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Primo maggio Noexpo. Una cronaca.

noexpo_1.5.2015Alle 14,00 in piazza XXIV maggio, accanto alla nuova Darsena di Milano, si raccolgono migliaia di persone. Un corteo colorato, vivace, duro contro le politiche del governo italiano e della finanza internazionale, deciso ad attraversare la città per far capire ai milanesi che l’Expo è una luccicante vetrina del malaffare, dello sfruttamento, del nulla spettacolare. Ma l’obiettivo non doveva essere raggiunto, non poteva essere raggiunto. E infatti all’incrocio tra via Carducci e corso Magenta l’aria diventa acre di lacrimogeni e vediamo colonne di fumo alzarsi da auto incendiate e da uffici bruciati. Alcuni momenti di panico ci inducono a retrocedere. Poi riprendiamo. Lungo le strade vetrine spaccate, non soltanto di banche e di negozi ma anche delle fermate dei bus, quelle utilizzate dalla gente che non ha l’automobile privata o che -come me- preferisce servirsi dei mezzi pubblici.
Intorno al corteo migliaia di poliziotti e altre forze, un vero e proprio esercito. Che però lascia fare. A chi lascia fare? Ai teppisti, certamente, a coloro per i quali che si tratti di noexpo o di una partita di calcio non fa differenza, ciò che conta è l’adrenalina della mazza. Ma non solo teppisti, anche infiltrati che hanno il preciso compito di impedire a cinquantamila persone di manifestare contro l’Expo e ciò che esso significa.
Dal G8 di Genova il messaggio diventa sempre più chiaro: scendere in piazza è possibile soltanto se le manifestazioni sono organizzate da partiti e sindacati che siano espressione del governo e del potere. Se a manifestare sono movimenti e realtà alternative al modello ultraliberista dominante deve essere chiaro che si rischia, e si rischia grosso. Meglio rimanere a casa, davanti al televisore, ad ascoltare le parole di Renzi o del fantoccio pro tempore, a sorbirsi la profonda ipocrisia e l’immensa stupidità di chi comanda.
Ma la responsabilità più grave non è quella del governo che tollera e che organizza la violenza, mostrando così di essere inefficiente e complice. La responsabilità più grave non è dei gruppi di teppisti che insieme ad automobili e negozi distruggono la protesta popolare. La responsabilità maggiore dello scempio che è l’Expo e dello scempio che è la sterile guerriglia urbana è dei milioni di italiani che continuano a non capire e a voler non capire, che continuano a credere a qualunque verità venga ammannita dalla neolingua delle varie Pravda in mano al governo e alle banche, che continuano a recarsi alle urne per votare a favore del Partito Democratico, di Forza Italia, dei loro satelliti.
La responsabilità più grave è del cittadino che si fa gli affari suoi; che non si interessa di politica se non lo stretto indispensabile per eleggere corrotti, ladri, traditori, criminali; che crede a tutto ciò che televisione e grande stampa gli propinano. E che stasera se la prenderà con i manifestanti noexpo e dunque anche con me. Come vedi, cittadino, la responsabilità è invece tua.

35 commenti

  • agbiuso

    Maggio 31, 2015

    Capire l’Expo, il suo senso, il suo modello, il futuro nel presente

    Due pesi (due coke) e due misure
    di Alberto (Abo) Di Monte

  • Biuso

    Maggio 31, 2015

    Conferma della natura padronale/fascista del governo Renzi-Alfano.

    All’Expo la polizia spia i lavoratori
    di Roberto Ciccarelli, il manifesto, 31.5.2015

    «All’Expo Milano viene pra­ti­cato uno spio­nag­gio poli­tico ai danni dei lavo­ra­tori come alla Fiat negli anni Set­tanta». Per Anto­nio Lareno, dele­gato Cgil per l’Expo, non ci sono dubbi: «Cin­quan­ta­mila cit­ta­dini che hanno pre­sen­tato una can­di­da­tura per lavo­rare all’Expo sono stati fil­trati dalle forze di poli­zia a loro insa­puta nell’ultimo anno». Alcune cen­ti­naia di lavo­ra­tori, assunti fino ad aprile, sono stati licen­ziati prima dell’inizio del «grande evento» per motivi, non ancora chia­riti, di sicurezza.

