«Il governo Renzi sarà ricordato per l’istituzione del ‘preside manager’, una figura di padre-padrone dotato del potere di chiamata diretta dei docenti, ma anche di quello di conferire un aumento stipendiale, dopo avere consultato gli organi del suo istituto. Lì dove non è riuscito Berlusconi e Gelmini, con il Ddl Aprea, lì è arrivato il governo guidato dal Pd che realizza un vecchio sogno ricorrente: quello di una scuola compiutamente aziendalista, gerarchica e produttivistica. Ma non basta: a questo dirigente dotato di super-poteri verrà concessa la parola finale sulla formazione dei docenti che avverrà nell’istituto dove lavora» (Roberto Ciccarelli, il manifesto, 13.3.2015). Sì, è un altro dei progetti berlusconiani che il Partito Democratico va realizzando, uno dei più importanti e dalle conseguenze di lunga durata.
Per comprendere in quali forme e sino a che punto sia autoritario il progetto illustrato dal governo del PD-Nuovo Centrodestra è utile il quadro sinottico pubblicato su repubblica. Basta guardarlo per capire come i presidi posti a capo delle scuole italiane durante il regime del Partito Nazionale Fascista fossero meno potenti dei Dirigenti Scolastici voluti dal Partito Democratico e dai suoi ministri. Non sono pochi, dunque, coloro che pur avendo militato nella sinistra antiautoritaria -compresi molti militanti del ’68 e di Lotta Continua- ora sono zitti e pronti a sostenere o almeno ad accettare una scuola peggiore di quella fascista. Dov’è adesso chi chiedeva a D’Alema di ‘dire qualcosa di sinistra’? È un’intera generazione ‘di sinistra’ che trova il proprio totale fallimento in questo grave progetto di subordinazione delle scuole alla volontà e all’arbitrio di un singolo soggetto.
Ho insegnato per molti anni nei Licei e ho conosciuto numerosi presidi; se uno di essi –un preside del Liceo Beccaria di Milano– avesse avuto i poteri che ora gli vengono attribuiti, la mia presenza in quella scuola sarebbe stata impossibile; invece che portarmi in tribunale -come fece- costui mi avrebbe semplicemente licenziato. Altri casi sono illustrati in un libro del 2012 dal titolo Presidi da bocciare?. Ma la realtà del mobbing, del condizionamento, del ricatto è nelle scuole assai più pervasiva di quanto tali testimonianze indichino. In un clima di questo genere non è ovviamente possibile educare davvero i ragazzi. È possibile solo trasmettere loro ipocrisia, individualismo, sfrenata competizione. Vale a dire alcuni dei valori del Partito Democratico di Renzi. L’Università -forse a causa anche della sua tradizione secolare- rimane più democratica. I direttori dei Dipartimenti (i vecchi presidi di Facoltà) vengono infatti eletti dall’intero corpo docente. Ed è quanto si dovrebbe fare anche nelle scuole. Esattamente l’opposto di «questa trasformazione genetica delle forme democratiche nella scuola», una degenerazione del tutto coerente con l’estremismo liberista al quale l’intera politica italiana è subordinata.
Il governo del Partito Democratico sarà ricordato anche per aver istituzionalizzato le pratiche così descritte da Dario Generali: «La loro miserabile benevolenza viene concessa non ai docenti migliori e più qualificati, che appaiono sempre troppo autonomi e pericolosi, in quanto non controllabili, ma a chi sostiene l’aspirante despota nel proprio ruolo, mostrando deferente sottomissione» («Presidi e stato di diritto», in Presidi da bocciare?, a cura di Augusto Cavadi, Di Girolamo Editore, Trapani 2012, p. 101).
21 commenti
agbiuso
La scuola antidemocratica del Partito Democratico-Nuovo Centrodestra
di Luigi Gallo – M5S Commissione VII – Cultura Scienza e Istruzione
=============
Questo è il disegno più antidemocratico mai previsto per la scuola. I docenti l’hanno capito e il Bomba non può crederci “possibile che non siano tutti coglioni quelli che mi ascoltano?” sembra pensare. Il ministero con lo strumento della valutazione, che può apparire neutro, in realtà realizza delle leve di comando dal governo ai dirigenti e dai dirigenti ai docenti. E la scuola è spacciata, la libertà di insegnamento è spacciata, la democrazia è defunta nel Paese. Tutto questo è farcito da una truffa colossale e le balle crescono.
