Pensiero molteplice
Aldous, 11 giugno 2022
«Lo studioso non deve occuparsi di nessuna forma di orizzonte veritativo o di salvaguardia dei beni spirituali della civiltà ma partecipare vittoriosamente ai ludi bibliografici, l’artista non può mettere la bellezza tra i suoi obiettivi ma occuparsi dell’oscillare delle sue quotazioni e l’insegnante non si occupa della Bildung dei giovani allievi ma di addestramento al lavoro» (Davide Miccione, Pensiero unico, forse neanche quello, Algra Editore 2018, p. 10).
Che cosa ha reso possibile la chiusura delle menti, delle scuole, delle università, all’intelligenza? Da chi essa è stata attuata? La risposta è complessa perché è intricata, rizomatica, inverosimile e tuttavia possibile.
In Italia l’esecutore sono le commissioni parlamentari e i ministeri. Complice è il sistema dei media, vecchi e nuovi, che ripetono come dischi rotti la loro abituale osservanza e obbedienza a chi pro tempore comanda e li paga. E i mandanti? Le risposte possono anche qui essere molteplici: dallo spirito del tempo al trionfo del liberismo nella lotta di classe, con il conseguente imporsi dell’aziendalismo in ogni angolo, luogo, momento e prassi della vita collettiva; dall’immensa forza d’inerzia della pigrizia intellettuale alla sterilizzante trasformazione della pratica e del metodo scientifici in pura amministrazione tecnologica dei fondi di ricerca. Ma forse il primo e l’ultimo mandante è la stanchezza, la grande stanchezza che Husserl descrive così bene nelle pagine finali della Crisi delle scienze europee.