    Il loro numero non è ancora pre­ci­sato. Sem­bra comun­que supe­riore alle tre­cento per­sone. Lo atte­stano le testi­mo­nianze rac­colte anche dalla Cgil. I licen­zia­menti sono avve­nuti per tre ragioni: «Per causa di forza mag­giore non dipen­denti dalla volontà» di Expo; «per prov­ve­di­menti delle auto­rità com­pe­tenti» o delle «auto­rità com­pe­tenti di pub­blica sicu­rezza». Tra le per­sone col­pite da que­sto bando ci sono coloro che hanno par­te­ci­pato a mani­fe­sta­zioni con­tro la riforma Gel­mini nel 2008, hanno occu­pato una casa o lavo­rato con rifu­giati politici.A Expo è stato creato uno stato di ecce­zione dove qual­cuno – la Que­stura di Milano, il mini­stero dell’Interno? — decide in maniera insin­da­ca­bile chi può lavo­rare e chi no. I cri­teri di que­sta ope­ra­zione di poli­zia non sono noti, tanto meno ai diretti inte­res­sati. Ad oggi non si cono­sce né l’archivio dal quale sono state attinte le infor­ma­zioni, né chi ha legit­ti­mato la loro dif­fu­sione a sog­getti terzi come le aziende o l’Expo.

    «Il pro­blema riguarda la nostra demo­cra­zia – con­ferma Lareno – Que­sto è un caso limi­tato, ma esi­ste uno spio­nag­gio ille­cito e una vio­la­zione della pri­vacy dei cit­ta­dini. Que­ste pra­ti­che potranno essere usate domani per altri eventi, e in ogni luogo di lavoro. Basta dichia­rarli “zone a inte­resse stra­te­gico” dove l’accesso viene rego­lato in base all’autorizzazione di un organo di poli­zia o ammi­ni­stra­tivo. Stiamo assi­stendo a una cosa mostruosa».

    Venerdì scorso a Milano i rap­pre­sen­tanti sin­da­cali hanno incon­trato alcuni diri­genti di prima fila dell’esposizione nell’ambito delle atti­vità dell’osservatorio Expo, una strut­tura bila­te­rale di con­ci­lia­zione interna. «Hanno fatto la parte di chi se c’era, dor­miva – rac­conta Lareno — È stato con­fer­mato che le per­sone che lavo­rano con un con­tratto a ter­mine, i volon­tari Expo e i gior­na­li­sti sono stati “fil­trati”. È una palese vio­la­zione dell’articolo 8 dello Sta­tuto dei lavo­ra­tori che vieta inda­gini sulle opi­nioni dei lavo­ra­tori e dell’articolo 15 che vieta le discri­mi­na­zioni sul posto di lavoro». Cgil, Cisl e Uil invie­ranno dif­fide alle aziende e a Expo dove chie­de­ranno la rein­te­gra dei lavo­ra­tori. Poi ci sarà il risvolto penale e un espo­sto al garante della privacy.

    Lo scan­dalo, sol­le­vato da Radio popo­lare e da Roberto Mag­gioni su Il Mani­fe­sto del 27 mag­gio scorso, è poli­tico. Ieri lo ha dovuto rico­no­scere l’Ad Expo Giu­seppe Sala: «È neces­sa­rio con­fron­tarsi con la que­stura e i sin­da­cati — ha detto — è un tema da capire e su cui a noi arri­vano alcune infor­ma­zioni che cer­chiamo di gestire con buon­senso. Dob­biamo impe­gnarci la set­ti­mana pros­sima per capire meglio». Prima di valu­tare un passo indie­tro, «dob­biamo capire le moti­va­zioni». L’incontro è stato fis­sato in que­stura a Milano gio­vedì 4 giu­gno. «Quella di Sala è una prima ammis­sione di con­sa­pe­vo­lezza – risponde Lanero — Rac­co­gliamo con favore il fatto che cominci a porsi il pro­blema di rive­dere le pro­ce­dure in atto anche per­ché c’è gente che è stata cac­ciata dall’Expo, pur avendo la neces­sità e il diritto di lavorare».

    L’esistenza di uno stato di ecce­zione all’Expo era stata con­fer­mata dal vice­mi­ni­stro degli Interni Filippo Bub­bico (Pd) in una dichia­ra­zione a Radio Popo­lare: «Expo è un sito sen­si­bile, di rile­vanza stra­te­gica — ha detto — ci sono delle atti­vità di pre­ven­zione i cui cri­teri non pos­sono essere resi noti per­ché per­de­reb­bero di effi­ca­cia». Il governo, invece, dovrà ren­derli noti. Que­ste pra­ti­che vio­lano i prin­cipi costi­tu­zio­nali e dello sta­tuto dei lavo­ra­tori e creano una situa­zione para­dos­sale rispetto alla pro­ce­dura anti­ma­fia coor­di­nata dal Gicex, il gruppo inter­forze coor­di­na­mento Expo. «Un’azienda che con­corre per un appalto Expo cono­sce le pro­ce­dure a cui viene sot­to­po­sta — sostiene Lareno — Que­sto non avviene nel caso dei lavo­ra­tori sot­to­po­sti a un giu­di­zio di cui igno­rano i cri­teri. A Expo la libertà delle per­sone è con­si­de­rata più peri­co­losa dell’attività mafiosa. Per que­sto viene tenuta segreta».

