Nel febbraio del 2013 l’Università di Catania elesse un nuovo Rettore -Giacomo Pignataro- con una percentuale di voti che non lasciava dubbi sulla volontà del corpo accademico di segnare una discontinuità con la precedente amministrazione. La quale però non si è rassegnata a tale risultato e ha operato in molti modi per capovolgerlo. L’episodio più recente è raccontato nel documento del CUDA che riporto per intero, condividendone i contenuti e le intenzioni. È bene che soprattutto gli studenti sappiano come si intende paralizzare la vita della loro Università, con grave danno per tutti.
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Questa storia narra di un ateneo presso il quale la parola legalità faticava a far rima con realtà, giustizia e legittimità.
C’era un rettore che aveva dato corso a una legge solo nelle parti in cui gli piaceva. Questa legge gli imponeva di adottare uno statuto raccordandosi con altri attori istituzionali (il MINISTERO). Ma lui niente: lo statuto è mio e me lo faccio come voglio io; anzi, lo approvo “a prescindere”. E se qualcuno si lamenta, vada a raccontarlo ai giudici. Io me ne infischio; anzi, me ne frego.
Nel 2011, questo rettore manda tanti saluti al Ministero e fa approvare uno statuto “fai da te”.
In quegli stessi anni, questo rettore che non amava tanto essere disturbato, e che si segnala anche per il conferimento di laurea honoris causa a un signore – un uomo d’onore, direbbe Shakespeare – che l’ha, ci dicono, successivamente riposta nel poco spazio lasciato libero dagli incartamenti di tutte le pendenze giudiziarie che lo riguardano, questo rettore, amante delle regole, amante del confronto pacato con tutti, si segnala per aver promosso un’azione disciplinare contro un preside, uno tra i pochi docenti del Suo ateneo a farlo in verità, che osa biasimare, ah ingeneroso!, la sua gestione amministrativa.
In quegli stessi anni, il medesimo rettore, uso a discutere ragionevolmente con quanti non riescono a vedere i sacrifici che fa ogni giorno per mandare avanti la baracca, pensa bene di lanciare in politica la moglie di un suo sottoposto. Ma nel farlo si affida, poveruomo, alla collaborazione di maldestri esecutori che gli combinano un guaio con risvolti penali.
Sempre negli stessi anni lo stesso rettore si segnala, nella sua azione politica indefessa, per un esilarante doppio incarico che evidenzia l’ateneo come indiscussa anomalia nel panorama nazionale: presidente regionale dell’UDC – partito dell’allora presidente della Regione Cuffaro Totò – e immarcescibile rettore…
Ora, diciamo noi, ma è possibile che un tale lavoratore indefesso debba anche tollerare che i soliti sfascisti, gufi e rosiconi facciano commenti su tutte le cose buone che fa. Per di più disprezzandole, non cogliendone la bellezza, la purezza, il disinteresse. Ma la libertà di pensiero può mai divenire libertà di scassare i cabbasisi a un santo? No, e infatti arrivano le linee guida comportamentali in caso di azioni disciplinari, incostituzionali e illiberali, tanto da scatenare una polemica nazionale.
Le vite dei santi, genere letterario importantissimo, ispirano una sequela della santità, fanno proseliti. Oggi ci pare che questo esempio di difensore delle regole abbia giuridicamente ispirato una collega, già componente del Cda, che si è accorta che c’era del marcio a Catania.
Menomale. Menomale che ha caricato la sveglia, dato fiato alle trombe, fatto suonare le campane.
C’è un giudice a Berlino, anzi a Palermo, e finalmente c’è, dopo una parentesi di oscurantismo e notte e nebbia, un po’ di luce anche a Catania (dove nel frattempo ricorso-fotocopia è stato presentato, proprio dal già rettore, con perfetto tempismo e pervicace attivismo giudiziario…).
