Vita e morte di Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi ha dato un contributo fondamentale alla trasformazione definitiva della politica in spettacolo. E non soltanto in Italia.
È dunque stato del tutto coerente e conseguente che la politica diventata spettacolo ne abbia glorificato il cadavere e la memoria in ogni forma, sino a proclamare tre giorni di lutto nazionale e a ordinare i solenni funerali di stato, celebrati nel Duomo di Milano il 14 giugno 2023.
Della politica-spettacolo anche la cosiddetta ‘sinistra’ è componente e parte attiva. E questo perché Berlusconi in trent’anni ha plasmato l’immaginario, il linguaggio, i riferimenti sia polemici sia convergenti di questa ‘sinistra’, ponendosi in tal modo al di là delle dicotomie politiche, nonostante le sue continue dichiarazioni a favore di qualcosa che chiamava ‘centro-destra’.
L’essenza della socialità berlusconiana va infatti al di là delle divisioni politiche e partitiche novecentesche e consiste nella ipnotica manipolazione delle folle; nell’utilizzo spregiudicato, autoritario e totale dei media e delle loro tecnologie; nel successo finanziario come obiettivo di ogni azione, di ogni comportamento, di ogni pensiero; nella diffusione di un narcisismo di massa tanto infantile quanto divisivo delle realtà collettive; nella completa integrazione di vita politica e strutture criminali, in particolare quelle mafiose e quelle massoniche.
Della Loggia segreta Propaganda due (P2) – definita da una Commissione parlamentare di inchiesta «organizzazione criminale ed eversiva» – Berlusconi ha chiesto e ottenuto la tessera n. 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.
Che le enormi somme di danaro necessarie all’inizio della carriera di palazzinaro e di imprenditore dei media siano arrivati da Marcello Dell’Utri e dunque dalla mafia siciliana [contro ogni (auto)propaganda del sedicente self-made man] è un dato di fatto che il legato testamentario di 30 milioni di € per il faccendiere ed ex-senatore palermitano non fa che confermare.
E soprattutto Berlusconi ha operato una vera e propria trasformazione antropologica degli italiani in videosudditi, pronti a qualunque obbedienza comportamentale, psicologica, politica, sanitaria, mediatica, se enunciata, ripetuta e imposta dalle televisioni sue e di stato. Videosudditi che in questi decenni colonizzati dalle televisioni commerciali, massima espressione dell’americanismo, vanno sempre più mostrando una pervasiva e distruttiva stupidità, il dominio della bêtise.
L’essenza del berlusconismo intride tutte le forze politiche presenti nell’attuale parlamento italiano, nelle amministrazioni pubbliche, nelle strutture dell’informazione, tutte ormai esemplate sul «Piano di rinascita democratica» di Licio Gelli.
È stato dunque consequenziale che le istituzioni dello stato italiano abbiano reso gli omaggi più imponenti e sfarzosi a questo loro eccellente rappresentante in occasione della sua «purtroppo tardiva dipartita», per usare l’espressione con la quale sul numero dell’ottobre 1976 di A Rivista anarchica (p. 3) Luciano Lanza si riferì alla morte di Mao Zedong, al quale con il passare degli anni e dopo innumerevoli ritocchi il volto di Silvio Berlusconi somigliava sempre più.
3 commenti
Cetti Patanè
Carissimo Prof.,
dal mio ritiro francese (purtroppo venerdì dovrò rientrare in Italia) ho vissuto “vita e morte” con un atteggiamento di distacco che, però, ha accentuato l’estrema gravità di quanto in Italia stava accadendo. Ascoltando i commenti dall’estero, in particolare la definizione di “grande statista” che la politica italiana, compreso il Capo dello Stato, ha offerto di colui che è stato il principale responsabile (non l’unico) del degrado morale di un Paese ormai alla deriva, è come se tutti noi italiani perdessimo valore agli occhi del mondo. Alla parola “Berlusconi” qui si ride. Inutile dire che condivido in pieno la sua analisi e, purtroppo, nulla di positivo vedo all’orizzonte.
Un caro saluto.
Michele Del Vecchio
Ho letto il tuo articolo su Berlusconi e naturalmente ne condivido il profilo complessivo che ne tracci.Dico “naturalmente” perché il suo ruolo nella trasformazione della politica in “spettacolo” è innegabile ed è il suo contributo più significativo e permanente.Condivido anche il tuo richiamo alla responsabilità della “sinistra” e le altre considerazioni che svolgi sulla “socialità” e sulle alleanze-amicizie-legami-dipendenze del fondatore di Forza Italia da associazioni di impostazione exrtra-legale. Forse avresti potuto completare con qualche considerazione sugli avversari di berlusconi e sull’antiberlusconismo come forma ideologica in cui molte vecchie narrazioni hanno cercato, con scarso successo, di sopravvivere alla irruzione del cavaliere di Arcore.
agbiuso
Grazie della condivisione, caro Michele.
A proposito degli “avversari di Berlusconi e sull’antiberlusconismo”, almeno esistessero!
Quando nel 1994 l’allora segretario dell’ex-PCI Achille Occhetto cominciò a utilizzare espressioni quali “scendere in campo” et similia, compresi che Berlusconi avrebbe non vinto ma trionfato. E infatti così fu.
La ragione è che quando cominci a utilizzare il linguaggio del tuo avversario vuol dire che hai già perso. È questo uno dei significati del concetto gramsciano di egemonia, che mi sembra fondamentale per capire la politica.
Poi, di conseguenza, vennero il riconoscimento da parte di D’Alema del valore indiscutibile per l’Italia di Mediaset e delle sue televisioni; vennero gli accordi nascosti con Berlusconi ammessi ‘candidamente’ alla Camera da Luciano Violante.
E vennero, ipotesi molto plausibile, i tanti soldi con i quali il magnate lombardo si è comprata “l’opposizione”.
Platone raccomanda di non far arrivare al potere chi ha troppo danaro, perché poi compra tutti e corrompe dall’interno la πόλις, come un cancro. I fatti italiani gli danno ancora una volta ragione.
L’antiberlusconismo è stato un inganno a uso dei “militanti”, nella sostanza non è esistito.
Il lancinante e universale cordoglio per la morte del satrapo e gli onori pubblici attribuiti al suo cadavere ne costituiscono un’ulteriore prova.