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Vittime e assassini

Nel periodo natalizio sono apparsi dei manifesti con la seguente scritta: «Non è festa senza i marò liberi. L’Italia alzi la voce». Firmato: ‘Alleanza Nazionale’. Dunque non ci sarebbe stata festa per l’intero popolo italiano senza la rinuncia da parte dell’India a processare due militari accusati di un odioso e gratuito omicidio di classe e di etnia. Dalle loro ben protette navi militari, infatti, costoro avrebbero sparato a degli inermi pescatori indiani.
Nulla invece è stato detto, da parte di questi così solerti ‘patrioti’, sull’orribile morte preceduta da efferate torture di Giulio Regeni, un giovane ricercatore massacrato dalle squadre della morte agli ordini del governo militare egiziano. Anche Regeni era un italiano ma mentre i due che conducono una tranquilla e dispendiosa vita ‘rinchiusi’ in alberghi indiani di lusso (a spese dei nostri contribuenti) sono dei militari, Regeni era un intellettuale, uno studioso, un uomo che cercava di capire con gli strumenti scientifici le modalità e le strutture della dittatura egiziana guidata dal generale Abd al-Fattah al-Sisi.
Dittatura nata dall’inganno -fomentato dalla Nato- delle cosiddette ‘primavere arabe’. Dittatura esaltata -come quella dell’Arabia Saudita e altre- dall’abominevole presidente del consiglio e segretario del Partito Democratico. È con i massacratori egiziani che il nostro Paese dovrebbe «alzare la voce». Ma alla spregevole destra italiana, che sia quella degli eredi del fascismo o quella tecnocratico-americanista del Partito Democratico, non interessano gli uomini liberi, non interessano le vittime di un potere dittatoriale come quello dell’alleato egiziano. Interessa invece la difesa degli assassini in uniforme.
Anche per questo il patriottismo delle destre è infame.

11 commenti

  • agbiuso

    Febbraio 14, 2016

    E RENZI TACE

    Indagini Regeni: Il Cairo blocca la diffusione di autopsia e tabulati telefonici
    di Giuseppe Acconcia
    il manifesto, 14.2.2016

    La procura di Giza ha bloccato la diffusione dei documenti inerenti l’autopsia egiziana di Giulio Regeni. In altre parole, il team investigativo italiano al Cairo ha le mani legate e non può fare niente di concreto. Non ha i tabulati telefonici né gli atti dell’autopsia. Le parole del premier Matteo Renzi, sulla diffidenza che innescherebbe in Italia la mancata collaborazione egiziana, suonano come fuochi fatui alle orecchie del ministero dell’Interno egiziano che continua sistematicamente a depistare le indagini.

    «Tra poche ore arriverà il capro espiatorio», sono le voci che ci arrivano dalla Fratellanza musulmana egiziana. Come a dire, tra poco verrà annunciata la testa che pagherà per l’assassinio senza ottenere la verità dei fatti.

    Una delle risposte di questa che non è né una «spy story» né l’uccisione di un giovane «per le sue idee» è nelle parole del ministro dell’Interno Ghaffar: «lo tratteremo come un egiziano». E Giulio è stato trattato proprio come un egiziano in tutto e per tutto. Sono state sottovalutate le conseguenze della sua scomparsa da parte dell’ambasciata italiana che non ha avvertito i media come se Giulio fosse un desapericido egiziano qualsiasi.

    Ma Giulio era uno straniero giovane e uno studioso impegnato: identikit perfetto da colpire. E poi Giulio Regeni stava per essere ucciso due volte: dall’incidente stradale alla spia, tutte le hanno provate per depistare.

    Ora il New York Times cita testimoni non meglio definiti che si sono recati all’ambasciata italiana per dichiarazioni spontanee sul prelevamento di Giulio, sotto la sua casa, da parte di uomini in borghese.

    E poi salta fuori l’alterco con la polizia dopo l’arresto a cui Giulio avrebbe reagito in modo brusco, il block notes con i nomi di uomini della Fratellanza e delle opposizioni. Come se tutte queste cose, come se lo stigma della spia, o addirittura dell’opposizione all’arresto, giustificasse la sua uccisione agli occhi dell’opinione pubblica egiziana. Ma a noi non basteranno mai queste illazioni.

    E per i maniaci del complotto, la diffusione di queste voci a puro scopo di accreditare la vendetta della polizia contro al-Sisi neppure è una ricostruzione ragionevole, come ha spiegato puntualmente Wael Abbas in un’intervista al manifesto.

