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Partito Democratico Mafioso

pd_mafiaAppena Roberto Saviano apre bocca su una varietà di argomenti, tutto il mainstream pravdesco ne dà conto. Ora che invece ha dichiarato con estrema chiarezza che «nel Partito Democratico c’è Gomorra», i giornali -tranne il Fatto Quotidiano– tacciono con impressionante silenzio. Nel Partito Democratico Gomorra vuol dire anche sostegno senza condizioni e finanziamento indiscriminato a ‘Grandi Opere’ criminogene come il TAV e l’EXPO. Nel Partito Democratico Gomorra vuol dire anche alleanza politica e strategica con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, ex tuttofare di Berlusconi. Nel Partito Democratico Gomorra vuol dire anche aver inserito nelle sue liste elettorali camorristi, vecchi democristiani, migliaia di inquisiti, italoforzuti (come il candidato sindaco del mio paese, Bronte, diventato ora candidato del PD).
Liste costruite per vincere. E per fare che cosa dopo aver vinto? Per devastare il territorio, la scuola, l’università, la sanità, il lavoro, il futuro. Una vittoria che è il trionfo della mafia nel suo più vero significato metafisico: la morte
Allora ripetiamolo: il Partito Democratico è un partito colluso con la mafia, di sicuro in Campania e in Sicilia, molto probabilmente anche altrove. Chi lo vota e chi lo sostiene della mafia si fa complice.

17 commenti

  • agbiuso

    Marzo 17, 2016

    Renzi e Verdini sono gli attuali padroni del Partito che fu di Berlinguer.
    Una fine miserabile.

  • agbiuso

    Gennaio 21, 2016

    Il gruppo di Verdini entra nella maggioranza di governo. Massoneria e criminalità sempre più presenti nell’esecutivo del Partito Democratico. Che schifo.

  • agbiuso

    Ottobre 15, 2015

    Da un’idea di Pasolini
    di Saverio Lodato

    Se fossimo provocatori di professione, diremmo che in queste ore nelle segrete stanze del governo si sta studiando una legge per rendere legittimo il commissariamento del Comune di Roma per almeno un’altra ventina d’anni. Il terrore di un’eventuale valanga 5 stelle ha infatti sempre tirato brutti scherzi per la salute della democrazia. E questo ormai lo hanno capito tutti gli italiani.
    Se fossimo provocatori di professione, diremmo che di votare i romani se lo scordano, come se lo sono scordati gli italiani che sono stati costretti a bere quella triplice cicuta che – a oggi – risponde ai nomi di Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi.
    Il geniale barman che inventò la geniale ricetta rinforzata, si chiama, lo ricordiamo en passant, Giorgio Napolitano. E, guarda caso, il simbolo dei barman è rappresentato dalle tre scimmiette che stanno a significare: “non vedere il male; non sentire il male; non parlare del male”… Ogni riferimento al barman in questione è puramente casuale.
    Se fossimo provocatori di professione, diremmo che il Comune di Roma fu beatificato per Cosa Nostra e mandato nel fuoco dell’Inferno per una manciata di scontrini.
    Cascano le braccia, vengono meno le forze persino dell’indignazione, si è colti insomma dal deliquio, ad assistere all’infinito sequel del Gran Circo Italia. Ed è impresa ardua, non essendo provocatori di professione, acciuffare un qualsivoglia bandolo che consenta di capire verso quali lidi sta navigando l’Italia.
    Qual è il bandolo?
    Ignazio Marino, sindaco di Roma, che in un soprassalto di dabbenaggine, mentre trattori e parrocchiani e diplomatici asiatici lo smentiscono sulle sue cene, pensa di cavarsela dicendo che regalerà ai cittadini i soldi pubblici che gli erano scappati di mano?
    Qual è il bandolo?
    Il primo sindaco della storia di Roma che viene smentito dal primo Papa della storia di Roma che non lo ha mai invitato nel suo viaggio in America Latina?
    Qual è il bandolo?
    […]

    ============

    Consiglio vivamente la lettura integrale di un articolo tanto drammatico quanto lucido, nel quale Lodato afferma -giustamente- che “la città di Roma è in mano alla mafia”.

