Che cosa ha fatto?
Aldous, 14 maggio 2022
In questo breve articolo ho cercato di sintetizzare ciò che penso del conflitto tra Russia e Ucraina all’interno del più ampio contesto geopolitico contemporaneo. Un contesto che mi sembra pericolosamente simile al clima di esaltazione e di propaganda che portò l’Europa al suicidio nell’estate del 1914.
Segnalo inoltre il miglior articolo che abbia letto sinora sul conflitto in Ucraina, il suo significato, le modalità, la funzione:
Lo spettacolo della guerra
di Giovanna Cracco, paginauno, n. 77, aprile-maggio 2022.
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agbiuso
L’ Europa di Pinochet: il caso di Visione Tv
il Simplicissimus, 20.12.2024
Ho fatto appena in tempo a parlare del ceto “mezzo colto”, degli “alfabeti funzionali” i quali non sanno decrittare la realtà e vivono dentro la loro bolla di sapone, che le conseguenze di questo abbandono alle parole d’ordine del globalismo diventa palpabile con lo scempio delle ultime vestigia della democrazia. È accaduto, come in analoghi casi in Inghilterra e Germania, che la libertà di parola venga di fatto impedita chiudendo i conti bancari di personaggi scomodi per l’euro regime. Un ennesimo sito di petomania globalista, di nome Linkiesta, ha annunciato la chiusura dei conti bancari di Visione Tv e di Vento dell’Est per la loro sedicente funzione di “megafoni” di Putin. L’articolo delirante con cui si annuncia festosamente questa notizia (a quanto pare fornita dai servizi) è a firma di tale Massimiliano Coccia, marito dell’eurodeputata del Pd, Pina Picierno, quella che ha accolto con tutti gli onori la presidente golpista della Georgia.
Francesco Toscano, direttore di Visione Tv oltreché fondatore con Marco Rizzo di Democrazia Sovrana Popolare, dice che i conti sono ancora attivi, ma che è stato convocato nella sede di Reggio Calabria della banca con cui opera l’emittente, parrebbe si tratti di Banca Intesa (nel cui direttivo c’era Elsa Fornero, la ministra “chiagne e fotti” di Monti) per chiedergli cosa ne pensasse della guerra russo – ucraina e perché abbia pubblicato un libro di Putin, scritto nel 2021, ovvero un anno prima dello scoppio della guerra. Domande assolutamente prive di senso per una banca: ci manca solo che per aprire un conto occorra rendere conto delle proprie idee come se si trattasse di un tribunale dell’Inquisizione. Dunque pare di capire che adesso siamo ancora nella fase dell’intimidazione, ma già portata avanti in maniera sfacciata ed evidentemente suggerita da quelli che potremmo chiamare poteri forti, con la partecipazione della coppia Picierno – Coccia. Mi asterrò dal dare giudizi su questi due squallidi figuranti, ma certo essere messi al bando per aver pubblicato un libro di uno dei quattro statisti più importanti del pianeta è così ipocrita, stupido e provinciale da far venire i brividi. Eppure questi aspiranti tirannelli da quattro soldi osano dire che coloro a cui vogliono chiudere la bocca sarebbero rossobruni, definizione molto cara agli abominevoli mezzi colti da cui è formato essenzialmente il Pd e dintorni. Non hanno letto nulla o quasi di Marx, di Lukacs, di Gramsci e se è per questo nemmeno di Althusser, di Adorno, di Della Volpe o di Geymonat o di Negri o di Preve, tanto per fare qualche nome e dare un panorama ad ampio spettro. La loro è la sinistra del sentito dire, priva al tempo stesso di coerenza e di realismo.
D’altra parte non è strano che il sistema finanziario globalista ricorra al ricatto bancario: è il suo strumento più importante, quello che fa anche più paura perché oggi è difficile svolgere qualsiasi azione senza un conto corrente che di fatto è ormai obbligatorio. L’esempio più clamoroso è stato il blocco dei conti dei camionisti canadesi che protestavano contro l’obbligo vaccinale di Trudeau e dei suoi soci ucronazisti. In qualche modo è l’equivalente “democratico” degli stadi di Pinochet dove venivano radunati gli oppositori. Nulla di tangibile, ma di altrettanto efficace. Ma attenzione, ricorreranno anche alla violenza se questo non dovesse bastare.
Il fatto è che l’élite europea è così disperata da aver gettato la maschera: gli esempi di Georgia e Romania, parlano chiaro, anche se parlarne ormai può costare il blocco del conto corrente: non ha altra via d’uscita che intensificare le politiche totalitarie per restare al potere e per mantenere il sistema, ovvero quella griglia interconnessa di poteri grigi che si sono impadroniti degli Stati e della politica. Mentre ciò accade, i loro appelli antidemocratici diventano sempre più sfacciati, e ne abbiamo un esempio chiarissimo in Georgia dove si accusano le “tendenze imperialistiche” russe di voler influenzare il Paese, ma nello stesso tempo si dichiara che la Georgia è un “interesse strategico” per l’Europa e che l’Ue dovrebbe quindi intervenire per prenderne il controllo. Non è forse proprio questo un imperialismo della peggiore specie? Senza parlare dell’entusiasmo che suscita nei cuori di tenebra e nei piccoli cervelli delle Picierno e dei Coccia di tutto l’Occidente, l’annullamento illegale delle elezioni rumene, accolto con fragorosi applausi dai burocrati corrotti di Bruxelles. Non si preoccupano più delle forme e nemmeno delle contraddizioni: tanto gli alfabeti funzionali non le coglieranno. Seguiranno il piffero magico mentre l’intero continente crolla. Anni fa sui social era uso citare la frase, falsamente attribuita a Voltaire: “disapprovo quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.” Ora questa citazione è del tutto scomparsa e anzi si vedono interventi che ne sono l’esatto contrario, come se la libertà di espressione fosse un fastidio e un’offesa. Sarebbe davvero un guaio confrontarsi con la realtà. E con se stessi.
agbiuso
Da: Il signor Oreshnik batte un colpo
il Simplicissimus, 22.11.2024
Prima di iniziare questo post vorrei che voi vedeste questo brevissimo filmato, naturalmente censurato dal mainstream occidentale, in cui Biden, ormai trasformato in un automa in avaria, non risponde a domande fondamentali sulla sua decisione di permettere l’uso di missili a lungo raggio sul territorio russo oltre che sdoganare l’uso delle mine antiuomo vietate dal trattato di Ottawa. Ma si sa che il mondo “basato sulle regole” delle regole se ne frega. Bastano pochi secondi di visione per rendersi conto che proprio questa è l’immagine più scioccante di una giornata tesa sul filo di pace e guerra perché dimostra che gli Stati Uniti sono senza controllo e si lanciano verso una potenziale guerra nucleare, guidati da un “comandante in capo” demente che chiaramente non prende nessuna delle decisioni importanti. Che a Washington regnano burocrati idioti come come Jake Sullivan, Blinken e compagnia cantante tutti appesi alla cabala globalista.
Così non si sa come verrà presa la decisione di Mosca di lanciare contro un grande complesso bellico ucraino a Dnipro (popolati anche da molti tecnici occidentali) un nuovo tipo di missile ipersonico a medio raggio (5500 chilometri di gittata) dotato di almeno 8 testate multiple (sia convenzionali che nucleari) con sistemi di propulsione propri come dimostrano le esplosioni plurime che sono state osservate. Naturalmente il pagliaccio di Kiev ha parlato di missile intercontinentale perché la sua speranza di salvezza è ormai la distruzione totale dell’Ucraina e spera in una guerra generalizzata, ma in realtà l’Oreshnik (che vuol dire nocciola) fa parte di una nuova generazione di armi ipersoniche con un aumentata precisione di tiro. La sua velocità di crociera raggiunge i dieci Mach e non è dunque intercettabile dalle difese occidentali in questa fase, ma la sua particolarità consiste nel fatto che al contrario di altri ordigni di questo tipo non rallenta molto quando si abbassa di quota per colpire l’obiettivo. Arriva invece con una velocità di 7 chilometri al secondo che rende di fatto impossibile abbatterlo e men che meno intercettare le sue singole testate la cui propulsione autonoma, ne aumenta ancora la velocità. Inoltre a differenza di altri ordigni di medio raggio può essere lanciato a breve distanza dall’obiettivo, seguendo una traiettoria molto ripida, ma può anche volare a bassa quota per sfuggire ai radar. Ora nel patetico chiacchiericcio dell’informazione occidentale pare che sfugga la novità dell’Oreshnik: a differenza di altri missili ipersonici che hanno una gittata di circa 500 chilometri come l’ Iskander o di altri che possono andare molto più lontano ma devono essere lanciati da aerei la cui presenza in volo può essere scoperta dai radar, questo ordigno il cui lanciatore è montato su un veicolo pesante, può essere lanciato da qualsiasi posizione nella immensa taiga russa e sfuggire facilmente all’osservazione satellitare e poi a quella radar per colpire in pochi minuti qualsiasi punto in tutto il continente europeo. Già è praticamente impossibile colpire un missile ipersonico figurarsi quelli il cui arrivo può essere scoperto pochi secondi prima dell’impatto.
Dopo la comparsa di questo nuovo missile Putin in persona ha spiegato le ragioni del suo utilizzo, facendo intendere che il suo uso sul complesso industriale ucraino è stato essenzialmente un monito:
“Gli obiettivi da colpire durante gli ulteriori test dei nostri nuovi sistemi missilistici saranno determinati da noi in base alle minacce alla sicurezza della Federazione Russa. Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei paesi che consentono di usare le loro armi contro le nostre strutture e, in caso di un’escalation di azioni aggressive, risponderemo con altrettanta decisione e in modo speculare. Raccomando che anche le élite al potere di quei paesi che hanno in programma di usare i loro contingenti militari contro la Russia ci pensino seriamente”.
Putin ha anche aggiunto che se la Russia fosse costretta a colpire fuori dall’Ucraina avviserà comunque prima dell’attacco per evitare vittime civili. Ce ne sarebbe abbastanza da smetterla con i giochi di guerra, ma attualmente chi può prendere una simile decisione, visto che il potere reale si nasconde dentro una rete di burocrazie e burattini senz’anima e anche senza cervello? Questo è il vero problema, non esiste più una leadership visibile e quella che appare è nelle condizioni che sappiamo. Rischiamo di diventare carne da cannone per un sinedrio di ultra ricchi che non vogliono mollare l’osso.
agbiuso
Le truppe russe sfottono la Nato e le sue bugie
il Simplicissimus, 22.10.2024
La guerra ucraina è passata attraverso diverse fasi narrative dopo che la grande controffensiva della Nato si è frantumata contro l’esercito russo nell’estate del 2023: prima c’è stata l’incredulità poi la depressione, la negazione e infine la rabbia che è il sentimento dominante negli ultimi mesi. Così se un anno fa il portavoce del ministero della difesa inglese arrivava a dire che l’esercito ucraino era stato fermato dai cespugli troppo alti, ultimamente ci si affida ad altre bugie. Quella secondo cui i russi andrebbero incontro a perdite spaventose è davvero troppo ridicola, se confrontata alla realtà, per reggere troppo a lungo e così adesso è sparita completamente dal mainstream americano dove era stata assecondata da sedicenti esperti. In compenso viene detto che ci sarebbero volontari nordcoreani a combattere assieme alle truppe di Mosca: invece di dire che gli ucraini si stanno ritirando ovunque si preferisce partire per la tangente e fantasticare. Non è detto che qualche ufficiale Nato ignorante e incompetente abbia diffuso questa leggenda visto che, a sua insaputa, nelle regioni più a Est della Russia ci sono molte persone dall’aspetto orientale e dunque abbia scambiato fischi per fiaschi.
Ma visto che c’erano le truppe russe hanno voluto prendere in giro questi asinelli da guerra e hanno issato la bandiera nordcoreana in direzione di Pokrovsk. Il risultato ha superato tutte le aspettative con uno scatenamento in rete che ha costretto il capo del Centro ucraino per la lotta alla disinformazione, Kovalenko, a esortare la gente a non cadere nelle “operazioni psicologiche russe”. Le cose serie da dire ci sarebbero a tonnellate, ma non si possono dire, perché danno il senso del disastro. Per esempio il Kiel Institut, il think-tank economico tedesco più influente oltre che il più antico in uno studio molto articolato mostra come la capacità militare russa stia crescendo ben oltre le perdite materiali in Ucraina, il che vuol dire che l’industria bellica di Mosca lavora a pieno ritmo e che riesce ad aumentare gli arsenali nonostante i consumi di mezzi e materiali. Non solo, ma che se la Germania volesse non tanto eguagliare la Russia, ma ritornare al livello di armamenti del 2004 ci metterebbe circa un secolo:
“Nonostante la retorica, il divario tra le capacità militari di Germania e Russia continua ad ampliarsi. Al ritmo attuale di approvvigionamento, alla Germania servirebbero quasi 100 anni per raggiungere le scorte militari di 20 anni fa. Ciò contrasta con la crescita massiccia delle capacità di armamento russe, compresi i moderni sistemi d’arma, che producono l’intero volume delle scorte di armi tedesche in poco più di sei mesi.”