    E poi si sono aggiunti tutti i vicini di casa che improvvisamente non vedono l’ora di parlare, di raccontare di pedinamenti ed intercettazioni. Da dove vengono, chi le alimenta queste voci? Giulio era uno straniero giovane che partecipava a riunioni sindacali. Per questo è stato torturato e ucciso e ora nessuno straniero potrà più recarsi come prima in Egitto.

    Sono rientrati in Italia il suo amico e docente, Gennaro Gervasio, e Francesca Paci, giornalista de La Stampa. Noi siamo rimasti a raccontare la tragedia di Giulio dall’Italia. Al-Sisi per ora ha ottenuto il suo obiettivo. Ma in nome di Giulio, questo non succederà mai.

  • diego

    Febbraio 10, 2016

    comprendo il tuo profondissimo sconforto, caro Alberto; però ritengo che la specie umana sia nefasta nella sua incarnazione capitalistica (anche quando è capitalismo di stato); lo scrivo pensando alle comunità umane più sagge e più integrate nella biosfera, che pure sono esistite; penso alle illuminanti pagine di Cavalli Sforza laddove, nel contesto degli studi sulla famosa «eva africana», descrive la vita dei Pigmei, una vita così priva della dismisura.

    «Di solito hanno un’etica avanzata. Un aspetto importnte delle popolazioni ai livelli più bassi della scala economica è che non sono affatto primitive sul piano morale. Semplicemente hanno una visione profondamente diversa dalla nostra.» (Luca e Francesco Cavalli Sforza, Chi siamo, Codice edizioni 2013, pag. 37)

  • Pasquale

    Febbraio 9, 2016

    Grazie Alberto della doppia replica. P.

  • agbiuso

    Febbraio 9, 2016

    “Non cito Israele per i cui misfatti occorrerà istituire una speciale giornata della memoria.
    […]
    Il terrore come conquista, ma di tutti. E senza piagnistei”.

    Caro Pasquale, amico mio, due affermazioni folgoranti, che condivido in toto.
    Credo sempre più che sia arrivato il tempo di farla finita con l’umanità, con questa putrida escrescenza della materia diventata arrogante. La specie sta provvedendo da sola, avvelenandosi la dimora. Tipica stoltezza da coglioni, quali siamo.
    Noi non vedremo la conclusione ma i nostri nipoti sì. E finalmente!

  • Pasquale

    Febbraio 9, 2016

    Poiché avrei debordato dai limiti dell’ospitalità con un commento della cui opportunità non sono del tutto convinto, mi sono assunto la repsonsabilità di un post esiziale che a qualcuno piacerà caldo, altri lascerà freddo. Qui di seguito

    http://dascola.me/2016/02/09/candido/

  • fausta squatriti

    Febbraio 9, 2016

    è proprio come scrive Alberto, saremmo orgogliosi del governo italiano se non fosse ipocrita nei confronti del delitto egiziano, se non tenesse conto, in un caso come questo, degli scambi commerciali utili all’economia italiana. E tutta la retorica di discorsi vergognosi, si sviluppa proprio a partire da chi dovrebbe difendere coloro i quali dipendono, almeno in parte, dalla tutela del proprio paese, e tale tutela, non c’è.

  • diego

    Febbraio 8, 2016

    io credo che, purtroppo, in un’economia globalizzata, tutti i governi, anche quelli meno indecenti, sono costretti, di fatto, a stringere accordi commerciali ed economici con i dittatori di turno; finchè le persone sparite, torturate ed uccise sono cittadini di quei paesi, la questione è ipocritamente rubricabile come «affari interni»; il mercato globale è il male di fondo che scardina ogni limite all’ipocrisia

  • agbiuso

    Febbraio 8, 2016

    Caro Augusto e amici tutti,
    la risposta alle tue osservazioni e auspici è contenuta anche in un breve testo di Paolo Flores d’Arcais, pubblicato su Micromega.

    =========

    L’assassinio di Regeni e l’ipocrisia di Renzi

    La parola “orgoglio” associata a “Italia” è stata sproloquiata da Matteo Renzi in tutte le occasioni possibili e inimmaginabili: dall’Expò di Milano all’inaugurazione dello Skyway sul Monte Bianco, dalla vittoria di Paltrinieri nei 1500 stile libero nei mondiali di nuoto (“strepitoso Gregorio, orgoglio Italia” è il twitter palazzochigiesco) al premio Oscar di Sorrentino, dal “decreto banche” al volo in Perù, dal Golden Globe per Morricone agli Us Open tennistici di Pennetta e Vinci, dalla festa dell’Unità di Milano al Job act agli impianti elettrici in Cile alle dighe in Etiopia e a qualsivoglia opera di imprenditori italiani all’estero …

    Se di tutto questo orgoglio nazionale sventagliato e twitterato da Renzi urbi et orbi e coram populo come cosa propria c’è una sola oncia che non sia chiacchiera propagandistica per gonzi e giornalisti a bacio di pantofola, la cartina di tornasole sarà (è, ormai da giorni) l’orrenda fine di Giulio Regeni, torturato per giorni in modo efferato nell’Egitto di Al-Sisi e ucciso spezzandogli l’osso del collo.