    «L’effetto pra­tico di que­sta pro­ce­dura di poli­zia di mas­sima segre­tezza è infe­riore a quello del Daspo — con­clude — Se te lo danno non puoi entrare negli stadi. All’Expo no, puoi com­prare un biglietto, o un pass sta­gio­nale, e entrare. Siamo oltre la tra­ge­dia e il ridicolo».

  • agbiuso

    Maggio 29, 2015

    “Pm Milano, da Bracco appropriazione indebita da 3,6 mln –
    A Diana Bracco, presidente di Expo 2015 spa e accusata di un’evasione fiscale da oltre 1 milione di euro in qualità di presidente del gruppo Bracco, viene contestata dalla Procura di Milano anche un’appropriazione indebita da circa 3,6 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe usato i soldi delle sue società per fini privati e soprattutto in relazione a lavori di ristrutturazione di alcune sue case, 4 o 5 immobili in totale”
    Fonte: ANSA, 29.5.2015

    Molti lavoratori incensurati vengono invece licenziati da Expo a causa delle loro idee politiche. Merito del Partito Democratico fascista e corrotto.

  • Biuso

    Maggio 29, 2015

    Persino i giornali “amici” ammettono che l’Expo milanese “non decolla”.

    Expo, niente boom in città: in calo ristoranti e taxi, mostre sotto le attese
    la Repubblica, 29.5.2015

  • agbiuso

    Maggio 27, 2015

    La polizia prende decisioni segrete su chi è degno di lavorare e chi no; l’ossessione securitaria come pretesto di discriminazione politica; la criminalizzazione preventiva dei cittadini.
    Ecco le procedure fasciste del governo del Partito Democratico-Nuovo Centrodestra.
    Gravissimo.

    Expo, licenziamenti preventivi. Viminale nella bufera
    il manifesto, 27.5.2015,

  • agbiuso

    Maggio 24, 2015

    A Roma un’altra devastazione dei teppisti targati Partito Democratico, in combutta con gli speculatori edilizi amici di Veltroni.
    Ed è questo il presumibile futuro anche dell’Expo milanese, voluto dai democratico-teppisti insieme ai devastatori italoforzuti e leghisti.

    Nuova Fiera di Roma: costata 355 milioni, crolla per i debiti e i danni strutturali
    il Fatto Quotidiano, 24.5.2015

  • Biuso

    Maggio 14, 2015

    Una spesa folle, a carico e a danno di ciascun cittadino italiano.

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    “Il 70% della zona non è ancora ultimato, i costi potrebbero lievitare per lo Stato fino a 14 miliardi e non esistono numeri ufficiali sugli ingressi di questi primissimi giorni”.

    Expo: cifre vere e inventate pochi giorni dopo l’apertura

  • agbiuso

    Maggio 13, 2015

    Situazione catastrofica anche nel padiglione belga dell’Expo.
    Fonte: Expo universelle : le chaos au pavillon belge rejeté sur les organisateurs italiens

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    D’après elle, la faute incombe aux organisateurs italiens, dont “la logistique est très mal organisée”. Et ce manquement ne daterait pas de ces derniers jours. “Cela fait des mois (…) Ca amène du stress pour tout le monde”, affirme Mme Higny.
    […]
    La direction est également critiquée pour son attitude “tyrannique”. Selon la commissaire adjointe, les personnes qui tiennent ces propos sont “mal informées” et donnent des “informations erronées”.
    ===========

    Non c’è da sorprendersi.

  • agbiuso

    Maggio 12, 2015

    Non un esponente dei centri sociali, non un militante del Movimento 5 stelle, non un filosofo ma un economista bocconiano offre una lucida analisi che boccia implacabilmente l’Expo milanese, sino a paragonarlo alla catastrofe della guerra di Libia del 1911, permeata di irrazionalità:
    Expo: il sonno della ragione genera mostri

  • agbiuso

    Maggio 11, 2015

    Quel disastro chiamato Expo: inagibile il 60% dell’esposizione mondiale

    di Guglielmo Longoni, il Guastatore, 11 maggio 2015 – @ilGuastatoreit – email: redazione@ilguastatore.it

    Padiglioni che perdono pezzi, scolaresche che disdicono le visite per problemi di sicurezza, sporcizia ovunque: questa è la realtà nella zona di Rho Fiera. Perchè il problema non sono i gufi, ma i cialtroni.

    Quel disastro chiamato Expo: inagibile il 60% dell’esposizione mondiale.
    I più incazzati sono quelli del padiglione della Sicilia, ancora incompleto nonostante le rassicurazioni ricevute da più parti. Minacciano di non pagare i tre milioni di euro già stanziati dalla Regione e addirittura di andarsene se entro una settimana non verranno completati i lavori.
    Ma si tratta soltanto di un piccolo disastro in quell’oceano di pressappochismo ed impreparazione che è ancora Expo 2015. Nonostante i dieci miliardi spesi complessivamente e finiti nelle tasche dei soliti noti, l’esposizione milanese si sta rivelando un vero e proprio disastro. Prima di tutto per gli albergatori, che devono fare i conti con il 60% delle stanze vuote. Certo i prezzi aumentati, in certi casi raddoppiati, non aiutano, ma il problema principale è l’assenza di turisti.

