Fabbriche di carne: gli allevamenti intensivi in Europa
(byoblu, 8.3.2019, durata 6.40)
Ho poco da aggiungere a questo breve video, chiaro e pacato. Esso mostra con efficacia che la prima forma di rispetto dell’ambiente passa attraverso l’alimentazione. E questo non per motivazioni sentimentali o psicologiche ma per ben più corpose ragioni politiche, economiche, “ecologiche” nel senso strutturale e non da sospiro etico o da semplice fenomeno mediatico.
Segnalo anche una mia sintesi di qualche anno fa -pubblicata su Girodivite.it, 14.2.2008- nella quale ho indicato undici motivi per essere vegetariani, «non solo per gli altri animali» ma anche per l’animale umano: Essere vegetariani: le ragioni
Consiglio infine la lettura di uno dei migliori romanzi contemporanei: Regno animale, di Jean-Baptiste Del Amo.
6 commenti
Pasquale
Dimenticai di segnalare qui che ieri la BB, banda Bruxelles, ha confermato il proprio sostegno agli allevamenti intensivi. E se loro han suonato le loro trombe in Lombardia han suonato lor campane. Ma il delinquente non si annoia mai alla fine di sé stesso?
Pasquale
Sì ALberto, il tuo articolo lo lessi l’anno passato. Il libro no. Ma potrei farlo. Alla luce del tuo pezzo potrei invece, e lo farò , scrivere di Dumbo. Vediamo. Psq.
Enrico M
Gentile Professore Biuso,
La ringrazio per aver dedicato questo articolo alla questione animale. Il documento video oltre ad avere il pregio di mostrare l’atrocità e la sistematicità con cui l’uomo – o il così detto animal rationale – trucida una quantità indefinita di vite animali, parimenti, mostra come alla base dell’allevamento intensivo vi siano coinvolte le sacre ragioni della contemporaneità: produzione, consumo ergo capitale. Le dinamiche europee, se non mondiali, degli ultimi tempi (becero nazionalismo, corsa alle armi, edificazione di barriere umane e culturali) sono sintomo di quanta paura possa suscitare la differenza. In questo senso, l’animale, che purtroppo appare come l’altro per eccellenza davanti alla dismisura razionale dell’umanità, è vittima tacita ed esemplare dell’irrefrenabile volontà di assoggettamento e di accentramento che intride l’ethos mondiale. L’animale è il diverso, l’animale non parla, l’animale è silente nel bagno di rumore mediatico, civile, sociale; l’animale dunque può essere controllato, usato, sfruttato. L’animale proprio perché non formula costituzioni, non edifica imperi economici, non ordina la sua vita interiore ed esteriore con algoritmi “emotivi” può divenire oggetto di consumo: la sua identità di animale senziente viene appiattita alla mera identità di oggetto del sistema capitalistico. Nel capitale non esistono differenze, l’assegnazione di identità accade secondo le regole del consumo: un elettrodomestico non è diverso da un tavolo, un’automobile non è diversa dai cibi che stamani ho usato per nutrirmi, l’animale non è poi così tanto diverso da un rotolo di carta igienica. L’identità e la differenza, nel capitale, non possono coesistere, ma può regnare la sola indiscriminata e autoritaria identità del consumo. La differenza innesta la crisi, causa la rottura del paradigma accomodante qual è l’unità, la totalità, la globalità. La differenza suscita il confronto, suscita la genuina contesa da cui tutte le cose traggono il loro nomos. L’animale, per questo motivo, è la domanda, è l’interrogativo davanti al quale si preferisce tacere, l’animale è la differenza reclamata dalla nostra mal strutturata identità.
Cordialmente,
E.
agbiuso
Grazie a lei, Enrico, per questo suo commento-analisi, molto più teoretico della notizia stessa.
Pasquale
Sì Alberto tutto raggiunato,
ma tu sai che il cossì ddetto bisogno di carne, risponde, almeno sotto la lente del mio sguardo, a un bisogno assassino di sangue. Del resto l’ultima cena, bevete questo è il mio sangue, e quell’altro non esita a portarsi Isacco al macello. È vero che un po’ di raziocinio, anche solo ascoltato questo piccolo servizi, dovrebbe indicare la strada per un ribaltamento di intenti e di azioni; ma vedi bene che la questione si sposta sul piano degli interessi, forma diversa ma non meno mortale di unnismo. Mai vista una mucca organizzarsi in orda. Abbracci vegetariani.
agbiuso
Sulla questione che sollevi, caro Pasquale, torno a consigliare un libro importante e chiarissimo: Dalla predazione al dominio. La guerra contro gli animali, di Raffaella Colombo, Gianfranco Mormino e Benedetta Piazzesi. Ne ho discusso in un saggio breve uscito la scorsa estate e il cui pdf si trova qui: Conflitti.