David Helbock
Beethoven #7, 2nd Movement
da «Into the Mystic»
(2016)
È dalla notte, dall’indeterminato, dall’ἄπειρον, dalla pienezza della materia cosmica che ogni ente e circostanza prende forma. Ogni cosa che è, ogni ente, è parte di un intero nei cui confronti la parte è del tutto dipendente, senza la quale non potrebbe avere esistenza né movimento né divenire. L’ente è parte costitutiva di questo tutto, del quale è espressione, manifestazione, modo d’essere. È una parte costitutiva e in perenne trasformazione, costitutiva proprio perché in trasformazione. Filosofia è pensare il mondo nel suo incessante accadere come tempo, essendo tempo, permanendo come tempo e diventando tempo. Dell’essere non è possibile né sensato predicare altro che il suo accadere nella materia che muta senza posa e in eventuali coscienze che appercepiscono questo accadere mentre anche tali coscienze vanno trasformandosi. Concetti come eterno e infinito sono in realtà poco più che intuizioni e metafore con le quali una parte della materia dotata di coscienza coglie il tempo come un tutto ora, come il tutto che era prima, come il tutto che sarà poi. E così nel sempre e come sempre. Perché il sempre non è una forma statica ma è proprio questo eventuarsi senza posa della materia tutta, ora. Una legge fondante e fondamentale del tempo è l’entropia che intesse la materia e il suo costituirsi in cicli di dissipazione e ricostituzione, i quali garantiscono il divenire del cosmo e il suo mai finire come eterna e incessante dinamica di accaduto, accadente e avveniente.
Il secondo movimento della Settima Sinfonia di Beethoven, l’«Allegretto», diventa nella interpretazione al pianoforte di David Helbock un canto antico, inesorabile, lontano. Mistico.
2 commenti
Beethoven / Goethe - agb
[…] questo movimento della Settima Sinfonia di Beethoven nella peculiare interpretazione del jazzista David Helbock. Invito adesso ad ascoltare l’intero movimento (durata 7.45) in una delle sue letture più famose […]
Michele Del Vecchio
Brano musicale splendido, originalissimo, tempestoso, travolgente come la generazione incessante degli enti dalla pura indeterminazione.
Il tuo commento filosofico dispiega un reticolo concettuale densissimo e fittissimo di relazioni ontologiche. Inizi dalla assenza di forma ( l’apeiron) per poi approdare alla connessione delle categorie fondanti la tua ontologia dell’intero e della parte, della
trasformazione e dell’accadere del tempo nel tempo. La cosmologia della entropia e della dissipazione conclude il divenire incessante del cosmo. L’allegretto di Beethoven è, a mio parere, il ritmo sonoro,è la materia acustica,è l’incalzante movimento, è la dilatazione di elementi musicali ma anche materiali, fisici, concreti. L’allegretto è un mondo simile a quella materia indeterminata da cui si origina tutto e a cui tutto poi ritorna.