Hemingway
di Paolo Conte
Appunti di viaggio (1982)
Et alors, Monsieur Hemingway, ça va?
Era persona dura e anche per questo alla lunga le donne non lo tolleravano. Ma non molto gliene importava. E ripeteva impettito e imperterrito a se stesso «conduco le persone a un’altezza tale da far venir loro le vertigini, più non reggono e tornano là da dove le ho tratte». Superbo e sciocco come il secolo. Così si ritrovava solo, poveretto. Ma ora no, ora sentiva tutta la felicità del liberarsi, del librarsi la vita ad altri istanti, del porre una distanza irrimediabile tra sé e i lati di lei che non amava. Che da nulli, all’inizio, o solo in germe, si erano moltiplicati come i pani, cresciuti come alberi fronzuti, come bestie da preda alla riscossa. E avevano divorato il loro amore. Sempre così, sempre così funziona, non lo sai? Bisogna possedere almeno un poco di nobiltà per continuare a rispettare una persona che ti ama molto e che si prostra ai tuoi piedi, al tuo cuore. Lei così nobile non era. E più non rispettava i suoi silenzi. Non rispettava la vigile attenzione, il sorriso l’affetto il desiderio. Ora diceva a se stesso -sempre così sempre così la va-, si diceva che lei neppure era esistita, che l’aveva plasmata dal suo cuore, dal desiderio infinito dell’amore. E quando la statua l’illusione e il triste inganno s’erano dispersi come vento, nulla era rimasto tra le mani ma soltanto la nostalgia di una che mai era stata. E di lui che quel nulla aveva amato. Si ama sempre questo nulla, infine.
Et alors, Monsieur Hemingway, ça va mieux?
[Foto di Cartier-Bresson, La Lune au Bois de Boulogne, particolare]
6 commenti
Pasquale
Peraltro questo attirare Hemingway da Conte genera qualcosa, altro da Hemingway. Una curiosità che non bisognerebbe appagare, pena il disincanto; Conte è più Hemingway di Hemingway. La sua idea. NOn saprei spiegarmi ma è l’operazione che hai messo in atto con le tue parole. Psq.
agbiuso
Quanto scrivi, Pasquale, mi gratifica moltissimo.
Essere riuscito a far emergere le parole da Conte non dette nel lungo brano musicale che sta al centro della canzone era esattamente il mio scopo. Averlo raggiunto, almeno per te, non può che darmi gioia.
Grazie davvero.
Pasquale
Ne sono felice. Ieri una conoscente troppo inquieta e un po’ spaesata mi dice che non si aspettava che qualcun altro oltre lei avesse già scritto su Anne Sexton. Le ho risposto che scrivere di qualcuno è importante per ognuno che scrive.. Psq
Pasquale
Sì. pretesto che io leggo come sai, pre-testo. E con ciò di questo davvero vive la letteratura…già. Ti segnalo che nel sito Plii.it ai mie due si sogno aggiunto almeno due interessanti e capaci interventi; di un francese e di un ispanico, tal Palomar. Tuo Pascal(one) no là.
Pasquale
Si ama sempre questo nulla. L’assenza, mi pare che sia in Socrate, ora non ricordo e posso sbagliarmi. In ogni modo è rivelazione profonda. E riguarda un po’ tutto ciò che incontrato viene, per qualche motivo amato, o subito o dopo un po’. E non si sa perché e non si ssa perché concluderebbe Conte. Hemingway. Fu più profumo che sostanza, forse. Eppure. È ben qualcosa. E pare che ti abbia colpito al cuore, non saprei dire se grazie a Conte il cui brano è….eh ehe…. è con te. Un abbraccio. Psq.
agbiuso
Caro Pasquale, Hemingway è un pretesto per Conte e Conte è un pretesto per me…
Anche così vive la letteratura, vero?
In ogni caso è tra le più belle canzoni di questo artista: sobria, limpida, allusiva.
L’assenza, sì, è anche in Socrate/Platone ed è soprattutto in Proust e di conseguenza in Barthes. Ed è, infine, nella vita.