Il terrore paralizza, il terrore interrompe il pensare, il terrore trasforma gli umani in foglie tremule che temono di staccarsi da un momento all’altro dall’albero della vita. Ma questa è sempre la condizione dei viventi. Il panico mediatico e politico sulla fragilità dei corpi che è emerso nell’anno 2020 non è giustificato dalla dimensione sanitaria dell’epidemia da Covid19.
Le grandi pandemie della storia umana recente – tutti conoscono per ragioni letterarie quelle del 1348 e del 1630 e anche l’epidemia che falcidiò l’Europa subito dopo la Prima guerra mondiale mietendo cinquanta milioni di morti – hanno avuto una potenza letale e di contagio incomparabile con quella del virus attuale. Sino a che è possibile contare uno a uno il numero dei morti la parola pandemia è un dispositivo politico, non una descrizione sanitaria.
Quanto avvenuto nel mondo in questi mesi non è paragonabile con le vere pandemie del passato. E tuttavia soltanto nel XXI secolo gli umani sono stati reclusi dentro i sepolcri delle loro case da sani; le quarantene del passato isolavano i malati dagli altri e non l’intero corpo sociale da se stesso, dispositivo anche logicamente assurdo. Soltanto nel presente il terrore mediatico si è scatenato contro individui solitari nelle campagne o sulle spiagge. Soltanto nel presente la suasione dell’autorità è entrata sino a tal punto nelle cellule e nei pensieri dei corpimente biologici e politici.
[Il testo è uscito il 13.6.2020 su corpi e politica, nella sezione corpi e mutazioni.
Nella sezione corpi e teledidattica dello stesso sito è stato pubblicato un testo di Noemi Scarantino che testimonia la dolorosa condizione che molti studenti stanno vivendo nelle Università ancora sprangate e a loro interdette: Disagio e rabbia: la voce degli studenti. La situazione che Scarantino descrive non rappresenta anch’essa un grave rischio per la salute dei nostri giovani?]
6 commenti
agbiuso
Intanto, però, i cittadini sono ancora tenuti nel panico, costretti a indossare museruole, colpevolizzati per qualunque infrazione alle non criticabili norme del dispotismo sanitario. I danni del politicamente corretto sono di lunga durata.
agbiuso
“Il primo compito di quanti non si sono piegati all’intossicazione informativa di questo infausto periodo sarà dunque quello di documentare e ricordare gli errori e le ingiustizie che politici, intellettuali, ‘esperti’ e operatori dell’informazione hanno commesso, perché il giudizio sul loro comportamento sia esente dalle amnesie, dagli eufemismi e dalle ricostruzioni di comodo che sicuramente ci verranno propinate da questi presunti apostoli della Ragione, trasformatisi in un batter d’occhio nei più accaniti fomentatori di paura. E occorrerà lottare contro l’invasione di asocialità che la loro azione rischia di provocare negli scenari del prossimo futuro”
Marco Tarchi, Diorama letterario, n. 355, maggio-giugno 2020, p. 2
Federico
Caro Professore, mi vengono in mente le parole che Roy Batty rivolge a Rick Deckard: «Bella esperienza vivere nel terrore, vero? In questo consiste essere uno schiavo».
Parole forti, che oggi dovrebbero davvero farci riflettere.
agbiuso
Una citazione inquietante e magnifica, caro Federico.
La ringrazio per aver ricordato queste parole, che -sì- stanno assumendo una densità che non immaginavamo.
Luca
A proposito di terrore, mi è caduto sotto gli occhi l’altro giorno (quando pensavo all’assurdità del reato di “epidemia colposa”) un articolo del Codice Penale che descrive quasi alla perfezione quello che è stato compiuto in questi mesi.
Articolo n.270 sexies: Condotte con finalità di terrorismo: “Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese… e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione… o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese…”.
Resterebbe solo da vedere se il terrore sia stato lo scopo o il mezzo di decreti ed ordinanze: ma probabilmente è stato (ed è; e temo sarà ancora) entrambe le cose.
agbiuso
Caro Ruaro, la ringrazio molto per questo riferimento di natura giuridica.
Concordo del tutto con lei: come dicono i giuristi, “la fattispecie” del reato si configura con molta chiarezza.
Dal punto di vista storico-politico, nulla di nuovo naturalmente. L’autorità è il terrore.
Ciò che diventa evidente in regimi come l’hitlerismo, lo stalinismo, l’Isis, vale a bassa intensità per qualunque regime contemporaneo, in quanto fondato su due elementi che prima della Rivoluzione industriale non esistevano: le masse e le tecnologie sociali capaci di scandire in tempi veloci gli ordini dell’autorità alle masse stesse. Capacità che nel XXI secolo è diventata veloce come la luce, fondandosi sulla strumentazione elettronica la quale, appunto, viaggia alla velocità della luce.
Il terrorismo politico –scopo e insieme mezzo, come lei ipotizza- non sarebbe stato possibile senza il terrorismo mediatico, senza l’urlo di morte lanciato dalle televisioni, senza la conta delle vittime, senza la colpevolizzazione giornalistica dei liberi.
Quello che è accaduto è molto più di un’epidemia, è una manifestazione di terrorismo ambientale e sanitario, elemento che credo determinerà la politica per l’intero XXI secolo.