Sono abitate sin dal Paleolitico alcune delle colline che si ergono nella Piana di Catania. Una di queste alture si innalza ben delimitata rispetto alla pianura, con pareti ripide e anche a strapiombo e soprattutto con grotte naturali, una delle quali è molto ampia e fu abitazione di una popolazione di cacciatori e raccoglitori. Ha un nome greco questo spazio, Paliké, dal quale anche il toponimo di Palagonia. Il sito archeologico (gestito dalla Regione) è chiuso per Covid, anche se lo si può gustare lo stesso a distanza nella sua magnificenza. Uno spazio apertissimo, nell’aria e nella luce, ma il virus ha tra i suoi effetti alcune malattie che si chiamano irresponsabilità, pigrizia, cinismo. E che portano all’impoverimento dei territori.
In questo caso del territorio di Mineo, un antico borgo su una altura della Piana. Grandi chiese in arenaria, con facciate concave e barocche: Collegiata di San Pietro. Erette sopra un antico tempio politeista dedicato al Sole: Collegiata di Santa Maria Maggiore. Illustrate da trionfi di stucchi e affreschi settecenteschi: Collegiata di Santa Agrippina, che di Mineo è la patrona e alla quale sono dedicati appunto gli affreschi sul soffitto, una statua in legno policromo del Cinquecento, un ricco fercolo d’argento.
A Mineo sono nati gli scrittori Giuseppe Bonaviri e Luigi Capuana, esponente quest’ultimo non soltanto del Verismo ma anche della classe di proprietari terrieri ai quali la città deve la presenza di imponenti palazzi, alcuni dei quali però in rovina. La casa di Capuana dicono essere magnifica. Dicono perché il sabato (giorno nel quale ho visitato Mineo) e la domenica è chiusa. Imperdonabile sciatteria, che spero venga sanata. Così come il cancello sprangato con lucchetto del Castello Ducezio. Non si possono tenere aperti i luoghi che fanno l’identità di una città dal lunedì al venerdì (a volte al mattino, altre di pomeriggio) come se si trattasse di uffici dell’anagrafe.
Dall’esterno si osserva in ogni caso l’imponenza del Palazzo di Capuana, così come di Palazzo Tamburino e Palazzo Ballarò. L’ex Collegio dei Gesuiti è invece sede del Municipio e ha un cortile sul quale sporge un loggiato seicentesco, al cui centro domina un antico albero.
La struttura medioevale del borgo è una casba simile a numerose altre di Sicilia, dalla cui saggia ombra si aprono lame di luce sulla pianura, sul cielo, sulle colline.
Nel viaggiare per i borghi di Sicilia mi accade a volte di incontrare degli studenti di Unict che frequentarono uno o più dei miei corsi, che fecero esami e che mi riconoscono. A Mineo è accaduto con il Dott. Antonio Gambuzza, che si è prodigato a illustrare a me e a chi mi accompagnava le ricchezze del luogo, con una passione per la propria città e una generosità delle quali lo ringrazio pubblicamente con gioia. La gioia di chi condivide la ricchezza antropica, ambientale e urbanistica dell’Isola, della sua luce.
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