
Un video satirico tedesco illustra con chiarezza che cosa stia accadendo alla Germania e all’Europa: i risparmi, le risorse finanziarie, gli sforzi economici, lo stato sociale, i servizi (sanità, scuole, università, trasporti), l’intero apparato economico europeo vengono progressivamente erosi dalla decisione di riempire di armi l’Ucraina e di evitare il suo fallimento, che sarebbe completo senza il trasferimento di porzioni sempre più consistenti del Prodotto Interno Lordo tedesco, italiano e di altri Paesi al regime di Zelensky.
L’autentico obiettivo di una simile (e inaudita) politica suicidiaria è l’impoverimento dell’Europa, sempre più alla mercé del suo padrone statunitense, vero e unico vincitore – almeno a breve termine – della guerra in corso. Per leggere qualcosa sulle cause remote e recenti di tale politica e della guerra Nato-Russia, si possono consultare i link qui a destra nella sezione «History» (o qui sotto nella versione per cellulari e tablet).
Il video descrive molto semplicemente la polizia tedesca che entra nella casa di una famiglia e requisisce tutto, mentre l’attuale Cancelliere Olaf Scholz scandisce i suoi discorsi. Al posto dei beni sequestrati viene lasciata una foto di Volodymyr Zelensky alla parete. Lo slogan finale afferma: «La tua casa è nella Nato? Accetta la Nato nella tua casa».
- Heil_Zelensky (video mp4, durata 2,05 minuti)
8 commenti
agbiuso
OSSERVAZIONI SUL SUMMIT DI LONDRA
di Afshin Rattansi, Going Underground, X (https://x.com/afshinrattansi/status/1896220536986026031)
In un vertice con Zelensky e altri stati vassalli europei, ora nel panico, il primo ministro britannico Sir Keir Starmer ha affermato che l’obiettivo del vertice è delineare un piano per porre fine ai combattimenti in Ucraina e poi discuterne con gli Stati Uniti.
Pura illusione. Starmer e questi altri vassalli europei si sono ora illusi di pensare che, dopo aver urlato di continuare la guerra per procura finché sarà necessario, Donald Trump avrebbe effettivamente dedicato un momento di seria riflessione a ciò che l’Europa ha da dire sulla guerra per procura in Ucraina.
Questa è sempre stata la guerra per procura di Washington, il Regno Unito e l’Europa erano semplicemente i cani da attacco al guinzaglio degli Stati Uniti. La fine della guerra per procura e i termini della sua conclusione saranno decisi da Washington e Mosca.
Vladimir Putin non si fida dei leader del Regno Unito e dell’Europa per quanto possa lanciarli, quindi ignorerà qualsiasi proposta massimalista. Donald Trump sarà confuso dal fatto che i fedeli vassalli degli Stati Uniti osino provare a formulare un piano tutto loro, e in realtà pensano che porterà da qualche parte.
Il “piano” che questa banda di pagliacci raggiungerà verrà consegnato a Donald Trump su un piatto d’argento, legato con un bel nastro. Trump prenderà questo “piano” e lo getterà senza tante cerimonie nella spazzatura e continuerà l’unica diplomazia seria in corso in questo momento, che è tra Washington e Mosca.
In sintesi, l’approccio degli USA sarà quello di guardare questo piano, buttarlo via, dire “comunque” e continuare i negoziati diretti con Putin. Questo summit non è altro che una pantomima politica performativa per il consumo politico interno nel groppone europeo occidentale dell’Eurasia.
Sir Keir Starmer sta cercando di essere il “grande statista di successo” che pensa di essere, i leader europei stanno cercando di apparire come se stessero realmente facendo qualcosa di importante, mentre il mondo li guarda come vassalli, e Zelensky sta cercando di vendere una falsa realtà agli ucraini: non importa se l’amministrazione Trump lo detesta, almeno gli irrilevanti leader europei sono dalla sua parte.
Dopo aver promosso per anni il proseguimento della fallita guerra per procura, ora si assiste a questa confusa e irrilevante esibizione di fingere di volere la pace.