    Perchè le fanfare dei media asserviti possono strombazzare fin quanto vogliono, ma non riusciranno comunque a coprire la situazione, bene visibile a qualsiasi visitatore del complesso espositivo di Rho: il 60% circa del sito espositivo non è ancora pronto. Lo sanno bene, per esempio, i disabili che si sono avventurati nella zona e che per giorni sono stati trasportati a braccio, non essendo in funzione ascensori e scale mobili. Per non parlare delle rampe troppo ripide e della mancanza di segnaletica. Mentre molti genitori non hanno dato l’autorizzzazione ai propri figli per andare in gita scolastica a visitare l’area a causa della mancanza di sicurezza all’interno del sito. E questo ha comportato l’annullamento di molte di queste visite programmate da tempo.

    Anche se il problema più evidente, per chi si agira tra i padiglioni, sembra essere rappresentato da un livello di sporcizia intollerabile, per il risolvere il quale basterebbe munirsi di scope ed acqua. Anche perchè di acqua, all’Expo, se ne trova molta lungo il percorso, visto che alcuni padiglioni, come quello Bio Mediterraneo, sono inagibili a causa delle infiltrazioni.

    In compenso però c’è il sito,il fondamentale http://www.verybello.it, che è stato tradotto solo in inglese: non male per un’esposizione universale.

  • agbiuso

    Maggio 9, 2015

    Israele e lo sfruttamento del lavoro minorile palestinese in vetrina a Expo 2015
    di Stephanie Westbrook

    Nelle colonie israeliane si schiavizza il lavoro minorile palestinese. Invece di stigmatizzare Israele per le sue politiche di sfruttamento della terra, dell’acqua, di donne, uomini e bambini palestinesi, l’Italia invece offrirà una vetrina alle aziende israeliane a Expo2015.

    Una doppia illegalità. Nelle colonie israeliane costruite in Cisgiordania, occupata in violazione del diritto internazionale, si sfrutta anche il lavoro minorile palestinese. È quanto è emerso dal nuovo rapporto di Human Rights Watch, la nota organizzazione internazionale impegnata per i diritti umani.

    Il quindicenne Saleh, che ha lasciato la scuola alla seconda media, porta un serbatoio di 15 litri di pesticidi sulle spalle. Spruzza le piante per mezz’ora alla volta, poi riempie di nuovo il serbatoio. Ripete questo ciclo 15 volte durante la sua giornata lavorativa.

    La maggior parte dei bambini intervistati afferma di lavorare con i pesticidi. Non sanno molto delle sostanze chimiche che trattano, ma degli effetti sì. Soffrono di “giramenti di testa, nausea, irritazioni agli occhi ed eruzioni cutanee”. I ragazzi che lavorano nei vigneti dove si usa il pesticida Alzodef, vietato in Europa dal 2008, si riconoscono dalle desquamazioni dell’epidermide. I bambini palestinesi lavorano 6-7 giorni alla settimana, per 8 ore al giorno, anche nelle serre a temperature che si avvicinano ai 50 gradi. Portano carichi pesanti e usano macchine pericolose. Secondo uno studio del 2014 sugli infortuni tra i minori palestinesi che lavorano, il 79% aveva subito un infortunio sul lavoro nei precedenti 12 mesi. E tutto questo per una paga di meno della metà di quella minima garantita dalla legge israeliana e senza assicurazione sanitaria e altri benefit, assicurando così maggiori guadagni alle aziende agricole delle colonie.
    […]
    Invece di stigmatizzare Israele per le sue politiche di sfruttamento della terra, dell’acqua, di donne, uomini e bambini palestinesi, l’Italia invece offrirà una vetrina a Israele a Expo2015. Al padiglione di Israele, che si trova in una posizione strategica, accanto a quello italiano e all’incrocio delle due principali assi del sito, si propaganderanno le menzogne delle meraviglie dell’agricoltura israeliana che ha fatto “fiorire il deserto”, in linea con l’ipocrisia del mega evento che pretende di parlare di agricoltura sostenibile mentre porta le sponsorship di McDonald’s e Coca-cola. Le verità scomode non verranno raccontate dentro i padiglioni, ma fuori sì.

