatto siccome si tratta di una documentazione legale questa vicenda diventa un atto ufficiale contro la possibilità che Biden possa continuare a mantenere la massima carica degli Stati Uniti. Negli interrogatori con l’ufficio di Hur, Biden “non ricordava quando era stato vicepresidente”, ha chiesto in due casi separati e allarmanti “era il 2013, quando ho smesso di essere vicepresidente?” e “nel 2009 ero ancora vicepresidente?” Non ricordava, nemmeno dopo diversi anni, quando morì suo figlio Beau. E la sua memoria appariva confusa nel descrivere il dibattito sull’Afghanistan che un tempo era così importante per lui. Hur ha concluso che Biden è troppo anziano e smemorato per affrontare un processo, cosa che lo rende inidoneo a diventare presidente, ora o in futuro.
Questa verità nuda e cruda è stata enunciata da un arbitro neutrale, non da qualcuno politicamente partigiano, eppure il tentativo di insabbiamento continua ancora. Ora Hur è stato accusato di aver “denigrato” l’oggetto dell’indagine “con commenti critici estranei, infondati e irrilevanti”. Chiaramente il potere che sta dietro le spalle e soprattutto dietro la testa di Biden, non voleva che queste informazioni fossero rese pubbliche. Ma così come è stato irresponsabile mettere Biden al potere, altrettanto è irresponsabile mantenerlo lì. Non solo irresponsabile, ma irrazionale. Giovedì scorso quando gli è stato chiesto perché si candidasse di nuovo, Biden ha risposto con arroganza: “Sono la persona più qualificata in questo paese per diventare presidente degli Stati Uniti e finire il lavoro che ho iniziato”. Ma subito dopo nella stessa conferenza stampa si è riferito al leader egiziano Abdel Fattah el-Sisi come al “presidente del Messico”, poi ha dimenticato il nome di Hamas e confuso il presidente francese Emmanuel Macron e l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel con i loro lontani predecessori ora morti. Tutto questo ovviamente fa sembrare Trump che pure ha un’idea molto vaga di quel che c’è fuori degli States e probabilmente anche di quello che c’è dentro come una persona estremamente competente.
Non c’è dubbio che in questo contesto l’intervista a Putin è arrivata come una sorta di tsunami per il milieu politico occidentale, tanto da diventare tema di censura. Però visti gli ascolti altissimi si può dire che sia stato indirettamente il colpo di grazia per lo smemorato di Washington.
agbiuso
Rasenta l’impossibile ma di tanto in tanto accade che dal circo spettacolare vengano fuori parole vere, come quelle che ci definiscono una colonia degli Stati Uniti d’America, che fanno su di noi e con noi ciò che vogliono “e noi dobbiamo stare zitti”.
Teresa Mannino sull’Italia colonizzata dagli USA
agbiuso
The USA is just miserable tyrants, whose fate is now sealed.
agbiuso
Da: USA, prove di secessione
il Simplicissimus, 27.1.2024
Così mentre una petroliera britannica brucia al largo dello Yemen colpita da razzi che la flottiglia occidentale non è riuscita a fermare a conferma della natura puramente dimostrativa dell’azione di bombardamento, gli Usa vanno verso una possibile guerra civile. Non sarà domani, ma si scorgono tutti i sintomi di qualcosa che va montando e che dividerà gli Usa oceanici, da quelli continentali a meno di un radicale cambiamento di politica che rinunci alla pretesa di dominio planetario che è invece così vitale per il potere finanziario globalista.
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Ciò che anche il trailer del film Civil War descrive sarebbe auspicabile per la salvaguardia del pianeta e della pace mondiale: CIVIL WAR
agbiuso
La disfatta dell’Occidente
Franco Cardini, 14.1.2024
agbiuso
“Rimane sullo sfondo una terribile realtà per chi si ritiene “eccezionale” e padrone del mondo: i successi sono stati ottenuti non certo sul nemico russo, cinese o iraniano, ma sui propri alleati il che è un segno di estrema debolezza”.