agbiuso
Povera Europa, senza testa, senza ruolo e senza libertà
il Simplicissimus, 2.3.2025
La distruzione del mito Zelensky ad opera dello stesso potere americano che a suo tempo lo aveva costruito perché fosse il fedele burattino della guerra fino all’ultimo ucraino, mostra sino in fondo a che punto di disgregazione, di follia, ma anche di miseria intellettuale stiamo arrivando in Italia e in Europa. Lasciamo perdere gli ipocriti che hanno opportunamente dimenticato i morti civili fatti dai cannoni ucraini tra la popolazione del Donbass, la discriminazione folle nei confronti dei russofoni e la minaccia di pogrom apertamente portata proprio da Zelensky, tutti elementi che hanno costretto la Russia ad intervenire: come persone sono la banalité même, non sono interessanti anche quando si tratta di gente che ha talmente introiettato la propria doppiezza da non accorgersene nemmeno. Che rimangano nella sesta bolgia col loro piombo dorato. Più degna di attenzione è la reazione di quelli che vogliono manifestare in appoggio al burattino Zelensky, giusto per essere ad ogni costo contro Trump e per la continuazione del conflitto e quelli che adesso, dopo decenni di servaggio, dopo aver approvato tutte le le avventure dell’imperialismo di Washington, riscoprono l’indipendenza dell’Europa. Queste posizioni rivelano il disastro cognitivo e allo stesso tempo morale di cui sono vittime, perché appoggiare l’Ucraina oggi vorrebbe dire chiedere scusa alla sua popolazione per averla fatta entrare in un cinico tritacarne, esclusivamente per i propri interessi, anzi per quelli del padrone, invece di fare i belligeranti da poltrona.
Ma questo sarebbe troppo onesto e troppo intelligente. Richiederebbe di comprendere che gli Usa hanno rinunciato in qualche modo all’unipolarismo per l’impossibilità di perseguirlo ancora e stanno cercando di trovare nuovi assetti del potere mondiale: per questo vogliono chiudere la questione ucraina e per farlo devono prima tagliare i fili dell’infame burattino. Certo è evidente che in questo contesto l’Europa che ha suicidato la propria economia pur di appoggiare l’ultimo e sventurato capitolo dell’imperialismo di Washington, si ritrova senza ruolo. Non è certo una novità, ma la fretta e la brutalità con cui sta agendo Trump non consente di coprire la condizione di servi schiocchi che ci andava benissimo fino a che la si poteva nascondere a se stessi. La barbarie di Trump, come avevo preconizzato già fin dalla prima elezione, priva l’Europa di quel velo protettivo che copriva la sua reale condizione. Così la futile ribellione di Macron, di Starmer, della von der Leyen o di quell’avanzo di BlackRock che è il nuovo cancelliere in pectore della Germania, sono patetici tentativi di nascondere non solo la sconfitta della Nato, che è l’alter ego della Ue e di fatto l’entità prevalente fra le due, ma dell’essere stati scaricati in vista della ricerca di nuovi assetti. Di non contare nulla nel momento in cui gli Stati Uniti non hanno più bisogno del coro di appoggio.
La rabbia nasce anche dal fatto che le oligarchie europee intendono speculare sulla guerra costringendo le popolazioni a una nuova stretta sul welfare, sui diritti e sulla libertà: stringere la cinghia che è già il nuovo leit – motiv di Bruxelles, è ciò che finanza e speculatori sperano per un nuovo drenaggio di risorse dal basso verso l’alto. Tutti sanno benissimo che l’Europa non è in grado oggi di condurre una guerra da sola, ma si sta lavorando per costruire un ‘immagine propagandistica e irreale del nemico contro cui comunque bisogna armarsi anche se disgraziatamente si arrivasse ad una pace in Ucraina. Ecco cosa servono i vertici di Londra e di Bruxelles che si terranno in questi giorni. Hannibal ad portas e dunque chi se ne frega della sanità, delle pensioni, della scuola, dei servizi. Chiunque rifiuti la pace appoggia oggettivamente tutta questa merda neoliberista e non è certo un caso se l’indignazione per la demolizione dell’eroe Zelensky ferve soprattutto nei salotti bene, quelli in qualche modo contigui al potere.
Ma questo ci porta anche ad altro, alla banalizzazione del concetto di libertà che 70 anni e passa di subornazione alla cultura americana, hanno finito per imporre. La libertà – e qui riprendo Adorno dei Minima moralia, l’ultimo classico della filosofia prodotto in questo continente – non consiste nello scegliere tra il bianco e il nero, tra opzioni predefinite suggerite in definitiva dal potere, ma proprio nella capacità di andare oltre rispetto alle dicotomie limitanti. In una parola di non essere ottusi tifosi di scelte imposte, senza riuscire a liberarsi dell’orizzonte ristretto che viene offerto Senza una vera libertà, l’Europa non potrà essere libera e alla fine, come sempre accade, non potremo nemmeno scegliere tra bianco e nero.
agbiuso
…e nonostante tale grave umiliazione, o proprio a causa di essa, il servo continua a leccare la mano che lo ha bastonato:
agbiuso
«La povera Europa che strilla e corre senza meta come un gallina senza testa…»
Eh già.