  • filippo scuderi

    Maggio 8, 2015

    Gira ultimamente intorno al cibo,l’era del consumismo, gira tutto intorno al cibo, programmi televisivi di cucina, riviste di cucina, ricette giornaliere come se fossero notiziari del meteo, gare tra cuochi, o aspiranti cuochi o chef, tutto gira intorno al cibo. Le multinazionali, che forniscono alle grande catene di supermercati, che incassano subito del denaro contante, o con carte di credito o pago-bancomat, e questi a sua volta pagano minimo dopo sei mesi, esclusa qualche azienda che invece pretende il pagamento alla consegna, ( nota bevanda, che ragiona come se vendesse petrolio). Tutto intorno al cibo, creano fonti di denaro da gestire, prima di pagare chi di dovere, lasciano nelle casse somme di denaro che serviranno per altri raggiri, UNA GRANDE LAVATRICE. Tutto intorno al cibo, non interessa la fame nel mondo, non interessa il cibo che si spreca, non interessa se non arrivi a fine mese, l’importante che riempi il carrello e fanno cassa . Andiamo a fare la spesa nel piccolo negozio di alimentari sotto casa, e fermiamo questa GRANDE LAVATRICE INTERNAZIONALE.

  • agbiuso

    Maggio 7, 2015

    10 minuti del tuo tempo per comprendere che cos’è l’Expo 2015.
    Un video chiarissimo: EXPOniamo l’ipocrisia.

  • agbiuso

    Maggio 6, 2015

    Su girodivite.it Adriano Todaro ha scritto un articolo che condivido per intero e che sottoscrivo. Quanto racconta è stato visto e vissuto anche da me: MayDay Parade. Cronaca di una festa rovinata

  • agbiuso

    Maggio 5, 2015

    Carmela Rozza, assessora ai Lavori Pubblici della giunta Pisapia e degna esponente del Partito Democratico (sta infatti dalla parte dei leghisti, di Craxi e della chiesa papista) si sarebbe lamentata «che non si siano massacrati di botte i manifestanti».
    Tra i manifestanti c’ero io, signora, e con tutto il cuore e la ragione le dico che persone come lei costituiscono un’autentica devastazione politica e culturale.

  • agbiuso

    Maggio 5, 2015

    Tre analisi diverse e tutte interessanti.

    Salvatore Palidda, Alfabeta2
    Sui disordini di Milano

    Dinamo Press
    Lo spazio dei movimenti e la guerra simulata

    Luca Fazio, il manifesto
    La gauche Mastrolindo ripulisce Milano

  • agbiuso

    Maggio 5, 2015

    Il simbolismo dei black bloc. Ovvero, il tramonto della lotta di classe nella società dello spettacolo.

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    La prova di forza che mima la rivolta che non c’è
    Milano. Uno scontro giocato sul simbolico. E che non apre nessun spazio politico
    di Marco Bascetta e Sandro Mezzadra, il manifesto, 5.5.2015

  • agbiuso

    Maggio 4, 2015

    Caro Diego, condivido. Soltanto una piccola modifica: “Non amo l’Expo perché rispetto il duro lavoro di molti”.
    Dei contadini, in primo luogo. E poi dei tanti giovani che saranno indotti/costretti/illusi a lavorare gratuitamente o per 400 o 500 € al mese, mentre il commissario dell’Expo percepisce più di 400.000 € all’anno.
    Sul numero di maggio di A Rivista anarchica (tra qualche giorno anche in Rete) c’è un dossier sul tema della (mancata) retribuzione del lavoro nell’Expo.
    Sul numero di aprile si possono leggere molti importanti documenti.
    Expo è un modello di come si vuole gestire il lavoro dei giovani: puro, semplice sfruttamento. Devastazione del loro futuro.

  • diego

    Maggio 4, 2015

    La vita normale è il vero grande evento, il lavoro sobrio e intessuto di saperi ed eticità locali è quello che costruisce la bellezza, la bontà dei sapori, la forza lenta e rispettosa della tradizione. Un grande evento calato dall’alto sancisce la definitiva povertà culturale dei popoli, la dipendenza da un potere pervasivo. Non amo l’Expo, anche se rispetto il duro lavoro di molti. Un popolo, una terra, devono vivere in simbiotico rispetto, del senso istintivamente rispettoso di chi, con fatica, trae i frutti, il cibo, imbriglia le acque senza eccessi. Il duro lavoro che plasma il paesaggio in secoli, non in cento giorni di cartongesso. Non mi convince il grande evento, non è nelle mie corde di convinto tradizionalista.

  • agbiuso

    Maggio 4, 2015

    L’assessore lombardo “al Lavoro e all’Istruzione” invita i presidi e le scuole a portare gli alunni all’Expo da McDonald’s. Devastazioni ai fegati e ai corpi dei bambini e dei ragazzi: http://www.ilguastatore.it/expo-2015-perche-la-lombardia-invita-i-bambini-da-mcdonalds/

  • agbiuso

    Maggio 3, 2015

    “Scusate, ma che altro han mai fatto i servizi segreti italiani dagli anni 60 a oggi se non infiltrare i gruppi antigovernativi di destra e di sinistra?”