Da: Amleto al comando della Nato
il Simplicissimus, 22.1.2024
agbiuso
Una vignetta che è anche un editoriale sui rapporti di forza tra lo Stato dominante e le sue colonie culturali, politiche, economiche.
agbiuso
Gonzalo Lira vittima del fascismo ucraino e Usa
il Simplicissimus, 14.1.2024
“L’America crea il caos in tutto il mondo e lo chiama ordine basato sulle regole. Più capisci, meno perdoni” Così scriveva su twiter Gonzalo Lira il giornalista americano che seguiva la guerra e i cui reportage non piacevano affatto all’illuminato regime di Kiev che tanto piace alla feccia europea. A un certo punto i suoi reportage così diversi da quelli con l’imprimatur dei servizi segreti occidentali non arrivarono più e si suppose che fosse stato catturato o addirittura che fosse morto. In realtà è finito in un carcere ucraino dove è stato torturato e non curato così che è morto ufficialmente per polmonite e non per mano dei suoi aguzzini. Come Assange, sia pure in modi diversi, Lira è stato un martire della verità la cui morte non è stata determinata solo dalla follia nazista in Ucraina, ma anche dagli Usa che di fatto sono i veri padroni del Paese e che con un solo cenno del capo avrebbe potuto farlo liberare e poi magari farlo arrivare al confine con qualche Paese non del complice, come l’Ungheria per esempio.
Purtroppo però Gonzalo Lira oltre a scrivere cose che non dovevano essere lette, era anche un critico feroce di Joe Biden e dei pazzi neo-conservatori che popolano la sua squadra di sicurezza nazionale e dunque non è stato fatto nulla, anzi si è contribuito ad ucciderlo. La cosa scandalosa che unisce un Paese nazificato come l’Ucraina ai suoi burattinai di morte è il silenzio della stampa occidentale che praticamente non ha mai dato notizia su tutto questo, quella che del resto è rimasta muta e silenziosa anche su Assange. Sono proprio questi punti sensibili a rivelare il livello di libertà o di asservimento dell’informazione. che è zero quanto alla prima e cento quanto alla seconda tanto per riprendere la scala Celsius. Se ci fosse stata una forte campagna per la liberazione dell’uno o dell’altro probabilmente essi si sarebbero salvati dalla morte e dalla detenzione. In realtà però Lira era un giornalista mentre coloro che tacciono sono soltanto dei portavoce a cui il potere dà la mancia come ai posteggiatori. Gente da nulla.
agbiuso
Per la libertà, per la pace, per la Costituzione, per un mondo plurale.
agbiuso
“L’Europa ha scelto -a scapito delle istituzioni democratiche, di trasformarsi in una sorta di America Latina 2.0. pronta a ricevere i surplus commerciali degli Stati Uniti, la sua energia ad alto coso e i suoi fondi avvoltoio”.
Da: Europa, il partito della sottomissione
il Simplicissimus, 11.1.2024
agbiuso
Un’intervista molto interessante della rivista Le Point a Emmanuel Todd, storico e demografo, a proposito del suo nuovo libro La défaite de l’Occidente, 4.1.2024
agbiuso
Da: Occidente convertito al terrorismo
il Simplicissimus, 4.1.2024
L’Occidente, anzi l’estremo occidente rappresentato dagli Usa e dal suo sottocoda britannico, ha creato il terrorismo e oggi è diventato esso stesso terrorista.
agbiuso
Da: La guerra. Esperimento Terra
di Giovanna Cracco, Paginauno, dicembre 2023-gennaio 2024
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L’impatto ambientale degli esperimenti nucleari. Documenti desecretati rivelano che tra il 1945 e il 1992 gli Stati Uniti hanno effettuato 1.051 test atomici esplodendo in totale 180 megatoni, pari a 11.250 bombe di Hiroshima; 12 test hanno contemplato il lancio di razzi fino a 700 km di quota, nella magnetosfera, con l’obiettivo di verificare se la struttura stessa del sistema Terra potesse essere utilizzata come arma. Quali sono state le conseguenze a lungo termine sull’equilibrio terrestre e sul clima?
Quando si imputa alle attività umane la responsabilità del cambiamento climatico, una di esse gode di un unanime e trasversale occultamento: l’attività militare. L’economia, la politica, i principali think tank, le grandi agenzie sovranazionali… nessuno ne fa citazione nei dettagliati e accalorati documenti che auspicano, o impongono, innovazioni green e transizioni ecologiche. L’industria della guerra, dalla produzione alle esercitazioni ai conflitti in giro per il pianeta, è esclusa sia dall’elenco delle cause che da quello delle soluzioni. La sua incidenza sull’ambiente è innegabile, ma la difficile quantificazione per mancanza di dati, come mostra il Report di Scientists for Global Responsibility e Conflict and Environment Observatory qui pubblicato a pag. 34, la porta, per restare nel campo semantico, ‘fuori dai radar’ della discussione.
agbiuso
Ovunque nel mondo l’imperialismo degli Stati Uniti d’America ha capovolto governi democraticamente eletti, con l’azione dei suoi servizi segreti, del dollaro, della convinzione di essere gli eletti (una tesi razzista).
Adesso tenta con la Serbia, che spero respingerà queste trame neocolonialiste.