A conclusione di questa doverosa, lunga e ricca (ma di povertà) premessa storica – perché la tendenza a dimenticare è una tentazione diffusa nel nostro Paese e dalle nostre cuffariane parti in ispecie – ecco il punto. Proprio da parte di chi ha creato un vulnus grave e dunque una condizione di potenziale ingovernabilità e stallo istituzionale (con l’approvazione dello Statuto “a prescindere”) viene oggi agitato quel vulnus, per dire che l’attuale amministrazione è illegittima, non ha titolo, e che un rettore votato da oltre l’80% dell’ateneo è abusivo. Addirittura, in un’ultimissima esternazione a mezzo stampa, avente per oggetto niente di meno che “elezioni del nuovo rettore”, il prof. Recca, in abborracciato blasone istituzionale, dichiara “grande soddisfazione” per la sentenza del CGA che a suo dire azzererebbe tutte le cariche dell’ateneo (Rettore compreso) e si lancia come suo solito in accuse incontrollate e ardite nei confronti dell’attuale Rettore (mentre allestisce già gazebi elettorali agostani e lancia prevedibili candidature civetta). Scorda, il Recca (o finge di scordare e ignorare), che la stessa sentenza del CGA da lui osannata lo censura gravemente, ribadendo testualmente (come già la sentenza di primo grado) che “male ha fatto il rettore Recca” (si veda p. 12, rigo 7 e seguenti della stessa) ad avviare un contenzioso così pernicioso per l’Ateneo approvando lo Statuto in conflitto con MIUR e TAR.
Ma oggi il prof. Recca – con ennesima e metamorfica giravolta – si erge a paladino della “legalità”! Fantastico! Abbiamo avuto notizia che alcuni colleghi, appena ricevuta la sua esternazione, l’hanno prontamente stampata e incorniciata, ponendola in bella mostra tra una foto di Totò e una di Dario Argento…
E dunque, e veniamo al punto, c’è da chiedersi: perché tale accanimento nei confronti della presente amministrazione? Un’amministrazione che noi abbiamo sostenuto ma con franchezza e libertà criticato su alcuni aspetti, anche rilevanti, della sua azione (tra questi la composizione troppo gerarchica e poco rappresentativa del SA [Senato Accademico] nel nuovo Statuto, o la posizione contraria assunta nella protesta sullo Stop VQR [Valutazione Qualità della Ricerca]); ma un’amministrazione che – non dimentichiamolo – ripristinando forme fisiologiche di confronto e dibattito (prima inimmaginabili), ha ereditato e affrontato, con importanti risultati, una crisi fortissima del nostro ateneo nella didattica e nella ricerca (nel settennio precedente altre erano le priorità), che ha ripristinato modalità trasparenti di gestione degli appalti, che si è costituita parte civile nell’avvilente affaire del mailgate, che ha affrontato situazioni gravi e complesse – segnalandole a tutti gli organi competenti – come la lievitazione esorbitante dei costi della Torre biologica e del contratto Global Service stipulato in precedenza dall’ateneo (solo per citare alcune delle azioni “sensibili” di questa amministrazione)?
Siamo in presenza di un gioco al massacro? Ovvero di un gioco in cui chi non ha nulla più da guadagnare nell’attuale situazione, ma tutto da perdere nel perdurare di azioni di trasparenza amministrativa, gioca il tutto per tutto, il “la va o la spacca”, il “muoia Sansone con tutti i Filistei”?
Calma, calma, con le illazioni. Diciamo calma a tutte le colleghe e i colleghi (circa un migliaio) che si stanno ponendo questa esatta domanda in queste settimane e in questi giorni.
E in attesa che si stabilizzi il contenuto – invero non chiaro e talora sibillino – della recente sentenza del CGA (si chiede il rinnovo degli organi statutari escluso o compreso il rettore? La prima ipotesi sembrerebbe ben più probabile a rigor di legge e di logica…), ci pare di potere dire una cosa, con serenità.
A chi ha ispirato, sostenuto, incoraggiato, promosso le recenti azioni giudiziarie vorremmo dire che noi non abbiamo MAI avuto paura delle regole né di chi le applica in un determinato momento. Se non ci piacciono le rispettiamo, ma cerchiamo di cambiarle e anche di cambiare chi le fa e le applica (se democraticamente eletto).
Il passato non ritorna mai uguale a prima e noi siamo ancora qui.
Pensiamo, dunque, che il nostro ateneo non possa più di tanto stare al palo a farsi indebolire da interessi obliqui e giochi al massacro. Se l’incertezza dovesse perdurare, in assenza di un’interpretazione autentica della sentenza, aggravata anche da un gioco di rimpalli giuridici e di indignazioni tanto strillate quanto interessate, c’è – in extrema ratio – un modo semplice per risolvere la questione. Tornare a votare. E se (in questo ipotetico scenario) il Rettore Pignataro vorrà ricandidarsi e presenterà un programma condivisibile, lo sosterremo convintamente come abbiamo fatto la volta passata, per dare sia serenità e continuità alla gestione amministrativa quanto per migliorarla e rafforzarla dove possibile e necessario: ciò che riteniamo sia nell’intendimento della stragrande maggioranza dell’ateneo, docenti, personale amministrativo e studenti. Perché – come ricorda Machiavelli nei suoi Discorsi – “la malignità non è doma dal tempo né da alcuno dono”. Ma la volontà collettiva, serena e vigile, può sanare e correggere storture che il tempo lascia in eredità. Ma non per sempre.