  • agbiuso

    Maggio 31, 2015

    Da Pd, siamo ai titoli di coda
    di Vincenzo Vita, il manifesto, 31.5.2015

    Un lento, ine­so­ra­bile logo­ra­mento, fino al cedi­mento. Mat­teo Renzi ha avuto gioco facile a sca­lare un corpo pro­fon­da­mente inde­bo­lito, tenendo ini­zial­mente coperte le inten­zioni reali. Anzi. L’urgenza di rin­no­vare è diven­tata un brand pub­bli­ci­ta­rio, con lo slo­gan della rot­ta­ma­zione; la neces­sità del cam­bia­mento ha imboc­cato la strada delle «riforme». In verità, da lì a poco, il così nobile ter­mine si sarebbe capo­volto seman­ti­ca­mente nel suo con­tra­rio: in una con­creta pra­tica con­tro­ri­for­ma­trice.
    […]
    Insomma, nel ren­zi­smo alberga un richiamo della fore­sta, all’incirca lo stesso — muta­tis mutan­dis — del primo ber­lu­sco­ni­smo. Senza le punte e le pato­lo­gie dell’ex Cava­liere.
    […]
    Così, è urgente com­pren­dere il ter­ri­to­rio arato dal Mov5Stelle, che l’«aristocratica» vec­chia gau­che ha guar­dato senza coglierne la natura, essendo pre­valsi schemi inter­pre­ta­tivi logori. Insomma, si tratta di avviare un cam­mino, for­ti­fi­cato dalla defi­ni­zione in fieri di un «pro­gramma fon­da­men­tale», vale a dire una visione e una stra­te­gia. Non dall’alto verso il basso, bensì in maniera aperta e coin­vol­gente.
    […]
    Segni di avvi­ci­na­mento si col­gono nel tes­suto delle anime della Sini­stra che sono rima­ste al di fuori del peri­me­tro del Pd. Per dire, poi, di mondi asso­cia­tivi e di movi­menti che hanno tenuto il punto su sva­riati argo­menti, non attratti dai cal­coli stru­men­tali del ceto poli­tico. E M5S non va rimosso.

  • agbiuso

    Maggio 30, 2015

    “Affi­dare alla vigi­lia delle ele­zioni l’appalto milio­na­rio di un nuovo ospe­dale in Ligu­ria a uno dei nuovi padroni dell’Unità è un’operazione bene­me­rita. Lodare l’ottimo lavoro per Expo di Diana Bracco, oggi alle cro­na­che per pre­sunte fat­ture false della sua società far­ma­ceu­tica, è per­fet­ta­mente nor­male. Que­sto è il Pd e per que­sto l’attacco for­sen­nato sca­te­nato con­tro la pre­si­dente della Com­mis­sione anti­ma­fia, per aver adem­piuto al suo dovere, non stupisce.

    Anche se par­ti­co­lar­mente vol­gare e arro­gante, l’assalto a Rosy Bindi mette in evi­denza l’impasto di que­sto nuovo par­tito ren­ziano, capace di tenere insieme le peg­giori abi­tu­dini del vec­chio (la dop­pia morale) mesco­late con i pes­simi vizietti del nuovo (la per­dita di memo­ria e di iden­tità). Un par­tito che pensa, tratta e pra­tica la poli­tica come stru­mento di un potere senza media­zioni né con­trap­pesi. Prima il vec­chio gruppo diri­gente, poi i sin­da­cati, i costi­tu­zio­na­li­sti, gli insegnanti… .

    Trat­tare Bindi quasi fosse una gril­lina d’assalto, oltre che il migliore spot alla cam­pa­gna elet­to­rale dei 5Stelle, è nello stesso tempo indice di arro­ganza e sin­tomo di grande debo­lezza. Per aver ottem­pe­rato ai suoi obbli­ghi isti­tu­zio­nali (esa­mi­nare le liste elet­to­rali rispetto ai pro­fili giu­di­ziari rela­tivi al rap­porto tra mafia e poli­tica, secondo un codice di auto­re­go­la­men­ta­zione sot­to­scritto da tutti i par­titi), e per averlo fatto anche con cele­rità (dall’inizio della pre­sen­ta­zione delle liste, un mese fa, come da rego­la­mento), Bindi viene addi­tata dal pre­si­dente del par­tito, Orfini, come il nemico da distrug­gere («siamo tor­nati indie­tro di secoli quando i pro­cessi si face­vano in piazza aiz­zando le folle»).

    Come se fosse della pre­si­dente della Com­mis­sione la respon­sa­bi­lità di aver messo in lista per­sone che hanno pro­blemi con il casel­la­rio giu­di­zia­rio. Qui il garan­ti­smo non c’entra, la Com­mis­sione anti­ma­fia a 48 ore dal voto (dun­que quando la cam­pa­gna è pres­so­ché con­clusa, quando i cit­ta­dini hanno visto all’opera i can­di­dati) tra­smette al cit­ta­dino infor­ma­zioni pub­bli­che ma cono­sciute solo da una ristretta cer­chia di addetti ai lavori. Tra l’altro si tratta di dicias­sette nomi su quat­tro­mila can­di­da­ture esa­mi­nate. Ma il tappo è sal­tato per la pre­senza dell’asso piglia­tutto della Cam­pa­nia, De Luca, e per i timori di qual­che brutta sor­presa nell’urna. Solo Ber­sani e Fas­sina hanno soli­da­riz­zato con Bindi rimet­tendo al cen­tro la que­stione politica.