Mosca: “L’occidente cerca di infiammare la Serbia con il manuale Maidan”
l’AntiDiplomatico, 25.12.2023
agbiuso
Da: Mar Rosso, lo stretto di Hormuz: si avvicina il colpo finale per l’occidente?
di Pasquale Cicalese, l’AntiDiplomatico, 19.12.2023
“Dunque, i ribelli yemeniti Houthi bloccano il commercio mondiale Eu-Asia nel Mar Rosso alle navi occidentali, che sono costrette a circumnavigare il Capo di Buona Speranza, con notevolissime perdite. Gli yemeniti vengono da una decennale guerra con i sauditi, sono stati oggetti di genocidio nel silenzio di tutti, sono alleati di palestinesi, hezbolllah e iraniani.
Quanta rabbia in corpo hanno ve la lascio immaginare. In solidarietà dei palestinesi, oggetto di genocidio da parte degli israeliani, i ribelli yemeniti hanno lanciato droni e missili contro Israele e ora bloccano il Mar Rosso. Gli Usa stanno organizzando una “coalizione militare occidentale” nel Mar Rosso contro di loro, parte che il nostro Paese vi parteciperà.
I ribelli non si sono lasciati intimidire e hanno detto che tutti loro saranno oggetto di attacco. Le armi che circolano per il mondo clandestinamente a seguito dell’invio di essi in Ucraina, con la corruzione ai massimi del pianeta in quel paese, sembra che abbiano dotato anche gli yemeniti di armi occidentali di ultima generazione. La protervia “culturale” occidentale, che pensava che il mondo arabo fosse costituito tutto da “imbecilli” si scontra ormai con gli yemeniti.
Se dovesse raggiungere l’Iran, e dunque lo stretto di Hormuz, sarebbe il colpo finale per l’occidente. Per l’intanto il blocco commerciale agli occidentali in Occidente sta provocando:
1) aumento prezzo petrolio;
2) probabile blocco della catena di offerta logistica in Ue;
3) probabile aumento dei prezzi alla produzione in Ue;
4) conseguente aumento di inflazione e tenuta dei tassi di interessi a livelli alti, se non piu’ alti, per fronteggiare l’inflazione, che già sta provocando da sé la recessione in Ue. Il doppio fronte russo e yemenita, che l’Europa, formata da imbecilli, non sembra aver ancora analizzato nelle conseguenze economiche, provocherà un cortocircuito economico, tutto per andare dietro al “Toro ferito” Usa che, debolissimo sul fronte dei debiti, di qualsiasi natura essi siano, pare che ormai gli sia rimasta solo la guerra per fronteggiare i Brics, specie la Cina.
Da qui Ucraina, Gaza, Mar Rosso e, probabile, Stretto di Hormuz. L’assenza di autonomia diplomatica europea, segno del fatto che ormai al mondo non la considera nessuno, tra l’altro divisa sul Patto di Stabilità, sull’immigrazione e su altri temi, è drammatica e rileva la facuità del piano Werner, che nulla può contro colossi mondiali. Potranno continuare con la deflazione salariale, con il tartassamento del proletariato e della classe media, con l’asset inflation, con piu’ Stato per il Mercato, ma qualsiasi persona che abbia “senso storico” ormai sa che è spacciata, fuori dalla Storia del XXI secolo. E’ bastato che ribelli yemeniti, che vengono da un genocidio, con poche armi, bloccassero il Mar Rosso, che tutta la catena logistica mondiale andasse in tilt, segno della fragilità del sistema capitalistico occidentale”
agbiuso
“Quasi che l’accanimento e il cinismo con cui Washington costella di caos e di orrori il mondo, venga poi scontato all’interno con una vera e propria tempesta di impoverimento. […]
Il neoliberismo che dagli ’70 ha cominciato a provocare questa sorta di impoverimento del lavoro e dei redditi individuali sta raggiungendo i suoi obiettivi e sta mostrando le sue contraddizioni, ovviamente non solo in Usa, ma in tutto l’Occidente, come fosse un contrappasso delle sofferenze imposte agli altri”.
Da: America, il naufragio del sogno e dei suoi passeggeri
il Simplicissimus, 18.12.2023
agbiuso
Per il governo degli Stati Uniti d’America “E’ straziante, è tragico” che sia avvenuta “l’uccisione di tre ostaggi” israeliani da parte dell’esercito di Israele.
Quando tale esercito fa strage di decine di migliaia di palestinesi, la più parte donne e bambini, non c’è invece nulla di “straziante e tragico”.
