Memorie di un assassino
(Salinui chueok – Memories of Murder)
di Bong Joon-ho
Con: Song Kang-ho (Il detective Park Doo-Man), Sang-kyung Kim (Il detective Seo Tae-Yoon), Roe-ha Kim (Il detective Cho Yong-koo)
Corea del Sud, 2003
Trailer del film
Dopo il meritato successo di Parasite -un film sulla lotta di classe in pieno XXI secolo- viene distribuito Memories of Murder (2003), meno maturo (com’è naturale) di Parasite ma dirompente nel dominio della lotta. In questo caso quella tra una compagnia di poliziotti della provincia coreana -persone qualsiasi, mediamente stupide, mediamente sadiche, «poveracci», come dice uno di loro– e un serial killer imprendibile, perverso e veramente malvagio, le cui vittime subiscono una morte iniqua, ragazze abbandonate alla gelida furia di questa entità. La quale diventa un catalizzatore di conflitti, di corruzione, di incubi che abitano endemici dentro il corpo sociale, riflessi dalla luce slavata e plumbea degli ambienti, dallo squallore profondo delle cose.
L’intensità della violenza è simile a quella di Seven (David Fincher, 1995) ma tutto il resto è agli antipodi di Hollywood: arcaico, disincantato, vero. Sorprendente, solitaria e inquietante la scena conclusiva: 17 anni dopo i fatti lo sguardo del detective Park Doo-Man guarda interrogante e smarrito una bambina.
Le memorie non sono quelle dell’assassino ma dell’intero suo mondo.