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In carcere per una tesi di laurea

In carcere per una tesi di laurea

Una studentessa è stata condannata a due mesi di carcere per le opinioni espresse in una Tesi di laurea. Dove è accaduto? Nella Corea del Nord? In Cina? In Turchia? No, è accaduto in Italia, Paese nel quale chi si oppone all’insensato e criminogeno progetto TAV Torino-Lione rischia molto, che si tratti di Erri De Luca o di Roberta. Per fortuna stavolta il mondo accademico non è rimasto in silenzio e ha promosso un appello che ho sottoscritto.
Il testo afferma: «Siamo indignati: che ci risulti, è la prima volta dal 25 aprile 1945 che una tesi di laurea viene considerata oggetto di reato e subisce una condanna».
Ma non sarà l’ultima. È quindi necessario per tutti coloro che difendono la libertà di ricerca e di opinione rompere qualunque legame politico con il Partito che ha pervicacemente voluto e che continua a difendere il progetto TAV, vale a dire il Partito Democratico di Piero Fassino e del senatore Stefano Esposito, il quale è solito definire i membri del movimento No Tav come «tutti ‘figli di papa’, ‘violenti’ e ‘terroristi’. […]. Su Facebook e Twitter, che il politico usa molto, Esposito critica i No Tav chiamandoli ‘delinquenti’ ed invita la magistratura ad intervenire contro di loro con ‘la mano pesante’».
(Dai giovani ds alle battaglie pro Tav. Chi è Stefano Esposito, il pd che fa arrabbiare sinistra e antagonisti, Corriere della Sera, 28.7.2015)
Il nuovo sindaco di Torino, Chiara Appendino, aderisce da anni al Movimento che difende i diritti dei popoli delle valli piemontesi contro lo scempio perpetrato dagli interessi criminali della linea ad Alta Velocità Torino-Lione.
Ecco il testo da leggere e, per chi vuole, da sottoscrivere inviando una mail a questo indirizzo appelloricerca@gmail.com

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Mai scrivere “noi”. Appello per la libertà di ricerca e di pensiero

Il 15 giugno 2016, il tribunale di Torino ha condannato Roberta, ex studentessa di antropologia di Ca’ Foscari, a 2 mesi di carcere con la condizionale per i contenuti della sua tesi di laurea, conseguita nel 2014. Per scrivere la tesi Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità, Roberta ha trascorso due mesi sul campo durante l’estate del 2013, ha partecipato a varie dimostrazioni in Valsusa, intervistando attivisti e cittadini. Coinvolta insieme a lei in questo procedimento giudiziario era Franca, dottoranda dell’Università della Calabria, che come Roberta era in Valle per ragioni di ricerca, che compare con Roberta nei video e nelle foto analizzati dalla procura ma che a differenza di Roberta è stata assolta da tutti i capi d’imputazione.
A differenza di Franca, Roberta è stata condannata a 2 mesi di reclusione con la condizionale. Nonostante le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche tra 30 giorni, la ragione della sua condanna è stata attribuita all’utilizzo, nella sua tesi di laurea, del “noi partecipativo” interpretato dall’accusa come “concorso morale” ai reati contestati. Di fatto, i video e le foto scattate durante le manifestazioni parlano chiaro: le due donne sono lì, presenti, anche se in disparte. È stato dimostrato in tribunale che nessuna delle due imputate ha preso parte a momenti di tensione. Né bisogna dire che tutti i momenti di tensione contestati dall’accusa hanno trovato riscontro nel materiale video fotografico acquisito dalla procura. Durante l’azione dimostrativa tenutasi davanti alla ditta Itinera di Salbertrand che fornisce il cemento al cantiere di Chiomonte le due ragazze partecipano ma rimangono ai margini. Di sicuro il pm Antonio Rinaudo ha chiesto 9 mesi per entrambe, ma mentre Franca è stata assolta da tutti i capi d’imputazione, Roberta è stata condannata. Roberta, infatti, avrebbe dimostrato un “concorso morale” con le condotte contestate dall’accusa, non a caso in alcuni passaggi della sua tesi raccontò l’accaduto in prima persona plurale. Quello che per la difesa era un “espediente narrativo” – nella ricerca etnografica il posizionamento del ricercatore rispetto all’oggetto della ricerca è una scelta soggettiva che fa parte di ciò che si chiama storytelling – diventa, per l’accusa, la prova di collusione rispetto ai reati contestati.

Siamo indignati: che ci risulti, è la prima volta dal 25 aprile 1945 che una tesi di laurea viene considerata oggetto di reato e subisce una condanna. Ci domandiamo, increduli, quale perversione attraversi un paese che porta nelle aule di un tribunale le parole di una tesi di laurea. Ci sconvolge che tutte le tesi di laurea siano potenzialmente oggetto delle letture inquisitorie dei magistrati e che la Procura di Torino si senta legittimata a sanzionare penalmente l’uso di un pronome personale a tutti gli effetti fondante della grammatica italiana quando usato in riferimento a un tema politico ad essa non gradito. L’accusa di “concorso morale” in riferimento all’analisi situata di un problema politico va intesa come sintomo dell’accanimento contro chiunque osi raccontare quanto avviene in Val di Susa senza criminalizzare la determinazione di una comunità a lottare contro la devastazione del suolo, della salute dell’ambiente e del territorio. Ricordiamo che all’interno dello stesso procedimento altre 45 persone, tra cui 15 minorenni, sono state rinviate a giudizio. Questa storia va intesa inoltre per ciò che è: un inaccettabile atto intimidatorio contro la libertà di pensiero e la libertà di ricerca, ancor più grave in quanto portato avanti contro giovani studenti accusati di mettere troppa passione in ciò che fanno e minacciati di essere pesantemente sanzionati se prendono posizione, “partecipano” o osano fare politica.