Gli USA sono il maggior pericolo per la vita e per la pace sul pianeta.
agbiuso
La rivista Gramsci oggi descrive gli eventi con il loro nome.
agbiuso
Guerre per procura e potenziale guerra civile nel declino degli Stati Uniti d’America:
–Gli USA vogliono ancora guerra per evitare la rivolta interna?
Il Simplicissimus, 12.12.2023
agbiuso
Henry Kissinger: scompare a 100 anni colui che ha la responsabilità di milioni di morti in tutto il mondo.
di Rossella Fidanza, 30.11.2023
agbiuso
Da Orrore: oltre un milione di morti fra le truppe ucraine
il Simplicissimus, 27.11.2023
“La Nato è una maledizione per tutti e che lo sarà soprattutto per gli stupidi che ancora inviano armi come se queste potessero servire a qualcosa.
[…]
Si prospetta un inverno molto buio per Kiev. Ma il senso di colpa sta crescendo tanto che ora Washington attribuisce al Regno Unito la responsabilità del sabotaggio dei negoziati di Istanbul. Si tratta di una ignobile bugia per se è vero che fu Boris Johnson ad imporre a Zelensky la guerra egli non era altro che il burattino di Washington. Naturalmente, quando si ha un cretino come Johnson non è difficile coinvolgerlo nelle missioni eticamente peggiori visto che il personaggio è troppo primitivo per avere scrupoli, ma Washington non capisce che la vera politica si fa nel mondo reale, non nell’universo delle pubbliche relazioni. La Russia conosce i nomi dei burattinai. L’ operazione speciale continua e Avdeevka viene rastrellato, comprese le forze russe che catturano la stazione Yasinovataya-2, un ascesso che esisteva dal 2014 ed è stato utilizzato dalle forze NATO per bombardare le aree civili di Donetsk. Era anche la zona più fortificata di tutto il fronte. Il tritacarne ad Avdeevka – dove per la prima volta sono scesi in campo truppe ucraine passate dalla parte dei russi – continua e probabilmente un altro paio di brigate moriranno nei prossimi giorni”
agbiuso
Una interessante lettura del caso Kennedy e di ciò che ne è seguito:
Sessant’anni dopo Dallas
il Simplicissimus, 22.11.2023
agbiuso
“Un Paese che stato in pace solo 7 anni su oltre due secoli non può smentire il suo cervello rettile, ben custodito da fondazioni, istituti, enti, organizzazioni che fanno riferimento al capitalismo totale e globale”.
Da Soldati Nato uccisi dagli Ucraini: tutto si va sfasciando
il Simplicissimus, 6.11.2023
agbiuso
Occidente fuori controllo e fuori di testa
il Simplicissimus, 1.11.2023
La guerra tra Israele e i palestinesi o sarebbe meglio dire tra i sionisti e i bambini palestinesi, ha in realtà poco a che vedere con una situazione che si trascina da 75 anni e che è come una carica di dinamite sempre pronta ad esplodere quando questo fa comodo agli Usa e ai suoi valletti. In questo caso l’idea di incendiare il Medioriente e di creare un nuovo bagno di sangue, deriva dalla volontà di colpire la raffinata diplomazia cinese che sta cercando di mediare la pace in tutta l’Asia occidentale, diventando così protagonista planetario della ragionevolezza e la coppia Russia – Cina nel sostenere i Brics: l’obiettivo immediato degli psicopatici neoconservatori è puntare sulla Siria, sul Libano e infine sull’Iran. Questo è ciò che spiega la presenza nel Mediterraneo centrale e orientale di una flotta di almeno 73 navi da guerra Usa/Nato coinvolte nelle esercitazioni di guerra Dynamic Mariner in corso al largo delle coste italiane che naturalmente sono sempre a disposizione visto che l’Italia è tornata ad essere una mera espressione geografica. E peraltro anche una pessima espressione.
Chiunque creda che questa flotta venga assemblata per “assistere” Israele nel suo progetto di Soluzione Finale volto a imporre la pulizia etnica di Gaza, deve abitare oltre lo specchio di Alice: la guerra ombra già in corso mira a distruggere tutti i nodi dell’Asse della Resistenza in Siria, Libano e Iraq – con l’Iran mantenuto come culmine. Però qualsiasi analista militare con un QI superiore alla temperatura ambiente come dice con una geniale espressione Pepe Escobar, sa che tutte quelle costose navi potrebbero essere visitate da un momento all’altro da missili ipersonici se del caso, missili che i valorosi uomini della Us Navy farebbero appena in tempo ad avvistare sui radar prima dell’esplosione. Il che non è cosa da poco perché questo vuol dire che lo spettacolo di proiezione del potere Usa non sta affatto impressionando Iran e Russia anche perché, l’egemone avrebbe bisogno di fare affidamento su una seria rete di basi sul terreno se mai prendesse in considerazione l’idea di lanciare una guerra contro l’Iran. Nessun attore dell’Asia occidentale permetterebbe agli Stati Uniti di utilizzare basi in Qatar, Kuwait, Iraq o addirittura in Giordania. Baghdad dal canto suo è già impegnata, da tempo, a eliminare tutte le basi americane.