Oltre a questo vengono finalmente rivelati i veri e miseri tassi di intercettazione della difesa aerea ucraina che sono in totale contrasto con i numeri falsi regolarmente promossi dall’ufficio presidenziale di Zelensky. Insomma tenuto conto dei propositi bellicosi espressi dal governo di Berlino e da esponenti politici irresponsabili, c’è un giustificato motivo di ilarità. E ormai anche le truppe russe sfottono i capitan fracassa della Ue e le loro assurde narrazioni.
agbiuso
Dalla traduzione in inglese di un discorso del presidente russo Vladimir Putin durante un incontro con i capi delle principali agenzie di stampa internazionali. Un discorso che mi sembra assai plausibile.
San Pietroburgo, 5.6.2024.
Fonte: http://kremlin.ru
“The United States spends more on defence than all other countries combined.
If the expenses of all countries in the world are combined and added up, the United States still spends more on defence than all countries together.
Why? Huge amounts of money are spent on maintaining bases abroad.
I am often asked how we manage to have cutting-edge weapons such as Avangard glide vehicles or other types.
Well, we specifically focus our efforts, finances, and administrative resources on the goals that matter the most.
And the United States is forced to spend money on maintaining its armed forces because with bases deployed around the world, the costs must be huge, and the opportunities for embezzlement are endless.
I am not pointing fingers now; I know we also have a lot of fraud.
Embezzlement is widespread in Russia as well as in your countries, but in the United States, it is mostly found in the army.
Why? Because there is always more theft in maintenance; it is just inevitable.
Massive resources are spent on maintaining its imperial status.
Does this benefit the American people? I do not think so.
This is rather making the United States backslide, and analysts in the United States are aware of this.
In fact, they are saying this directly. They openly write about it. I read them.
The question is how fast that slide will be.
If they were smart people, they would read what their analysts write.
They would have adjusted and remained on Olympus longer.
But today’s leadership wants to maintain this imperial standing at all costs and only harms itself.
But change is still occurring; it is inevitable, it is already underway – there is no unipolar world anymore.
I would say what we all need to do right now – in the United States, in Europe, in Russia, and in Asia – having realised this, we need to make sure we do not go to the extreme that our British colleague has mentioned.
Having realised this, each of us needs to restrain their ambitions and learn to negotiate, rather than dissuade others from reaching agreements.
And then the world will change, but without any cataclysms that frighten everyone so much.”
agbiuso
Jeffrey Sachs: “L’Ucraina neutrale è un bene per gli Stati Uniti»
l’AntiDiplomatico, 18.6.2024
La clausola sulla neutralità dell’Ucraina contenuta nel piano di pace di Vladimir Putin è vantaggiosa non solo per la Russia ma anche per gli Stati Uniti, ha dichiarato l’economista statunitense Jeffrey Sachs. In un’intervista a Judging Freedom, ha spiegato che un’Ucraina neutrale è “una manna per gli Stati Uniti” perché l’assenza di basi militari occidentali sul suo territorio ridurrà al minimo la probabilità di una guerra tra Mosca e Washington.
Queste le sue dichiarazioni: “Il punto assoluto che ritengo corretto non solo dal punto di vista della Russia, ma anche da quello degli Stati Uniti, è che l’Ucraina dovrebbe essere un Paese neutrale, senza forze militari statunitensi sul suo territorio e senza la NATO al confine con la Russia. La Russia non lo vuole e gli Stati Uniti non dovrebbero volerlo. Non dovrebbero! Vogliamo davvero una guerra diretta con la Russia? Ecco perché non dovremmo.
Questo problema è stato un punto di contesa per 30 anni. Nel 1990 gli Stati Uniti promisero che la NATO non si sarebbe mossa di un centimetro verso est. Poi gli Stati Uniti hanno iniziato a mentire: da Bill Clinton in poi, ogni presidente USA lo ha fatto. È un inganno. La Russia ha continuato a dire: ‘Fermate l’espansione della NATO. Non vi vogliamo sotto il naso’.
Allo stesso modo, gli Stati Uniti non vorrebbero che la Russia o la Cina avessero basi militari sul fiume Rio Grande, dalla parte del Messico. Allo stesso modo, gli Stati Uniti non hanno accettato che l’Unione Sovietica piazzasse armi nucleari a Cuba nel 1962. Ora, nemmeno la Russia lo vuole.
Questo è il primo punto, e credo che sia certamente fuori discussione dal punto di vista della Russia. Ma, come ho detto una volta alla Casa Bianca, su questo punto non si possono fare concessioni: è un bene per gli Stati Uniti! Capire la realtà, finalmente”.
agbiuso
Egemonia (17). Il tradimento delle classi dirigenti europee – Elena Basile / di Alessandro Bianchi
l’AntiDiplomatico, 8.6.2014
Quali aggettivi utilizzare per descrivere i governanti del cosiddetto occidente collettivo dopo che hanno deciso di far rientrare nel loro “sistema di regole” anche lo sfidare apertamente la sicurezza di una potenza nucleare? Che termini utilizzare per inquadrare coloro che stanno dirigendo interi popoli verso l’Armaggedon? In un articolo magistrale, Caitline Johnsone scriveva ieri come le classi dominanti in Occidente – e chi gestisce la loro narrazione distopica – hanno costruito un sistema che fa passare per pazzi coloro che denunciano e non si piegano alla follia dei nostri tempi. “All’ombra di un impero che si dedica a farti impazzire e a farti credere di essere pazzo, spesso tutto ciò di cui hai bisogno è qualcuno che ti dia la sicurezza di sostenere le tue convinzioni e di chiamare le stronzate per quello che sono”, chiosava.
All’ombra di un impero che si dedica a farci impazzire, abbiamo bisogno di avanguardie che sappiano indicare percorsi di risveglio. Ed è proprio quello che l’Ambasciatrice Elena Basile, autrice per Paper First di “l’Occidente e il nemico permanente”, sta brillantemente portando avanti con coraggio, professionalità e competenza.
Per “Egemonia” abbiamo avuto il grande onore di tornare a dialogare con lei per comprendere meglio i tempi che viviamo.
L’INTERVISTA
Nel suo libro “l’Occidente e il nemico permanente” edito da Paper First, Lei ha il grande merito di individuare con estrema chiarezza le ipocrisie del mondo che si autodefinisce democratico. Quale è stata la scintilla che le ha fatto decidere di scriverlo e quanto peso ha il regime mediatico dominante nell’avallare e coprire le guerre dell’occidente?
Pur essendomi dedicata da tempo alla scrittura di libri di letteratura, passione che ho coltivato anche negli anni in cui ero in servizio alla Farnesina, quando tre case editrici mi hanno chiesto un libro di politica internazionale ho compreso che in un momento cosí cruciale della storia umana, mentre in occidente si discetta di armi nucleari e di come utilizzarle, era mio dovere intervenire e scrivere un libro che demistificasse la propaganda della NATO strombazzata su tutti i media dominanti. Ho voluto dare un piccolo contributo, memore delle belle persone che ho incontrato e che militano nei movimenti del dissenso
Nell’analizzare il conflitto ucraino Lei riporta i lavori di importanti studiosi statunitensi – John Mearshmeir e Jeffrey Sachs su tutti – che mostrano come negli Stati Uniti esista realmente una consapevolezza di come il conflitto ucraino stia oltrepassando tutte le linee rosse della Russia. Perché queste posizioni non hanno nessun peso politico nei due partiti dominanti?
Purtroppo la politica estera statunitense è nelle mani dei neoconservatori che esistono trasversalmente nei due partiti repubblicano e democratico. La ex assistant secretary Nuland che decideva i membri del governo ucraino è un esponente emblematico del Blob. La CIA ha ormai prevalso sul Dipartimento di Stato e il Pentagono ed è sotto l’influenza delle oligarchie finanziarie, delle armi e dell’energia che hanno tutto da guadagnare dalle guerre.
Un punto secondo me nevralgico del suo libro e in generale dell’evoluzione dell’occidente verso l’abisso attuale – che Lei ha il merito di individuare con precisione e chiarezza – è proprio il dibattito emerso nel 1997 con il noto diplomatico statunitense Kennan che in un articolo apparso nel 1997 sul New York Times, prefigurava esattamente lo scenario che si stava delineando oggi con la crisi ucraina. Dal contenimento, di cui lui era il padre, allo scontro aperto con la vittoria della visione dei noeconn a Washington. Con le azioni di bombardamento dei radar di Allarme Strategico Precoce situati negli Oblast di Krasnodar e di Orenburg avvenute questo maggio non crede che siamo andati oltre il peggior scenario immaginato da Kennan?
Si, sono saltata sulla sedia quando sono venuta a conoscenza di questa azione temeraria. Sfidiamo la Russia dimostrandole che potremmo impedirle di accorgersi di un primo strike nucleare? Siamo arrivati a questo punto nel 2024 con l’assenso dei democratici, dei liberali, dei moderati, dei democristiani e dei socialisti. E’ spaventoso.
Ambasciatrice lei cita spesso il pensiero del noto diplomatico Sergio Romano che non aveva dubbi sul fatto che Nato andasse sciolta una volta esaurito il suo scopo storico con la fine del Patto di Varsavia. La sua evoluzione con i trattati di Lisbona e Washington e i bombardamenti di Belgrado del 1999 che cosa l’hanno resa esattamente? E che cosa rischia il nostro paese nel farne parte oggi?
Sergio Romano aveva compreso che la burocrazia della NATO dopo il dissolvimento del patto di Varsavia era rimasta orfana e cercava di preservare il proprio ruolo, potere e poltrona, inventando un nuovo nemico la Russia, non più rivale ideologico e potente, ma potenza nucleare in ginocchio, ricca di materie prime. I moniti di Romano non sono stati ascoltati. Abbiamo fabbricato il nuovo nemico. E la NATO è divenuta una alleanza militare offensiva con un raggio di azione non più limitato all’Europa, praticamente il braccio armato della politica neoconservatrice Statunitense. Purtroppo non credo all’Italia sia oggi permesso di abbandonare la NATO. Bisognerebbe scegliere un perorso alternativo insieme ai partners dell’Europa continentale e mediterranea.
Nel suo trascorso all’Osce come giudicherebbe l’atteggiamento della Russia nella ricerca di una reale sicurezza collettiva europea?
Mosca ha cercato diverse volte, l’ultima con la proposta di Medvedev nel 2010 di casa comune europea, di contribuire alla costruzione di una architettura di sicurezza europea sulla base dei principi di Helsinki ripresi dalla carta di Parigi dell’OSCE. Gli americani e la nuova Europa polacca, baltica e scandinava hanno sabotato ogni tentativo di mediazione per rafforzare la sicurezza comune europea da contrapporre a quella collettiva della NATO.
Nel marzo del 2022 è noto come ad Instabul le delegazioni russe e ucraine avessero trovato un accordo sulla base degli accordi di Minsk e della neutralità ucraina. Il no anglosassone e i noti fatti di Bucha hanno reso tutto impossibile. Lei che ha avuto modo di conoscere la leadership europea da dentro, quale spiegazione si è data del suicidio totale (pianificato da Washington) del continente esemplificato dalla distruzione dei Nord Stream?
Purtroppo le classi dirigenti europee hanno tradito gli interessi dei popoli che dovrebbero rappresentare. La guerra per procura in Ucraina contro la Russia porta numerosi benefici agli USA, nessuno agli europei. Recessione, inflazione e instabilità della frontiera orientale europea non sono certo premi per il servilismo atlantico delle nostre leaderships. Dopo il 2014, con l’accelerazione degli eventi, colpo di stato a piazza Maidan, annessione della Crimea, guerra economica, la potenza egemone non ha permesso alcun tipo di dialettica, i Paesi europei dovevano allinearsi.
Nulla più della letteratura e dell’arte possono aiutare a comprendere le crisi storiche. Il capolavoro i “Sonnambuli” di Clarke, che lei ama citare, descriveva alla perfezione la classe dirigente europea precipitata nel primo conflitto mondiale. Quali altri libri consiglierebbe per comprendere il sonno che ci attanaglia oggi?