    Da grande voglio fare il black bloc, di Marco Travaglio

  • agbiuso

    Maggio 3, 2015

    Televideo, 03/05/2015 08:58

    8.58 […] In attesa del ddl Sicurezza urbana, aggiunge, il governo pensa a divieti preventivi: “con alto indice di pericolosità sarà proibito sfilare in centro”.
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    Ecco uno degli obiettivi dei teppisti: rendere impossibile la manifestazione del dissenso.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Oltre il fumo c’è l’arrosto
    Immagini e video della festa Noexpo.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Segnalo un interessante accostamento (formulato da Tomaso Montanari) tra l’insostenibile retorica dell’Expo e La rettorica delle puttane di Ferrante Pallavicino.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Ecco i nascondigli dei pericolosi Noexpo dentro il Parco di Trenno.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Hai ragione, Diego. Si tratta di gruppi e comportamenti profondamente reazionari.
    Per capirlo con chiarezza bisogna chiedersi sempre Cui prodest?, interrogativo fondamentale in ambito politico.
    Spero che sia chiaro a molti -e che lo diventi sempre più- a chi e a che cosa sia servito spaccare vetrine e incendiare auto private.

  • diegod56

    Maggio 2, 2015

    la pagina di Gaia De Luca è molto utile e interessante; solo non sono d’accordo sull’espressione «la frangia più estremista» che sottende trattarsi di un ramo dello stesso albero, e invece non è così, i black block sono un fenomeno deteriore di una certa gioventù viziata e profondamente reazionaria, figli di papà che vogliono provare il brivido della violenza

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Cattive nuove, intanto, dal padiglione Sicilia dell’Expo.
    Una delle tante notizie oscurate dai black bloc, ai quali Renzi e il suo partito dovrebbero offrire una birra, come minimo.

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    Sicilia, debutto disastroso all’Expo: “Se non migliora andiamo via”
    lasiciliaweb, 2.5.2015

    MILANO – Esordio bagnato, esordio sfortunato. Debutto a dir poco disastroso ieri a Milano per piazzetta Sicilia, lo spazio dell’Isola all’interno di Expo: non solo la pioggia e pochissimi visitatori, ma anche una vistosa sporcizia nel padiglione Mediterraneo gestito dalla Sicilia, con l’acqua passata attraverso la copertura, tanto che lo stesso commissario regionale Dario Cartabellotta e i dirigenti hanno dovuto attrezzarsi di scopa e paletta per ripulire, visto che nessun altro se ne è occupato.

    “La società che gestisce Expo e che avrebbe dovuto consegnarci il padiglione pulito e bonificato ce lo ha invece lasciato in condizioni di assoluta sporcizia – ha detto contrariato Cartabellotta -. Ho chiamato i vertici di Expo per dire loro che i problemi devono essere risolti al più presto. Altrimenti, sia chiaro, noi siamo pronti ad andarcene”.

    Un autentico aut aut. E’ vero, i tempi dell’apertura sono stati rispettati, ma per il momento aleggia una grande precarietà. Non esiste ancora una segnaletica esterna che indichi la presenza siciliana, lo spazio è lontano più di un chilometro dall’ingresso principale della monumentale manifestazione, in una posizione decisamente defilata, e i famosi acroliti di Morgantina che dovrebbero accogliere i visitatori non sono nemmeno in vista.

    Solo 38 dei 102 mq di superficie complessiva sono coperti. E ovviamente con la pioggia il disagio è stato grande. Hanno resistito i chioschetti che producono dolci e pane all’interno della piazzetta, mentre la motoape gialla che doveva scodellare la frittura di pesce si è astenuta.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Ma tutto questo per il potere e la sua informazione non deve esistere, non esiste.

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    Il 1° maggio a Milano sfilava un corteo composto da migliaia di persone.
    Queste fotografie vogliono dare giustizia alla manifestazione pacifica di ieri, dissociandosi completamente dai disordini causati dalla frangia più estremista.