CUDA (Coordinamento unico di docenti, ricercatori, pta e studenti dell’Ateneo di Catania per un’Università pubblica, libera e democratica)
12 commenti
agbiuso
Comunicato della Rete29aprile
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La legge 240/10 e le sue molte storture – da noi più volte denunciate – continuano a produrre mostri e situazioni abnormi, nel loro faticoso e dannoso processo di applicazione a tutti i livelli (dalle procedure Anvur all’ASN, dalla precarizzazione dei ruoli universitari ai sistemi di governance interni agli atenei).
A tal proposito la Rete29aprile apprende con stupore le ultime prese di posizione del precedente rettore dell’Università di Catania, prof. Antonino Recca. R29A aveva già avuto occasione di occuparsi in modo critico di alcune sue scelte politiche e gestionali che hanno fatto di Catania, a più riprese negli anni passati, un vero e proprio caso emblematico di ciò che stava accadendo o poteva accadere a livello nazionale (per esempio QUI, QUI e QUI).
Tra queste: l’emanazione di linee guida comportamentali in caso di provvedimenti disciplinari che impedivano a docenti e lavoratori di “riferirsi” in pubblica conversazione a procedimenti disciplinari in corso, pena il coinvolgimento immediato nello stesso procedimento (norma illiberale che suscitò una polemica nazionale: http://catania.meridionews.it/articolo/8330/unict-linee-guida-comportamentali-sospese-dietrofront-del-cda-vittoria-della-cgil/);
un uso delle azioni disciplinari contro casi che parevano di semplice critica a una gestione economicamente discutibile: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/18-luglio-2011/universita-catania-c-bucoda-30-milioni-preside-scrive-rettore-1901112821781.shtml; http://catania.meridionews.it/articolo/7350/unict-recca-sanziona-il-giurista-di-cataldo-accuse-infondate-gravissime-e-infamanti/;
una politica d’attribuzione delle lauree honoris causa che vedeva premiati inquisiti o comunque persone che, almeno a nostro parere, non sembravano del tutto idonee a tale titolo secondo il comune buon senso e opportunità: (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-19/arrestato-fiumicino-francesco-bellavista-091056.shtml?uuid=AbCSPTfH&refresh_ce=1);
uno scandalo legato all’uso a fini elettorali della mailing list studentesca dell’Università di Catania (per la quale apprendiamo essere in corso un processo che ha fatto emergere, da quel che pare, fatti gravi e comportamenti a nostro avviso moralmente discutibili: http://catania.meridionews.it/articolo/10691/mailgate-una-registrazione-inchioda-recca-lex-rettore-ficimu-sta-minchiata/);
l’approvazione di uno Statuto quanto mai gerarchico, addirittura più verticistico di quello disegnato dalla pessima Legge 240/10, e il tutto in conflitto col Ministero: http://catania.meridionews.it/articolo/6732/unict-entra-in-vigore-lo-statuto-bocciato-recca-snobba-il-parere-del-ministero/
Adesso, proprio in relazione a quest’ultimo caso, apprendiamo che il Recca avrebbe presentato, da solo e con altri (http://catania.liveuniversity.it/2016/07/31/unict-sentenza-del-cga-il-prof-recca-a-pignataro-subito-elezioni-del-rettore/), un ricorso accolto dal Consiglio di Giustizia Amministrativa siciliano, il quale formula la richiesta di rinnovo degli organi collegiali (http://catania.meridionews.it/articolo/39711/unict-condotta-illegittima-sullo-statuto-dal-cga-dubbi-su-prossime-elezioni-rettore/). In attesa che si stabilizzi il contenuto della recente sentenza del CGA, non possiamo che porre all’attenzione generale il caso catanese, e denunciare il paradosso per cui proprio da parte di chi ha creato un vulnus grave e dunque una condizione di potenziale ingovernabilità e stallo istituzionale viene oggi agitato quel vulnus, per lasciare intendere che l’attuale amministrazione sarebbe illegittima e che un rettore votato democraticamente sarebbe abusivo.
