Mai avvennero e sempre sono. Sul politeismo
in Mondi. Movimenti simbolici e sociali dell’uomo
Volume 3 – 2020
Pagine 69-90
Indice
-Unità e molteplicità
-La religiosità greco romana
-Cristianesimo e filosofia
-Persecuzioni
-Giuliano: restituire il mondo agli dèi e gli dèi al mondo
-Gnosi e iniziazione
-Il mito
-Il sacro
Abstract
The aim of this paper is to analyze the transition from mediterranean polytheisms to christian monotheism from an historical and, above all, theoretical prospective. The life and work of Emperor Julian (360–363) constitute a fundamental junction to understand the richness of what has been lost and the consequences of the prevalence of an exclusive and anthropocentric conception of the sacred, which has always been enemy of philosophy. The analysis pays particular attention to the issue of persecutions that paganism suffered by the winner christians. The title refers to a passage by Salustio, Julian’s counselor and friend.
Come forse si evince dall’indice, questo è il saggio sinora più importante da me dedicato in modo sistematico a uno degli ambiti di ricerca che sento più vicini a ciò che sono e a ciò che desidero capire e sapere: «la vitalità delle filosofie e delle religioni pagane». Per queste filosofie il fine e la sostanza di ogni mortale consistono nel rinascere continuamente dalle tante morti che ci avvolgono nel nostro dolore, rinascere da noi stessi e non soltanto dalla madre mortale che ci ha dato alla luce. E, come Dioniso, essere Lúsios, liberati.
Nei politeismi non ha senso contrapporre naturale e soprannaturale poiché la molteplicità degli dèi si coniuga alla unità monistica del cosmo, nella quale convergono identità e differenza, singolarità e pluralità, maschio e femmina, vita e morte, senso e significato, somatico e psichico.
La Gnosi cercata e vissuta nell’intero arco del vivere e del pensare dei Greci, da Anassimandro a Proclo, è un percorso che conduce al sapere tramite il vedere ciò che a un primo sguardo rimane precluso. Filosofia è anche l’oltrepassamento dell’oscurità in un percorso iniziatico della mente dentro l’essere, la verità, il tempo. La grandezza del paganesimo sta nel sapere e non nello sperare. Anche per questo una rappresentazione adeguata del divino pagano sono i κοῦροι, il loro enigmatico sorriso.
Salustio, amico e consigliere dell’imperatore Giuliano, così riassunse il significato e la potenza del politeismo: «Ταῦτα δὲ ἐγένετο μὲν οὐδέποτε, ἔστι δὲ ἀεί», «queste cose mai avvennero e sempre sono» (Περὶ θεῶν καὶ κόσμου, Sugli dèi e il mondo, 4, 8, 26).
5 commenti
Il ritorno degli dèi - agb
[…] Tutto del quale l’umano è soltanto una parte, un epifenomeno, un gioco, un dramma. Questo è il politeismo, che trascorre dunque subito in panteismo. Lo si vede bene nei bronzi che dall’estate del 2022 […]
D. B.
Sembra molto interessante, sfortunatamente non riesco ad aprirlo con nessuna applicazione che legge i PDF
agbiuso
Mi dispiace. Ho verificato e sembra che funzioni tutto.
È possibile leggere anche on line sia l’intera rivista sia questo saggio: qui.
Se mi scrive in privato, proverò comunque a inviarle il file. Troverà l’indirizzo nella sezione Contatti.
Davide Amato
Ho letto con interesse e piacere la sua pubblicazione sui politeismi. Ripercorre e sintetizza molto di quello che ci eravamo detti durante il corso di Sociologia della cultura che, me lo lasci dire, senza nulla togliere ai nostri ottimi professori del cdl in Filosofia, è stato uno dei più interessanti e appassionanti.
Il paganesimo offre uno sguardo diverso sul mondo; uno sguardo molto lontano dall’antropocentrismo del cristianesimo, che poi non si discosta molto dalla prospettiva della nostra società secolarizzata, dove pure non scompaiono dogmi e fedi “esclusivi” (la fede nel mercato, nella ricchezza, nell’individualismo), di cui l’antropocentrismo è parte costitutiva e integrante.
Il paganesimo, come lei ha scritto, permette di accettare “la vita nella sua pienezza tragica, nel suo essere qui, ora, senza senso alcuno al di là di se stessa, un essere impersonale e finalmente libero dall’asservimento agli scopi”.
Il paganesimo è ciò che resta una volta scomparsa la fede cieca nell’infallibilità umana e nella sua civiltà distruttrice. Tutti i popoli del mondo sono stati politeisti. E come potevano non esserlo? Solo chi guarda senza il pregiudizio antropocentrico dell’uomo della civiltà secolare, solo chi guarda la natura ad occhio nudo può vedere in essa la materia viva, animata, terrificante nella sua potenza e nella sua bellezza. Con questi sentimenti i popoli antichi videro in essa le lotte dei titani, e poi la civiltà degli dèi.
Il paganesimo, però, non offre solo uno sguardo diverso sul mondo, ma anche un modo di viverlo, di esperirlo. Un modo equilibrato, limitato, che esalta la serenità e la gioia e le migliori virtù che negli dèi vedono la perfetta incarnazione. Un modo di vivere rivoluzionario rispetto ai tempi correnti.
La ringrazio, dunque, per aver approfondito e per averci fatto conoscere questo mondo tanto ricco e profondo.
agbiuso
Caro Davide, è per me bello e importante ricevere una conferma così positiva non soltanto nei confronti del saggio ma anche del corso svolto lo scorso anno, che mi sembra sia risultato fecondo nonostante le modalità nelle quali siamo stati costretti a svolgerlo.
La ringrazio per questo e per aver mostrato nel suo commento come le prospettive politeistiche possano avere e abbiano un significato anche politico rispetto alla dismisura distruttiva dei liberismi e della politica contemporanei.