Il vero problema è che ormai la situazione è del tutto fuori controllo e il dispiegamento di bagnarole in un mare interno, ovvero in una trappola, non ha grande senso se non dal punto di vista spettacolare: ma non ci si può fidare di Hollywood anche se essa ha costruito gran parte della reputazione dell’America, soprattutto non ci si può fidare dopo il fallimento in Siria, in Afghanistan e in Ucraina dove tutta la tronfia Nato è stata letteralmente ridicolizzata . E quindi adesso non si sa davvero cosa fare, non esiste un piano B esattamente come è accaduto in Ucraina, anche perché l’Opec potrebbe dimezzare la produzione di petrolio e innescare una crisi senza precedenti dell’economia occidentale o l’Iran potrebbe facilmente bloccare il golfo persico ottenendo lo stesso risultato. Gli Usa hanno dovuto smettere di appoggiare il piano segreto israeliano di pulizia etnica dopo il rifiuto dell’Egitto di accogliere nel Sinai tutta la popolazione palestinese e dunque adesso o si convince Netanyahu ad evitare un’immensa strage oppure l’occidente e Israele saranno considerati come il cancro di questo pianeta e avranno molti meno spazi di manovra, compresi quelli monetari, Quelle 74 navi nella vasca da bagno del mediterraneo se le dovranno vendere a meno che non vogliano rischiare la guerra totale.
salvatore giarrusso
La geografia ci aiuta a comprendere quello che sta accadendo. La cartina degli anni 60 nel medio oriente ci da un’immagine molto diversa della cartina attuale. La Palestina è ridotta ad una piccola striscia che viene utilizzata strumentalmente da Israele per dividere e disperdere il residuo del popolo Palestinese. Siamo all’ultimo atto? Stanotte è scattato l’attacco di terra. L’esercito più moderno del mondo che intraprende la “notte della rabbia e della vendetta” dice un generale israeliano. L’occidente dopo avere sfilato davanti a Netanyahu , parla ancora ipocritamente di due stati dopo avere partecipato nel tempo all’occupazione della Palestina. Non c’è giustificazione all’azione di Hamas dei giorni scorsi come non c’è giustificazione al genocidio in atto. Hamas infine è il prodotto dell’atteggiamento dell’occidente e dell’America nel tempo e l’incursione è stata l’alibi per Israele per completare il disegno che aveva nel cassetto, l’estinzione del popolo palestinese. Siamo all’ultimo atto oppure dobbiamo aspettarci un finale che assomigli alla fine della seconda guerra mondiale? Condivido Professore il suo punto di vista e mi creda, sono indignato dalle dichiarazioni servili da parte della politica e del nostro governo. Siamo complici.
agbiuso
Siamo complici, sì. Lo è tutto l’Occidente. Lo è l’Europa ridotta a serva dell’Occidente, vale a dire dell’imperialismo USA.
Ma sino a che ci saranno degli europei liberi la storia e l’onore del nostro Continente saranno ancora salvaguardati.
agbiuso
“La guerra è persa e lo sanno tutti, in Ucraina e nel mondo, ma gli schiavi ucraini devono continuare a immolarsi a maggior gloria dell’Impero d’Occidente”
da“Fino all’ultimo ucraino”. La guerra è persa… ma negli Usa non si può dire
L’AntiDiplomatico, 26.10.2023
Pietro Spalla
Grazie Alberto, se non è un genocidio quello a cui mira Israele poco ci manca. Quello che mi smarrisce è constatare la mancanza di onestà intellettuale di tanti giornalisti e politici, anche di quelli che stimo, che faticano a riconoscere che le ritorsioni di Israele sono spietatamente indiscriminate e nazistoidi, sicuramente più terroristiche delle azioni di Hamas. Mi consolano le recenti critiche di Unicef ed ONU ad Israele
agbiuso
Grazie a te, Pietro, della condivisione e del commento.
Sì, persino il segretario generale dell’ONU ha denunciato l’insostenibilità della vita dei palestinesi sotto il tallone di Israele.
Lo ha fatto anche Erdogan e forse in questo caso era più prevedibile ma, come ho scritto, basta avere occhi e correttezza di analisi per capire che si tratta di un genocidio.