Augurandoci dunque che si possa velocemente recuperare serenità gestionale e giuridica, nell’interesse dell’Ateneo di Catania (ovvero di chi ci lavora e ci studia), riteniamo altresì che la vicenda denoti ulteriormente – oltre ai comportamenti individuali di cui ciascuno può farsi un’opinione – le molte storture della Legge 240/10; una legge che ha creato caos e controversie a ogni livello, in quanto incapace di contribuire a una reale crescita culturale e gestionale degli atenei italiani, ma che si dimostra invece utile strumento per sgretolare il sistema universitario pubblico. Una legge che, dunque, andrebbe con coraggio abolita per aprire una vera stagione di riforme e rilancio dell’Università italiana.
agbiuso
La CRUI -Conferenza dei Rettori delle Università Italiane- si è pronunciata a sostegno del Rettore di Unict, Giacomo Pignataro.
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Catania: sì al confronto, ma nel rispetto dell’istituzione accademica
La Conferenza dei Rettori, a seguito della sentenza del CGA del 29 luglio relativa al rinnovo degli organi statutari dell’Università di Catania, auspica che l’esecuzione della stessa avvenga in un clima sereno e costruttivo e che la necessaria dialettica, ancorché vivace, tuteli il prestigio e la grande tradizione dell’Ateneo.
La Conferenza dei Rettori testimonia la validità dei processi di rinnovamento della didattica, della ricerca e del reclutamento nelle politiche di gestione interpretate dal Rettore Giacomo Pignataro cha sta significativamente contribuendo, come componente della giunta CRUI, alle scelte di politica universitaria nazionale, adottate in un contesto difficile, ma largamente condivise dalla comunità accademica.
Il Presidente
Gaetano Manfredi
Roma, 4 agosto 2016
agbiuso
Anche le rappresentanze dei lavoratori dell’Università di Catania si uniscono nell’apprezzamento e nel sostegno verso l’Amministrazione Pignataro. A tutto dovrebbe esserci un limite, davvero.
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La sentenza 243/2016 del CGA Regione Siciliana, la recente diffida della prof.ssa Elia, le repliche della stessa nei giorni feriali e festivi (Dio fece il settimo giorno per riposarsi), non hanno certamente abbassato le temperature afose di questi ultimi giorni.
Le scriventi OO. SS. e la RSU, avendo rispetto per le decisioni della magistratura, altrettanto rispetto, chiedono a chi l’ha adita, nell’attendere che la controparte esperisca tutti i passaggi che la legge gli consente (soprattutto quando queste decisioni lasciano ampio spazio a dubbi interpretativi!). Perché il diritto non lo esercita solo chi si rivolge a un tribunale, ma lo stato di diritto, riconosce al citato in giudizio la possibilità di esperire tutti i percorsi legali consentiti.
Certo, sicuramente è “legittima” la scelta della prof.ssa Elia di ricorrere ai diversi gradi di giudizio per far valere i suoi convincimenti e aspettative, ma vorremmo ricordare e precisare a tutti che oltre 1000 votanti hanno eletto, legittimamente e per 6 anni, il Rettore Giacomo Pignataro – indipendentemente, oggi, dalla validità o meno dello statuto oggetto del contenzioso – e lo hanno fatto sulla base di un programma nel quale si sono riconosciuti.
Nel corso del triennio di mandato appena trascorso, si è assistito a continue questioni giudiziarie, a beceri attacchi mediatici che hanno superato ogni limite di rispetto istituzionale e che hanno sicuramente rallentato l’azione amministrativa e l’attuazione del programma che, malgrado tutto, ha trovato attuazione grazie anche al metodo della concertazione che ha contraddistinto l’agire dell’attuale amministrazione sin dal suo insediamento. Lo abbiamo scritto recentemente, elencando tutti gli accordi raggiunti in questi tre anni, accordi che pur nella loro perfettibilità e limiti, hanno saputo sintetizzare e rappresentare ai tavoli contrattuali tutte le diverse posizioni in un clima di leale confronto, consentendo di affrontare i problemi dei lavoratori.
Riteniamo importante evidenziare la recente iniziativa del Rettore che, unitamente al Direttore Generale, hanno incontrato i lavoratori nei singoli dipartimenti per conoscere criticità, perplessità e limiti introdotti dalla nuova riorganizzazione. Modalità d’azione che abbiamo apprezzato nel metodo e nel merito. Medesima iniziativa è programmata nel prossimo mese di settembre con i lavoratori delle strutture dell’amministrazione centrale.
Altrettanto efficace l’impegno del Rettore in merito alla vicenda dei lavoratori PUC, volto a sollecitare la Regione Sicilia al mantenimento della necessaria continuità lavorativa dei contratti in essere, fino alla conclusione dei processi di stabilizzazione in corso.