Ho scritto 6 libri di narrativa contando il prossimo: una raccolta di racconti ambientati nella capitale belga. Frammenti di Bruxelles edito da Sandro Teti. Racconti civili di critica ai mosaici brussellesi, istituzioni europee, vita di Ambasciate, socialismo europeo, ma anche ritratti umani e di atmosfere di una città che amo e nella quale vivo parte dell’anno. Anche Un Insolito Trio era un romanzo civile, la storia di tre diplomatici con la Farnesina da sfondo, una descrizione ironica della burocrazia ministeriale. In Famiglia è il romanzo a me più caro. Ve ne sono altri tre precedenti, basta guardare il sito. Sarei felice se fossero letti e criticati. E’ l’unica cosa che chiedo a chi mi segue per le mie idee sulla politica internazionale. La letteratura può veicolare un pensiero con maggiore profondità di un saggio. Nel libro l’Occidente e il nemico permanente cito Aldous Huxley e Stefan Zweig
Un’ultima domanda personale. Quale è stata, se c’è stata, la scintilla finale che le ha fatto decidere di dimettersi dalla carriera diplomatica e iniziare a scrivere sul Fatto Quotidiano come Ipazia?
E’ stato un processo graduale che ha avuto nello scoppio della guerra in Ucraina il suo momento culminante. Nel romanzo “Un Insolito Trio” che non è autobiografico riporto tuttavia molte impressioni e sentimenti che mi hanno portato a rinunciare a una lauta retribuzione e ad un incarico relativo alle Nazioni Unite presso la Direzione Affari Politici.
agbiuso
la Repubblica è da molti anni illeggibile.
Almeno da parte di persone e cittadini che cercano di essere e rimanere liberi.
agbiuso
Molto chiaro e molto vero.
agbiuso
agbiuso
Immanuel Kant goes to war
di Declan Hayes, Strategic Culture Foundation, 25.4.2024
Though Kant is as undeniably German as the Nord Stream pipeline, Putin (and anyone else anywhere) has a right to quote him morning, noon and night.
First off, a hat tip to Russia Today (and to the VPN, which allows me access to it) for telling me that German Chancellor Olaf Scholz has lashed out at Russian President Vladimir Putin for quoting iconic German philosopher Immanuel Kant. Because Putin cited the philosopher at an event marking the 300th anniversary of Kant’s birth, Scholz accused Putin of trying to “poach” the great thinker as well as misrepresenting his ideas.
The story, at first glance, is so ridiculously funny that I had to google to ensure I was not being taken in by that mercurial NATO chameleon dubbed “Russian disinformation.” Sure enough, as plenty of Western sources later verified the story, we can proceed.
Die Zeit cites Scholz at the Berlin-Brandenburg Academy of Sciences ranting that “Putin doesn’t have the slightest right to quote Kant, yet Putin’s regime remains committed to poaching Kant and his work at almost any cost”.
Let’s just stop the reel there. Kant was born in 1724 in Koenigsberg (present-day Kaliningrad), which belonged to the Kingdom of Prussia before later becoming part of the Russian Empire. The philosopher, famous for his work on ethics, aesthetics and philosophical ontology, is rightly considered one of the pillars of German classical philosophy. Though he is as undeniably German as the Nord Stream pipeline, Putin (and anyone else anywhere) has a right to quote him morning, noon and night. Though Kant is as German as Tolstoy, who regarded himself as a philosopher and not a writer, is Russian, their brilliance belongs to the world. Scholz, in other words, is free to quote Tolstoy, once, of course, he first learns to read.
As Putin delivered his talk in Kant’s famous birth place, it was, of course, entirely appropriate that Putin should quote the great philosopher and Scholz, if he was not an ignoramus, should have used that to his advantage, rather than coming across as the obvious baboon that he is.
Putin, as it happens, spent much of his working life in Germany and he speaks the language of Kant, Schiller and Goethe at least as fluently as Scholz which is, admittedly, a low bar. Not only that but Putin has been praising and quoting Kant for decades and has even gone so far as saying that the philosopher should be made an official symbol of Kaliningrad Region. Germany and Germans like Kant have had a profound and often benign effect on Russia since even before Vasili III, Grand Prince of Moscow, established Moscow’s German Quarter in the fifteenth century. Catherine the Great, who was actually born in Prussia, and the German speaking and Kant admiring Putin have carried on those links into more modern times.
And, though Catherine the Great, sadly, is no longer with us, Putin is, and his remarks that Kant is “one of the greatest thinkers of both his time and ours,” is not only worthy of consideration but it is one more cultured German leaders than Scholz would have leveraged to their advantage.
Scholz, who fancies himself as something of a bar room philosopher, is having none of that. He believes Russia’s role in the Russian speaking areas of Ukraine contradicts Kant’s fundamental teachings on the interference of states in the affairs of other nations, and he defended Kiev’s decision not to engage in peace talks with Moscow, unless they are on NATO’s terms of unconditional Russian surrender. Scholz, with no sense of irony or self awareness regarding the aborted Minsk Accords, said Kant believed that forced treaties were not the way to reach ‘perpetual peace’ – a direct reference to Perpetual Peace: A Philosophical Sketch, one of Kant’s major and most influential works.
But Kant was a philosopher, not a statesman and he wrote that thesis in 1795, just when the French Revolutionary Wars and a certain Napoleon Bonaparte were getting into their stride.
Thanks to Germany reneging on the Minsk Accords, colluding in blowing up Nordstream and tooling up the Nazi regime in Kiev to the hilt, other wars are now picking up pace and, at the time of writing, it is uncertain if all of us will come out safe on the other side of Armageddon, which is increasingly being talked about.
But talk, like philosophy, gets us so far and no further. For better of worse, Kant’s Koenigsberg is now Russia’s Kaliningrad and, whatever one thinks about that, one must now see Stalin’s wisdom in making pre-emptive strikes against Finland and the bastard Baltic states for, without them, it is possible that “Germany’s greatest generation” (of Nazis) would have achieved what the treacherous Scholz is now trying to do, to bring Russia and much else besides to their knees.
Scholz can claim Kant as Germany’s own or, as is the norm around the Dnieper, claim him as Ukraine’s own for all anyone cares. But what he cannot and should not do is encourage the Nazi regime in Estonia to attack their Orthodox Christian monasteries because they will not break with the Moscow Patriarchy. And, if Scholz wants to go all Kant on us, he should refresh his mind on what both Kant and Mendelssohn had to say on the sort of religious oppression we see the Estonian, Ukrainian and similar states meting out to Orthodox Christians.
But let’s cut to the chase. Scholz and those Americans he must answer to have no interest in Kant, in Mendelssohn or in any German or other philosopher worth their salt. If Putin is favourably referring to Kant, Mendelssohn, Goethe, Schiller or any of the universally admired Germans of yesteryear, then he should be engaged with on that level in the spirit of Schiller’s Ode to Joy, which is reflected in (the German) Beethoven’s Ninth and, appropriately enough perhaps regarding Scholz, the racist Rhodesian and European anthems, both of which sully Schiller, Beethoven and all good things German.
If Westerners want to cite Pushkin, Dostoevsky, Tolstoy or any other great Russian to have a pop at Putin, well then they should, as the Yanks say, bring it on. But engagement no longer seems to be their thing. Gone are the days of the greatest of Germans (and Europeans) like Leibniz gracing the court of Peter the Great and in are drag clowns like Zelensky dancing like a cut price Salome to titillate, for a price, Scholz and his uncultured ilk.
Call me old-fashioned but I would prefer to have Putin and everyone else reading the German greats than to have German embarrassments like Scholz and that insufferable von der Leyen parasite not only pull that once great nation into the gutter but drown her in their own rank ignorance and myopia.
agbiuso
Pino Arlacchi – Le 3 ipotesi sulla matrice della strage di Mosca
l’AntiDiplomatico, 27.3.2024
Le reazioni alla strage di Mosca sono, com’è ovvio, le più diverse e sono determinate dall’andamento di una guerra in corso. Siccome ci sono pochi dubbi sul fatto che l’attentato sia stata opera di killer addestrati, armati e protetti da un’entità superiore, le ipotesi sui mandanti si restringono a tre:
La matrice islamica autonoma
Il piccolo gioco. L’ISIS nella sua versione afghano-pakistana avrebbe agito in piena indipendenza da altre possibili fonti per colpire un suo nemico storico, la Russia, nel momento in cui esso è impegnato in una guerra quasi-civile contro un paese affine sostenuto dall’ intero Occidente.
Questa ipotesi è al momento la più diffusa, perché sostenuta dai pochi dati di fatto finora a disposizione, ma non reggerà a lungo. Chi conosce un po’ l’ISIS-K sa che si tratta di ciò che resta di un esercito sconfitto in Siria da 5-6 anni, le cui risorse gli consentono di condurre attacchi in loco, contro i Talebani dell’Afghanistan, che stanno finendo di distruggerlo. È assai improbabile che i suoi combattenti siano stati in grado di intervenire così lontano senza un supporto esterno.
L’ISIS al servizio del terrorismo di stato ucraino
Il medio gioco. Kiev avrebbe attinto i sicari del Crocus dalla piccola galassia di jihadisti che combattono accanto alle forze regolari ucraine per dimostrare che Putin non è in grado di garantire la sicurezza dei russi, e che il suo intelligence non vale nulla non essendo stato capace di neutralizzare l’attentato nonostante i suoi colleghi occidentali l’avessero avvertito che sarebbero stati colpiti anche spazi pubblici dedicati a “concerti”.
Questa tesi ci consente di inquadrare più elementi, essendo indubbio che Putin abbia ricevuto un brutto colpo proprio all’indomani di un suo trionfo elettorale.
Il governo ucraino su input CIA
Il grande gioco. Lo scopo in questo caso non si limiterebbe alla delegittimazione di Putin e dei suoi apparati di sicurezza, ma a rovesciare le carte in tavola, trasformando una Ucraina ormai sconfitta in una potenza vincente. Come? Spingendo la Russia verso uno scontro diretto con la NATO. Uno scontro perdente per Mosca, data la superiorità militare della NATO ammessa dallo stesso Putin, e data la natura di bluff della minaccia nucleare russa. Putin non oserebbe rischiare l’autodistruzione del suo paese, e sarebbe costretto a cercare una via di uscita negoziale e al ribasso dal conflitto.
La mia esperienza di studioso della violenza organizzata e la mia collaborazione alle indagini condotte durante il processo per l’attentato al Papa del 1981 mi inducono a ritenere che anche questa volta “la pistola fumante”, la prova decisiva sui mandanti ultimi, non si troverà, se è vero che la matrice va ricercata nel mondo dei professionisti dell’assassinio politico.
Si discuterà e si indagherà per anni, fino a che i protagonisti scompariranno dalla scena, fisicamente e non, e la scena stessa sarà così cambiata da far cambiare di significato ogni pezzo del puzzle da comporre. Le tre ipotesi formulate si mescoleranno tra loro e gli squarci di verità che emergeranno di volta in volta saranno quelli coerenti con l’agenda politica del momento.
La più plausibile delle interpretazioni, purtroppo, è la terza, ma è anche quella che ha meno forza predittiva, nel senso che i mandanti della strage hanno pochissime chances di conseguire i loro obiettivi. Siamo di fronte a un classico azzardo concepito da menti di seconda categoria come quelle dei capi dell’intelligence USA che si credono più furbi e potenti di quello che sono, e che tentano di sfruttare l’attuale vuoto politico americano combattendo fino all’ultimo ucraino.
Perché si tratta di un azzardo di scadente fattura?
Perché la NATO non vuole e non può sostenere una guerra vera e propria contro la Russia senza una ferrea unanimità dei paesi che la compongono unita ad una diffusa inclinazione dei cittadini europei ed americani a correre verso l’autoannientamento.
E perché la Russia non sta affatto bluffando. Ha già valutato l’eventualità di uno scontro sia convenzionale che atomico con l’Occidente, ed è pronta a sostenerlo anche se non lo ritiene imminente. Putin non cambierà idea di fronte al recente trasferimento di truppe NATO al confine tra Ucraina e Polonia prive di copertura aerea, e non modificherà in modo sostanziale la sua strategia di fronte alla strage della scorsa settimana. E così faranno le potenze euroamericane.
I più autorevoli studi sulle guerre concordano nel ritenere che le guerre non scoppiano per caso, e non mutano il loro corso per via di un singolo attentato terroristico che accade lontano dal fronte.
Sbaglia, perciò, chi evoca l’assassinio dell’arciduca d’Austria a Sarajevo o una guerra mondiale dietro l’angolo. Ed hanno sbagliato di grosso gli ottusi mitomani che hanno pianificato la carneficina del Crocus.