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Zelensky scaricato in nome di Yalta 2
Il Simplicissimus, 20.2.2025
Come avevo più volte detto e come era facilmente prevedibile, la pace in Ucraina passa necessariamente per la demolizione di Zelensky: la Russia infatti non vuole parlare con un presidente scaduto i cui atti sarebbero comunque illegittimi e gli Usa hanno tutto l’interesse ad addossare le colpe della sconfitta sull’ex comico. I media statunitensi da più di un anno ormai parlavano della straordinaria corruzione del duce di Kiev e sebbene non si trattasse di una campagna di stampa, ma di singoli quanto frequenti interventi sul tema sui quotidiani di riferimento, come il New York Times e il Washington Posta, era palese che anche l’amministrazione Biden capiva come a qualsiasi serio tavolo di pace la presenza di Ze sarebbe stata un problema. Era invece più conveniente usarlo come capro espiatorio.
Adesso Trump, dopo essere stato attaccato da Zelensky per non averlo invitato in Arabia Saudita, al vertice di contatto tra Russia e Usa, è arrivato a dire che è stato proprio l’ex comico a iniziare il conflitto con la Russia. Non è tecnicamente vero, anche se il presidente ucraino si è prestato, sulla pelle della sua gente, a provocare in ogni modo Mosca, per consegnare alla Nato il regalo di una guerra con la Russia che essa sperava di vincere facilmente. Kissinger diceva che essere nemici degli americani è duro, ma essere amici è letale: infatti adesso si troviamo di fronte all’abbandono del finto eroe e reale massacratore. E se non verrà fucilato o incarcerato da qualche pronunciamento del sua stesso esercito o da qualche camarilla politica, sarà letteralmente demolito: già adesso una squadra del Doge e di funzionari di altri dipartimenti sta dando la caccia a 50 miliardi di dollari, di quelli dati all’Ucraina, che sono già stati tracciati su conti ai Caraibi. E Zelensky potrebbe essere incriminato negli Stati Uniti in primavera.
La povera Europa che strilla e corre senza meta come un gallina senza testa fa comunque scudo a Zelensky e si indigna come se questo comico ricostruito come statista dalla Nato fosse la sua ultima speranza e la stessa cosa fanno gli ambienti guerrafondai, compresi quelli che vogliono la pace attraverso la guerra. Che è tipico del bellicismo: quale confitto non ha avuto nella pace futura il suo alibi? Ma il fatto è che ora l’Europa, da spalla degli Usa quale era, si trova a essere unica protagonista senza avere i mezzi per sostenere questa parte. Non solo Trump e i suoi uomini hanno chiaramente fatto comprendere che Usa non vogliono più mandare sostenere Kiev con soldi, mezzi e tanto meno truppe. non solo mettono in discussione la Nato, ma cominciano ad addossare all’Europa la responsabilità della guerra. Il neo presidente in una delle sue dichiarazioni ha infatti detto che Zelensky avrebbe dovuto fare la pace con la Russia nel marzo del 2022, quando era pronto un trattato in cui la Russia chiedeva la Crimea (che nulla a che vedere con l’Ucraina) , una forma di autonomia per il Donbass e la fine della discriminazione contro i russofoni. Sappiamo tutti che quel deprimente individuo di nome Boris Jhonson, allora primo ministro britannico volò a Kiev per impedire che quel trattato fosse firmato, un milione e passa di morti fa. È ovvio che quella indegna mossa sia stata suggerita dalla Washington di Biden, ma di fatto inchioda l’Europa alle proprie responsabilità.
In un certo senso i leader europei vivono la stessa stagione che sta vivendo Zelensky; il loro destino e quello dei poteri che li burattinano è legato alla continuazione della guerra. Ma non hanno capito una cosa: al vertice tra Russia e Usa in Arabia Saudita la questione ucraina era solo un capitolo e probabilmente nemmeno il principale di una riorganizzazione della sicurezza planetaria, una sorta di Yalta 2 come ha scritto Pepe Escobar. Gli Usa devono farlo ora, prima di essere sommersi dal mondo emergente. Che poi ci si riesca è un altro paio di maniche, ma una volta fallito il progetto di fare dell’Ucraina il piede di porco per la dissoluzione della Russia, il rischio è quello che tutto si ribalti e Kiev diventi un fattore di rapido declino degli Usa. A questo punto l’Europa è in una trappola che si è costruita da sola e verrà esclusa dalle trattative che riguardano il proprio stesso destino. Non c’è dubbio che la Ue sia stato il viatico per questo splendido risultato.
