Quel «Metaverso» e la complessità dell’essere umano
il manifesto / alias
25 febbraio 2023
pagina 11
I fenomeni più ‘all’avanguardia’ della nostra ipermodernità, le tecnologie che appaiono più avanzate e innovative, conservano, presentano e manifestano in realtà dei tratti arcaici. Il progetto del Metaverso intende fare di Facebook non una piattaforma di incontri e interazioni; non un immenso database di parole, nomi, immagini, suoni; non un’impresa commerciale ma una vera e propria nuova realtà. Metaverso è il sogno di diventare dio e ha come fondamento «un animismo digitale» di forte impronta matematica (‘digitale’ appunto) che disprezza la realtà dei corpi, della materia e della presenza per sostituirla con un «effetto gorgo, un buco nero dell’online» che «fagocita sempre più la realtà offline, la vita come tale» (Eugenio Mazzarella).
4 commenti
agbiuso
Ricevo e inoltro.
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Giulio Milani
Lettera d’addio
Siamo un gruppo di professori e ricercatori del Centro Interdipartimentale Mente e Cervello. Dopo aver passato anni a parlare con colleghi, studenti, dirigenti di impresa e rappresentanti politici, oggi abbiamo deciso di rivolgerci direttamente ai nostri concittadini. Non possiamo più tacere.
In un sussulto di umanità e di dignità, abbiamo preso coscienza che il nostro lavoro contribuisce a produrre uomini-macchina dentro una società-macchina. Le ricerche in scienze cognitive e in neurotecnologia – giustificate con la conoscenza dell’attività cerebrale e con la cura dei disturbi cognitivi – sono parte integrante di un sistema in cui l’informatica (in particolare l’Intelligenza Artificiale) si fonde con le biotecnologie e le nanotecnologie. Queste «tecnologie convergenti» – basti vedere qui in Trentino la collaborazione tra CIMeC, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Mach e Cibio – tendono ad integrare in un’unica piattaforma universale gli algoritmi e l’ingegneria genetica, la robotica e i nanomateriali, la sensoristica e la biologia computazionale. Ridurre la società e l’intero vivente a un flusso di informazioni – tracciabili, sequenziabili e ricomponibili – è il sogno che la cibernetica rincorre fin dagli anni Cinquanta. Ora quel sogno ha i mezzi della propria potenza. Lo stesso sistema che fabbrica auto a guida autonoma – per la cui circolazione servono città disseminate di sensori, droni e di rete 5G – è in grado di «editare» geneticamente le piante (e gli embrioni), coltivare la terra senza contadini, produrre carne in laboratorio e «ibridare» le menti con i computer. Qualsiasi tentativo di correggerlo con qualche normativa o qualche commissione etica è ridicolo. Si può solo cambiare modo di vivere, di decidere, di coltivare, di abitare.
Per questo abbiamo deciso di disertare il nostro lavoro di distruttori dell’umano per dedicarci alla panificazione, all’agricoltura, alla falegnameria, alla poesia. E invitiamo i nostri colleghi e le nostre colleghe a fare altrettanto.
Non è facile sapere quali sono le proverbiali gocce che fanno traboccare il vaso. Due cose ci hanno colpito in questi ultimi giorni – i giorni, per noi, della scelta. Aver letto sull’ultimo numero di «Nature Neuroscience» l’esperimento condotto da Alexander Huth, Jerry Tang e altri (ex) colleghi di Berkley e del Texas. Usando la risonanza magnetica funzionale – di cui anche noi ci siamo serviti – sono riusciti a ricostruire in modo piuttosto preciso i pensieri di un gruppo di volontari stimolati dalle conversazioni con un software di intelligenza artificiale (GPT-1, un precursore dell’ormai celebre ChatGPT). Ecco il commento dell’immancabile giornalista: «l’avanzamento di queste tecnologie potrebbe essere tale da rendere necessarie politiche di protezione della “privacy mentale”». L’altra cosa che ha contribuito a farci dire «Basta!» è aver saputo che al «Wired Next Fest» di Rovereto avrebbe parlato Francesca Rossi, «Global Leader per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale» di IBM. Vogliamo ricordare qui, a proposito di etica, che è stata la collaborazione tra IBM e l’Ufficio Statisitica del Terzo Reich a rendere così performante la macchina dello sterminio nazista. IBM ha continuato a fornire le proprie innovative schede perforate e i propri lettori meccanografici anche quando sapeva che quei prototipi dei futuri computer servivano per l’individuazione degli ebrei e per l’organizzazione logistica dei lager. Se quello strumentario impallidisce di fronte all’attuale programma «Smart Planet» di IBM (l’odierno totalitarismo punta ad incarcerare tecnologicamente l’intera umanità, e a buttar via la chiave), è lecito pensare che la morale, oggi come ieri, resti nei guardaroba dei laboratori.
Non siamo certo dei rivoluzionari, ma da oggi i fabbricanti di schiavitù tecnologicamente equipaggiata non potranno più contare su di noi.
Rovereto, 6 maggio 2023
Alcuni professori e ricercatori del CIMeC
agbiuso
La rivista Aldous ha pubblicato una versione più ampia di questo articolo/recensione:
Sul Metaverso (23 marzo 2023)
agbiuso
Molto interessante, anche se la mia impressione è che sia già tardi:
Pause Giant AI Experiments: An Open Letter
We call on all AI labs to immediately pause for at least 6 months the training of AI systems more powerful than GPT-4.
22.3.2023
Davide Amato
Caro professore,
sono venuto a conoscenza della lettera in questi giorni e in effetti programmavo di accennarne durante le lezioni di Filosofia delle menti artificiali.
Non sono in grado di dire se sia effettivamente troppo tardi, se i rischi sostenuti da questi ingegneri e imprenditori siano fondati o esagerati. L’unica cosa che mi appare chiara è l’incapacità delle società di mercato, basate sulla concorrenza capitalistica, di pianificare produzione e sviluppo anche quando si tratta di tecnologie potenzialmente apocalittiche come l’IA.
L’articolo scrive giustamente: “Such decisions must not be delegated to unelected tech leaders”. Ma è così che funzionano tutti gli aspetti della nostra economia e della nostra società.
Questa vicenda dimostra ancora una volta che l’umanità, particolarmente in Occidente, vive in un eterno presente in cui il solo principio guida è la ricerca del profitto e l’accumulazione fine a se stessa, e in cui le decisioni chiave sul nostro futuro sono prese da élite finanziarie e tecnocratiche senza scrupoli.
Il capitalismo sembra a tutti gli effetti un sistema autodistruttivo, e capace di scatenare l’estinzione umana da un momento all’altro (non solo a causa dell’IA).