Anche questa volta si sono illusi di aver fatto la storia mentre questa tra poche settimane si dimenticherà di loro e delle loro malvage farneticazioni.
La recente dichiarazione di Putin sugli esecutori islamici e sul filo che potrebbe condurre a Kiev sembra stare a cavallo tra le prime due ipotesi.
Ma ciò che più sorprende sono i toni ed i termini estremamente misurati del comunicato presidenziale. È come se Putin abbia voluto smentire le aspettative di chi, in Occidente e nella stessa Russia, prefigurava una risposta forte, adeguata alle emozioni del momento, e confezionata entro le dinamiche della guerra. Qualcosa tipo la minaccia di colpire basi NATO da cui partono aerei ucraini, l’annuncio di una controffensiva su vasta scala, la costituzione di una no-fly zone nel Mar Nero o intorno a Odessa.
Niente di tutto questo. Il presidente russo non ha annunciato sfracelli. Ha evitato di cadere nella trappola di chi voleva imporgli una condotta della guerra all’insegna della escalation anti-NATO. Putin ha preferito proseguire lungo la strada di un conflitto già largamente vinto, incassando la bastonata del Crocus e lasciando i rapporti con l’Occidente nel punto in cui si trovavano prima di venerdì scorso. Delegando poi ai suoi subordinati, come il capo dell’FSB ed altri, il compito di prefigurare rappresaglie al di fuori del campo di battaglia.
Tutto ciò avvalora la logica della terza ipotesi che ho presentato: la strage può essere stata l’ennesimo grossolano fiasco dell’intelligence USA, destinato a finire nel nulla dopo avere ammazzato 140 persone.
Questa mia terza ipotesi è un progetto di ricerca, uno sforzo conoscitivo che non pretende di rispecchiare la verità. Ma che al momento può spiegare più fatti delle altre ipotesi, che restano comunque in campo. Dando per scontato che dettagli e fatti completi non verranno mai alla luce. Il campo del terrore, sia privato che di stato, è il regno dei discorsi incompleti.
agbiuso
“Bersagli legittimi”. La Russia passa ufficialmente ad una nuova fase del conflitto
di Marinella Mondaini per l’AntiDiplomatico
26.3.2024
Adesso si fa sul serio, la Russia sta passando ad una nuova fase.
A Mosca le indagini proseguono e poco fa le dichiarazioni del presidente Putin, del capo del Consiglio di Sicurezza russo Nikolaj Patrušev, del direttore dell’FSB, Nikolaj Bortnikov e del Procuratore Generale della Russia Igor Krasnov, hanno confermato la versione ufficiale della mostruosa strage al Crocus City Hall. Il numero dei morti è spaventoso: 139 persone, 82 feriti, 40 persone sono morte per arma da fuoco, le rimanenti sono morte per il fuoco appiccato dai terroristi o giocate dal monossido di carbonio. Due persone sono rimaste vittime di ferite da taglio uno dei terroristi brandiva un coltello proprio come se seguisse le istruzioni dell’ex comandante dello Stato Maggiore congiunto dell’Esercito degli Stati Uniti il generale a quattro stelle Mark Milley, il quale, ricordo, il 5 dicembre scorso ha affermato che “gli ucraini dovrebbero lavorare nelle retrovie russe per garantire che ogni russo non dorma sonni tranquilli, sapendo che gli verrà tagliata la gola”.
Il capo dell’FSB Bortnikov ha confermato anche “dietro questo atto terroristico c’è l’Ucraina” e ha dichiarato che “tutti i coloro che commettono crimini contro la Russia e i cittadini russi, diventano bersagli legittimi”. Alla domanda del giornalista russo sul perché i capi dell’Intelligence ucraina, come Budanov e gli altri sono ancora vivi, Bortnikov ha risposto con una frase letteralmente intraducibile in italiano, ma che in sostanza significa “è tutto davanti”, cioè in futuro assolutamente accadrà quel che deve accadere.
Pensate un po’ come sarebbe andata se i super professionali agenti dell’FSB non avessero acciuffato i terroristi, nella loro rocambolesca fuga, quando mancavano poche decine di chilometri all’Ucraina. Di qui la rabbia incontenibile dell’Occidente per i testimoni che ora vuotano il sacco. Tutti i media italiani, i politici occidentali speculano su questa strage e tentano di deviare la realtà dei fatti. Inoltre, sono arrivati persino a scrivere che i 4 terroristi sono stati “torturati” dell’FSB. Dopo solo un’ora o due dalla tragedia, l’ordine che è stato loro impartito da reiterare ovunque: “E’ stato l’Isis, punto e basta. L’Ucraina non c’entra niente”.
Come se avessero fatto loro stessi le indagini. La domanda ai terroristi e la loro risposta: “dove stavate andando?” – “in Ucraina, dove ci stavano aspettando” – è volutamente ignorata. Andavano in Ucraina e non è stato Putin a dirlo o a inventarselo! Altro fatto importante ignorato è che i terroristi islamici non agiscono per soldi, ma per l’ideologia. Oltre a ciò non scappano, ma rimangono per morire, per immolarsi.
Loro hanno ucciso per soldi, l’hanno dichiarato da soli. Perciò tutto ciò che vediamo non corrisponde ai metodi dell’Isis. Ma poi come si fa a ignorare le macabre dichiarazioni di Victoria Nuland che a febbraio ha minacciato Putin con delle “sorprese carine!” Fatto che i pennivendoli nostrani non scrivono. Ma davvero qualcuno crede che sia stato l’Isis sulla base delle dichiarazioni di un certo account sui social che si spaccia per Isis? “Isis-K” è solo un parallelo dell’Isis, creata dai servizi occidentali. Chi tira le fila, chi ha ideato il massacro del Crocus sono i Servizi occidentali, così come le altre stragi compiute nel Donbass dai nazisti ucraini o in Russia negli anni passati. Solo all’Occidente conviene questo terrore e adesso hanno usato quei 4, scelti appositamente per il bassissimo livello culturale, istruiti in poco tempo per uccidere chiunque a caso e quanti più possibile. Un delitto che reca la chiara firma dei terroristi ucraini che hanno reclutato quei 4 disgraziati, i quali, una volta arrivati in Ucraina, sarebbero stati eliminati come cani.
Questo rientra nel programma dichiarato dell’SBU: fare atti terroristici in Russia per “portare la guerra in casa loro”. Il capo dei Servizi di Sicurezza ucraini Vasilij Maljuk ieri ha ammesso gli atti terroristici e gli omicidi di Kiev. Alla domanda se è vero che l’SBU È coinvolto nella liquidazione del corrispondente di guerra russo Vladen Tatarskij, il deputato ucraino Ilja Kiva, l’ex deputato ucraino Oleg Tsarëv, il procuratore generale della Repubblica popolare di Lugansk, Sergej Gorenko, lo scrittore russo Prilepin e altri… Maljuk ha precisato: “non lo posso ammettere ufficialmente, ma sono pronto a svelare alcuni dettagli. Per esempio, Kiva, condannato in contumacia per tradimento e che ha lavorato a lungo per il nemico, è stato colpito con una pistola calibro 9 × 19. Tatarskij è stato ucciso con una statuetta che conteneva un esplosivo che su di lui ha funzionato come un rasoio, pari a 400 g., mentre 800 g. sono stati usati per attentare alla vita del procuratore generale della Repubblica popolare di Lugansk Sergej Gorenko. Prilepin, era in macchina verso la sua dacia e lungo la strada è esplosa una mina di carro armato, il suo autista è morto sul colpo mentre lui è rimasto gravemente ferito e senza genitali”
Zelenskij ha appena detto che “il terrorismo in Russia sparirà solo quando sparirà Putin”. Serve ancora di più ai giornalisti, per scrivere una buona volta la verità? Alla luce di tutto ciò, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre continua a insistere sul fatto che Kiev non ha nulla a che fare con la strage del Crocus: “Non ci sono prove che sia stata l’Ucraina. Assolutamente nessuna. Solo l’Isis qui è responsabile. Avevamo informato Mosca dell’attacco terroristico in Russia il 7 marzo”, ma quando il giornalista le chiede i dettagli di questa informazione che avrebbero passato ai russi, la portavoce di Biden ha risposto “non ho alcuna intenzione di parlare”.
Innocenti e candide dichiarazioni che rivelano tutto ciò che c’è da capire. Che a tirare le fila dei burattini terroristi ucraini sono gli altri terroristi anglosassoni. Prima di aprire bocca costoro dovrebbero essere condannati per i crimini commessi a Belgrado, per aver distrutto e cancellato lo Stato della Jugoslavia. Per aver usato l’uranio impoverito che tuttora provoca la morte dei civili. Prima di aprire bocca dovrebbero essere condannati per le loro torture pianificate, nell’ambito della loro “lotta al terrorismo” nelle prigioni di Abu Ghraib, Guantanamo…
agbiuso
La Porta di Brandeburgo a Berlino con i colori degli Stati che hanno subito attentati terroristici. Ma il terrorismo contro la Russia non merita di essere ricordato e condannato. È l’Occidente a essere condannato da una tale, miserabile ipocrisia.
agbiuso
Gli Stati Uniti d’America rappresentano da ottant’anni guerra, terrore e morte per il resto del pianeta.
agbiuso
Ma che strano, proprio molto strano, che il Paese il quale “combatte l’Islam” sin dalla sua nascita sino a sterminare gli islamici, Israele, non venga mai attaccato dall’ISIS.
Una bugia patetica che è già stata smentita: “Non è l’Isis”
agbiuso
Invece le Olimpiadi di Parigi 2024 non sono per nulla “politicizzate”, vero?
agbiuso
Putin vince e dà un avvertimento all’Europa
il Simplicissimus, 18.3.2024
[Di fronte a] “una guerra vera e non a quelle neo coloniali cui l’Occidente si è ormai assuefatto. Tutte le grida che si alzano dall’ èlite politica europea sembrano aggressive, ma in realtà esprimono solo paura.
La Russia proprio ieri, ultimo giorno delle elezioni, ha fatto capire di che gioco si tratta: un missile Iskander ha colpito con implacabile precisione un sito di Odessa pieno di francesi, polacchi e georgiani . Il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps ha annullato una visita programmata nella città in seguito a questo attacco, probabilmente perché ha compreso che è meglio restare a casa piuttosto che rischiare di diventare carne da cannone. Insomma il tempo degli scherzi è finito, così come è finita l’Europa e assieme ad essa la Nato che con la sconfitta in Ucraina è destinata a dissolversi nella rabbia per gli errori commessi, nell’impotenza dovuta alla troppa arroganza e nella vergogna per la sua stessa sanguinosa esistenza.
agbiuso
25 anni di guerra
il Simplicissimus, 12.3.2024
Se quello che stiamo vivendo in queste settimane e mesi sembra la strada lastricata verso l’inferno della guerra globale in realtà le logiche che ci hanno portato a questo punto risalgono almeno a 25 anni fa, a quel marzo del 1999 in cui la Nato guidata dagli Stati Uniti lanciò una campagna di bombardamenti di 10 settimane sulla Serbia al culmine di un’opera di balcanizazione e divisione etnica della Jugoslavia che fu un capolavoro di cinismo e di ipocrisia di cui si hanno pochi esempi della storia. L’ obiettivo inconfessato, ma chiarissimo di Washington era un decisivo balzo in avanti verso l’ accerchiamento della Russia e la sua dissoluzione in diversi potentati facilmente controllabili di cui l’immagine in apertura del post presenta l’ultima versione. L’Europa che si vantava di aver eliminato le guerre e in vista di questo cominciava a chiedere sacrifici sociali come antipasto di un vasto piano di disuguaglianza programmata, lo permise e anzi si allineò di buon grado a quel balzo verso est voluto da Washington, decretando la sua stessa fine come soggetto geopolitico autonomo, buttando alle ortiche una ancora esistente tradizione di progressismo sociale e vivendo fin da allora di infantili ideuzze di importazione, nelle quali ancora si dibatte ignara del ridicolo che possono suscitare.
Capisco che possa sembrare strano far risalire la guerra così lontano nel tempo e che possa produrre lo stesso stupore che da bambini poteva suscitare la lunghezza delle guerre puniche o quella dei Cent’anni o anche dei Trenta visto che a quell’età sembravano durate incommensurabili. Ma non c’è dubbio che l’assalto armato alla Russia sia cominciato in quel marzo 1999 con una serie di azioni e guerre successive, praticamente tutte in violazione del diritto internazionale. La campagna Nato di bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile della Serbia – solo otto anni dopo la fine della Guerra Fredda – invocava un pretesto umanitario ma non aveva un mandato legale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Era illegale e non a caso trovava l’entusiastica approvazione di Joe Biden, allora senatore.
