American Pastoral
di Ewan McGregor
USA, 2016
Con: Ewan McGregor (Seymor ‘Lo Svedese’ Levov), Dakota Fanning (Merry Levov), Jennifer Connelly (Dawn Levov), Peter Riegert (Lou Levov), Valorie Curry (Rita Cohen), David Strathaim (Nathan Zuckerman)
Trailer del film
Guerra degli Stati Uniti contro il Vietnam. Guerra dei neri contro i bianchi. Guerra dei giovani contro lo Stato. Guerra del passato contro il presente. E soprattutto guerra dei sentimenti dentro una famiglia. Guerra degli umani contro se stessi. Anche questo è American Pastoral di Philip Roth, dal quale Ewan McGregor ha tratto un film sobrio, doloroso, assai teso.
Romanzo e film raccontano di un giovane del New Jersey negli anni Cinquanta, figlio di un piccolo industriale dei guanti. Seymor è un uomo bello, atletico, marito di una ragazza affascinante, padre amatissimo della bimba Merry. Ma. Le passioni, il corpo sociale e il tempo distruggono questo idillio pastorale, questa così invidiabile esistenza. Merry detesta la madre, vorrebbe il padre tutto per sé, diventa una contestatrice appassionata ma anche ingenua del sistema americano, del suo imperialismo, della sua ipocrisia. Seymor cerca di convincerla che non è necessario andare a New York per vivere questi ideali. Che anche la loro piccola città è America e che dunque «puoi portare qui la guerra». E Merry la guerra la porta veramente. Facendo saltare l’ufficio postale con dentro l’impiegato. La ragazza scompare, diventa clandestina, si perde. La madre impazzisce e poi rinasce dimenticando la figlia e odiando il marito. Il padre non si rassegna, la cerca, la trova nei sobborghi più squallidi, diventata induista, rispettosa di ogni forma di vita e dalla vita ferita sino in fondo.
Un grumo di passioni, d’amore e di stoltezza è questa storia, come l’intera vicenda umana. Attaccarsi a un proprio simile -figlia, padre, compagna, amante che sia- sino a farne respiro e tessuto dei giorni che vanno, è qualcosa che a molti umani riesce facile. E rischiosa. Le ragioni dell’abbandono possono essere le più diverse, nel caso di Merry una confusa motivazione politica, ma se questo accade bisogna lasciare andare le persone per la loro strada. Se l’abbandono è stato precipitoso -quasi sempre lo è quando l’abbandonato ci amava veramente- la vita si incaricherà di illuminare tale imprudenza, come accade a Merry.
«Tutto è politica, anche lavarsi i denti è politica» dice la ragazza. Vero. Tutto è politica e tutto è sentimento. Per questo la storia universale e quella di ciascuno è tanto irrazionale, perché le passioni guidano la vita di ognuno, palesi o mascherate che siano. Non esiste idillio nelle relazioni umane, non esiste pastorale.
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3 commenti
diego
L’ho visto. Qualche lungaggine, montaggio un po’ da telefilm. Ottima fotografia, attori molto bravi salvo il protagonista, un po’ statico e monocorde.
Un buon film comunque, anche se vagamente reazionario, laddove la protesta di un’intera generazione si intreccia su un problema psichico personale adolescenziale.
Rende comunque l’ambiguità di un sogno americano, bello fuori, spesso marcio dentro.
Marina Garaventa
Non ho visto il film ma ho quasi finito di leggere il libro. Tra riflessioni e accadimenti è una storia coinvolgente e dolorosa.
diego
Cara Marina, che bello leggerti qui. In effetti io non ho letto il romanzo, forse è meglio così, per non esser condizionato nel giudicare il film.