I professori resistenti e il Congresso negato per «ordine pubblico»
il manifesto
28 settembre 2017
pag. 11
Trascrivo qui l’incipit e la conclusione dell’articolo.
« “Si sa che la gente dà buoni consigli / se non può più dare cattivo esempio” canta De André in Bocca di Rosa. Capita così che dalla sicurezza della propria cattedra non pochi professori parlino e scrivano contro colleghi del passato che si sarebbero sottomessi a poteri autoritari e totalitari di diverso segno. Ma che cosa avrebbero fatto loro trovandosi in quei frangenti?
[…]
Il tentativo di trasformare i docenti da ricercatori scientifici a funzionari dello Stato impauriti e prudenti può essere attuato in forme molto diverse, non soltanto con la violenza esplicita dei regimi fascisti ma anche con l’asservimento liberista del sapere a scopi puramente economicisti».
Tra i professori universitari che si rifiutarono di prestare giuramento al fascismo ci fu il filosofo Piero Martinetti, al quale dedico questo articolo.
3 commenti
Pasquale
Si sa che il fascismo dissimulato è più pericoloso di quello esplicito.
Tu Alberto hai ragione a chiedermi di farmi motivare il rifiuto. Ma li conosco, non risponderebbero o si arrampicherebbero su per i vetri insaponati a mentire. Delle due l’ipotesi più probabile è la prima e al momento non ho voglia di sporcare il computer con queste porcherie. Ciò non esclude che tra un po’, a bocce fermissime torni alla carica. La differenza tra il ieri e l’oggi sta nel fatto che l’oggi non ha bisogno di giuramenti, l’adesione dei filistei allo stato filisteo è del tutto volontaria. Non sanno resistere appunto. In proposito non ho ricordato che per i docenti della Cattolica il rettore Gemelli contestò la richiesta dello stato dacché i suoi professori non erano di quello dipendenti. Il papa PIo XII ne convenne e lasciò che i suoi professori giurassero o no, in ogni caso a condizione che l’atto fosse spontaneo. Va da sé che giurarono tutti alla Cattolica tranne 4 tra cui il rettore Gemelli. Ricordo qui il testo del giuramento.
Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempire tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concilii coi doveri del mio ufficio
Pasquale
Carissimo Alberto, lode a te a ai 12 sempre, sì che su Martinetti e gli altri nessun dorma. Oggi però è confortante sapere che tutti i professori sono resistenti; non resistono infatti al fascino indiscreto del regime. Un regime molto più nanerottolo e narcolettico di quel d’antan. Importante è stare alle norme, distribuire crediti, compilare modelli, usare excel. E ora mi cito me medesimo.
Da sette mesi stavo aspettando, senza speme alcuna, che il consiglio accademico del mio istituto, si pronunciasse circa un progetto di seminario sulla Voce grosso, grosso anche per entità economica non solo per virtù dei 5 ragguardevoli docenti esterni richiesti. La voce. Argomento di un qualche peso in un conservatorio e che nessuno ha mai preso in considerazione prima di me che, con un paio di altri colleghi, un anno e più fa, ne avevo testato la fattibilità, come si fa, a dosi omeopatiche, prima di lanciarlo alla grande. Sia chiaro che il progetto, forse e soprattutto perché si preoccupava di mostrare loro altre strade d’arte, era nel gradimento e nelle aspirazioni degli studenti le cui reazioni erano servite a modularlo al meglio. Ebbene, or son sette giorni, cassato. Senza un rigo di scuse, perché è vero che per negare di fatto il diritto allo studio occorre studiarne di troppo solide. Il danno agli studenti è ovvio. Quanto ovvio che il potere accademico voleva togliermi di scena perché sono come sai, scomodo. Ma li ho assecondati. 12 ore dopo avere avuto la notizia del misfatto ho dato, credo con grande loro soddisfazione, le dimissioni da ogni incarico ideativo, ovvero da una cosa che si chiama Centro di servizi per la ricerca. Questa cassazione rende di fatto inutile la mia presenza docente e di questo si parla, di trasformarci appunto in burocrati, depensati, destituiti. Allora bene. Valuto ora se dimettermi dalla cattedra se solo esiste un modo di essere collocato in biblioteca o in altro incarico non docente. Ci studio. Va sans dire che né direttore, né presidente, né amministrazione, né cac., figure fantasmatiche tutte notificate con protocollo, ha fatto un plissé di ricevuta. Unico un collega del suddetto cac che mi dice, Ho votato contro sai, ma dobbiamo parlarne. Risposta, Scusa ma io ho niente da dire che non sia già chiaro. Mi ha cercato una delle mie migliori allieve per chiedermi ragione dell’atto. E vergognandomi so che la ragione unica è che la ragione è fuori da tutte le porte. Anzi fuori legge tra non poco. Bisogna andare a Napoli a baciare schifose urne batteriche; questo è l’insegnamento più in voga qui nella scarpa mediterranea, la superstizione, scilicet l’ignoranza in ghingheri.
Morale: da ora in poi io rifiuto qualunque collaborazione col sistema e so, da perfetto miserabile qual sono, di rinunciare a una piccola ma utile parte di ritorno economico. Ognuno fa la resistenza che può. Per fortuna si avvicina la pensione. Ma chiudiamole le scuole, così sono solo un danno e superfluo.
Rammentiamo i nomi dei dodici:
Giuseppe Antonio Borgese (estetica)
Ernesto Buonaiuti (storia del cristianesimo)
Aldo Capitini (filosofia)
Mario Carrara (antropologia criminale)
Gaetano De Sanctis (storia antica)
Antonio De Viti De Marco (scienza delle finanze)
Floriano Del Secolo (lettere e filosofia)
Giorgio Errera (chimica)
Cesare Goretti (filosofia del diritto)[8]
Giorgio Levi Della Vida (lingue semitiche)
Fabio Luzzatto (diritto civile)
Piero Martinetti (filosofia)
Bartolo Nigrisoli (chirurgia)
Errico Presutti (diritto amministrativo)[6]
Francesco Ruffini (diritto ecclesiastico)
Edoardo Ruffini Avondo (storia del diritto)
Lionello Venturi (storia dell’arte)
Vito Volterra (fisica matematica)
agbiuso
Caro Pasquale, ciò che racconti è molto grave. In un Conservatorio un rifiuto opposto a un progetto sulla voce va motivato, ampiamente motivato. Capisco la tua reazione ma credo che sia un tuo diritto e un dovere chiedere spiegazioni. Magari ti diranno che non ci sono soldi ma te lo dovranno dire, e stare attenti poi a dove li destinano, i soldi.
Ti ringrazio per aver ricordato i nomi dei diciotto professori che non si piegarono a una dichiarazione che era un atto formale, mentre oggi troppi si piegano a pratiche molto gravi e del tutto sostanziali. Si sa che il fascismo dissimulato è più pericoloso di quello esplicito.