Alex Krainer, autore di Grand Deception, il Grande Inganno, uscito nel 2018 e naturalmente mai tradotto in italiano visto che presenta una completa documentazione delle mosse dei servizi occidentali, sia nella vicenda Serba che in quella Ucraina in preparazione, dimostra che l’aggressione militare della Nato in Jugoslavia fu una mossa strategica delle potenze occidentali guidate dagli Stati Uniti per perseguire ambizioni egemoniche di dominio sulla Russia e su qualsiasi altro rivale geopolitico. L’aggressione di 25 anni fa minò fatalmente il diritto internazionale e costituì un precedente per le infinite guerre degli Stati Uniti e dei loro serventi europei in tutto il mondo, incluso Afghanistan, Iraq, Libia e Siria. E questo ovviamente giustifica l’enorme colpo subito dall’ego occidentale che improvvisamente si trova di fronte a una sconfitta dopo un quarto di secolo di avvicinamento verso l’obiettivo che pareva ormai a portata di mano, debole, facilmente conquistabile e alla consapevolezza di non poter più dettare legge al pianeta. Un colpo che per l’Europa è ancora più grave perché ha venduto la propria anima a questo progetto che oltretutto si è rivelato una trappola per la propria economia e per la propria cultura.
E’ davvero un continente in cerca di epitaffio.
agbiuso
Da: La “soluzione finale” incombe su di noi
il Simplicissimus, 4.3.2024
“Sembra incredibile come la massima parte della gente non abbia ancora capito di essere sull’orlo del baratro e se ne stia tranquillamente a discutere di Ferragnez o della farsa delle elezioni europee o di quelle sarde, non riuscendo a comprendere che tutto questo non è che il prodotto della lanterna magica del potere. Un potere che ha perso la guerra in Ucraina, ma non può mollare l’osso pena la dissoluzione del suo demenziale progetto globalista e quindi scommette su una cosa sola: che la Russia alla fine non scatenerà l’Armageddon se l’Europa si impegnerà direttamente nella guerra. Si tratta ovviamente di un’ illusione perché se la Russia ha meno abitanti dell’alleanza occidentale e quindi nonostante la superiorità militare ampiamente dimostrata sul campo alla lunga si troverebbe in difficoltà in una guerra convenzionale, è invece molto superiore in fatto di armamenti nucleari: ha più testate, più recenti e più potenti, ha missili ipersonici non intercettabili, armi spaziali, una panoplia di bombardieri e caccia di ultima generazione, armi sottomarine furtive e di gran lunga la migliore difesa antimissilistica e antiaerea del mondo.
[…]
Quindi quando quella patetica testolina da bambola plastificata della Meloni dice che bisogna mandare i soldati italiani a combattere la Russia riferisce solo le fesserie che i suoi neuroni hanno registrato dalla voce del padrone. I leader occidentali pensano che dire queste cose, accompagnate dalla ridicola sciocchezza che la Russia vorrebbe invadere l’Europa, faccia paura a Mosca, anche se in realtà sono loro a farsela sotto. Senza forse nemmeno immaginarlo preparano il terreno per l’olocausto finale. In apertura del post ho mostrato una cartina dell’Italia con tutte le basi americane e Nato, ammesso che ci sia una differenza: è facile vedere che una reazione russa alla quale non ci sarebbe modo di rispondere, manderebbe in fumo praticamente l’intero Paese”.
agbiuso
Speriamo che la prudenza e la razionalità della Russia salvino l’Europa da questi irresponsabili guerrafondai.
agbiuso
agbiuso
Ricevo e inoltro.
agbiuso
Anche questo significa cominciare a liberarsi dal dominio asfissiante e antidemocratico di agenzie di rating non elette da nessuno, che a nessuno rendono conto, che non prevedono né evitano nessuna catastrofe finanziaria, che contribuiscono a cancellare i diritti sociali collettivi e che sono le padrone dell’Occidente.
agbiuso
Sì, Putin è stato ingenuo. L’Occidente della NATO e degli USA è senza verità, è senza onore. E adesso si ricordi del consiglio di Descartes: “Chi mi ha ingannato una volta, potrà ingannarmi ancora”.
agbiuso
“L’Occidente appare completamente spiazzato dall’approccio stoico e educato della Russia a questa guerra”.
Esatto. Questo è il punto chiave, che va oltre l’apparato militare e al di là della evidente dissennatezza politica dell’Occidente a guida USA. La questione, come sempre quando si arriva al nucleo delle situazioni, è culturale.
La frase è tratta da Crepuscolo ucraino: si avvicinano i giorni pericolosi
il Simplicissimus, 5.10.2023
agbiuso
“Quindi, sì, Putin è andato in guerra per impedire che la NATO si avvicinasse di più al confine della Russia. L’Ucraina è distrutta dall’arroganza degli Stati Uniti, dimostrando ancora una volta il detto di Henry Kissinger che essere nemici degli Stati Uniti è pericoloso, mentre essere loro amici è fatale“.
Jeffrey Sachs
[Jeffrey Sachs – Stoltenberg ammette che l’espansione della NATO è stata la chiave per il conflitto in Ucraina]
agbiuso
Menzogne su menzogne e ancora menzogne.
Questo è la “grande” informazione italiana.
agbiuso
“La Russia ha spodestato la Germania ed è diventata la quinta economia mondiale, stando ai dati della Banca mondiale sul prodotto interno lordo corretto al potere di acquisto”.
Pil: la Russia supera la Germania
il Simplicissimus, 30.8.2023
agbiuso
La Finlandia, come il resto dell’Europa, comincia a rendersi conto del disastro economico e politico verso cui USA e UE la stanno conducendo. Speriamo si svegli anche l’Italia.
La Finlandia cala le braghe
il Simplicissimus, 4.9.2023
agbiuso
Giornalisti italiani guerrafondai.
agbiuso
Un comunicato di Enzo Pennetta
3.7.2023
Abbiamo ormai superato i 2/3 del tempo disponibile per la raccolta delle firme per la campagna Referendaria Ripudia la Guerra, e credo sia giusto dare una attendibile cifra che, per quanto ci riguarda, è la somma della raccolta ai banchetti, ai municipi, e le firme online. Questo, non prima di avere ringraziato le centinaia di militanti che hanno usato il loro prezioso tempo sottraendolo alle loro famiglie, agli affetti, e al tempo libero, per portare avanti la causa della Pace contro la Guerra.
Siamo stati sottoposti ad una selvaggia quanto totale censura da parte degli organi di informazione ed in primo luogo dalla RAI di Stato, prima nella versione di centro sinistra e cinque stelle, ed ora anche nella versione targata centro destra. Sulla politica estera e sulla Guerra, così come su altri temifondamentali, è proprio vero che la destra e la sinistra sono due facce della stessa medaglia.
Un grande risultato è stato comunque quello di informare, rendere consapevoli centinaia di migliaia di cittadini, che potranno in seguito divenire parte attiva della lotta contro questo sistema iniquo e guerrafondaio. Dunque, la presumibile cifra si aggira ora attorno ai 295 mila firmatari. Pertanto, se in queste ultime settimane non ci sarà uno straordinario incremento del numero delle sottoscrizioni, pur ottenendo un risultato straordinario considerata la totale mancanza di qualunque finanziamento, vorrà dire che la consultazione popolare non potrà avere luogo. Sono giorni e settimane decisive, la campagna Referendaria è nelle vostre mani. Continueremo la lotta alla Guerra a testa alta.
agbiuso
«Ma perché agiamo in questo modo? Perché stiamo tentando l’annientamento nucleare inondando l’Ucraina di armi avanzate e sabotando i negoziati a ogni piè sospinto?»
Da «’Perché stiamo tentando l’annientamento nucleare?’ Il discorso di Max Blumenthal all’ONU»
2.7.2023
agbiuso
Il 2 giugno è la festa della Repubblica italiana, la cui Costituzione -vale a dire la legge dalla quale le istituzioni non dovrebbero mai derogare – afferma «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (articolo 11).
Anche per questo ho firmato oggi -durante una manifestazione in Piazza della Scala a Milano – il Referendum di iniziativa popolare che chiede di interrompere l’immenso flusso di denaro dello stato italiano per le armi in Ucraina.
Questo il link con tutte le informazioni: https://referendumripudialaguerra.it
agbiuso
Un bell’articolo di Massimo Fini a proposito della storia e identità dell’Ucraina, piuttosto incerte (e sui suoi fanatici attuali governanti).
agbiuso
Una limpida e informata intervista a Oskar Lafontaine, ex ministro delle Finanze tedesco, ex presidente del partito socialdemocratico SPD.
“La guerra in Ucraina non è una guerra della Russia contro l’Ucraina o viceversa, ma una guerra degli Stati Uniti contro la Russia”
Lafontaine: “La preoccupazione fondamentale degli europei è come liberarsi dalla tutela degli Stati Uniti”
di Carmela Negrete,
Contropiano. Giornale comunista on line, 16.2.2012
Pdf dell’intervista
agbiuso
Lui ha ragione a prenderli in giro e a dire “sono divertenti”.
Ma noi non abbiamo di che rallegrarci a vedere le Università italiane gestite da incapaci, da gente priva di qualunque spirito critico e autonomia politica.
agbiuso
I rappresentanti del Paese che ha liberato Auschwitz non sono stati invitati alla cerimonia in ricordo della liberazione di Auschwitz.
Un segno palese della irrazionalità anche storica che ha afferrato i ceti dirigenti e i decisori politici di un’Europa alla deriva.
Russia esclusa dalla cerimonia per liberazione Auschwitz
Ansa, 25.1.2023
agbiuso
Federazione Russa e Stati Uniti d’America nel linguaggio dei media italiani.
La lingua produce la realtà, plasma le menti.
agbiuso
Con 494 voti a favore, 58 no e 44 astensioni il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce la Russia uno “stato terrorista”. La Russia che non ha mai attaccato l’Europa né l’ha mai minacciata e anzi ha fornito agli europei energia a basso costo, rispetto a quella venduta dagli USA.
Un simile insensato masochismo si può spiegare soltanto con una massiccia opera di corruzione sui deputati europei (l’alternativa è una stupidità assoluta, che fatico a concepire).
agbiuso
L’AntiDiplomatico, 16.11.2022
Il missile caduto ieri in Polonia ha tenuto il mondo col fiato sospeso per l’eventuale scontro diretto tra Nato e Russia, se fosse stato ritenuto un attacco di Mosca alla Polonia.
Fin da subito sono però emersi indizi che davano come ipotesi più accreditata quella di un missile del sistema di difesa aerea ucraino S-300 caduto in Polonia per errore, o i resti di un missile abbattuto.
La vicenda è sta commentata con queste parole, tramite Twitter, dal generale Sergei Surovikin, comandante delle truppe russe impegnate nell’operazione militare speciale in Ucraina.
“Gli S-300 ucraini hanno già abbattuto un jet da combattimento rumeno e un trattore polacco, uccidendo tre persone sul territorio della NATO. Si tratta di tre persone in più rispetto a quelle che la Federazione Russa ha ucciso dal 1991 sul territorio della NATO”.
agbiuso
Una logica – quella del presidente del consiglio italiano – davvero ferrea :-))
agbiuso
A proposito della pazienza davvero grande della Russia e di Putin:
La (vera) eredità di Draghi
L’AntiDiplomatico, 2.11.2022
agbiuso
Sulla singolare bizzarria dell’informazione italiana, sideralmente lontana non soltanto dagli eventi ma da ogni buon senso (pretendere intelligenza e libertà sarebbe troppo, lo so).
agbiuso
La posizione del governo russo sull’utilizzo delle armi nucleari.
agbiuso
“La Francia non lo sa, ma siamo in guerra con l’America”
Paolo Pioppi, 2.10.2022
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Parole di grande attualità – e non solo per la Francia.
«La Francia non lo sa, ma siamo in guerra con l’America. Sì, una guerra permanente, una guerra
decisiva, una guerra economica, apparentemente senza morti. Sì gli Americani sono molto duri, sono
voraci, vogliono un potere senza rivali sul mondo. E’ una guerra sconosciuta, una guerra permanente,
che sembra senza vittime, ma è una guerra a morte”.
La citazione di Mitterand, è riportata nel libro di memorie del dirigente socialista francese, due volte
presidente della repubblica, deceduto nel 1996, pubblicato dal suo amico Georges-Marc Benamou, del
“Nouvel Observateur” nel 1997 (Le dernier Mitterand, seconda riedizione nel 2021).
