Sarah Dierna
Antinatalismo contemporaneo
in Dialoghi Mediterranei
n. 62, luglio-agosto 2023
pagine 473-483
Come di tanto in tanto accade, questo mese consiglio non un libro ma un saggio di rivista. Saggio dedicato a un argomento che mi interessa molto (come sanno anche gli studenti del corso di Filosofia teoretica dell’a.a. 2021-2022). È un tema davvero filosofico poiché va alle radici dell’esistere, delle sue origini, del suo senso e del suo finire.
Uno dei suoi massimi teorici è il filosofo sudafricano David Benatar. Ma insieme a lui, nel passato e nel presente, ci sono Peter Wessel Zapffe, Emil Cioran, Thomas Ligotti, Théophile de Giraud e numerosi altri (compresi Agostino d’Ippona, Leopardi, Kierkegaard e Schopenhauer).
Nel suo denso e limpido saggio Sarah Dierna analizza l’antinatalismo contemporaneo ricostruendone anche la storia ma soprattutto mostrandone la potenza argomentativa, tramite un’esegesi dei testi molto attenta e critica. Pochi di questi libri e articoli sono tradotti in italiano; presentarli è dunque un altro merito del testo.
Consiglio la lettura di queste pagine, che si possono leggere:
- direttamente sul sito della rivista
- oppure in pdf
Aggiungo qui l’indice del saggio e alcuni suoi brani.
-Antinatalismo antico e contemporaneo
-Animali consapevoli
-Animali non umani
-Conoscenza e redenzione
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L’ostacolo forse più grande per comprendere l’antinatalismo siamo noi. La difficoltà di pensare noi stessi come mai stati (never having been) senza considerare nello stesso tempo tutto ciò che con noi non ci sarebbe stato. Kurning lo ha considerato un punto fondamentale: «The consideration to never have existed, the idea of one’s own self as never having been! The absence of one’s very self, of one’s highly important personality on the world stage; the chair one sits on, the bed one sleeps in: empty». Pensare in questi termini richiede infatti un grande sforzo.
Se tuttavia ripercorriamo il cammino storico seguendo un altro itinerario, diventa praticabile, o quanto meno si può provare a saggiare, un nuovo percorso ermeneutico in cui l’antinatalismo antico e l’antinatalismo contemporaneo sono soltanto apparentemente distanti. Dove sarà dunque possibile, per dirla con Gadamer, una fusione d’orizzonti a partire dal fatto che entrambi raggiungono comunque la stessa inesorabile conclusione.
E tuttavia la coscienza ha bisogno di trovare un senso, di possedere una verità che garantisca all’unità psicosomatica un equilibrio, per questo inventa la luce e i colori, per questo traveste un impulso generativo alla procreazione nell’amor cortese, la lotta per la sopravvivenza nella Grande Guerra e rimuove il pensiero della morte travestendolo nella porta d’accesso per l’aldilà.
In questo mi sembra più fecondo accostare la posizione di Zapffe all’antropodecentrismo di Leopardi in cui è l’animale a deridere e compatire l’umano. Nelle Operette Leopardi mette in dialogo un bue con un cavallo e un cavallo con un toro ma per irridere la specie umana; la natura con un’islandese per restituirla alla sua indifferenza. Alla fine infatti la vita animale non umana risulta essere sempre la sorte migliore mentre gli umani sono dipinti come gli infelicissimi sopra gli altri animali (Elogio degli uccelli), come coloro che non riuscivano mai a essere contenti e felici (Dialogo tra due bestie). Scontenti e infelici non perché siano una specie superiore anche nel dolore ma perché hanno contribuito alla loro frustrazione quando si sono attribuiti privilegi che non possiedono. Molte delle Operette hanno di mira proprio questo antropocentrismo.
A differenza delle correnti orientali o gnostiche, la liberazione – la vera liberazione – è una soluzione collettiva perché la negazione del singolo assume per Hartmann lo stesso effetto che ha per Schopenhauer il suicidio: si tratta del venire meno del singolo, non della specie. Ogni cosa che esiste in modo animato deve disperdersi. Solo così la volontà che sta al fondamento di ogni vita non potrà più continuare a esistere e cominciare ancora.
5 commenti
Antinatalismo. Storia e significato - agb
[…] saggio che ho scritto insieme a Sarah Dierna – specialista dell’argomento e senza la quale non avrei potuto tentare una sintesi così ampia – è uno dei testi che […]
agbiuso
Riprendo un’immagine di questa lezione, diffusa sui canali dell’ASFU.
agbiuso
Sarah Dierna inaugurerà le iniziative dell’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU) tenendo una lezione giovedì 12.10.2023 dal titolo «È funesto a chi nasce il dì natale». Sull’antinatalismo.
Tutte le informazioni sul sito dell’ASFU.
Qui sotto l’abstract e la locandina:
Non c’è nulla di misantropico nel riconoscere che sarebbe meglio non essere mai nati. Inizia col nascere la nostra permanenza nel mondo e si conclude con la morte. Lungo il tragitto ciascuno di noi fa esperienza del soffrire. Indagando la condizione umana, la filosofia antinatalista si interroga sulle conseguenze implicite nel venire al mondo e sulla legittimità etica di procreare, giungendo alla conclusione filantropica che non esserci sarebbe un’alternativa preferibile all’esserci. Si tratta di una conclusione nient’affatto inedita nel panorama filosofico ed esistenziale ma che nella filosofia contemporanea approda a nuovi risultati. Se anche i pensatori delle origini hanno infatti tematizzato la questione del nascere, l’antinatalismo del Novecento e del XXI secolo si spinge oltre il mero atteggiamento descrittivo dei Greci e afferma una teoresi della lucidità e un’etica attivamente antiprocreativa, volta a tentare di diminuire il dolore che pervade il mondo.
Sarah
Caro professore Biuso,
La ringrazio di cuore per avere dato notizia di questo saggio che deve molto alla sua guida costante, rigorosa e sempre attenta nello studio di questo argomento; all’interesse con cui segue il mio lavoro, lo vede crescere e prendere forma. Se lo studio diventa sempre più stimolante è anche grazie ai suoi maestri.
Grazie anche al professore Del Vecchio per il suo apprezzamento e perché mi dà modo, nonostante le poche righe di un commento, di imparare tanto.
Un caro saluto,
Sarah
michele del vecchio
Ho letto il saggio di Sarah Dierna sorretto da una duplice condizione mentale. Una profonda e sincera ammirazione per la scelta di un argomento estremo e nobile. E un sentimento di gratitudine per lo sforzo molto preciso e puntuale (e pienamente da me avvertito, pur nella mia condizione di lettore totalmente sprovveduto sulla questione specifica) messo in atto dalla autrice per definire i diversi significati e le molteplici prospettive di un problema immenso. Tuttavia costantemente presente e avvertito in quella dimensione del mio essere in cui rifilo tutto ciò che in qualche modo avverto stare fuori dal mio controllo. Là, in quel buco nero che mi porto dentro e in cui non sono mai disceso perchè temo di non risalire più. Là dove vita e morte si incontrano e si scambiano di posto. Non ho mai pensato che sarebbe meglio non essere nati. Ma ho sempre atteso e guardato alla morte senza sapere perchè.