Qualche settimana fa si è svolto nel Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania un incontro dal titolo INFO DAY HORIZON 2020. Presentare una proposta di successo nella Societal Challenge 6 del Programma Horizon 2020 “Europe in a changing world – Inclusive, Innovative and Reflective Societies” .
Di che cosa si tratta? Un funzionario dell’APRE (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) ha illustrato modalità, condizioni e tempi dei finanziamenti che l’Unione Europea -in particolare la Commissione, vale a dire il governo della Comunità Europea- eroga alla Ricerca Scientifica.
Il meccanismo è ferocemente competitivo -poche delle richieste vengono accolte- ma non è questo l’elemento su cui vorrei richiamare l’attenzione. Ciò che è significativa è soprattutto la dimensione politica e linguistica del finanziamento che l’Europa eroga allo sviluppo dei saperi. Ci è stato detto infatti questo (cito dai miei appunti):
«La Commissione è come un committente: se sei un pasticciere e ti si chiede una torta di compleanno, non puoi preparare una torta di laurea. Io non ti pagherei. Bisogna dunque elaborare i progetti sulla base delle proposte della Commissione. Questo è fondamentale se non si vuole perdere tempo».
Chiaro, no? Non sono i ricercatori, gli scienziati, gli studiosi che propongono liberamente i temi che reputano essere fondamentali per l’avanzamento delle scienze ma sono i politici a indicare quali argomenti meritano di essere studiati e quali no.
«Bisogna abituarsi a pensare in modo molto più operativo rispetto ai modelli tradizionali di ricerca».
Anche questo è assai chiaro: il sapere o risulta immediatamente spendibile oppure non può né deve essere finanziato. Occuparsi di argomenti quali la poesia trobadorica, la metafisica di Spinoza, le fonti della pittura di Vermeer, le conseguenze della Guerra dei Trent’Anni in Germania, ma anche affrontare questioni di matematica pura, è per la Commissione europea una perdita di tempo, da evitare assolutamente: ‘Qui si lavora, che diamine!’.
«Dovete dedicare molta attenzione a leggere i Topic», vale a dire moduli astrusi e confusi sino alla incomprensibilità.
«I vostri progetti non saranno valutati soltanto da altri professori e ricercatori ma anche da imprenditori e aziende». Credo non siano necessari commenti.
«È opportuno pianificare e prevedere un anno di lavoro da dedicare alla preparazione e stesura dei progetti».
Un anno di lavoro? E lo studio, l’attività di laboratorio, la scrittura dei propri saggi?
«Fondamentale è acquisire il linguaggio della Commissione, vale a dire l’inglese-brussellese».
Testuali parole, pronunciate anche con ironia ma il cui significato è anch’esso assai chiaro: senza uniformarsi al gergo politico-tecnico della Commissione Europea non si otterrà neppure un euro.
In un incontro preparatorio a tale Info Day Horizon 2020 ho detto ai miei colleghi che di fronte a simili prospettive burocratico-politiche vien da rimpiangere i sovrani e i papi mecenati, ai quali bastava che il proprio nome fosse scritto nella dedica di un libro o la propria figura apparisse tra quelle dei personaggi di un quadro per finanziare scienziati, filosofi e artisti.
La radicale sottomissione della ricerca agli interessi e alle opzioni di economia politica dell’uno o dell’altro governo dell’Europa è un’ulteriore, grave testimonianza della decadenza culturale del nostro Continente, che sembra fare di tutto per distruggere ciò che di buono gli europei hanno creato nei millenni della loro storia. Un orizzonte cupo.
7 commenti
Pasquale
Sì pagani siamo e fieri d’esserlo.
agbiuso
@ Dario Generali
La tua testimonianza è preziosa per la chiarezza di ciò che dici e per la conferma che non si tratta qui di funzionari o di singoli politici ma di un blocco economico-culturale che sta tenacemente cercando di sottomettere la libertà della scienza a interessi particolari. Qualcosa che è veramente fuori dall’Europa, dal suo Geist, e molto più vicina alle dittature spirituali.
@ Pasquale
Bellissima e del tutto coerente la citazione da Malevič a proposito dell’orizzonte.
Ricordo bene quella scena del Satyricon, una delle più struggenti -è vero- di un film pagano dall’inizio alla fine. L’orrore può essere alle porte ma dobbiamo rispondere con il nostro deciso Non praevalebunt.
