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Expo: l’avevamo detto, l’avevamo visto

Expo: l’avevamo detto, l’avevamo visto

«Ilda Boccassini, a capo del dipartimento Antimafia della procura, si concentra sulla ‘incredibile quantità di denaro sottratto al fisco da parte di imprenditori lombardi e siciliani. Un fiume di denaro contante, prodotto e transitato in nero che partiva da Milano e arrivava in Sicilia’. In particolare, ‘c’erano imprenditori che pagavano operai per farsi costruire in casa veri e propri imboschi per il denaro contante’. Sul giro di affari delle società coinvolte, Boccassini dice: ‘In pochi mesi, le società osservate hanno generato proventi per 20 milioni di euro, in parte trasferiti in Slovacchia e Romania’. Sul tenore criminale degli arrestati, il procuratore aggiunto dice: ‘Sono consistenti i legami con famiglie mafiose di Castelvetrano’.
Un meccanismo ‘desolante’, con ‘logiche e, soprattutto, condotte che si presentano in territorio lombardo con le stesse modalità con cui, da oltre un secolo, si manifestano in territorio siciliano’. Così, il gip Mannocci, descrive il meccanismo con cui gli indagati operavano per ottenere appalti e riciclare denaro per conto dei clan. ‘Pur concretizzandosi in un contesto territoriale del tutto differente da quello originario – scrive il giudice – le metodiche di gestione degli interessi mafiosi sono sostanzialmente le stesse’».
(Milano, le mani di Cosa nostra sugli appalti in Fiera ed Expo: 11 arresti, confische milionarie, la Repubblica, 6.7.2016)

«A Nastasi, a suo padre Calogero e a Pace è contestata anche l’aggravante di aver agito per favorire Cosa Nostra con la consegna di denaro in contanti (prodotto dal ‘nero’ delle fatture false e dal riciclaggio) ad un esponente (attualmente detenuto per associazione mafiosa) del clan di Pietraperzia: Pace, che in passato è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, è sposato con la figlia di un condannato per associazione mafiosa, e la cognata è moglie di un altro condannato per mafia, mentre nell’hinterland milanese a Pioltello la zia della moglie di Nastasi è invece sposata con un condannato per associazione mafiosa nel processo di ‘ndrangheta Infinito, a sua volta fratello del pure condannato capo della “locale” di Pioltello.
Proprio uno dei viaggi del denaro in contanti dal Nord al Sud è costato l’arresto (con l’accusa di riciclaggio aggravata dalla finalità di favorire Cosa Nostra) anche all’avvocato nisseno Danilo Tipo. Il 23 ottobre 2015, mentre era in corso una perquisizione di routine in una cooperativa, Pace ha messo in salvo a casa sua e consegnato 295.000 euro in contanti all’avvocato, il quale, infilatili in 25 buste bianche di plastica dentro un sacchetto di carta nero, li ha portati dalla Lombardia in Sicilia nel bagagliaio della propria Fiat 500, provando a spiegarli (all’alt di un finto-casuale posto di blocco in autostrada) che erano parcelle forensi pagategli ‘in nero’ da alcuni clienti. Il solo Pace, invece, è accusato di riciclaggio per un secondo trasporto di contanti dalla Lombardia in Sicilia a bordo di un camion, stavolta 413.000 euro nascosti il 14 giugno 2015 dentro un valigia nella custodia di cartone di una piscina gonfiabile»
(La mafia e gli stand della Fiera per Expo, 11 arresti a Milano, Corriere della Sera, 6.7.2016)

Conosco bene i luoghi dai quali i miei conterranei partono per conquistare il mondo, compresa la Lombardia: Caltanissetta, Pietraperzia (Enna), Castelvetrano (Trapani). Centri medi e piccoli verso i quali i siciliani attirano l’immensa avidità degli amministratori della Lega Nord, di Forza Italia, del Partito Democratico, del Nuovo Centrodestra.
L’Expo di Matteo Renzi e di Beppe Sala è stato un banchetto per le mafie e un modello di distruzione del lavoro. Sono orgoglioso di non essere andato, di non averlo visitato, pur essendosi svolto a due passi dalla mia casa milanese.
La ‘Grande Opera’ che dà visibilità all’Italia di Renzi è il convergere delle mafie nel governo composto dal Partito Democratico e dal Nuovo Centrodestra. Reputo gli elettori di questi partiti complici del malaffare e della mafie. A loro -non ai loro capi- chiedo conto della rovina e della corruzione nella quale stanno precipitando l’Italia.