Certo alcune delle problematiche rivendicate dalle OO.SS. e dalle RSU non hanno ancora oggi trovato la necessaria soluzione; ma siamo fiduciosi che in un clima di leale collaborazione (e auspichiamo di ritrovata serenità) tutte le esigenze e i problemi dei lavoratori possano e debbano trovare una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle norme.
Un dubbio sorge spontaneo: è più importante delegittimare un rettore attraverso un cavillo giuridico (alias espediente) intervenuto dopo la sua elezione, o farlo attraverso lo strumento della mozione di sfiducia al mandato di 6 anni, previsto dalla legge Gelmini? Forse si rimpiange la vecchia modalità elettiva?
Per tale ragione a tali atteggiamenti oltremodo ostruzionistici, condividendo il comunicato a firma dei Direttori di Dipartimento, presidenti della Scuola Facoltà di Medicina e delle Strutture Didattiche, noi Organizzazioni Sindacali ed RSU, ad esclusione delle componenti FLC CGIL e UIL, diciamo a tutela degli interessi del personale e del prestigio dell’Ateneo: BASTA!! A tutto c’è un limite!
Abbiamo bisogno di lavorare in un clima sereno per far crescere la nostra Università e garantire migliori servizi agli studenti nonché la serenità del personale che, a qualunque titolo, opera nell’Ateneo.
Pertanto auspichiamo che l’attuale Rettore porti a compimento il suo mandato e programma, esprimendogli la massima solidarietà.
Infine, qualunque siano gli effetti della sentenza del CGA sugli attuali organi di governo dell’Ateneo, ribadiamo la nostra fiducia e il nostro pieno sostegno nell’operato dell’attuale Amministrazione, convinti che ai risultati positivi raggiunti in questi tre anni, in merito alla stabilizzazione del personale precario, all’utilizzo condiviso dei punti organico, alla sottoscrizione convinta dei contratti integrativi del personale tecnico-amministrativo, potranno aggiungersene altri altrettanto importanti.
Una cosa è certa: se dall’interpretazione autentica richiesta dal Rettore, si dovesse ritornare a votare, i lavoratori come sempre sapranno fare la scelta giusta.
A. Lanzafame C. Ceraldi G. Nicotra S. Finocchiaro
Il Presidente delle R.S.U.
S. La Giglia
agbiuso
Comunicato dei Direttori dei Dipartimenti e Presidenti delle strutture didattiche speciali dell’Università di Catania
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Noi sottoscritti direttori di Dipartimento, presidenti della Scuola Facoltà di Medicina e delle Strutture didattiche speciali,
Preso atto della sentenza del CGA n. 243/2016, pubblicata il 29 luglio, nonché dei successivi comunicati, lettere e diffide, inviati da alcuni colleghi alla comunità accademica e/o ai componenti degli Organi accademici:
condividiamo la decisione del rettore di inoltrare allo stesso CGA, istanza di chiarimenti ottemperativi, al fine di garantire certezza, tempestività e univocità delle modalità applicative della sentenza.
Consideriamo riprovevole il comportamento di chi continua a sfruttare ogni occasione per sfuggire al confronto aperto, relativo alla ricerca di soluzioni per il miglioramento della qualità della didattica e della ricerca dell’Ateneo, e insiste invece nel tentativo di creare un clima di tensione, spostando l’attenzione sull’esito di vicende giudiziarie, continuamente suscitate e perseguite.
Riteniamo che solo uno scarso senso delle istituzioni possa ispirare comportamenti volti ad intimidire i componenti degli organi di governo dell’Ateneo ed a paralizzare l’attività degli stessi, determinando gravi danni e ritardi nella attuazione del programma di rinnovamento e rilancio del nostro Ateneo. Auspichiamo che il lavoro degli organi di governo dell’Ateneo non subisca interruzioni o rallentamenti.
Giudichiamo deprecabile l’uso strumentale di mezzi di informazione, per diffondere una falsa rappresentazione della situazione dell’Ateneo.
Giuseppe Barone, Vincenzo Catania, Michela Cavallaro, Luciano Cosentino, Santo Di Nuovo, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Giancarlo Magnano San Lio, Carmelo Monaco, Roberto Pennisi, Valerio Pirronello, Stefano Puleo, Giovanni Puglisi, Francesco Purrello, Roberto Purrello, Giuseppe Sessa, Francesco Basile, Bruno Messina, Nunzio Zago
agbiuso
Il Direttore del mio Dipartimento ha diramato la dichiarazione che copio qui sotto. È un fatto importante, perché il Prof. Magnano San Lio ricorda la sostanza democratica della questione. Quella sostanza che si vuole cancellare con un golpe politico mascherato da ricorso giuridico.