Sono passati 26 anni. Quello che Mitterand confessava in privato non è più un segreto per nessuno. La
guerra c’è e non riguarda solo la Francia ma tutta l’Europa, e ci sono anche i morti. Qualcuno avverta le
élites dirigenti europee, così distratte anche dopo le esplosioni nel Baltico.
agbiuso
«Un viceré non può diventare imperatore. E una colonia non può farsi Stato. A meno di non essere disposta ad andare in guerra contro l’impero che la controlla»
Attacco terroristico contro i Nord Stream: cui prodest?
Antonio Di Siena, 28.9.2022
agbiuso
Il “nuovo” governo dei migliori e il vincolo esterno
Gilberto Trombetta, 27.9.2022
Oggi l’uscente (si fa per dire) Governo Draghi presenterà la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef).
Il 13 ottobre si terrà la prima seduta delle nuove Camere nella composizione uscita l’altro ieri dalle urne.
Due giorni dopo, il 15 ottobre, il nuovo Governo dovrà presentare il Documento programmatico di bilancio (Dpb).
Il 20 ottobre toccherà poi il disegno di legge di bilancio.
La nuova finanziaria andrà approvata entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.
Sempre entro fine anno, il nuovo Governo dovrà centrare i 26 obiettivi imposti dal PNRR.
Pena perdere la prossima rata del mutuo targata UE (che sarebbe una benedizione, ma questo è un altro discorso).
Per quanto riguarda la Nadef, vale la pena ricordare che la spesa prevista per il 2023, fissata al 3,9% del PIL, dovrà essere rivista nettamente al ribasso a causa della contrazione del PIL. A parità di cifre previste infatti il rapporto deficit/PIL sarebbe di circa il 5% (appunto per la contrazione del PIL).
Per questo la UE ci chiede un correttivo nell’ordine di circa 1,4 punti percentuali. Si passerebbe per intenderci da 60 miliardi a circa 2/3 (40 miliardi).
Un plastico esempio del famigerato pilota automatico.
Intanto, fuori dall’Italia, il dittatore ungherese Orban vuole indire un referendum per fare esprimere la popolazione sulle sanzioni alla Russia visto che sono proprio i cittadini a pagarne le conseguenze.
Dalla Germania veniamo a sapere che sia il Nord stream 1 che il 2 sono stati oggetto di operazioni di sabotaggio e sono quindi inutilizzabili.
Impossibile non ricordare le dichiarazioni di Biden di febbraio alla presenza del cancelliere tedesco Scholz.
Biden «Non ci sarà più nessun Nord Stream 2. Porremo fine a tutto questo».
Giornalista «Ma come farete, esattamente, dal momento che il progetto è sotto il controllo della Germania?».
Biden «Ve lo prometto, saremo in grado di farlo».
Insomma, la guerra degli Stati Uniti contro l’economia e i popoli europei procede alla grande.
agbiuso
Vladimir Putin concede la cittadinanza russa a Edward Snowden
L’AntiDiplomatico, 27.9.2022
Vladimir Putin ha concesso la cittadinanza russa all’ex ufficiale dell’intelligence statunitense Edward Snowden. Il documento è stato pubblicato oggi sul portale delle informazioni legali.
La cittadinanza russa è stata concessa su richiesta dello stesso Edward Joseph Snowden, nato il 21 giugno 1983 negli Stati Uniti di America.
Dopo Snowden, anche sua moglie chiederà la cittadinanza, ha affermato l’avvocato Anatolij Kucerena, che ha aggiunto che Snowden non sarà chiamato come parte alla mobilitazione parziale, poiché non ha prestato servizio nell’esercito russo.
Per ricordare, nel giugno 2013, Snowden ha dato vita a un grande scandalo internazionale consegnando al Washington Post e al Guardian alcuni materiali riservati sui programmi di sorveglianza statunitensi e britannici su Internet. Snowden rimase bloccato nella zona di transito in Russia e si scoprì che nessuno lo accettava, gli USA avevano spaventato tutti i paesi, e Putin disse: “la Russia non è quel paese che consegna (alle grinfie USA) chi lotta per il diritti umani”!
agbiuso
“La crise énergétique, c’est la folie des sanctions contre les Russes qui pénalisent le peuple français lorsqu’elles enrichissent Poutine. En résumé, la crise énergétique, c’est simplement Macron, sa politique, ses décisions.
La dictature, voilà la direction dans laquelle nous engage Emmanuel Macron !”
IL testo completo di Jacques Cotta: De LRM à LDM : La dictature en marche
1.9.2022
agbiuso
L’ultima fake news di un regime mediatico alla canna del gas
Francesco Santoianni, 31.8.2022
Bollette salate per colpa di Putin. È l’ultima carta che si giocherà l’informazione mainstream quando le piazze saranno piene di gente, lavoratori e piccoli imprenditori ridotti in miseria. Per aizzare la gente contro il “dittatore del Cremlino” e, magari, convincerla a supportare quella che degenererà in una Terza guerra mondiale.
In questa campagna elettorale, sarebbe, quindi il caso di ribadire che la fornitura di gas russo all’Europa continua come sempre, ai prezzi di anni fa, essendo stato il gas escluso dalle sanzioni; e questo al di là di qualche momentanea interruzione dell’erogazione di gas russo (veri e propri “avvertimenti” da parte del Cremlino) mimetizzata con ineffabili “problemi tecnici” o “chiarimenti delle norme contrattuali” (come sta succedendo oggi per la Francia). E denunciare che il folle aumento delle bollette del gas (e, quindi, dell’elettricità) cominciato già nel 2021, dipende ESCLUSIVAMENTE dalla decisione dell’Unione Europea di privatizzare le forniture di gas obbligando gli stati a rivenderlo ai cittadini ai prezzi stabiliti dai brooker della Borsa TtF di Amsterdam; e dalle enormi accise imposte dalla UE per finanziare il fallimentare progetto, contro il “Climate Change”, di ridurre le emissioni di anidride carbonica tramite lo sviluppo di “energie alternative”.
Sacrosante le mobilitazioni contro le sanzioni alla Russia (bellamente disertate da tanti “compagni” e liste elettorali) soprattutto perché la mancanza di materie prime graveranno pesantemente sulla nostra economia. Ma per quanto riguarda il gas sarebbe il caso di chiedere la fine del sistema TtF, la rinazionalizzazione dell’Eni e adeguare il prezzo del gas venduto ai cittadini a quello usato per acquistarlo dalla Federazione russa.
agbiuso
Gorbaciov, la tragedia delle buone intenzioni
di Michelangelo Severgnini, 31.8.2022
Quando uscì il libro nel 1989 lo comprai. Fu di fatto il primo libro di politica internazionale che lessi.
Avevo 15 anni.
Non sapevo niente del mondo.
Ma ero curioso.
E mi piaceva questo uomo che abbassava le armi unilateralmente a nome di uno dei due padroni del mondo.
Era la premessa perfetta per un mondo di pace, pensai.
Noi europei avremmo certamente seguito presto il suo esempio, pensai.
Ora lasceremo la Nato, pensai.
L’Europa diventerà un luogo di pace, pensai.
Che fortuna ha la mia generazione, pensai.
Poi, quando Gorbaciov abbassò le armi davvero, l’altro padrone del mondo gli sparò addosso.
E continuò a farlo per oltre 30 anni.
E poi quando qualcuno da quella parte ha risposto, il 22 febbraio scorso, abbiamo gridato all’invasore.
La pace è una gran bella cosa.
Ma abbassare le armi di fronte a uno psicopatico armato non è un gesto di pace.
È il prodromo per una tragedia.
agbiuso
Come la Russia e Putin influenzano le elezioni in tutto il globo terracqueo (Italia compresa).
agbiuso
Un approccio geopolitico conferma che la situazione è proprio quella qui descritta da Putin.
agbiuso
Anche Amnesty International conferma che l’esercito dell’Ucraina ha come obiettivo la morte e il danno dei cittadini ucraini.
Dal sito dell’organizzazione, 4.8.2022:
Russia-Ucraina: “La condotta di guerra delle forze ucraine ha messo in pericolo la popolazione civile”
agbiuso
Crimini di guerra in Ucraina
(Marinella Mondaini, 1.8.2022)
agbiuso
“I padroni del vapore d’Occidente volevano a tutti i costi la loro guerra, l’hanno avuta, anche se non nelle forme desiderate. In attesa di quella asiatica prossima ventura”
L’intervista di Karaganov al Nyt
di Piccole Note, 21.7.2022
Non capita tutti i giorni che un media mainstream americano pubblichi un’intervista a un esponente dell’élite culturale russa. Lo schema dei blocchi contrapposti impedisce spiragli di dialogo, necessari alla comprensione reciproca.
E tale chiusura, dopo la guerra ucraina, è diventata cortina di ferro. Così, quando abbiamo letto l’intervista a Sergey Karaganov sul New York Times di ieri ci siamo stupiti non poco, perché questi è uno degli ideologi più vicini al Cremlino e a intervistarlo è Serge Schmemann, penna autorevole del giornale. Riportiamo alcuni passaggi dell’intervista, rimandando chi volesse all’integrale.
“Quando è iniziato il conflitto militare, abbiamo visto quanto fosse profondo il coinvolgimento dell’Ucraina con la NATO: molte armi, addestramento. L’Ucraina si stava trasformando in una punta di diamante puntata al cuore della Russia. Abbiamo anche visto che l’Occidente stava crollando in termini economici, morali, politici”.
“Questo declino è stato particolarmente doloroso dopo il suo picco negli anni ’90 [si riferisce al crollo del Muro di Berlino, ndr]. I problemi all’interno dell’Occidente e nel mondo non sono stati risolti. Si trattava di una classica situazione prebellica. La belligeranza contro la Russia è cresciuta rapidamente dalla fine degli anni 2000. Il conflitto era visto come sempre più imminente. Quindi probabilmente Mosca ha deciso di anticipare e di dettare i termini del conflitto”.
“Questo conflitto è di natura esistenziale per la maggior parte delle élite occidentali moderne, che stanno fallendo e stanno perdendo la fiducia delle loro popolazioni. Per distogliere l’attenzione hanno bisogno di un nemico. Ma la maggior parte dei Paesi occidentali, non le loro élite attualmente al potere, sopravvivranno e prospereranno perfettamente anche quando l’imperialismo globalista liberale imposto dalla fine degli anni ’80 svanirà”.
“Questo conflitto non riguarda l’Ucraina. I suoi cittadini sono usati come carne da cannone in una guerra per preservare la supremazia fallimentare delle élite occidentali”.
“Per la Russia questa guerra ha a che vedere con la conservazione non solo delle sue élite, ma dello stesso Paese. Non poteva permettersi di perdere. Ecco perché la Russia è destinata a vincere, si spera, a meno che si acceda a livelli di violenza più elevati. Ma le persone stanno morendo. Prevedo una guerra del genere da un quarto di secolo. E non sono stato in grado di impedirla. Lo vedo come un fallimento personale”.
Sui rischi di un’escalation del conflitto – che in Occidente sono tacitati, per evitare che la paura di tale sviluppo spinga le persone a interpellarsi sulla perché sia preferibile il sostegno incondizionato all’Ucraina rispetto alla ricerca di una trattativa globale con Mosca – Karaganov fa un cenno significativo: “Sono ancor più preoccupato per la crescente probabilità che un conflitto termonucleare globale metta fine alla storia dell’umanità. Stiamo vivendo una prolungata crisi missilistica cubana. E non vedo persone del calibro di Kennedy e del suo entourage dall’altra parte della barricata. Non so se abbiamo interlocutori responsabili. Ma li stiamo cercando”.
Conflitto diventato inevitabile, quello ucraino, rimandato a causa della pandemia, spiega Karaganov, che finirà solo quando Kiev cesserà di rappresentare – o di essere percepita – una minaccia esistenziale per la Russia.
Karaganov aggiunge che Mosca non si vuole isolare, che anzi sta intessendo nuove interlocuzioni in un mondo che sta uscendo dall’unipolarismo Usa per imboccare la strada del multipolarismo; e, quanto alla frattura con l’Occidente, Mosca farà bene a mantenere le distanze per i prossimi dieci o vent’anni, in attesa che la consunzione di cui è preda il nostro emisfero si risolva.
“L’Ucraina – afferma – è una parte importante, ma piccola, del processo di travolgimento del crollo del precedente ordine mondiale dell’imperialismo liberale globale imposto dagli Stati Uniti e del movimento verso un mondo molto più equo e libero di multipolarità e molteplicità di civiltà e culture”.