BALLA 1 – Al rischio altre 30mila assunzioni
Le 100mila assunzioni potrebbero essere 70mila perché 30mila docenti in GAE non troverebbero corrispondenza con le supplenze annuali disponibili. O saltano 30mila posti o il governo riesce ad assegnare ai docenti specializzati ed abilitati una materia diversa da quella che hanno sempre insegnato o per la quale sono abilitati. Operazione che se non riesce fa saltare le assunzioni come è sottolineato nel disegno di legge governativo. Quindi le 100mile assunzioni sono virtuali.
BALLA 2 – Tagli all’istruzione per restare ultimi
L’investimento in istruzione decantato non esiste. Nel Documento di Economia e Finanze si scrive di voler ridurre la spesa per istruzione per i prossimi 15 anni e siamo già 30 miliardi sotto la media europea secondo i dati OCSE
BALLA 3 – I docenti tra i meno pagati per l’OCSE
Hanno annunciato di aver salvato gli scatti stipendiali, ma nel Documento di Economia e Finanza troviamo il blocco degli scatti stipendiali per i prossimi 3 anni. Quindi hanno ridotto i soldi per gli scatti per merito e cancellato per i prossimi 3 anni gli scatti per anzianità di servizio
BALLA 4 – Finta autonomia per un sistema centralizzato e contro la libertà
Non ci sarà autonomia reale degli istituti. Perché l’organico aggiuntivo di 50mila docenti per realizzare l’autonomia e differenziare i percorsi didattici e l’offerta formativa come va decantando il governo non esiste. Questi docenti dovranno svolgere l’ordinario lavoro sulla propria disciplina o su un’altra senza averne le competenze visto che i posti vacanti sulle discipline sono maggiori degli assunti. La finta autonomia e il potere ai dirigenti servirà solo a creare un sistema di comando dal governo in tutte le scuole passando per un finto sistema neutro che è la valutazione. Finto perché ad oggi non esiste ancora alcun criterio valido e non è mai partita la valutazione nemmeno in forma sperimentale, questo garantisce arbitrarietà al governo che si prende le deleghe su questi temi
BALLA 5 – Scuola digitale al palo
Anche la retorica dell’innovazione digitale va a sbattere. Se il dirigente volesse investire in una scuola più innovativa con maggior docenti di Informatica e Tecnologia non potrà farlo. Gli insegnanti in Informatica, Chimica, Meccanica, Tecnologia, Scienza e tanti altri ancora scarseggiano nelle Graduatorie di Esaurimento (GAE) e non si potrà nemmeno soddisfare l’esigenza ordinaria.
BALLA 6 – Ancora precarietà nella scuola
Con la buona scuola non si elimina il fenomeno delle supplenze. Oltre 55mila saranno le supplenze per l’intero anno da svolgere nel 2015/16 in tutte le scuole italiane. Tuttavia non ci sarà personale per i tagli in legge di stabilità per fare le supplenze fino a 10 giorni. Gli studenti vagheranno nella scuola senza docente.
BALLA 7 -Eliminazione dei precari e non del precariato
La Graduatoria di esaurimento non viene esaurita, e almeno 19mila docenti in GAE che dovevano essere assunti dal 2006 verranno cancellati e buttati in mezzo ad una strada non avendo più la possibilità di mettere piede nella scuola
BALLA 8 – Nessuna continuità didattica per gli studenti disabili
Nessuna continuità didattica per gli studenti disabili. Ben 28mila docenti di sostegno saranno ancora supplenti nonostante i 100mila assunti. Ma ciò accadrà anche per gli insegnanti di chimica, Meccanica, Tecnologia, Informatica, Scienza e tanti altri. Questo per la scelta scellerata del governo di rivolgersi solo agli insegnanti in Graduatoria di esaurimento che non rispondono al fabbisogno e non assumere anche gli abilitati, persone che hanno svolto un anno di formazione dopo la laurea pagando dai 3 ai 4mila euro per il corso universitario autorizzati dal MIUR con selezione all’ingresso.