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Ai Docenti, ai Lettori, al Personale tecnico-amministrativo, ai Rappresentanti degli Studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche.
Carissimi,
in relazione alla recente sentenza del CGA in ordine all’immediato rinnovo dei principali Organi di governo dell’Ateneo, oggetto di attenzione da parte degli Uffici competenti, sono certo che, come sempre, le azioni che il Magnifico Rettore riterrà di intraprendere saranno volte a tutelare, con le modalità più opportune, legalità e priorità della nostra intera comunità accademica. Non mi pare tuttavia inutile ricordare, nel frattempo e quali che siano gli esiti dell’applicazione della sentenza, che l’attuale Rettore è stato a suo tempo eletto a larghissima maggioranza: in una comunità democratica in cui l’interesse per le Istituzioni costituisca autentica priorità rispetto alle ambizioni personali di chiunque, ritengo eticamente doveroso e pragmaticamente necessario, proprio a tutela delle regole poste a fondamento di qualunque società democratica, tener conto innanzi tutto della volontà elettorale già così largamente espressa dalla nostra intera comunità accademica. Per questo motivo, pur nel doveroso e puntuale rispetto di qualunque successivo chiarimento di natura giuridico-formale, credo sia oggi opportuno tutelare e ribadire in ogni modo legittimo la volontà democraticamente espressa dalla nostra comunità. Con questa certezza e con piena fiducia nelle deliberazioni che seguiranno, vi rinnovo l’augurio di buone vacanze.
Cari saluti
Giancarlo Magnano San Lio
Pasquale D'Ascola
Anche la differenza nello stile è segno della differenza tra le persone.
Che bello vederlo scritto. Se mai monumento meriterà un’epigrafe questa sarà
agbiuso
Grazie, Pasquale.
Non hai letto le mail degli altri personaggi coinvolti. La differenza sarebbe allora lancinante.
Quello che Schopenhauer afferma sulla stupidità -che essa nel mondo è immortale- si può dire anche della volgarità.
agbiuso
Il Rettore Pignataro ha diffuso la comunicazione che riporto qui sotto. Essa chiarisce ulteriormente la paradossale questione dello Statuto. Paradossale perché Pignataro fu uno dei pochissimi a opporsi all’approvazione di quello Statuto -imposto dalla precedente amministrazione- che adesso viene accusato di aver rispettato. In particolare, osserva Pignataro, “la stessa sentenza alla quale oggi taluno si appella scompostamente”, certifica “che ‘male fece il Rettore’ [leggi: prof. Antonino Recca] a procedere all’approvazione in tale quadro di conflitto giuridico e di potenziale danno futuro“.
Inoltre, a confronto di alcune mail che i docenti di Unict abbiamo ricevuto in questi giorni da parte del precedente rettore e di altri colleghi, il testo fa capire che anche la differenza nello stile è segno della differenza tra le persone.
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Riferendomi alla sentenza n. 243/2016, pubblicata il 29 luglio, con la quale il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana ha giudizialmente dichiarato l’ordine di avviare entro i successivi trenta giorni le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari dell’Università di Catania, ho subito dichiarato che essa “è oggetto di attenta valutazione per provvedere alla sua compiuta applicazione”. Avverto oggi l’obbligo di esplicitare quella dichiarazione: sia a seguito del modo dubitativo o parzialmente contraddittorio con cui la notizia è stata riportata sui media, sia in conseguenza delle esternazioni di alcuni membri del corpo accademico.
Nella qualità di Rettore eletto per il sessennio 2013-2019, operando come sempre nel pieno rispetto delle norme e delle procedure, è mia ferma intenzione ottemperare al dettato della sentenza. A tal fine ho dato mandato agli organi competenti di inoltrare in forma urgente istanza di chiarimenti ottemperativi presso il CGA, al fine di garantire certezza, tempestività e univocità delle modalità applicative della sentenza. Se infatti il richiamo alle norme di legge sulle conseguenze dell’emanazione dei nuovi Statuti, che ha motivato la sentenza, ha chiara refluenza sul rinnovo degli Organi collegiali (peraltro già avviato nelle scorse settimane), quelle stesse norme prevedono che al momento dell’adozione dello Statuto il rettore rimanga in carica fino alla scadenza naturale del proprio mandato. La Legge 240/2010 (art.2, comma 9) ne fa chiara ed esplicita menzione. Non si tratta di difesa di una posizione personale, ma di una Istituzione insediata attraverso un legittimo procedimento elettorale. Fiducioso, quindi, che tale dubbio possa essere sciolto in pochissimi giorni, invito colleghe e colleghi a ispirare azioni e commenti a prudenza giuridica e correttezza istituzionale, nel solo e unico interesse del nostro Ateneo e della sua reputazione.