E conclude spiegando che in questo futuro multipolare avrà un posto sempre più rilevante l’Eurasia, che vedrà il rianimarsi “delle grandi civiltà soppresse da diverse centinaia di anni. La Russia svolgerà il suo ruolo naturale di civiltà delle civiltà. La Russia dovrebbe anche svolgere il ruolo di bilanciatore settentrionale di questo sistema”. Il riferimento specifico è alle civiltà cinese e indiana, devastate dal colonialismo (peraltro, ciò spiega alcune linee della politica estera russa di questi ultimi anni).
Così, dunque, il Nyt, che sorprende con tale pubblicazione. Non è un cedimento al nemico, ma un tentativo di comprendere cosa sta avvenendo nel mondo per tentare di affrontare quella che in questo momento appare terra incognita, con tutti i rischi del caso.
Una pubblicazione che interpella in quanto sussulto di ragionevolezza. Se si vuole uscire dal tunnel nel quale l’Occidente si è cacciato inseguendo le follie neocon che hanno imposto come Unica Via quella del sostegno incondizionato all’Ucraina, occorre prendere atto della complessità del mondo. Le complessità non si risolvono a suon di bombe, come i neocon hanno imposto con la loro funesta guerra infinita.
Anzi, più bombe si sganciano sul pianeta, più esso diventa fragile e caotico. Così in Afghanistan, così in Iraq, Libia e altrove; e così in Ucraina, dove l’invio delle armi NATO serve solo a prolungare una guerra inutile, persa in partenza, e che si poteva evitare se Kiev avesse imboccato la via della neutralità, disinnescando la percezione da parte dei russi di una minaccia imminente.
I padroni del vapore d’Occidente volevano a tutti i costi la loro guerra, l’hanno avuta, anche se non nelle forme desiderate. In attesa di quella asiatica prossima ventura.
fonte: https://piccolenote.ilgiornale.it/56794/lintervista-di-karaganov-al-nyt
agbiuso
Quando tutto sarà un deserto di rovine, non dimenticatevi di loro
Andrea Zhok, 8.7.2022
Quando l’Ucraina sarà un deserto di rovine, smembrato tra Russia e Polonia, con milioni di profughi, mentre la recessione distruggerà quel che resta del welfare europeo e la nuova cortina di ferro sul mar Baltico ci costringerà a tempo indefinito a spendere le ultime risorse in armamenti, quel giorno e in tutti gli anni a venire, per piacere, ricordatevi di tutta la compagine di politici, opinionisti e giornalisti che nel febbraio scorso vi spiegavano come fosse un affronto inaccettabile per l’Ucraina sovrana rinunciare all’adesione alla Nato e accettare gli accordi di Minsk, che aveva sottoscritto.
Ricordatevi di quelli che hanno lavorato indefessamente giorno dopo giorno per rendere ogni trattativa impossibile, che hanno nutrito ad arte un’ondata russofobica, che vi hanno descritto con tinte lugubri la pazzia / malattia di Putin, che vi hanno spiegato come l’Europa ne sarebbe uscita più forte di prima, che vi hanno raccontato che la via della pace passava attraverso la consegna di tutte le armi disponibili, che hanno incensato un servo di scena costruito in studio come un prode condottiero del suo popolo.
Se 5 mesi fa non avessero avuto la meglio queste voci miserabili, se l’Ucraina non fosse stata incoraggiata in ogni modo a “tenere il punto” con la Russia (che tanto garantivamo noi, l’Occidente democratico), l’Ucraina oggi sarebbe un paese cuscinetto, neutrale, tra Nato e Russia – con tutti i vantaggi dei paesi neutrali che sono contesi commercialmente da tutte le direzioni – un paese pacifico dove si starebbe raccogliendo il grano, e che non piangerebbe decine di migliaia di morti (né piangerebbero i loro morti le madri russe).
Ma, mosso dal consueto amore per un bene superiore, dai propri celebri principi non negoziabili e incorruttibili, il blocco politico-mediatico occidentale ha condotto la popolazione ucraina al macello e i popoli europei all’immiserimento e ad una subordinazione terminale.
Non si pretende che reagiate, figuriamoci, ma almeno, per piacere, non dimenticate.
agbiuso
Verso il baratro del totalitarismo: sulla nuova lista della vergogna
di Sara Reginella, 30.6.2022
#AggiungetemiAllaLista, l’hashtag della campagna di solidarietà a favore dei non allineati della lista del Corriere della Sera, è stato preso alla lettera.
È uscita infatti una nuova lista-gogna, questa volta redatta da Fidu-Federazione Italiana per i Diritti Umani e Open Dialogue.
Il dossier è stato presentato a Montecitorio lo scorso 28 giugno.
Contiene nuovi nomi dei non allineati, e così mi sono ritrovata in una black list insieme, tra gli altri, a Oliver Stone, Corrado Augias, lo storico Alessandro Barbero, Sigfrido Ranucci e Manuele Bonaccorsi, rispettivamente conduttore e inviato di Report.
A quanto pare, a questo servono, oggi, alcune organizzazioni per i diritti umani in Occidente: a schedare liste di proscrizione di persone che rappresentano anche l’altro punto di vista.
Ci chiediamo chi abbia commissionato questa lista della vergogna.
Il mainstream ha subito rilanciato la notizia di come la lista sia stata presentata su iniziativa di alcuni deputati del PD e +Europa. Ieri però, i deputati Quartapelle e Magi, appartenenti ai due partiti citati, hanno preso le distanze dal dossier, dichiarando che non sarebbe stato commissionato da loro. Dunque, chi l’ha commissionato?
Anche in questo caso, come nel caso della lista pubblicata dal Corriere della Sera, chi esige la gogna, poi, non ci mette la faccia e ha il terrore di palesarsi. Perché?
Perché tali liste di proscrizione sono la vergogna del nostro paese e chi le commissiona è coinvolto nella distruzione di una democrazia, attraverso il perfezionamento di una dittatura mediatica.
La situazione, già grave, va degenerando: il Copasir si affretta a dire che vuole anche una legge anti-fake news.
Ora, la contro-informazione corre perlopiù sui canali social. Bloccando definitivamente il circolo informativo, avremo un’unica grande voce, quella del totalitarismo.
Vietare il confronto di più voci fa parte di una strategia settaria, dispotica e patologica. Per impedire il confronto, alla base di ogni democrazia, i canali russi sono stati già censurati, Julian Assange è finito in prigione e chi è ancora libero viene umiliato e delegittimato.
Aggiungo: se coloro che si occupano di verificare la veridicità delle notizie sono i primi ad immettere menzogne, si entra in un tunnel oscuro senza via di uscita, perché fondato su meccanismi paradossali.
È quanto sta già accadendo.
Nella lista di proscrizione vengono messe alla gogna persone che, anche rischiando la vita, lottano per una visione complessa e articolata nella realtà, ma nessuno ha osato inserire i divulgatori di fake news filo-Kiev. Mancano infatti coloro che per alimentare odio e legittimare l’invio di armi non hanno avuto pudore nel diffondere bufale su fatti non verificati, dove l’apoteosi l’abbiamo raggiunta con la fake-news sugli stupri dei neonati che tanto ricorda la fake, altrettanto terrificante, sugli infanti uccisi dagli iracheni, dopo essere stati strappati dalle incubatrici.
Il “Ministero della Verità” di cui parlava Orwell in 1984, oggi si palesa con sempre maggiore arroganza: prosegue dunque l’opera iniziata con le guerre precedenti, del resto, senza fake news come quelle sulla guerra in Iraq, la popolazione non avrebbe mai sostenuto i governi belligeranti.
Abbiamo sulla coscienza milioni di morti in tutto il mondo, a causa di guerre che abbiamo istigato e alimentato per puri fini economici e di espansionismo militare.
Chi dà l’ordine di stilare liste di proscrizione ha dunque paura di chi è in grado di testimoniare l’abominio compiuto dall’Occidente o da governi filo-occidentali, perché ciò farebbe cadere definitivamente il sostegno della popolazione a governi guerrafondai.
Sul conflitto ucraino è pertanto vietato sapere che in questi anni la popolazione del Donbass ha portato una pesante croce, a causa dell’ATO, l’Operazione Anti Terrorismo voluta da Kiev e iniziata nel 2014 dal Governo Turchinov, contro civili ribellatasi a un colpo di stato causato da un’ingerenza occidentale e agito con una manovalanza neonazista.
Ora, il termine “terrorista”, rispetto a questa guerra, è stato cancellato per eliminare le tracce della violenza agita da Kiev contro la popolazione, durante gli scontri tra combattenti delle repubbliche separatiste ed esercito ucraino.
Chi può testimoniare ciò, è da considerare un nemico.
I Governi occidentali, attualmente, non vogliono trovare alcuna soluzione diplomatica.
Per questo motivo, in Europa, lottare per la pace ci rende colpevoli.
Ribelliamoci.
agbiuso
La guerra Nato-Russia come occasione e strumento per impoverire e danneggiare ancora l’Italia, un Paese che Draghi e il suo governo evidentemente odiano. O semplicemente vengono pagati per agire in questo modo.
agbiuso
La Nato va ufficialmente alla terza guerra mondiale
di Giorgio Cremaschi, 29.6.2022
“Le politiche ambiziose e coercitive della Cina minacciano i nostri interessi, sicurezza e valori”. Così testualmente si apre il punto 13 del documento strategico sottoscritto dal vertice NATO di Madrid.
I guerrafondai in malafede che ancora parlano di una alleanza difesa sono smentiti da un documento che dichiara guerra a gran parte del mondo. Non sola la Russia vi e definita nemico principale, evidentemente da sconfiggere. Ma tutto il pianeta viene sottoposto all’’intervento del Patto EuroAtlantico. Dall’Africa, al Medio Oriente, all’Indocina, ovunque nel mondo la NATO proclama la su intenzione di intervenire a sostegno dei propri interessi, sicurezza, valori, contro tutti i paesi ed i regimi che considera nemici.
Altro che difesa dell’Europa. Il documento strategico proclama l’impegno al confronto mondiale su tutti i piani militari compreso quello nucleare. Il cui rischio però viene definito, bontà loro, “remoto”.
agbiuso
L’essenza del liberalismo reale
di Andrea Zhok, 24.6.2022
La figura di Joe Biden è una figura tragica, che esprime perfettamente l’intima crudeltà e l’impietoso cinismo della politica liberale.
Le situazioni imbarazzanti e tragicomiche in cui nonno Biden è coinvolto con cadenza quotidiana, in mondovisione, travalicano il concetto di “gaffe”.
Si tratta di impudiche esibizioni di un anziano, gravemente senescente, con una manifesta condizione di avanzato deperimento mentale, qualcosa che meriterebbe solo la pietà dei suoi cari; nonno Biden meriterebbe di trascorrere i suoi ultimi anni in compagnia dei cani da compagnia o magari dei nipotini, che, se sufficientemente piccoli, potrebbero trovarsi perfettamente a loro agio.
Invece no, ce lo troviamo quotidianamente spiaggiato in un’atroce esibizione di sfaldamento, che ci rammenta mestamente l’inesorabile trascolorare del tempo e di ogni gloria mondana.
In un’epoca che mostra sempre più apertamente l’essenza del liberalismo reale, Biden è l’epitome del modo in cui il liberalismo considera la politica: una manipolazione di fantocci i cui fili sono tessuti e tenuti fuori scena dagli interessi del capitale.
Già, perché il fatto che Biden fosse un pupazzo era chiaro come il sole da ben prima delle elezioni a chiunque avesse gli occhi per vedere e il sistema nervoso centrale cablato.
Lo sapevano tutti.
(No, ok, i piddini no, tutti gli altri).
Ma in un sistema liberale questo è un problema del tutto trascurabile, perché il politico idealmente è semplicemente un prestanome, eventualmente con doti attoriali (da Reagan a Zelensky esiste anche una brillante tradizione di trasferimenti diretti dallo schermo alla scena politica).
E così, anche questa volta nessuno ha perduto neanche un secondo a considerare quali capacità dovesse avere Biden per recitare la parte de
“L’UOMO PIU’ POTENTE DEL MONDO”,
“IL COMANDANTE IN CAPO” dell’impero americano.
Non ci hanno pensato perché questo per il liberale è semplicemente l’ultimo dei problemi, visto che il politico è solo l’ultima rotella di una catena di trasmissione dell’interesse del capitale alla propria moltiplicazione.
Anzi, se qualcuno dovesse avere delle idee proprie, questo potrebbe rappresentare un problema: si potrebbe creare un attrito nel passaggio dei contenuti dalla sorgente al ricevitore. Il ruolo del politico liberale è idealmente quello di megafono stipendiato dei desiderata di chi paga il conto delle elezioni.