agbiuso
La scuola del Partito Democratico tra la fame di Totò e il megapresidente fantozziano.
c#er
Dopo due anni e mezzo in una software house “gerarchica e produttiva”, dove la “miserabile benevolenza” di product manager e amministratori delegati viene concessa a chi mostra “deferente sottomissione”, ho la nausea all’idea che intere generazioni possano venir tirate su in questo modo. E se io ho potuto vivere l’esperienza come un esperimento di osservazione antropologica – tanto interessante, quanto penoso – a questi poveri ragazzi non sarà concessa la possibilità di licenziarsi in tronco come ho fatto io.
Silvia Erika Lo Faro
Grazie per le Vostre cortesi risposte! Ricevere qualche buon consiglio è una gioia! La scelta dei miei studi non è stata casuale, io intendo sviluppare un senso critico col quale guardare alla realtà, spero, in modo costruttivo e non solo disfattista ma le tentazioni in tal senso sono molte. Purtroppo non ci si sente mai abbastanza “svegli”, credo, a meno di non prendersi in giro da soli. O perlomeno, è ciò che penso.
Riguardo alla questione “presidi padroni” certo, è davvero sdegnoso… però esempi di corruzione ne ho sempre visti anche a scuola; ho avuto spesso insegnanti con qualche casuale parentela o particolari sicuramente meritocratici… Con questo non dico che ufficializzare la libertà di scegliere l’insegnante “preferito” sia una cosa da nulla. E’ solo che non mi sorprende, invece dovrebbe, se fossi abituata alla civiltà.
Personalmente non ambisco all’insegnamento, ma anche se vi ambissi, è difficile continuare a desiderarlo… lo scempio che dilaga mi spinge verso altri lidi. Sono molto preoccupata anche da un’altro fatto: l’abisso d’ignoranza che vedo in coetanei che sperano d’insegnare. Lo ripeto, io stessa mi considero istruita malamente e mi sforzo di colmare le mie lacune, anche se non ambisco a insegnare ad alcuno. Al di là della “scelta” riservata ai presidi, penso che se fossi già madre dispererei di trovare un modo d’istruire i miei figli, sapendo di consegnare le loro menti a qualcuno dei miei coetanei favorito dal destino; naturalmente non voglio pormi con arroganza e fare di tutta l’erba un fascio, comunque spero di essermi fatta capire.
agbiuso
Con i Presidi padroni la corruzione entrerà nelle scuole
di Lucio Ficara
Lo capirebbero anche i bambini che in un tessuto sociale come quello italiano, intriso di corruzione e malaffare, introdurre una norma che dia enormi poteri ai dirigenti scolastici, è una cosa sbagliata e profondamente impopolare. E allora perché Renzi avrebbe deciso di consegnare le scuole all’insindacabile decisionismo dei Presidi? Perché creare la figura del Preside padrone che può scegliersi i docenti che desidera e premiare i suoi insegnanti preferiti? In un’Italia dove non manca giorno in cui si scoprono casi eclatanti di corruzione, si pensa di dare fiducia ai dirigenti scolastici , dando loro la libertà di decidere del futuro lavorativo degli insegnanti. Alla luce del caso Lupi, che immaginiamo non sia un caso isolato all’interno del governo, come è possibile non vedere il problema di una corruzione dilagante e preoccupante? Con i Presidi padroni, fortemente voluti con il ddl scuola, la corruzione entrerà anche, e a pieno titolo, nelle nostre scuole. Invitiamo il Governo e il Parlamento a riflettere sul provvedimento che vedrebbe ampliati i poteri del dirigente scolastico. È surreale pensare che il posto di lavoro di un insegnante, cioè l’assegnazione di un insegnamento di un docente della scuola pubblica italiana, venga concessa, per il volere di un Preside, sulla base di rapporti di conoscenza che lo stesso Preside ha con il docente aspirante ad insegnare nella sua scuola. Non immaginiamo pensare quante raccomandazioni, pressioni e regali di ogni tipo, avranno i dirigenti scolastici per avere in cambio il favore del posto assegnato ad un figlio o ad un nipote. Forse è bene sapere che da un recentissimo rapporto del Censis, risulta che in Italia oltre 800 mila persone hanno fatto un regalo a dirigenti pubblici per avere in cambio un favore, e che ben 4,2 milioni di cittadini ricorsi a una raccomandazione per avere un favore da un dirigente o un funzionario della pubblica Amministrazione. Questi dati fanno comprendere la gravità del problema e l’assoluta certezza, statistica e matematica, del fatto che con questo provvedimento anche nelle nostre scuole entrerà a pieno regime la corsa alla corruzione del dirigente scolastico. Quanti dirigenti scolastici rimarranno incorruttibili e quanti invece si lasceranno corrompere? E se un giorno capitasse che il Signor Lupi telefoni ad un dirigente scolastico per raccomandare il suo figliolo per una bella cattedra di matematica e fisica, chissà come risponderà il Preside interpellato. Sveglia Governo, il Paese è pieno di Signor Lupi!!!! Lasciamo fuori dalla scuola le raccomandazioni e le corruzioni, modifichiamo il disegno di legge sulla scuola prima che sia troppo tardi.
