Il filo nascosto
(Phantom Thread)
di Paul Thomas Anderson
USA, 2017
Con: Daniel Day-Lewis (Reynolds Woodcock), Vicky Krieps (Alma), Lesley Manville (Cyril)
Trailer del film
«La donna perfetta sbrana quando ama…Conosco queste amabili Menadi…Ah, che razza di piccolo predatore pericoloso, strisciante, sotterraneo! E in più così piacevole!…Una piccola donna che insegue la sua vendetta sarebbe capace di scavalcare anche il destino. […] L’amore -nei suoi mezzi la guerra, nel suo fondo l’odio mortale tra i sessi». Così pensa Friedrich Nietzsche nel § 5 della sezione di Ecce homo dal titolo ‘Perché scrivo libri così buoni’ (Opere, Adelphi, vol. VI/3, p. 315).
Dalla remota notte del passato emergevano senza requie dei fantasmi. Come quella ragazzina, quella madre che riappariva quale strana e incomprensibile promessa. Ne ricordava il nome e le fattezze, le carezze liete, gli occhi soprattutto. Perché è dagli occhi che sempre si squaderna l’essenza di un umano. È banale ma è vero. Delle altre ricordava poco, ma non quelli che lei gli imbastiva a ogni incontro. Occhi fermi e insieme sfuggenti. Era diventata implacabile quella femmina. Ma all’inizio si era fatta turbine, tempesta, vento. Lo aveva avvolto nelle sfere autoritarie di un erotismo inquieto e senza requie. Dietro e dentro quegli occhi di un verdazzurro cristallino veleggiavano allora canti, voci e inni elevati al piacere più rotondo e fondo. I seni a coppa stavano interi nelle sue mani, che da lì arrivavano alla pancia più sensuale che avesse conosciuto. E dal delta che sapeva di ambrosia e di passito si partivano due cosce statuarie. Le braccia lo avvolgevano di sangue e di profumo nell’amore. Vibrava allora come un albero nelle sere estive, felice d’essere stato invaso da un sole tutto luce, al quale l’incanto aveva succhiato linfa e restituito vita. E su ogni gesto la sinuosa grazia di quella donna. Era del tutto folle, però. In nessun istante si poteva avere sentore di ciò che stava per accadere al successivo battito del tempo. Poteva essere carezza, poteva diventare ruggito che divora.
Non proprio questo ma da esso non lontano è il modo in cui Alma afferra nel film la vita del suo uomo. Da modesta cameriera incrociata per caso in un locale, diventa madre, moglie, amante, amica, allieva, alleata di Reynolds Woodcock, ricco e celebre creatore d’abiti. Avrebbe dovuto essere una delle numerose ragazze da lui desiderate, prese e allontanate. E invece ne diventa, senza che nessuno se ne accorga, la padrona. Sino a un silenzioso patto di amore e di morte.
Daniel Day-Lewis è totale nella sua bravura. Il suo sarto raffinato e violento ha una paradossale somiglianza fisica con Céline. Il quale scrisse parole come queste: «Ma i ‘figami’ non sono solo corpi!… zotico! sono ‘compagne’! e i loro cinguettii, incanti e ghingheri? buon pro vi facciano! se ci avete il gusto del suicidio, incanti e cinguettii, tre ore al giorno, impiccarvi vi farà un bene boia!… lunga! corta!… sia detto senza cattiva intenzione! o passerete tutta la vecchiaia ad avercela col vostro uccello per avervi fatto perdere tanti di quegli anni a piroettare, scalpitare… fare il bello, sulle vostre zampe anteriori, su un piede, l’altro, per avere l’elemosina di un sorriso…» (Nord, in «Trilogia del Nord», Einaudi 2010, p. 463).
L’elemosina di un sorriso. Un uomo che si consegna per intero a una donna -che sia madre, moglie, amante, amica, allieva, alleata- merita davvero il suo «malu destinu».
8 commenti
cristina
A freddo…caro Alberto. Parecchi giorni dopo la visione del film direi…NASCOSTO IL FILO.
La tua esegesi è, per me, bem più appassionante della pellicola di cui ricorderò la sapiente cura della fotografia.
agbiuso
Cara Cristina, ti ringrazio. Sono contento che i miei amici apprezziate ciò che scrivo e che il filo della condivisione costruisca le trame della nostra vita.
Dario Generali
Caro Alberto,
il cinico Menippo ripeteva di possedere la bella Laide, ma di non esserne posseduto.
In questo sembra condensarsi una parte notevole della saggezza delle scuole socratiche minori, ma anche di ogni uomo che conosca quanto sia improvvido porre il centro del proprio equilibrio in mani altrui.
Un caro saluto.
Dario
Pasquale
Alla somiglianza di Day Lewis con Céline non ho pensato, fisica intendo, non saprei, sì forse. Quanto al commento è pur vero. Peraltro le Moire sono o non sono femmine,domandarsi, e le streghe – stregoni rari e diciamolo molto presi dal potere. Quanto al film ti ha avvolto, si capisce. Del resto è un soprabito d’haute couture. Un caro abbraccio Psq.
agbiuso
Sì, caro Pasquale, le Moire, la Luna -che secondo Robert Graves è la dea dalla quale sono scaturite tutte le altre divinità-, la grande Madre mediterranea. Veniamo concepiti nel ventre di una donna, siamo la sua carne. È inevitabile che l’orizzonte antropologico e psichico rimanga sempre il suo corpo, nelle sue metamorfosi di moglie, amante, amica, allieva, alleata.
diego
«soprabito d’haute couture» mi piace molto come definizione; il film si incentra tutto sulla simmetria di due poteri, quello apparente, quello maschile, e il potere ctonio e potente, quello femminile; ho riflettuto anche sulla potente simbologia dei funghi, la potenza biologica che non è nè bene nè male, ma è; alla fine urano si arrende a gea, come è normale che sia; un plauso ad Alberto per la recensione di altissima classe
agbiuso
Grazie, Diego, per le tue letture mai banali di ciò che cerco di comunicare.
La terra, i funghi, il cosmo. Siamo materia dentro la materia, siamo passioni dentro il magma, siamo l’energia che si raffredda e si raggruma ma è pronta in ogni istante a tornare calore, luce.
diego
«siamo passioni dentro il magma», solo un filosofopoeta così etneo, poteva scrivere una frase così bella e suggestiva, vale un libro intero