    Foto di Gaia De Luca

  • Pasquale D'Ascola

    Maggio 2, 2015

    @alberto.
    Ti ringrazio della risposta e del twittering. Su un punto, non dico di dissentire ma mi pare sia opportuno riflettere; sia in Spagna che più tardi in Francia le brigate o formazioni anarchiche del maquis dovettero darsi un assetto militare. Pena la sparizione, il soccombere singolarmente o tacere. Tra ieri in guerra dichiarate e oggi in una guerra differente e non dichiarata, il divario è lapalissiano ma, lo stesso, credo che una manifestazione che si lascia ribaltare da una massa, esigua dopotutto, ma di esperti, i video la suonano e la cantano, perde il suo senso. Non induce a pensare nemmeno un attimo, incita al vergogna vergogna. Gli anarchici sono il bau bau eterno del potere destituito di costituzione, ma lasciarsi trattare da bau bau, conviene, è la mia domanda. In parte c’è stata in passato, trapassato, della responsabilità proprio degli anarchici -a 4 anni andai in vacanza dalla broncopolmo, a Sestri Levante, in casa di Mariani, quello delle bombe messe al posto sbagliato nel momento sbagliato al Diana- ora però ci sarebbe a mio modo di vedere, il momento e le circostanze per farsi sentire su canali meno esclusivi della stampa anarchica e più pervasivi. Forse è il momento di considerare l’opportunità di un emittente televisiva contro la televisione. È una sfida, si potrebbe forse. No so come.

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    La cronaca odierna di Luca Fazio sul manifesto è molto parziale e secondo me errata: Milano, i riot che asfaltano il movimento.
    Ma assai interessante è il dibattito sotto l’articolo, in particolare le affermazioni di beppechiappella:
    “Per scelte cromatiche, modo di esprimersi (violenza banale e ignorante) e finalità raggiunte (compattare i conservatori benpensanti su un fronte moderatamente repressivo), i più fascisti in campo parevano i black bloc”.
    e di Vittorio Marletto:
    “Non concordo per niente con questa analisi sgangherata lo sfasciare tutto e il lasciar fare della polizia sono stati utilissimi al potere che ieri si è goduto la turandot crogiolandosi nella certezza di avere tutto il paese dietro… Nessuna immagine della vera manifestazione è stata trasmessa dai tg solo gli assalti nessuna opinione contraria all’expo solo fuoco e fiamme con grande felicità del potere di cui sopra”

  • agbiuso

    Maggio 2, 2015

    Sì, Pasquale, è sempre la stessa strategia. Uno dei risultati più importanti è che oggi -e chissà per quanto tempo ancora- televisioni e giornali non diranno nulla sul padiglione italia non completato, sullo sfruttamento dei ‘volontari’, sul malaffare dominante, sulle corporazioni multinazionali che avvelenano il pianeta e che sono i protagonisti principali dell’Expo 2015. E su tanto altro. Anche il titolo dell’intervista che hai segnalato è scorretto. Il ragazzo dice molte sciocchezze, è evidente, ma di ‘divertimento’ parla soltanto alla fine e senza accentuare la cosa; che invece compare abbagliante nel titolo.

    Per quanto riguarda gli anarchici presenti in manifestazione, ci si diceva di stare attenti, di non isolarci ma di più non si poteva fare rispetto all’organizzazione militare sia dei teppisti sia dei poliziotti. Dichiarazioni anche solo lontanamente a favore degli apparati statali gli anarchici non ne faranno mai, ma credo che il mio resoconto sia abbastanza esplicito su questo. Io sono un libertario e li chiamo con il nome che meritano: teppisti. Accontèntati di questo.

    Per il servizio d’ordine vale quanto ho detto a proposito dell’organizzazione studiata a tavolino e quindi non contrastabile. Aggiungo, ed è importante, che queste manifestazioni sono molto diverse da quelle della vecchia CGIL, del vecchio PCI, del Movimento studentesco. Sono infatti manifestazioni spontanee e molto diversificate all’interno, manifestazioni orizzontali, nelle quali non c’è nessuno che comanda e dice che cosa fare. Ci si mette in moto, e basta. Questo rende naturalmente facilissima la vita agli infiltrati e a coloro che o li finanziano, o li proteggono o li lasciano fare. Credo infatti che non soltanto fossero «tutti giù in pub ieri sera a spillarsi birra e sentirsi eroi della loro beneamata fava» ma qualcuno la birra se la facesse allegro in caserma. In ogni caso, bisognerebbe riflettere sul fatto che questi così potenti ed efficienti black bloc non si vedranno mai a Rho, dentro l’Expo, a demolire in quel luogo ciò che andrebbe demolito. E soprattutto non li vedrai mai attaccare le persone dei potenti. Mai. Nessuno che si ponga domande su questo tipo di assenza.

    «Sono sicuro che la composizione etnica dei tali era in percentuale equamente divisa tra figli di borghesi e figli di puttana». Bellissima e realistica osservazione, Pasquale, che sottoscrivo. Per fortuna dici ancora molto e molto dirai. E, come vedi, io sono tutt’altro che rassegnato. Per quanto mi riguarda, non la darò mai vinta al potere e ai suoi burattini.

