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Uno spasso

Uno spasso

Nespolo That’s Life 
Catania – Fondazione Puglisi Cosentino
A cura di Danilo Eccher
Sino al 15 gennaio 2017

«La più alta autorità patafisica italiana», così Ugo Nespolo viene definito nel testo di presentazione della mostra. Della patafisica Nespolo esprime l’ironica giocosità che fa dell’arte uno spasso per adulti rimasti bambini; ha l’apertura a qualunque materiale: carta, vetro, alluminio, legno, acciaio, tessuto, vimini, ottone, nylon, serigrafie, fotografie, acrilici su tela, panno; ha la serietà del pensiero, come testimoniano in modo evidente le Tavole di Pastore (1968), con i sillogismi aristotelici diventati figura, forma, serialità, e anche Addizione (1973) e Grande conto del 1981, opere che hanno il coraggio e la capacità di trasformare l’aritmetica in ludico colore. Danilo Eccher ha giustamente scritto che «Nespolo è artista nel senso più classico del termine, creatore di immagini e racconti, architetto e scienziato, poeta e faber, regista e falegname, o, come si potrebbe riassumere, l’ultimo allievo di Luigi Pareyson».
Questo artista coglie soprattutto il ritmo degli oggetti, poiché anche gli oggetti inanimati sono tempo incarnato. Un tempo che diviene più lentamente ma che si trasforma anch’esso (è chiaro, ad esempio, in Schedario del 1967). Se le opere più recenti di Nespolo sembrano dei mosaici postmoderni, ovunque e sempre si tratta di un mondo colorato, colmo di significati del tutto razionali e insieme profondamente giocosi.

4 commenti

  • diego

    Gennaio 11, 2017

    Ammirai non poco il suo lavoro sulla cucina «liguria» di schiffini (azienda oggi in difficoltà ma che ha sempre cercato un rapporto col miglior mondo del design, basti pensare a magistretti)

    • agbiuso

      Gennaio 11, 2017

      Grazie, caro Diego. Sarei contento di leggere su questi temi anche interventi più ampi da parte di un grafico/artista quale tu sei.

      • diego

        Gennaio 11, 2017

        Grazie, carissimo, non sono un grafico importante, in fondo sono solo un tipografo, anche se il tema mi è sempre caro. Debbo dire che in casa mia ho due pezzi cruciali dell’arredamento che sono disegnati da Vico Magistretti, la cucina «Campiglia» (di Schiffini) e il letto «Andrej» di Flou, hanno più di 30 anni e il loro design non è invecchiato (io che ci dormo sopra, invece sì e parecchio anche…). Di Nespolo me ne ha parlato spesso un amico che, pur svolgendo ruoli dirigenziali non legati al design, lavorava con grande passione con Schiffini, autenticamente contagiato dai maestri del disegn; guarda è una cosa incredibile il buon design, non invecchia mai e poi mai, pensa alla Olivetti lettera 32, alla radio Brionvega e tanti altri oggetti. Devo riapprofondire questi temi, è tanto tempo che li trascuro.

        • agbiuso

          Gennaio 11, 2017

          Esatto, Diego, è questa la peculiarità e la grandezza del grande design: “Non invecchia mai e poi mai”. Gli oggetti che citi lo dimostrano, e molti altri. E questo accade perché nella fusione di arte e arredamento l’invenzione del singolo si coniuga alla tonalità di un intero mondo. Le opere dell’arte figurativa, musicale, letteraria possiedono la medesima caratteristica. Anche perché costituisce il proprio tempo raggrumato in oggetti, il miglior design va al di là del gusto dei soli contemporanei.

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