7 commenti

  • cristina

    Luglio 18, 2016

    Con qualche giorno di ritardo sull’argomento: non smetto di deprecare, contestare l’orgoglio di expo (che cazz’è?). Scusate l’eufemismo che, a parer mio, ci sta …
    Non ci andai e l'”acqua calda” scoperta oggi e propagandata dai MIDIA (inglisc spiccHing) mi fa sghignazzare !!! mi piace ridere…mi spiace per chi non lo fa… e ho sorriso tanto leggendovi Alberto e Pasquale …Mi perdonate?

    • agbiuso

      Luglio 18, 2016

      Certo che ti perdoniamo, Cristina. E condividiamo il tuo ridere di queste pratiche indecenti. Devono apparire per quello che sono: miserie di miserabili.

  • Marina Boagno

    Luglio 11, 2016

    Mi associo, nel mio piccolo, all’orgoglio di non esserci stata. Non è molto, ma…

    • agbiuso

      Luglio 11, 2016

      È molto, le assicuro. La libertà del corpo sociale dipende dalla libertà di ciascuno dei suoi membri.

  • Pasquale D'Ascola

    Luglio 10, 2016

    Miii, a mmia mi pare raggiunato assa’. Dimenticasti però chi fa il doppo lavoro, cretino di jorno e ladrone a ssira. Ai milanesi ci piace il lavurà. Il fa’ dané per sé e per tre. Il milanese il coeur ghe l’ha in man perchè sota el coeur tiene il portadindi. Te par?

  • Pasquale D'Ascola

    Luglio 10, 2016

    Alberto caro, lo citi per ultimo e per ora di quel Sala da pranzo che tanti sorrisi apparecchia per Malanno, non si dice. E a mmia pare strammo. Non si parla, non mi pare di una dama d’olio e di qualche cartone di vino uscit di cantina senza bolla di accompagnamento, senza fattura, senza niente, per beneficiare un parente alle spalle del principale che non vuole sapere e gli conviene perchè il cantiniere è un bravo picciotto. Si tratta di miliardi e mi domando come fu possibile che, seduto su una ribollita di dindi, alla Sala da pranzo manco lo sciauro ci arrivasse. Si vede, signor giudice che teneva le porte ben chiuse. Avrebbe testimoniato lo stesso picciotto in un romanzo di Sciascia. Che dici?
    Tanti tanti tanti cari saluti. Tuo P.

    • agbiuso

      Luglio 10, 2016

      Dico, caro Pasquale, che il tuo riferimento a Sciascia è del tutto adeguato alla cosa. Qui in presenza di veri mafiosi ci troviamo. Non quelli di Pietraperzia -sicari da quattro soldi e avvocaticchi di provincia- ma quelli delle Banche e delle Borse, quelli che, come la Sala da pranzo, nel 2009-2010 furono Direttori Generali della Giunta Brichetto Moratti, vale a dire del governo berlusconiano di Milano. Direttori di Sala che adesso costituiscono i candidati e i sindaci del glorioso Partito Democratico.
      In effetti, e per dindirindina, a rifletterci con un minimo di logica, si ragiona in questa maniera: o il Megadirettore dell’Expo nulla seppe e di nulla s’accorse, ergo è un cretino; oppure di quella “ribollita di dindi” qualcosa dovette assaggiare, ergo è un ladrone. Tertium non datur. Ma per i militanti elettori pieddini di Milano si dà un terzo, un quarto, un quinto. Si dà, insomma, l’infinita serie della loro coglionaggine.

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