  • Pasquale D'Ascola

    Maggio 2, 2015

    Caro Alberto, ineccepibile il resoconto; viste le immagini. Ascoltata la testimonianza il cui link spero di riuscire a inserire in questo commento. Commentare di poco. È dagli anni sessanta, hmm da prima certo, che in questo paese si adotta un’unica politica per il mantenimento di un indomabile status quo ante se ipsum: quella di spaventare una borghesia che prima andava a Lugano e Campione, A GInevra i più più, un tempo, con la Lancia bianca o in TEE ad assaporare l’aria di ordine e un profumo di Jacques Brel; poi si è evoluta e adesso è tutta un frullare per duty free a comprare profumi e smeraldi in posti esotici dove vige la legge del taglione ma è tutto così pulito; Vedesse Dubai, signora mia, direbbe Arbasino. Ora ancora una volta si è visto quanto basti, al momento opportuno, sguinzagliare una canèa di utili idioti per mettere in ben ordinato soqquadro e certi incroci stradali e la scarsezza di incroci nelle menti dei borghesi di cui sopra, gli stessi di sempre e che oggi votano Renzi anche se non l’hanno votato. Renzi è stato assunto in cielo, ci resterà e ieri gli è stato fatto un bellissimo regalo. Anzi se l’è fatto addosso; si noti il silenzio compito dell’amico del delinquente Verdini. Lo stesso modus operandi degli epigoni di un isis nostrale, mostra la corda del burattinaio. Gran fumo ma ditemi voi se il credito italiano si strapperà i capelli per una vetrina rotta. Much ado about nothing. Far confusione per non fare niente. Altrimenti la banca andava spolverata, non una tutte, per far cassa e comprare armi, se vuoi fare sul serio. Usare il termine guerriglia è lanciar un insulto chi nelle guerriglie ci crepa. SI veda in Kurdistan o Palestina. Oh lì nessuno leva il divisino nero e tutti giù in pub ieri sera a spillarsi birra e sentirsi eroi della loro beneamata fava. Sono sicuro che la composizione etnica dei tali era in percentuale equamente divisa tra figli di borghesi e figli di puttana. I terra bruciata per i quali un cento euro val bene una massa di castronerie. Si ascolti l’intervista. Ma non è questo che mi turba, Alberto. La Costa del nostra paese affonda e sto a guardare in attesa di decidere che fare della mia pensione, quando sarà, per andarmene forse, se riuscirò. Sai che di morire mi importa poco. MI importa scrivere. Ma mi turba in primis che si usino simboli e bandiere anarchiste senza che la federazione, se ancora se esiste, si prenda la briga e il diritto, dico di più il dovere nei confronti di se stessa, di dire chi sono i black block e dissociarsene, non in nome di un pacifismo da vetrina, ma di un intelligente senso buono. Due, mi perturba il fatto che una manifestazione così dura come quella di ieri non avesse previsto un agile servizio d’ordine, prevedere l’annunciata bagarre mi sarebbe parso un obbligo direi strategico, servizio d’ordine che si scatenasse contro le teste di rapa e gliele rompesse come la polizia aveva ordine di non fare e meno male, o non sarebbero mancati le vittime e gli eroi. Ciò che mi turba infine è che la furia ha diritto di asilo ancora e sempre. I metodi e l’assenza di pensiero dello squadrismo eccoli qui. È uno squadrismo controllato, in linea con i tempi. Ma utile a chi è andato in piazza ad ascoltare un cieco idiota e stonato e alla scala a festeggiare alberi della vita in technicolor. Con una pessima musica. Tra frequentare l’expo e spaccare una vetrina non vedo differenza. Non so più che dire. Ho 63 anni e siamo sempre a questo. Con affetto P.

    Intervista

  • agbiuso

    Maggio 1, 2015

    Figuriamoci se ci sono veri problemi alla Scala. Una volta espletato il compito di distruggere la manifestazione popolare contro Expo, i cosiddetti Black Bloc sono spariti, volatilizzati.

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    Televideo, 01/05/2015 22:08
    Scala blindata per allarme Black Bloc

    22.08 Attimi di tensione attorno alla Scala di Milano mentre era in corso la rappresentazione di Turandot. Tutta la zona è rimasta blindata per un allarme Black Bloc. Si era infatti diffusa la voce secondo cui un centinaio di persone si stava avvicinando al teatro.
    L’allarme è poi rientrato, in realtà sarebbe stato un falso allarme. In teatro, ad assistere all’opera di Puccini anche il sindaco di Milano Pisapia, il quale ha dichiarato: il Comune si costituirà “parte civile visto che sono state fermate, spero arrestate, delle persone”.

  • Pietro Spalla

    Maggio 1, 2015

    È vero, manca la cultura della partecipazione e delle responsabilità. Ne parliamo in questi giorni a Favignana, nel corso degli incontri organizzati da Augusto Cavadi con Serge Latouche sulla sua proposta delle ” decrescita felice ” e sulla sua critica radicale al mito della crescita indefinita.
    Si è parlato della difficoltà di vivere e di diffondere una cultura non consumistica imperniata su sobrietà e frugalità. C’è da lavorare molto, anche su noi stessi.

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