    Sarebbe da rive­dere cosa scri­ve­vano que­sti pate­tici per­so­naggi quando Ber­lu­sconi stril­lava sulla «per­se­cu­zione», sulla «giu­sti­zia a oro­lo­ge­ria». Ora sosten­gono le stesse cose che diceva la destra quando la magi­stra­tura faceva il pro­prio lavoro. Tra l’altro invo­care la legge per legit­ti­mare alcune discu­ti­bili can­di­da­ture è una pezza peg­giore del buco per­ché dice di una poli­tica che se fosse sicura e fiera delle liste le riven­di­che­rebbe, allon­ta­nando la sgra­de­vole sen­sa­zione di rac­cat­tare da ogni sponda e clientela.

    Tanta viru­lenza in realtà sco­pre la lunga coda di paglia di chi mal sop­porta che le isti­tu­zioni fac­ciano il loro lavoro anche con­tro il potente di turno. A Bindi non si per­dona la grave colpa di non essersi alli­neata al nuovo gruppo diri­gente. Ma è innan­zi­tutto con se stessi e spe­cial­mente con Renzi che dovreb­bero pren­der­sela. Il caso De Luca lo ha creato chi lo ha can­di­dato. È stato pro­prio il presidente-segretario, che ora accusa Bindi di usare l’Antimafia per fini di bat­ta­glia interna, a sbi­lan­ciarsi fino a «scom­met­tere che nes­suno degli impre­sen­ta­bili sarà eletto, per­ché sono tutti espres­sione di pic­cole liste civi­che». Quando si dice che il dia­volo fa le pen­tole ma a volte dimen­tica i coperchi.”

    Norma Rangeri, il manifesto, 30.5.2015

  • agbiuso

    Maggio 30, 2015

    No, cara Adriana, è diverso. Il signore feudale si poneva in una prospettiva insieme selvaggia e sacrale; questi invece sono soltanto dei balordi, dei volgari ladri di passo.

  • Adriana Bolfo

    Maggio 30, 2015

    Infatti danno per scontato di dover esistere sempre, al di fuori di qualunque legge e di qualunque “pietas”, perché per loro gli altri esistono come mezzi e non come fini.

    Qualcosa ricorda le prerogative del signore nel sistema feudale. O no?

  • agbiuso

    Maggio 29, 2015

    Che cosa c’è di più disgustoso dei potenti e dei criminali che fanno le vittime? La loro stessa esistenza, questo è ancora più disgustoso.

  • agbiuso

    Maggio 29, 2015

    Il Partito Democratico risponde alle comunicazioni della Commissione parlamentare Antimafia in un modo identico a come rispondeva e risponde Forza Italia, vale a dire gridando alla barbarie.
    Qual è dunque la differenza tra Forza Italia e il Partito Democratico? Nessuna.

  • agbiuso

    Maggio 26, 2015

    Sul manifesto di oggi Norma Rangeri analizza la vittoria di Podemos e lo squallore italiano: Todos Caballeros

  • Adriana Bolfo

    Maggio 16, 2015

    Non posso in questo momento leggere i commenti per intero, pertanto se qualcosa che scrivo indica che non ho capito fatemelo notare.

    Mi fermo solo al punto secondo cui la base non espelle Renzi perché costituita da cattolici.
    No, dal mio punto di vista: la base non critica la politica del capo perché la moda e l’ordine di scuderia, tipici della sinistra (non solo, ma è questa la parte di cui stiamo parlando) sono di criticare gli avversari o quelli presentati come tali, cioè il B. per vent’anni. Invece tutto quello che fa il “capo” in un partito “di sinistra” va bene per il suo popolo di elettori, cioè per la maggioranza di quella compagine.

    Le voci critiche sono tuttora una minoranza, temo, anche alla base che, temo, continuerà a votare soprattutto per appartenenza, “horror vacui” e simili, bisognosa di qualcuno che proponga, anch’egli, il “fare” – (qualunque cosa, ma farla)

    Dove si è già sentita tale propaganda?

  • Biuso

    Maggio 12, 2015

    A quanto pare il Partito Democratico sta perdendo il consenso dei docenti ma non sembra preoccuparsene. Gli insegnanti saranno sostituiti da camorristi ed evasori fiscali, che in Italia sono molti.

  • agbiuso

    Maggio 11, 2015

    Sì, Diego, ha ragione Platone: il lavoro filosofico, e in generale il lavoro culturale, è sempre e costitutivamente un lavoro politico. Ho sempre inteso così il mio mestiere e le mie attività; sono un politico a tempo pieno.

