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XYZ

XYZ

Doppia immagine nello spazio
(Journey To The Far Side Of The SunDoppelgänger)
di Robert Parrish
USA – Gran Bretagna, 1969
Con: Roy Thinnes (Il colonnello Ross), Patrick Wymark (Jason Webb), Ian Hendry (John Kane), Lynn Loring (Sharon Ross)
Trailer del film

Il Consiglio Europeo per l’Esplorazione Spaziale e l’omologa agenzia statunitense scoprono che dietro il Sole si nasconde un pianeta le cui caratteristiche sembrano sorprendentemente simili a quelle della Terra. Decidono di inviare l’astronauta Ross e l’astrofisico Kane per studiarne le proprietà. Nell’atterrare su questo pianeta la navetta si distrugge, l’astrofisico è ferito a morte, l’astronauta sopravvive. Ma la cosa molto strana è che, svegliandosi, l’astronauta si ritrova sulla Terra. Circostanza inspiegabile, di cui non riesce a rendere conto ai suoi superiori, che lo accusano di essere tornato indietro senza aver compiuto la missione. Ma Ross nota che nel luogo in cui adesso si trova le scritte appaiono all’incontrario, gli umani si danno la mano con la sinistra, gli orologi camminano in senso antiorario. In breve, tutto sembra accadere in modo inverso rispetto alla Terra. Ross e Kane sono infatti atterrati sul nuovo pianeta, che è un gemello speculare del nostro.
L’ottimismo spaziale degli anni Sessanta si incarna perfettamente ma anche si incrina in questo film nel complesso piuttosto banale ma con un’idea di grande interesse.
L’esperimento mentale della Terra gemella, ideato da Hilary Putnam e discusso da molti altri filosofi della mente, si limitava infatti a immaginare un luogo identico alla Terra ma nel quale l’acqua non è composta da due molecole di idrogeno e una di ossigeno bensì da una combinazione di elementi chiamati X, Y e Z. Putnam si chiede quale significato attribuire a un simile liquido. L’obiettivo del filosofo è mostrare che gli stati mentali interni non esauriscono i significati, poiché a parità di stati mentali i soggetti che sui due pianeti pronunciano la medesima parola -‘acqua’- si riferiscono a oggetti fisici diversi: sulla Terra alle molecole di H2O e sul pianeta gemello alle molecole XYZ.
Il film amplia tale differenza praticamente a tutto. Questa è l’idea interessante e inquietante, in un solco che la fantascienza ha ampiamente percorso e continua a esplorare. Vale a dire la domanda su che cosa sia davvero la realtà. Interrogativo imponente, le cui risposte costituiscono in gran parte la filosofia.

3 commenti

  • Pasquale

    Luglio 16, 2017

    Certo Alberto, è vero che il relatore ci mette la firma, è vero che la tesi non è un saggio autonomo, ma in quel caso il relatore me lo trovai tra le gambe d’ufficio, devo avertelo detto, stante la morte improvvisa del prof. Ferrero che stimavo ma che aveva fatto appena in tempo a leggere solo l’introduzione e che prima, conversando conversando, con me era d’accordo. Poi infarto. Fu una sfortunata combinazione di cui non mi importò nulla allora, ma che stuzzicò il mio spirito polemico, spesso eccessivo. Ma sai come sono, poco accomodante adesso che sono insaggito stante che sono assaggiato dalla pallida morte ma, immaginati a 23, 24 anni. Un’erinni.

  • Pasquale

    Luglio 16, 2017

    Ma ci pensi Alberto che io mi laureai in storia del cinema con una tesi sulla fantascienza e la fantasia, impresa non facile nemmeno per la filmografia, ma io allora li conoscevo tutti i film, mia passione fin dall’età di 4 anni, compreso il tuo Doppia immagine; al cinema Argentina dove il festival della fantascienza era permanente passavo le estati. Imbastire una bibliografia non era scontato, ci misi Verne, Poe, cose così, e non ricordo che… ah sì Storia del fantasticare di Zolla e di sicuro altra roba pericolosa come Eliade. Apriti cielo, fui accusato, il termine è corretto, di spiritualismo, ovvero di fascismo a quei tempi, dal relatore, che in un torrido mezzogiorno di agosto alla stazione di Padova, dove mi aveva convocato, mi costrinse a mettere in bibilografia, ma li lessi, dei libretti marxiani, forse strutturalisiti o affini. Non ricordo niente ma erano cosette di allievi degli allievi, andavano forte nei ’70. Robetta, piaceva molto Bettettini, cattolico e figlio democristiano della Rai, un imbecille che riusciva a perdere il soggetto subito dopo il predicato verbale in una geenna di formule catturate all’analisi matematica e che, ricordo, si vendeva alla libreria Dante a pacchi insieme con il manuale di guerrilla, mi pare di Régis Debray, figurati. Io andai avanti dicendo al relatore che non solo la tesi era mia e me la gestivo io, e che, more than spirituale se mai mi trovavo spiritoso. Non la prese bene, sai come sono i filistei. Tutti nel PD a sferruzzare oggi, le beghinacce, o in FI ieri. L’accusa fu ribadita dal presidente della commissione di Laurea, prof. Umberto Eco e mi fu negato, apertis verbis, il voto di commissione. Così me ne uscii con la sola media, non ricordo se 107 o 108. Che cose buffe capitavano nella democrazia provincial-socialista. Abbracci P.

    • agbiuso

      Luglio 16, 2017

      Un racconto fantastico-accademico, il tuo, del quale ti ringrazio Pasquale. L’ innata capacità che hai di far vedere mediante le parole trasforma tutto ciò che scrivi in cinema, appunto.
      La commissione ti trattò male, certamente. Ma son contento che quel voto non ti abbia in alcun modo nuociuto nel tuo percorso dentro il mondo e dentro l’arte.
      Devo aggiungere, visto che ci legge anche qualche studente, che non è del tutto vero che la tesi era tua e te la gestivi tu, poiché la tesi non è un saggio autonomo. Un relatore vi appone firma e -speriamo- cura, e dunque ne è anch’egli responsabile. Importante è scegliersi un relatore adeguato, cercarselo con grande attenzione. So quali vicende portarono te a quel relatore. E questo fu il problema. Oltre che, naturalmente, lo Zeitgeist dogmatico. Questo, sì, inaccettabile.

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