    Vogliamo anzi esigiamo la verità, tutta la verità, e altro bla bla bla è stata la giaculatoria che sotto la regia di Renzi le autorità italiane stanno biascicando da giorni. Ma quella verità, al netto di qualche dettaglio (i nomi degli esecutori) è lapalissiana, la scrive il Corriere della Sera, la scrive la Stampa, la scrive la Repubblica, la sanno anche i bambini e la capiscono i sassi, gli scherani di Al Sisi in forma di polizia politica del regime dittatoriale egiziano sono gli autori dei mostruosi giorni di tortura lenta e inenarrabile per strappare al collaboratore del Manifesto i nomi dei suoi contatti nei sindacati indipendenti invisi ai militari al potere.

    Ora, un governo che possieda orgoglio nazionale, dopo aver mandato i suoi inquirenti in Egitto, al primo depistaggio di Al Sisi richiama l’ambasciatore, al secondo rompe le relazioni diplomatiche, altrimenti vuol dire che per orgoglio intende chinare il capo al giogo della presa per il culo, giogo che non può essere tollerato come gioco. E il primo di depistaggio c’è già stato, con la pantomima oscena dell’arresto di due criminali comuni (seguirà confessione) dopo aver inizialmente parlato di incidente d’auto, il secondo è in pieno corso col muro di gomma ormai in atto.

    Del resto Renzi il reato di tortura si è ben guardato dall’introdurlo nell’ordinamento italiano. Non gli faremo il torto di ricordare l’adagio “cane non morde cane” perché sappiamo che i morti per tortura di polizia in Egitto si contano a centinaia e forse migliaia, in Italia sulle dita di una mano.

    Dirà qualcuno: ma a rompere le relazioni diplomatiche si rovinano gli affari (opulenti, com’è noto: 30 mila pistole Beretta alle polizie di Al Sisi, tanto per cominciare). Allora si smetta di parlare di orgoglio nazionale, e meno che mai di diritti umani, e la politica renziana dichiari papale papale i suoi principi non negoziabili: in nome del profitto tutto è lecito a chiunque, e chi si mette in mezzo pace all’anima sua, se l’è cercata.

    (7 febbraio 2016)

  • fausta squatriti

    Febbraio 8, 2016

    non posso scrivere altro, se non che la tua analisi è esatta. Il gravissimo assassinio del giovane italiano, chiama molto di più, delle note, sia pure addolorate, del governo italiano. Ci dice, oltre al lutto, della viltà della tortura, che ancora si pratica ovunque, come mezzo per zittire la voce di chi si impegna per capire, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. E capire, è un mezzo per migliorare,a vanzare, e donare a chi invece non riesce a capire. Anche la propria cultura, è un gsto generoso, perchè influenzerà a raggiera, altre persone, altri stili di vita. magari fosse così! Uccidere è la soluzione adottata da molti singoli, e da molti stati in modo occultato dalla legalità, per comandare, reprimere, impedire. Il disonore dovrebbe ricadere sui colpevoli, ma non è così, per l’uccisione del giovane italiano, temo che sarà difficile ottenere una condanna.E rimane la morte, chi l’ha inflitta, chi l’ha subita. Per i due marò, militari e in posizione di superiorità rispetto ai pescatori, neppure io provo grnade pena, anche se ogni delitto va processato, e dalle conclusioni del processo, giudicato il più oggettivamente possibile. Mi pare che per queswto processo stia passando troppo tempo, e anche questa, è una forma di sopruso che lede la dignità del sistema giudiziario stesso.

  • Pasquale

    Febbraio 8, 2016

    Ci devo pensare ma forse troverai il commento adatto nel prossimo mio post sul tema. Se. Non sono sicuro sia utile pubblicarlo. Abbracci P.

  • Augusto Cavadi

    Febbraio 8, 2016

    Alberto caro, condivido molto il tuo post. Spero solo che le risultanze processuali in India evidenzino delle attenuanti per il grave errore dei nostri due “marò” (in cui, in ogni ipotesi, non riesco a vedere nessun eroismo). Un’unica perplessità mi viene dalla tua chiusa: il governo Renzi (di cui vedo i limiti in tanti campi) non mi pare che, dalle prime battute (vedi Gentiloni), si stia rivelando debole o arrendevole verso le autorità egiziane. Ma anche qua spero che col tempo si avranno dati più chiari.

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