Pasquale
Il moto dell’uomo nella speranza di ottenere il bene ricorda quei pazzi che, avendo visto l’orizzonte, si sono lanciati da quella parte, perchè credevano di trovare i confini del mondo, dimenticando che tutti stiamo sull’orizzonte e non c’è bisogno di correre da nessuna parte. Kazimir Malevič
Trascritto all’esposizione dell’autore alla GAMeC di Bergamo. La citazione è tratta dalla ponderosa massa degli scritti del pittore che però non ho letto. Non ancora.
Su quanto ognuno degli amici ha detto ho poco da aggiungere. Come Socrate abbasserei lo sguardo sulle gambe che non sento più.
C’è poi una scena struggente che mi accompagna da quando avevo sedici anni e che, congedandomi, voglio per sopramercato ricordare. È in Satyricon di Fellini. In un giardino di composta meraviglia, seduta su una bella panchina, due coppe di vino accanto a ciascuno dei due, un’aristocratica coppia, marito e moglie, liquidati i domestici con una congrua, guardandosi negli occhi si tagliano le vene. L’orrore è alle porte.
Dario Generali
Caro Alberto,
già diversi anni fa avevo seguito un analogo incontro dell’APRE, per cercare di capire se fosse possibile tentare dei bandi europei, che già da allora ci dissero che si stavano uniformando tutti allo spirito di Horizon 2020. La sensazione che ne trassi fu di totale impossibilità, al di fuori di cordate accreditate presso gli organismi europei di valutazione, di poter presentare un progetto in grado di essere finanziato. Tra l’altro la complessità dell’elaborazione dei progetti e la necessità di poter contare su solide conoscenze nelle commissioni europee di valutazione, hanno indotto e inducono molti organismi e istituzioni di ricerca ad avvalersi della collaborazione di agenzie specializzate, alle quali è appaltato il compito dell’elaborazione delle domande e che vengono poi pagate in relazione al successo della richiesta e in percentuale sulla somma ottenuta.
A questa singolarissima procedura, che ricorda la funzione, spesso torbida, di molte agenzie di intermediazione nei commerci internazionali, e che mi pare del tutto incompatibile con la vita di un’istituzione di uno stato di diritto, si aggiunge il singolare effetto che fa sì che un giovane studioso non strutturato che, in Italia, avvalendosi di queste vie o di altre, sia riuscito a vincere un finanziamento europeo, ottenga poi senza concorso la chiamata come associato nell’università in cui il finanziamento verrà contestualizzato.
Non credo ci siano molti commenti da fare a simili derive istituzionali, che nulla hanno a che fare con una seria valutazione di meriti e competenze e con una ragionevole distribuzione delle risorse ai diversi organismi di ricerca.
Un caro saluto.
Dario
agbiuso
@ diego
Sì, caro Diego, in tutto questo c’è anche miopia economica e non soltanto scientifico-culturale. Quando gli analfabeti arrivano al potere, il danno è enorme. Soprattutto se, come in questo caso, non sanno di essere analfabeti.
@ Illumination
E dunque todo modo per capire, dire, scrivere. Questo è ciò che posso fare come studioso e come docente. E cogliere, poi, ogni occasione per agire nel concreto della vita quotidiana -professionale ed esistenziale- seguendo logiche e motivazioni diverse rispetto a quelle che stanno alla base di Horizon 2020.
Ciascuno di noi può fare qualcosa nel contesto alla propria situazione e -poco o molto che sia- deve farlo sino in fondo. Questo principio è uno dei fari che illuminano la mia vita.
Illumination
Nessun commento, certo! Ma una domanda: e dunque?
Non so assolutamente completare con una riflessione degna di essere pensata per ciò che scrivi sul progetto Horizon 2020 né su altri progetti di finanziamenti della Comunità Europea in altri campi che portano alla consegnenza di distruggere l’ambiente invece di migliorarlo e valorizzarlo.
Alberto, ” un orizzonte cupo”, certo!
E dunque?
diego
È assai interessante l’ultima considerazione, caro Alberto. Paradossalmente, specie in campo artistico, ma non solo, un ambito prettamente privato, garantisce una certa libertà a chi produce cultura. La persona facoltosa ma non rozza che commissiona un’opera d’arte in qualche modo riconosce e rispetta la libertà dell’artista, sa che questa libertà è l’unica che puo’ produrre valore (anche economico). Secondo me certe visioni miopi sono perfino sbagliate nella logica dell’investimento economico, perchè solo da un pensare libero emergono idee e prospettive nuove e innovatrici. Certe idee sugli «studi utili» sono idee nate vecchie, retorica vuota lontana dal vero.