Il nocciolo della politica liberale sta infatti nel trovare i finanziamenti, canalizzarli, e garantire che chi paga veda tutelato il proprio investimento. Il resto, elezioni, discussioni, ecc. è vissuto con fastidio, come superfluo folclore.
Ed è precisamente questa cosa che, altri stipendiati dagli stessi datori di lavoro, chiamano sui giornali “liberaldemocrazie occidentali”.
I cui valori eterni siamo tutti chiamati a difendere costi quel che costi.
agbiuso
“L’Europa invece sta facendo gli interessi di altri per sostenere a proprie spese un paese fallito che le è alieno, un “candidato all’UE” che solo a parole condivide quei misteriosi “valori europei” di cui si riempono la bocca i burocrati di Bruxelles”
La morsa di Biden stritola l’UE: siamo veramente disposti ad andare fino in fondo?
di Laura Ru, 24.6.2022
agbiuso
Una analisi di Paolo Annoni sulla situazione economica determinatasi con le sanzioni inflitte alla Russia e che stanno rafforzando l’economia russa, indebolendo invece quelle europee, in particolare l’economia italiana.
TAGLIO GAS RUSSO – La mossa che smonta la “narrazione” sulle sanzioni
Si pensava che l’Europa avrebbe comprato meno gas e indebolito la Russia. È invece accaduto il contrario e l’Ue è davanti a un grande problema.
Venerdì Gazprom ha tagliato i flussi di gas verso Germania e Italia; il prezzo del gas europeo è salito ai massimi da marzo a livelli sei volte superiori a quelli di inizio 2021. Dopo una decisione di questo tipo ci si sarebbe aspettato un calo del rublo coerente con la teoria con cui si è arrivati alle sanzioni. Invece il rublo ha continuato a rafforzarsi contro l’euro e per la cronaca è ai massimi degli ultimi 8 anni contro la valuta dell’Unione. La tesi, ricordiamo, era che la sospensione degli acquisti di gas e petrolio russo da parte dell’Europa avrebbe prosciugato le entrate di Mosca, causato una svalutazione della sua moneta e alla fine avrebbe affondato l’economia e impedito a Putin di continuare a finanziare la guerra. In questo “schema” se la Russia vende meno gas all’Europa si dovrebbe assistere a un indebolimento della sua moneta. Il corollario è che Bruxelles aveva il potere negoziale nei rapporti commerciali in quanto compratore di idrocarburi mentre Mosca non avrebbe mai dovuto scegliere di tagliare le proprie esportazioni.
Quello che è successo ieri con la Russia che decide autonomamente il taglio delle sue forniture a un suo cliente storico è l’epilogo del processo a cui si è assisto dall’inizio dell’invasione in Ucraina. Il prezzo del gas in Europa è esploso e la Russia ha aumentato le proprie esportazioni di gas e petrolio verso Cina, India e altri mercati di sbocco. I mercati si sono comportati assumendo, correttamente, che l’Europa avrebbe fatto molto fatica a trovare alternative e infatti ieri sono comparsi “rumour” sui piani del Governo per limitare i consumi di gas; case più fredde e strade buie. Il caos che si è prodotto sui mercati energetici e i timori che l’offerta di idrocarburi sui mercati globali diminuisca hanno determinato l’impennata del surplus commerciale russo e alla fine della sua valuta. Il rafforzamento del rublo, anzi, è continuato nonostante tre tagli dei tassi della banca centrale. La decisione di ieri potrebbe persino essere spiegata con il tentativo della Russia di svalutare una moneta diventata improvvisamente troppo forte.
Alla fine di questo processo quello che emerge è che contrariamente a “tutte” le aspettative iniziali è la Russia che decide di tagliare le sue forniture all’Europa che invece le subisce. L’Europa subisce un colpo alla competitività delle sue imprese, peggiora l’inflazione interna e, in futuro, dovrà fare i conti con le conseguenze politiche e sociali di questo fenomeno sia dentro l’Europa che sul Mediterraneo. La Russia invece scopre di poter gestire sia il proprio cambio, sia i propri rapporti economici. Questo accade perché il possesso dei rubli consente di approvvigionarsi di idrocarburi e altre materie prime, prodotti agricoli e fertilizzanti. Il possesso di euro, invece, non garantisce questi approvvigionamenti e quello di dollari meno che due anni fa sia perché i prezzi delle materie prime sono esplosi, sia perché un numero crescente di Paesi ha deciso di sottrarre le sue produzioni dai commerci globali per contenere l’inflazione interna.
Se l’Europa non vuole far collassare la propria economia o ritrovarsi con problemi sociali complessi deve assicurarsi le proprie forniture strategiche come stanno facendo tutti gli altri Paesi. In questo processo non può più presumere di potersi permettere il lusso di scelte “costose” perché se il prezzo del gas sale come è salito ieri per un taglio delle forniture prima dell’inverno, il problema rischia di diventare ingestibile con il blocco in piena stagione invernale.
agbiuso
I “vendipatria” e la morte dell’Europa
di Alberto Fazolo, 18.6.2022
“Una guerra in cui a prescindere da chi la vinca, noi perderemo comunque.
[…]
L’Europa non ne trarrà alcun giovamento, tuttavia i vendipatria ne otterranno un grande vantaggio personale. Siamo cioè nelle mani di una cricca che ci porterà alla rovina in cambio di un meschino tornaconto per loro stessi.
Si badi bene che non sto ancora facendo riferimento al piano etico o morale, su cui la condanna è ferma e piena tanto per le guerre in cui abbiamo ottenuto dei vantaggi, quanto in questa in cui ci andremo inevitabilmente a perdere. Ancora più netto il giudizio sul piano ideologico, dato che i paesi occidentali (ancora una volta) si sono posizionati dal lato sbagliato della storia, arrivando a sostenere i nazisti.
Gli USA sono una bestia morente, incapace di andare avanti se non a discapito di altri paesi, finora siamo stati alleati delle loro guerre di rapina, ora stiamo diventando i rapinati. Gli USA vogliono spolparsi quel che resta dell’Europa, deindustrializzarla, aumentarne la subalternità e la dipendenza al fine di rinviare la propria capitolazione. Per farlo ricevono l’aiuto e i servigi dei vendipatria nostrani. La scelta sul da farsi è semplice: fermarli e riprendere in mano il nostro futuro, è l’opzione giusta e conveniente”
agbiuso
Una sintesi della situazione geopolitica molto chiara. E che credo corrisponda a quanto sta accadendo.
agbiuso
“Quello dell’Italia è stato un suicidio verso una potenza nucleare da cui dipendiamo e dipenderemo per i prossimi anni per l’approviggionamento energetico”.
L’isolamento dell’occidente dal resto del mondo è inevitabile
di Fabio Massimo Parenti, 14.6.2022
agbiuso
Ovviamente, aggiungetemi alla lista.
agbiuso
Gli scricchiolii dell’ultima grande narrazione
di Andrea Zhok – 6.6.2022
Con qualche semplificazione, ciò che sta emergendo nella stampa internazionale è che la Russia sta vincendo la guerra economica che le è stata dichiarata.
Ora, la ragione per cui questo sta avvenendo è interessante.
La Russia in termini di PIL oscilla tra il 2 e il 3% del PIL mondiale.
Il blocco che le si oppone (USA + UE + Oceania e Israele) rappresenta il 50% del PIL mondiale. Se fosse una guerra reale, sembrerebbe senza storia.
Tuttavia da questo quadro emerge un pregiudizio teorico fondamentale che accomuna l’intero Occidente in una macroscopica illusione ottica. Noi, la parte del mondo dove il capitalismo è nato ed è cresciuto per primo, abbiamo oramai introiettato l’idea che il potere stia nell’economia e che l’economia sia il denaro: dunque chi possiede più denaro possiede più potere, punto.
Questo è quasi sempre vero sul piano delle esistenze individuali all’interno dei nostri stati ed è anche spesso vero per tutti i singoli stati che giocano con le carte con cui abbiamo scelto di giocare e far giocare. Però questo funzionamento generale delle nostre economie per così dire rimuove sistematicamente Marx per impalmare Milton Friedman, rimuove sistematicamente la realtà dei beni e dei servizi per sostituirla con la capacità ipotetica di comprarli, dunque con la disponibilità di denaro, di capitale.
Il nostro intero mondo occidentale è integralmente gravitante intorno ad una concezione del potere esemplificato dal grande potere finanziario.
Ed è vero, finché giochiamo con queste carte, quello è IL potere e noi tutti siamo sudditi da esso dipendenti.
Tuttavia sul piano geopolitico quel che si manifesta in questo momento è un duro ritorno alla realtà: il denaro vale finché ci sono beni da comprare e nella misura in cui ci sono; quando i beni scarseggiano il denaro tende a trasformarsi nella convenzione che è (inflazione).
Il trucco capitalista sta di norma nel nascondere questa realtà attraverso gli atti di proprietà con cui dispone di risorse naturali, di fonti primarie, di esseri umani (forza lavoro): tutto incatenato da contratti e da pezzi di carta con cui il pianeta tutto è avvolto e coperto e soffocato.
Possediamo interi paesi del terzo mondo perché ci sono debitori.
E siamo a nostra volta posseduti da altri creditori inapparenti, opachi e remoti.
Ma nel caso russo ci siamo trovati di fronte ad un nano economico che però è economicamente un fornitore di beni primari, quelli da cui a cascata acquisiscono valore tutti gli altri.
E inoltre (cosa assai fastidiosa, che di solito non succede) questi beni primari sono assai ben difesi militarmente, e quindi non possiamo fare come al solito, cioè appropriarcene con qualche scusa flamboyant (qualche tinteggiata di nobili intenti, di missioni civilizzatrici, di diritti umani invocati dai media e zaac, ci intaschiamo le risorse altrui e facciamo anche bella figura a casa.)
No, qui quello che sta succedendo è che la narrazione del capitale – quella narrazione dove non ci chiediamo mai come fosse possibile che nel 2007 le capitalizzazioni finanziarie fossero 14 volte il PIL mondiale – sta scoppiando come una bolla finanziaria qualunque.
C’è chi aveva detto che le grandi narrazioni erano defunte nell’epoca postmoderna. Ma in effetti esse erano state sostituite da un’ultima narrazione, così onnicomprensiva da non sembrare tale, da sembrare la pura e semplice realtà. E così, dopo esserci inebriati di virtualità, di iperconnessione, di transumanesimo fighetto e di mercatismo finanziario, scopriamo che tutto questo esiste e vale se e finché ci sono schiere di Morlock, di Nibelunghi ingobbiti che lavorano per noi nelle viscere della terra, se e finché ci sono ferro e legno e terra che “magicamente” si trasformano in prodotti sugli scaffali dei supermercati (magari anche con il bollino “ecosostenibile”).
Tutto questo sogno virtuale dei “padroni del PIL” si rivela per quello che è: un incubo per la maggior parte dell’umanità che avviene fuori dalla vista delle telecamere, ed un’illusione destinata a esplodere in faccia a tutti quanti noi più rapidamente di quanto chiunque si fosse aspettato.
agbiuso
“Sfruttando le magagne di una presunta sinistra governativa, quelli che appaiono gli oppositori di destra del governo Draghi cercano di accreditare un loro patriottismo che alla fine si dimostra falso perchè al servizio delle scelte americane”.
Da La lotta contro i fautori della guerra: anche le elezioni sono un terreno per combatterli,
Art.11 – per un fronte unito contro la guerra, 1.6.2022
agbiuso
Il Governo Draghi, il Partito Democratico, la loro furia bellica, vanno progressivamente distruggendo l’economia e la società italiane. In questo caso producendo altra disoccupazione in Sicilia.
agbiuso
Un’ottima analisi di Andrea Zhok sulla situazione tra Russia, Ucraina, Europa, USA, che conferma e mostra quanto pervicacemente “l’Europa si è scavata la fossa”.
La guerra russo-ucraina in 7 punti
31.5.2022
agbiuso
Patetico e insieme grottesco escludere la musica russa.
Soltanto epoche e società barbariche possono fare della cultura un’arma per le guerre invece che universale strumento di dialogo.
agbiuso
Eccellente analisi politico-militare della situazione oggi nell’ex-Ucraina.
Un testo veramente istruttivo.
Ora è il momento di sedersi, rilassarsi e guardare il declino dell’Occidente
25.5.2022
agbiuso
I media della NATO sono stati capaci di trasformare una nullità televisiva in una specie di Grande Fratello.
agbiuso
Protetti.