agbiuso
Il giudizio sull’Europa è ironicamente terribile. La guerra in Ucraina, infatti, è stata voluta dagli USA per i propri interessi (come sempre) ma ora Trump accusa l’UE di non volere la pace…
La descrizione da parte di Trump della figura di Volodymyr Zelensky è invece del tutto esatta.
agbiuso
Questo miserabile criminale che sta sterminando il suo popolo è una mescolanza di arroganza e lamento.
agbiuso
La Germania sta finendo i soldi e il debito esplode
il Simplicissimus, 20.3.2024
Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha avvertito il proprio governo che le finanze statali stanno rapidamente sfuggendo di mano e che l’esecutivo deve cambiare rotta e attuare misure di estrema austerità. “In uno scenario sfavorevole, i crescenti deficit finanziari porteranno a lungo termine ad un aumento del debito in rapporto alla produzione economica fino al 345% circa”, si legge nel rapporto sulla sostenibilità pubblicato dal suo ufficio. “Ma anche ipotizzando per i prossimi anni uno scenario estremamente favorevole, entro il 2070 il debito salirà a circa il 140% del prodotto interno lordo”.
Il fatto è che una volta tagliati i rapporti con la Russia e le sue risorse a basso costo, l’economia tedesca che proprio su questo aveva costruito la propria potenza non può che colare a picco facendo mancare le risorse finanziarie necessarie ad alimentare la società e a simulare quella “virtuosità” che in realtà non esiste. il rapporto debito – pil al 60 per cento con il quale i Paesi del Mediterraneo sono stati torturati, è sempre stato mantenuto grazie ad artifici contabili e veri e propri inganni. Nell’autunno scorso la Corte dei conti tedesca ha accusato il governo di Olaf Scholz di nascondere le reali condizioni del Paese trasferendo impegni finanziari pluriennali in contenitori finanziari speciali (Sondervermoegen), ossia all’interno di società create con il preciso scopo di redistribuire una massa di crediti tra un’ampia gamma di investitori. Si tratta di una pratica in totale contrasto con le regole europee e che di fatto ha “nascosto” 869 miliardi di euro di debiti.
Ma gran parte di queste cifre non avevano ancora “incassato” lo choc della guerra in Ucraina ed è per questo che il panorama è oggi assai più nero di quanto lo stesso ministro non osi rivelare. I partiti di governo sono in crisi e non possono premere il pedale dell’austerità che invece era stata imposta ad altri Paesi europei, ma ci sono situazioni strutturali che stanno portando a fondo le finanze federali e quelle dei Länder: un fattore importante è il rapido invecchiamento della popolazione tedesca, con un’esplosione del debito all’orizzonte quando sempre più cittadini andranno in pensione con un’ industria duramente colpita dai prezzi dell’energia che vengono fatti dagli “amici” americani e dunque con un rapido calo delle entrate fiscali. In ultimo l’aumento incontrollato dell’immigrazione rischia di far saltare qualsiasi parvenza di stato sociale.
Secondo il professor Bernd Raffelhüschen, dell’Università Albert Ludwig di Friburgo, definito il papa delle pensioni per i suoi studi specialistici nel settore, dice che l’immigrazione di massa è già costata al Paese 5,8 trilioni di euro e questo divario di sostenibilità crescerà fino a raggiungere l’enorme cifra di 19,2 trilioni di euro se la Germania continuerà a consentire l’ingresso di 300.000 stranieri ogni anno nel paese. Come osserva nel suo studio, il processo di integrazione richiede un tempo estremamente lungo per la maggior parte degli stranieri e durante questo periodo essi hanno un reddito scarso – e spesso nessun reddito – determinando un ritardo sostanziale per quanto riguarda il loro contributo al sistema sociale. In realtà il sistema economico, anzi diciamo pure il padronato industriale, sfrutta la manodopera straniera, concedendo salari così bassi che essa accede in massa agli strumenti dello stato sociale, il che si traduce in un onere enorme per le finanze pubbliche.
In pratica è un particolare caso di trasferimento di denaro dal pubblico al privato e tuttavia con l’aumento dei prezzi dell’energia anche l’abbassamento dei salari non basta più a compensare in qualche modo il piano inclinato sul quale si trova il Paese. La Germania è chiaramente in un vicolo cieco nel quale qualsiasi mossa diventa negativa: tra un decennio non sarà che il fantasma di se stessa, sconfitta irrimediabilmente non da un nemico, ma dai suoi amici.
salvatore giarrusso
Un video amaro al quale è difficile un commento “libero”. L’infodemia o l’infocrazia che ci colpisce quotidianamente, ci porta ad approfondire il senso di libertà nella sua essenza. Nel frattempo il “proiettile vagante”, continua il suo lavoro.