Mi duole constatare che esternazioni sul tema serio e delicato di immediate nuove elezioni per la carica di Rettore provengano, in modo assai poco controllato nella forma e nel contenuto, da chi ha ricoperto incarichi istituzionali. L’applicazione della sentenza del CGA sollecita in verità un duplice sforzo: di chiarezza giuridica e di memoria. L’attuale situazione di impasse è l’effetto della scelta rovinosa, operata nel 2011, di procedere all’approvazione dello Statuto in aperto conflitto col Ministero, il quale aveva formulato rilievi sostanziali che furono esplicitamente e pubblicamente elusi. Lo afferma la stessa sentenza alla quale oggi taluno si appella scompostamente, certificando che “male fece il Rettore” [leggi: prof. Antonino Recca] a procedere all’approvazione in tale quadro di conflitto giuridico e di potenziale danno futuro.
L’amministrazione da me diretta ha invece operato repentinamente a sanare tale vulnus giuridico, concordando modifiche statutarie che hanno portato all’approvazione dello Statuto da parte del Ministero, come previsto dalla Legge 240/2010. Proprio chi aveva prodotto quel vulnus si è appellato alla giustizia amministrativa per tentare di invalidare gli organi dell’Ateneo con effetti oggettivi sulla fisiologica vita gestionale dello stesso, ma soprattutto – ciò pare evidente – al fine di bloccare l’azione della mia amministrazione. Lascio ogni giudizio su tale atteggiamento a docenti, lavoratori e studenti, ma anche ai cittadini del nostro territorio. Ciascuno può farsi facilmente un’idea chiara dei comportamenti e delle scelte dei singoli.
Ho sempre ritenuto che sia dovere di un Rettore, una volta eletto, rappresentare l’interesse generale dell’Istituzione che lo ha investito dell’alto compito e non quello di una parte, di una consorteria o, peggio, di un gruppo di interessi. Ribadisco l’impegno a continuare l’azione di riforma e rilancio dell’Università di Catania – necessaria e improrogabile – che sta progressivamente risollevando le sue performance e alzando il tiro dei suoi obiettivi: dal rilancio della didattica e della ricerca all’internazionalizzazione; dalla trasparenza delle procedure amministrative alla riforma delle procedure di appalto, fino al monitoraggio del regime delle opere e dei servizi presenti e passati.
Prof. Giacomo Pignataro
Rettore Università di Catania
agbiuso
Ecco un esempio di diverso stile:
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Le sentenze si eseguono!
Se il prof. Giacomo Pignataro intende veramente “ottemperare al dettato della sentenza” n. 243/2016 del 29 luglio 2016, con la quale il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha ordinato di avviare entro trenta giorni le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari dell’Ateneo, ha una sola cosa da fare: avviare le procedure e, in particolare, consentire immediatamente al decano, prof. Salvatore Brullo, di convocare i comizi elettorali per la scelta del nuovo rettore dell’Università degli studi di Catania.
La sentenza è chiara a tutti, tranne che a lui!
La smetta, il prof. Pignataro, coi suoi atteggiamenti dilatori, volti soltanto a impedire l’esecuzione della volontà magistratuale, quando la stessa gli dà torto. Abbia, piuttosto rispetto della Magistratura, nonché delle nostre intelligenze, e ci eviti passaggi così infondati quali quelli che ci ha ulteriormente costretto a leggere nella sua nota, diffusa a tutta la Comunità universitaria il 1° agosto. Se continua ad arrampicarsi sugli specchi, invocando, del tutto impropriamente, l’art. 2, comma 9, della legge 240/2010, sappia che tale questione è stata già ampiamente affrontata e risolta nel corso dei due gradi di giudizio amministrativo che si sono conclusi con la sentenza n. 243/2016, e che ogni suo ostinato insistere su tale argomento è solo a “difesa di una posizione personale” (la sua!) e nulla ha a che vedere con la difesa “di una Istituzione insediata attraverso un legittimo procedimento elettorale”. A tutelare l’interesse pubblico e istituzionale ci pensa e ci ha già pensato la Magistratura, le cui disposizioni vanno rispettate anche dal ‘cittadino’ Pignataro!