  • diego

    Maggio 11, 2015

    Alla fine i ceti dominanti emergono, sono secreti come una schiuma velenosa, dal corpo sociale per quello che è.

    Non li votano perchè ingannati, li votano proprio perchè sono espressione del loro modo di vedere il momento politico.

    È il problema fondamentale della democrazia. Quando mai la maggioranza esprime idee sagge, generose, lungimiranti?

    Per questo è fondamentale il lavoro culturale, il duro e continuo tentativo di educare, per evitare l’insorabile scempio.

  • agbiuso

    Maggio 10, 2015

    Cari Dario e Pasquale, la vostra condivisione e il vostro sostegno sono per me molto importanti. Significano infatti che ci sono delle persone per le quali la libertà e la democrazia non sono soltanto delle vuote parole assassinate dalla fiction berlusconian-renzista, per le quali più di qualunque prebenda o conto in banca valgono i propri pensieri e l’esaltante fatica che li ha prodotti.
    Persone senza partito, senza chiesa, senza dogmi, senza fanatismi, senza complicità, per le quali il riferimento non è un segretario di partito, un leader di movimento, un consigliere spirituale, un parroco o il papa ma è l’intero corpo sociale al quale soltanto si risponde, oltre che alla propria coscienza.
    Persone che lasciano la speranza agli illusi di tutte le specie e agiscono ora, subito, adesso, qui. Nel loro lavoro, nelle loro relazioni e senza mai concedere nulla a gentaglia come Craxi, Berlusconi, Renzi e alla legione dei loro complici, senza concedere a tali carogne nessuna attenuante. Anche questo significa impegno politico, per la polis.

  • Pasquale D'Ascola

    Maggio 10, 2015

    Caro Alberto, sono tanti, sono prepotenti. L’operazione che non riuscì del tutto a Craxi con il psi, ora è andata a buon fine. Il psi aveva una base debole allora, negli ottanta, pochi iscritti, sezioni ridicole. Craxi era solo con i suoi ad occupare e devastare. Un partito sfaldato da lui stesso e ridotto alla sua famiglia, sicilian style dopotutto, ai suoi amici, ai suoi scodinzolanti, poco per durare molto come cupola privata. E le alleanze valsero come rianimazione in coma depassé. Poi anossia. Renzi, è un terra bruciata, stupido e inedito invece, adatto a un partito di gente che non demorde, stupida e ovvia. Una fonte di ossigeno indeperibile. Per uno che se ne va, e ne ha messo di tempo, ci sono ventimila nostalgici con l’azotemia alta, i trigliceridi critici, il senso critico negativo, ma fedeli al loro fantasma. Il pd è un partito di collulillusi. Non c’è possibilità di TSO. E pensare che dovrebbe essere la base ad espellere Renzi dal partito e togliergli ipso jure la fiducia in parlamento… Invece da bravi cattolici tacciono e acconsentono. Finirà, se va bene, quando io sarò decrepito o demente, o, come devo prevedere, suicidato, e il paese vinto. 5s è stato l’alcool sulla legna accesa, un gran fiamma che non ha bruciato nulla. E che non riesce soprattutto a riaccendersi per autocombustione. Legna bagnata.
    Non vale la pena di dire, vedremo, è già tutto visto. SI tratta di dire con Eduardo, Ha da passà ‘a nuttata. Sarà lunga. Good night and good luck. Un abbraccio. P.

  • Dario Generali

    Maggio 10, 2015

    Caro Alberto,

    hai perfettamente ragione.
    Vincere per far cosa dopo aver vinto? Cambiare tutto perché niente cambi, perché i poteri forti che hanno sempre dominato il paese continuino a farlo sotto un’altra bandiera, che riproponga gli stessi modelli mafiosi di potere prima democristiani, poi berlusconiani e ora renziani.
    In fondo la nostra democrazia, costata il bagno di sangue fisico e morale della guerra di liberazione partigiana e la vita di tanti onesti ed eroici funzionari dello stato impegnati contro mafia e poteri distorti, è scivolata verso una pura immagine vuota di contenuti, ora offesa anche nella sua integrità formale da una legge elettorale di stampo fascista (cfr. Legge Acerbo).
    Il fatto più grave è però che in questa deriva la maggiore responsabilità è degli italiani, che continuano a dare il loro voto a soggetti autoritari e collusi, spesso con la piena consapevolezza di quanto stanno facendo, nella convinzione di poter vivere meglio in uno stato di diffusa illegalità piuttosto che in una società dominata dallo stato di diritto e dal rispetto delle norme.
    Un caro saluto.
    Dario

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