Venticinque anni fa (!) pubblicai un saggio su Emil Cioran (1911-1995) nel quale tentavo un confronto tra le sue opere e la filosofia di Nietzsche. Di Cioran presi in considerazione i seguenti libri: Storia e utopia, Il funesto demiurgo, L’inconveniente di essere nati, Squartamento, tutti editi in italiano da Adelphi.
Metto qui a disposizione il pdf di quel testo, sperando che possa costituire uno stimolo a leggere questo scrittore tagliente e splendido, gnostico. Qualche tesi enunciata nel 1993 oggi non la formulerei. Confermerei invece senz’altro questa:
«È dunque l’antropocentrismo ciò che Nietzsche e Cioran giudicano davvero inaccettabile nel cristianesimo. L’aver esso trasformato la casualità della specie in una necessità cosmica, l’aver preso così a cuore le vicende umane da costringere persino dio a morire per esse. Ma con quale senso di esultanza e di liberazione Nietzsche racconta: “Allora mi ricordai delle parole di Platone e le sentii tutt’a un tratto nel cuore: “Tuttto ciò che è umano non è, in complesso, degno di essere preso molto sul serio; tuttavia…” (Umano, troppo umano, af. 628). E Cioran, dal canto suo, ritiene che “prendere sul serio le cose umane è segno di qualche segreta carenza” (Squartamento, Adelphi 1981, p. 115)».
in Prospettive Settanta, anno XV, numero 1/1993, Guida Editori, pagine 117-127
5 commenti
agbiuso
Una plausibile spiegazione dell’accanimento dello Stato etico e dei suoi cittadini più obbedienti a proposito di obblighi vaccinali, greenpass, maschere sul viso:
«L’intolleranza è propria degli spiriti turbati, la cui fede si riduce a un supplizio più o meno voluto che essi desidererebbero fosse generale, istituzionale»
(Emil M. Cioran, La caduta nel tempo, Adelphi 1995, p. 30).
agbiuso
Tre domande: che cosa sono gli umani? perché esistono? che cosa meritano?
Pasquale
«È dunque l’antropocentrismo ciò che Nietzsche e Cioran giudicano davvero inaccettabile nel cristianesimo. L’aver esso trasformato la casualità della specie in una necessità cosmica, l’aver preso così a cuore le vicende umane da costringere persino dio a morire per esse. Ma con quale senso di esultanza e di liberazione Nietzsche racconta: “Allora mi ricordai delle parole di Platone e le sentii tutt’a un tratto nel cuore: “Tuttto ciò che è umano non è, in complesso, degno di essere preso molto sul serio; tuttavia…
Queste semplici osservazioni sono un buco nero, tanto dense da attrarre e inghiottire qualsiasi altro pensamento. Il resto è Cioran. Sembra una boutade ma non lo è. La dizione, pensatore data al nostro dalla signora Selenia, esaminare il percorso… cosmico?…di questo nome, è icastica. Che dire di più di uno che ha pensato per tutta la vita. L’atto puro. Psq.
Selenia
«In questo mondo, nessuno è mai morto per la sofferenza altrui. Quanto a colui che ha asserito di morire per noi, non è morto: è stato messo a morte.» (E.M. Cioran, Al culmine della disperazione, trad. di Fulvio Del Fabbro e Cristina Fantechi, Adelphi 1998, p. 75).
Quando incontrai – per mera casualità – Cioran avevo la stessa età di lui al tempo in cui scrisse i suoi “immaturi” deliri lirici. Non avevo mai sentito parlarne e fui sorpresa nell’apprendere che anche questo importante pensatore (troppo spesso sottovalutato), come me in quei giorni, soffriva di una terribile insonnia. La naturale conseguenza fu di innamorarmene profondamente.
Infine, proprio all’età in cui Cioran realizzava la futilità della filosofia, io, grazie a lui, ne scoprivo la seduzione.
Oggi, leggendo la sua puntuale recensione, ho avuto il piacere di ricordare con affetto tutte queste curiose coincidenze.
agbiuso
Cara Selenia, grazie davvero per il suo commento. Scoprire tra i miei studenti una lettrice di Cioran è cosa molto bella. Ribadisco quanto ho cercato di dire nel breve saggio che gli ho dedicato: leggere questo scrittore significa gustare “lo scintillio di una scrittura fredda e perfetta”.
Come vede, noi non lo sottovalutiamo 🙂