Lunedì 10 aprile 2017 alle 15,30 sarò ospite del Liceo Scientifico Fermi di Paternò (CT) per un incontro con gli studenti dedicato a Il potere degli smartphone
Non parlerò di Debord ma lo smartphone sarà analizzato anche a partire da questa affermazione: «La conversazione è quasi morta, e presto lo saranno molti di quelli che sapevano parlare»
(Commentari alla società dello spettacolo, Baldini & Castoldi, 2002, § X, p. 207).
3 commenti
agbiuso
“Non abbiamo il wi-fi. Parlate tra di voi”. Un luogo molto saggio.
fausta
l’immagine dei campioni sportivi, con le scarpe, le cosette quotidiane, in disordine nello spazio circostante, con la bruttezza, perfino impressa sui loro corpi, concentrati sul sostituto della voce, dello sguardo, è impressionante. Ma posso ipotizzare che chi è vittima di questo fenomeno, neppure prima comunicava? Anzi, lo faceva ancor di meno, dovendo applicarsi alla scrittura, che conosceva poco? L’oggetto in se stesso, non è colpevole, lui è utile, io, e molti altri, ce ne serviamo con parsimonia, e risulta spesso risolutivo. Non demonizziamo la tecnologia. Parlarsi, in qualsiasi modo lo si faccia, è comunicazione. La qualità della comuncazione, non dipende dal mezzo, anceh con carta e penna, si sono scritte stupidaggini, volgarità, pensieri orribili. Proviamo a pensare, per assurdo, a rovescio: Hitler non avrebbe scritto il suo credo, se avesse dovuto farlo digitando sullo smartphone! Per scrivere, anche i cattivi pensierti, ci vuole il tempo perchè i pensieri si vadano formando. Lo smatphone non è fatto per formulare un testo lungo e articolato, magari in futuro. la solitudine delle persone, non è aggravata dalla tecnologia, è sempre esitita. Fa inorridire la mancanza di stile? Certo, anche l’automobile sembrava volgare, rispetto ai cavalli. La stampa a caratteri mobili non ha azzerato il pensiero, al contrario. Cerco di consolarmi, io amo scrivere con l’ ormai vecchio, computer. Neppure io so più scrivere a penna, i milioni di parole dei miei romanzi. La pochezza delle conversazioni che mi tocca ascoltare in treno, in tram, al ristorante, è quello che è doloroso, non il puro mezzo.
agbiuso
Certo, Fausta, non il mezzo ma ciò che gli dà forma, funzione, obiettivi.
Nessuna tecnofobia (che sarebbe paradossale, visto l’utilizzo sistematico che faccio dei mezzi digitali) né ingenua tecnofilia. Come scrive Renato Curcio, «non sono le ‘tecnologie’ in quanto tali a costituire la minaccia bensì la loro determinazione proprietaria» (L’egemonia digitale. L’impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro, Sensibili alle foglie, 2016, p. 122).