Rivolgiamo questo appello in modo particolare al mondo universitario italiano per rompere il silenzio e denunciare la violazione della libertà di ricerca e di opinione. Nessuno dei classici difensori delle libertà democratiche si è fatto, fino a ora, sentire. Nessun esponente di rilievo del mondo accademico né del ministero dell’Università e della Ricerca ha ritenuto necessario dover rilasciare una dichiarazione. Vogliamo rivolgerci in particolare al mondo accademico per chiedere quanto a lungo intenda accettare esplicite intimidazioni e minacce di ritorsioni. Se il fine di questo processo è sigillare la colpevolezza di chi racconta le ragioni di chi lotta contro la violenza e i soprusi, siamo tutti colpevoli. “Per uno scrittore il reato di opinione è un onore” ha scritto Erri De Luca, il primo assolto per un crimine che non esiste ma che l’Italia odierna punta pericolosamente a restaurare: il reato d’opinione. Sentiamo l’esigenza di prendere parola in difesa della libertà di ricerca e di pensiero in Italia e chiediamo a tutti di moltiplicare le iniziative in questa direzione. Ribadiamo che nessuna intimidazione o minaccia di ritorsioni potrà distoglierci dalla nostra narrazione, dal nostro storytelling, dal nostro impegno di ricerca perché il nostro mestiere lo conosciamo e lo amiamo, nonostante tutto.

5 commenti

  • agbiuso

    Marzo 20, 2021

    “L’esempio della Zerynthia fa emergere quanto troppo spesso l’università pubblica sia piegata al volere di aziende private come TELT che ne finanziano la ricerca, e ci dimostra che la ricerca universitaria e la ricerca scientifica non sono veramente neutrali”

    Fonte: In difesa della zerynthia polyxena, farfalla No Tav
    notav.info, 2o.3.2020

  • agbiuso

    Luglio 14, 2016

    Ai sommi procuratori

    “Leggiamo dalle pagine della Stampa (l’articolo è al fondo) la presa di parola, tutta politica, da parte dei 3 big della procura torinese: Francesco Saluzzo (Procuratore Generale), Armando Spataro (Procuratore della Repubblica) e Alberto Perduca (Procuratore Aggiunto). Una presa di posizione che ci aspettavamo (che anche l’ex procuratore Caselli ha fatto in più occasioni), alla luce dei numerosi e recenti passi falsi fatti dai loro uffici e dal fatto che stanno diventando di dominio pubblico una serie di fatti, non opinioni, che chiaramente delineano una strategia repressiva persecutoria nei confronti del movimento No Tav.
    […]
    Da allora come movimento abbiamo fatto tanta esperienza, sperimentando sulla nostra pelle quale sia la vera violenza, quella che lo Stato ha su di noi riversato con la massima forza nei modi più variegati, in primis nelle aule di tribunale e attraverso l’azione della procura.
    […]
    Abbiamo anche capito che solo rimanendo uniti possiamo continuare la nostra Resistenza, che si basa su valide ragioni e che i recenti passi indietro del governo rispetto il progetto definitivo ci confermano, anzi, confermano al tutto paese.
    Mentre in Puglia si muore su un treno perché viaggia ancora su binario unico regolato con i fonogrammi e le palette, qui forti poteri vogliono continuare a sperperare denaro ed assoggettare una popolazione intera con la violenza. Questa verità molto semplice non è oggetto di dibattimento in tribunale, ma è attualità e sotto gli occhi di tutti.
    […]
    Pensiamo che la presa di posizione dei sommi procuratori sulla pagine de La Stampa sia un importante segno di debolezza da parte loro, consapevoli di un’opinione pubblica e di un elettorato che gradualmente sta cambiando segno e che ha osservato e giudicato di tutte le forzature (vedi terrorismo) ed operazioni ridicole che sono state messe in piedi negli ultimi anni.
    Pensiamo anche che l’insubordinazione dei notav, che hanno rifiutato le firme giornaliere, gli obblighi di comunicazione ai domiciliari, i domiciliari stessi ed essersi sottratti alla cattura, stia creando qualche problema di non poco conto, a loro e ai pm con l’elmetto mandati avanti.
    Quindi vi diciamo, accogliendo l’appello ad essere sereni che ci avete rivolto, che il Re è quasi nudo e noi di sicuro non collaboreremo con voi a rivestirlo”

  • agbiuso

    Giugno 24, 2016

    Grazie, Pasquale. “Far voti, con e senza cetre” è certamente lecito. Per noi pagani è anche lecito sperare che a quanti tra i malavitosi politici si sono arricchiti distruggendo le valli e avvelenando i paesi si applichino le parole di Ettore: “Se lo vedessi discendere dentro i recessi di Ade / direi che un brutto malanno avrebbe scordato il mio cuore” (Iliade, VI, 284-285; trad. Giovanni Cerri).

    • Pasquale D'Ascola

      Giugno 24, 2016

      Se lo vedessi discendere dentro i recessi di Ade / direi che un brutto malanno avrebbe scordato il mio cuore”

      Noi, uomini di Atene.

  • Pasquale D'Ascola

    Giugno 24, 2016

    Ho aderito all’appello Alberto, con una stretta di dolore e di rabbia feroce al cuore. Commentare non c’è niente da commentare. Far voti, con e senza cetre, in una frana devastante che, unita a un alluvione delle gallerie già incignate, seppellisca i sogni di gloria di quell’affare sciagurato della TAV, per sempre, è lecito. Tuo P.

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