Si rilegga gli atti processuali, il prof. Pignataro. Leggerà che l’Avvocatura dello Stato (che ha difeso, nelle sue memorie, le, ormai presunte, ragioni del prof. Pignataro innanzi al TAR ed al CGA) ha tentato di salvare l’illegittimo mandato del prof. Pignataro, invocando proprio l’art. 2, comma 9, della legge 240/2010 (pag. 3 e ss. memoria dell’Avvocatura del 28 settembre 2015 e pag. 15 e ss. memoria dell’Avvocatura del 16 maggio 2016).
In particolare, la difesa erariale ha già eccepito il “difetto di interesse a agire” della sottoscritta prof.ssa Elia, proprio perché il prof. Pignataro avrebbe avuto diritto a godere della “salvezza” del suo mandato sino al 2019, prevista da quella norma per i rettori in carica al momento dell’adozione dello Statuto.
A questa infondata eccezione della difesa erariale ha già puntualmente replicato (innanzi al TAR e al CGA) la difesa della sottoscritta prof.ssa Elia con dovizia di argomentazioni (pag. 7 e ss. memoria del 30 settembre 2015 e pag. 9 e ss. memoria del 20 maggio 2016) .
In particolare, si è dedotto che la ricorrente aveva pieno interesse a agire anche per l’elezione del rettore perché “è evidente che la disposizione citata sia norma transitoria e dunque eccezionale e non suscettibile di interpretazione estensiva o analogica.
[Segue una citazione tratta dalla “difesa della sottoscritta prof.ssa Elia con dovizia di argomentazioni”]
Sia il TAR che il CGA hanno ritenuto pienamente sussistente l’interesse a agire della sottoscritta prof.ssa Elia anche per fare dichiarare l’obbligo di nuove elezioni rettorali, superandosi così l’infondata eccezione basata sull’art. 2, comma 9, della legge 240/2010, eccezione che oggi il prof. Pignataro vorrebbe reintrodurre sotto le mentite spoglie di una richiesta di chiarimenti sempre al CGA. In particolare, proprio il CGA “viste le memorie difensive” e “visti tutti gli atti di causa” ha già dichiarato l’obbligo di avviare le “procedure di ricostituzione degli Organi statutari”, senza eccezione alcuna e, in particolare, senza eccezione per il rettore (organo statutario monocratico, ai sensi dell’art. 2, comma 1, espressamente richiamato dall’art. 2, comma 8, della legge 240/2010).
Dunque, il prof. Pignataro, lungi dal realmente necessitare di chiarimenti sul contenuto della sentenza, sta spingendo l’Ateneo verso l’ennesima azione giudiziale, contenente un inammissibile bis in idem, defatigante e inutile per l’interesse dell’Università e rivolta al più a fornirgli una mera scusa, tanto banale quanto infondata, per non ottemperare, entro il 28 agosto 2016, all’avvio delle procedure di elezione del futuro (legittimo) rettore.
A questa azione, dilatoria e soprattutto temeraria, la sottoscritta prof.ssa Elia si opporrà nelle opportune sedi, chiedendo lei, altresì, al CGA l’immediato insediamento del Commissario ad acta, vista la già dichiarata, alla Comunità universitaria ed agli organi di stampa, volontà del prof. Pignataro di inottemperanza alla sentenza n. 243/2016, per ciò che attiene al rinnovo delle elezioni rettorali.
Catania, 1 agosto 2016
Prof.ssa Febronia Elia
Pasquale D'Ascola
Caro Aberto,
conosco dalla tue parole e per sommi capi la vicenda prima e dopo l’elelzione del nuovo rettore. Di recente noi abbiamo eletto il nostro nuovo direttore. Ha vinto con un margine di 42 voti sul suo concorrente. Noi siamo meno di trecento. Il con-corrente ha sbroccato in corridoio urlando, mi ha raccontato, che l’elezione era irregolare, stante che la commissione elettorale aveva autorizzato 2 (sic) colleghi a votare fuori sede, causa la missione extra moenia che compivano per l’Istituto. Il con aveva 5 giorni legali di tempo per presentare ricorso alla commissione elettorale, lo ha fatto, il ricorso è stato bocciato per assenza di ragioni. E tutto è finito lì. Il corrente è vero che aveva più di un padrino in una curia vescovile e in quell’altra vescurrile dall’intelligente Gelmini. È vero ma non è servito a niente. Auguri.
agbiuso
Caro Pasquale, sono contento per voi dell’esito di questa elezione. E sono fiducioso sul fatto che anche a Catania riusciremo a evitare dissennatezze e paralisi. Grazie per l’augurio!
Pasquale D'Ascola
Sì, vedrai non vedo a quali appigli se non mafiosi, da non escludere, possa aggrapparsi colui oggi. P.