Una visione del mondo che rifiutava «la tirannia della gioia»
il manifesto
5 gennaio 2019
pagina 11
Le persecuzioni attuate dai cristiani nei confronti del paganesimo testimoniano una storia fatta di magnifici edifici rasi al suolo; di una miriade di statue e altre opere d’arte abbattute e dissolte; di enormi, costanti e ripetuti roghi di libri e di intere biblioteche; di simboli millenari umiliati e offesi; di uomini e donne che dovettero subire la furia di gente convinta che usando loro violenza in questa vita li avrebbe salvati in un’altra.
Nel nome della Croce di Catherine Nixey è un libro splendido e amaro che racconta questa violenza e ciò che a causa sua abbiamo perduto.
9 commenti
agbiuso
Sul numero 80 (15.2.2021) di nonmollare quindicinale post azionista, Elio Rindone parla del libro di Nixey, della Bibbia, dei monoteismi, delle loro giravolte ideologiche pur di sopravvivere:
–Religioni di pace? Dio lo vuole (pdf)
agbiuso
Oggi abbiamo concluso la lettura di questo libro nell’ambito del corso di Sociologia della cultura dedicato a Paganesimi e differenza. Un mio studente, Marco Iuliano, mi ha inviato un articolo pubblicato da Antonio Gramsci il 29.9.1917 nel quale il filosofo presenta un Elogio di Ponzio Pilato, assai rigoroso sia giuridicamente sia storicamente. Un elogio che conferma quanto sullo stesso personaggio scrive Catherine Nixey.
Ne propongo la lettura a chi fosse interessato:
I doveri di un giudice (Elogio di Ponzio Pilato), da «Odio gli indifferenti».
Enrico Palma
D’accordo con lei, professore, inserisco una mia recensione al volume della Nixey.
Grazie e a presto.
– Pdf
agbiuso
La ringrazio, Enrico, per questa lucida analisi del libro di Catherine Nixey, attraverso il quale -come lei scrive- ben si comprende che a cadere vittima del monoteismo cristiano fu anche “il terrestre che la cultura classica in tutte le sue forme aveva studiato, cantato e tentato di conoscere”.
Pasquale
Degna e dotata di senso da una finzione, il sapere che io identifico in più con l’arte che ci riscatta. Ma appunto ogni dottrina nega il riscatto del sapere in quanto tale. Negandolo tiene in mano le redini dell’abiezione. Permette appunto ogni tipo di malefatta per mantenere sè stessa. Oggi la dottrina è stata sostituita dal complesso dottrinario capitalismo, stampa, pubblicità. Sapere è resistenza.
del suo collega al Quirinale
Non è un caso se Repubblica, ho intravisto, ha parlato di popolo dei social in unanime osanna. Non è ver che sia la guerra il peggior di tutti i malli…
Rosario Gullotto
Gent.mo prof.re Biuso,
avrà visto sicuramente il film Agorà che narra la triste storia di Ipazia e dove in una scena viene rappresentata la distruzione della Biblioteca di Alessandria. Ma ancora prima, quando i Persiani di Serse invasero l’Attica e distrussero la splendida Atene.
È un modo per ricordare che, purtroppo, la storia spesso cede il passo alle barbarie e non rispetta la cultura.
Chissà quanto abbiamo perso. È triste per noi umanisti pensarlo.
agbiuso
Caro Gullotto,
come ho scritto rispondendo a Pasquale D’Ascola, vidi quell’intenso film e ne parlai su una rivista.
La ringrazio molto per la sua condivisione. Devo aggiungere che la differenza -grande- è che i Persiani distrussero il minimo indispensabile per gli esiti del conflitto; i cristiani sono stati invece mossi da una forza fanatica che vedeva nei templi, nelle statue, nelle biblioteche il male assoluto. È molto diverso.
Grazie ancora e a presto.
Pasquale
Chiaro Alberto,
aggiungo una cosetta che porta benzina al tuo fuoco; giorni fa mi hanno offeso assai, tanto per cambiare, i detti del Capo dello Stato Città del Vaticano, propalati con gran pompa dalla stampa serva e padrona e dominante, Repubblica in primis. Pare che nel suo ruolo di regnante abbia stigmatizzato i credenti tiepidi o falsi, una grande maggioranza mi verrebbe da dire se meritano stigma e stimmate.”Meglio essere atei”, ha dichiarato. Qualcuno vi avrà visto un’apertura all’onestà di chi non crede sinceramente, io ho letto invece le parole come un casereccio, “meglio sporchi che mal lavati”. È vero che sono sospettoso verso qualunque parola arrivi da tanto pulpito. Sono diecimila le astuzie verbali e non verbali di cui sono capaci. Ed oggi fieri del loro non esercitare più l’assassinio di massa come metodo di governo si nascondono addosso il dossier, criptato, dei crimini collettivi passati. Di Ipazia forse converrebbe raccontare lo scempio. Se non lo fai tu lo faccio io. Carissima mente Pasquale
agbiuso
Caro Pasquale, i detti, i discorsi, le omelie di Bergoglio e del suo collega al Quirinale suscitano in me soltanto il necessario sospetto che sempre deve muovere di fronte ai buoni sentimenti espressi dai potenti.
Della filosofa alessandrina fatta a pezzi dai monaci cristiani parlai qualche anno fa qui: Ipazia. Spero di ricordarla ancora in un nuovo articolo che sto preparando.
Parlare di questa donna significa parlare di ciò che rende degna la vita umana.