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Pictura ordine geometrico demonstrata

Pictura ordine geometrico demonstrata

Fausta Squatriti
Se il mondo fosse quadro saprei dove andare…

Triennale di Milano
Sino al 5 marzo 2017

Gallerie d’Italia – Milano
Sino al 2 aprile 2017

Nuova Galleria Morone
Via Nerino, 3 – Milano
Sino al 2 aprile 2017

A cura di Elisabetta Longari
Video di presentazione

Nella parete più ampia della grande sala della Triennale si staglia il Polittico dell’eclissi, opera del 2015 che dell’arte di Fausta Squatriti rappresenta una summa. Là dove, negli antichi polittici, si raccontano le vite di Cristo o dei santi, qui ci sono le foto degli stracci con i quali i parigini chiudono i tombini delle loro strade per evitare che l’acqua tracimi. Nella parte bassa del polittico vi sono materiali come rose essiccate e bulloni, che sostituiscono le rose nell’incedere degli eventi. È la bellezza uccisa, la tecnologia al servizio della morte. Dove, in alto, era posta la Trinità cristiana, qui si dà un segno capovolto e insanguinato. Al centro, infine, domina l’eclissato Sole della storia, della natura, del tempo; il Sole nero di un’eclissi senza fine. Il buio come l’altro
13_2015 POLITTICO ECLISSEdella luce, il morire dentro la vita. Inseparabili. Il quadrato, le stelle, le foglie, il canto della materia.
Da qui si parte, da questa sintesi, per cogliere le continuità e le differenze che hanno scandito l’arte di Squatriti dal 1957 al 2017. In L’Œuvre au noir: ritratto dell’artista da giovane gli oggetti sono calcinati, il grigio dell’opera domina sul grigio della vita. Ne La solitudine di Casanova emerge la verità anche mozartiana del Don Giovanni: il seduttore rimane sempre solo, con il suo rifiuto di ogni pentimento che del desiderio cancelli persino il ricordo. Il piacere deve invece restare vivo, qualunque ne sia il costo, poiché di desiderio siamo fatti, anche quando i corpi si rigano di impercettibili decomposizioni, come nei dipinti di Tiepolo che Fausta riprende e trasforma in un rosa vorticoso e verticale, arricchendolo di colori pop, nella memoria ben presente della carne che è dissolta ma che fu felice.

Le Gallerie d’Italia raccontano e documentano la passione geometrica di Squatriti, la sua Fisiologia del quadrato che raggiunge il vertice del rigore e della storia in un’opera come Dalla svastica alla croce (1985) e si declina in musica delle forme nella serie In segno di natura, i cui capitoli intrecciano geometrie e ornamento mediante titoli come Alla Mecca, Islam verde, Ricamando l’organicità, Nella piscina. La mescolanza materica di acquarelli, pastelli, marmo esprime la molteplicità di linguaggi di cui l’arte di Fausta è capace: scultura, pittura, poesia, grafica, fotografia, narrativa.
Dappertutto, sempre, nelle opere e nel variare della vita, rimane un rigore compositivo che è una delle cifre più importanti di questa artista, la quale ha avuto il coraggio e la precisione di dire di se stessa «ho acquisito un desiderio di freddezza per amore di esattezza». Ne emerge un’opera profondamente teoretica e dunque capace di dire, raccontare, manifestare ed esprimere il corpo, la materia, le forme.
Squatriti ha abitato nel centro e nel cuore dell’arte contemporanea, da Man Ray a Lucio Fontana, da Gillo Dorfles a Giulio Carlo Argan e oltre, dei quali è stata amica, musa, narratrice. E riuscendo, del Novecento e del XXI secolo, a esprimere l’intera tragicità, trasformandola in una bellezza che del nostro tempo è manifestazione, racconto, redenzione.

Nelle belle e importanti sedi che le ospitano, le opere dialogano tra di loro -diverse e convergenti- e respirano nello spazio. In uno dei filmati che documentano e arricchiscono le esposizioni, Squatriti descrive il progetto Ecce homo, che si chiude con una scimmia vivisezionata, della quale Fausta dice «uno sguardo terribile, una creatura viva che non sa perché sta soffrendo». Neppure noi sappiamo il perché del nostro dolore ma un’arte come quella che ha generato queste opere ci regala qualche scintilla di comprensione, qualche raggio nella notte oscura.

3 commenti

  • agbiuso

    Marzo 15, 2017

    Il Corriere della Sera ha dedicato oggi un intenso ritratto alla persona e all’opera di Fausta:
    Fausta Squatriti da enfant prodige a esploratrice, di Gianluigi Collin

    • fausta

      Marzo 17, 2017

      il testo di Gianluigi Colin è molto intenso, entra nel merito della mia ricerca, ma allo stesso tempo accenna alla mia biografia, con tocco leggero. In molti lo stanno leggendo, e apprezzando, non è facile fare giornalismo culturale, Colin lo ha fatto bene, il suo testo non lascia indifferenti, scrivo parafrasando quanto scritto da lui, a proposito della mia casa

  • fausta squatriti

    Marzo 6, 2017

    non toccherebbe a me, che ho creato quelle opere che hanno suscitato l’interesse di un filosofo come Alberto Biuso, ma posso almeno ringraziarlo per l’attenzione che mi ha dedicato. Ho riunito in una unica installazione i lavori di anni molto diversi tra loro, a partire dai paesaggi tracciati con parole in forma di versi, del ’57, avevo allora 16 anni. Poi si deve salire verso l’alto, per vedere il soffitto, un cielo alla Tiepolo, sotto al quale soggiacciono tutte le altre cose, persone comprese. Tutta la – popolazione – della sala, ruota attorno a quel centro, di una giocosità ingannevole, piena di sottendimenti, di trappole per quanto attiene al valore da dare alle singole figure, ai singoli personaggi accennati e subito spezzati, che volteggiano in un cielo dai colori impossibili, troppo accesi! E sulla parete dietro, il Polittico dell’Eclissi, la summa, per ora, di tutto il mio lavoro. Il tema è, negli ultimi anni, quello di una riflessione sulla diversità, e sul filo conduttore che ne lega i diversi aspetti. Parlando da artista, mi sono detta che se fossi riuscita a fare convivere, almeno tre degli aspetti fondamentali della visione, avrei saputo creare un’opera la cui complessità rendesse conto della ispirazione, tutta bagnata di fatica, dell’artista. Il realismo, nell’arte occidentale, è stato di enorme importanza. L’astrazione, che è simbolica, lo è stato altrettanto. E anche l’allegoria è parte integrante del nostro pensiero attivo, così come di quello subconscio, attivato da quello che conosciamo, geneticamente acquisito. L’opera vive di contrasti, ma parla di un unico pensiero, il tragico e il poetico dell’esistente.

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