Questo triste e dolce valzer di Fabrizio De André possiede due elementi di grande interesse.
Il primo è una riflessione sul tempo, accennata anche da Archimede Callaioli nella sua recensione a Temporalità e Differenza: «Ma più ancora del tempo che non ha età / Siamo noi che ce ne andiamo».
È vero. Gli umani sono -come ben sanno i miei lettori- tempo incarnato, tempo che cammina, tempo che desidera, tempo che pensa il tempo.
Il secondo elemento è costituito dal rischio che si corre quando si rifiuta l’amore di un poeta. I poeti, infatti, sono espressioni e testimoni della predilezione di Apollo per i mortali. E questo dio -come suo fratello Dioniso– non perdona chi lo respinge.
Valzer per un amore (1964)
[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/12/De_André_Valzer.mp3]Quando carica d’anni e di castità
Tra i ricordi e le illusioni
Del bel tempo che non ritornerà
Troverai le mie canzoni
Nel sentirle ti meraviglierai
Che qualcuno abbia lodato
Le bellezze che allor più non avrai
E che avesti nel tempo passato
Ma non ti servirà il ricordo
Non ti servirà
Che per piangere il tuo rifiuto
Del mio amor che non tornerà
Ma non ti servirà più a niente
Non ti servirà
Che per piangere sui tuoi occhi
Che nessuno più canterà
Vola il tempo, lo sai che vola e va
Forse non ce ne accorgiamo
Ma più ancora del tempo che non ha età
Siamo noi che ce ne andiamo
E per questo ti dico amore, amor
Io t’attenderò ogni sera
Ma tu vieni non aspettare ancor
Vieni adesso finché è primavera.
Il testo di De André si ispira a questo bellissimo sonetto di Pierre de Ronsard:
« Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle, Assise auprès du feu, dévidant et filant, Direz, chantant mes vers, en vous émerveillant: “Ronsard me célebrait du temps que j’étais belle”Lors, vous n’aurez servante oyant telle nouvelle, Déjà sous le labeur à demi sommeillant, Qui au bruit de Ronsard ne s’aille réveillant, Bénissant votre nom de louange immortelle.Je serai sous la terre, et, fantôme sans os, Par les ombres myrteux je prendrai mon repos: Vous serez au foyer une vieille accroupie,Regrettant mon amour et votre fier dédain. Vivez, si m’en croyez, n’attendez à demain: Cueillez dès aujourd’hui les roses de la vie. » |
« Quando Vecchia sarete, la sera, alla candela, seduta presso il fuoco, dipanando e filando, ricanterete le mie poesie, meravigliando: Ronsard mi celebrava al tempo ch’ero bella.Serva allor non avrete ch’ascolti tal novella, vinta dalla fatica già mezzo sonnecchiando, ch’al suono del mio nome non apra gli occhi alquanto, e lodi il vostro nome ch’ebbe sì buona stella.Io sarò sotto terra, spirto tra ignudi spirti, prenderò il mio riposo sotto l’ombre dei mirti. Voi presso il focolare una vecchia incurvita,l’amor mio e ‘l fiero sprezzo vostro rimpiangerete, Vivete, date ascolto, diman non attendete: cogliete fin da oggi le rose della vita. » |
(Sonnets pour Helène – traduzione di Mario Praz) |
2 commenti
diego
Un brano bellissimo che non conoscevo, grazie.
Poi il «tempo che non ha età» è proprio il riferimento all’ «Àion».
Imparare ad andarcene, con la giusta e misurata tristezza, è proprio lo scopo della filosofia.
Debbo dire però che, almeno per la mia esperienza, alle donne piace anche ricordare la propria bellezza. Grazie Alberto veramente un post prezioso.
agbiuso
“Con la giusta e misurata tristezza”, sì caro Diego. Ma anche “con il giusto e misurato sorriso”.
Grazie a te per come segui e apprezzi ciò che scrivo.