Fonte: La tecnica della scuola, 19.3.2015
===========
Il testo ha perfettamente ragione. Chi abbia messo anche un solo piede in una scuola -e anche chi non lo abbia mai fatto- sa che i risultati saranno questi. Non perdonerò mai al Partito Democratico di aver distrutto anche quel poco che rimane di correttezza nelle scuole italiane. Mai.
diegod56
anzitutto, gentilissima signorina Silvia Erika, tenga presente una cosa: noi giovani «di una volta» eravamo spesso velleitari, incapaci di distinguere la realtà dalle panzane che ci galoppavano nella testa; io lo vedo con i figli miei: i giovani di adesso sono molto ma molto più capaci di vedere e analizzare la realtà, e non è poco
agbiuso
Gentile Silvia Erika, anzitutto grazie per aver condiviso qui le sue riflessioni, la sua esperienza, i suoi dubbi. Non credo abbia molto senso rispondere alle sue domande con degli inviti più o meno moralistici, delle formule, dei consigli che hanno senso soltanto in relazione ai concreti contesti in cui si vive. Posso solo dire due cose:
– indurre a sentimenti di rassegnazione credo sia proprio uno degli obiettivi della guerra al futuro che i governi ultraliberisti hanno dichiarato; si tratta quindi di un sentimento da rigettare totalmente;
– è essenziale rimanere sempre vigili nei confronti del condizionamento totale al quale lo spettacolo destina i suoi consumatori.
In altre parole, il primo passo e la condizione essenziale è continuare a pensare e a cercare di capire. Il resto credo che ciascuno lo possa costruire a partire dalla persona che è e dalle situazioni nelle quali è immerso.
Silvia Erika Lo Faro
Leggere sia il post che tutti i relativi commenti mi ha provocato un certo moto di sentimenti, ciascuno dei quali, sovrapposto ai precedenti, li ha forse confusi. Mi auguro, comunque, di riuscire a porvi questo mio pensiero in modo chiaro.
Mi presento brevemente: io sono una studentessa, una “dottoressina“, così mi va di chiamarmi, perché sono stata plasmata da un guazzabuglio di nozioni tutte ingarbugliate, che adesso hanno assunto più o meno la consistenza di un bezoario che devo affannarmi a districare (sperando sempre che tale affanno non si riveli vano, anche se spesso mi sconforto…). Sono cresciuta nelle scuole degli anni ’90, sempre considerata una studentessa modello, ma in realtà sempre più consapevole della insufficienza, della vuotezza di contenuto dei titoli che mio sono stati concessi. Intendiamoci, io non ho chiesto mai sconti, ho cercato le opportunità dovunque le trovassi, ma più vado avanti, più la mia angoscia cresce. Questa discussione mi ha spinto a chiedermi, ed è una domanda che oso rivolgere a chi avrà avuto la pazienza di leggermi: cos’è che possiamo fare? Cosa, realmente o meglio empiricamente può fare chi vuol vivere, e non già sopravvivere a questa evoluzione peggiorativa, economicistica della realtà tutta, all’onnipotente e imperante senso della crisi che sembra inghiottire l’anima come una cappa aspiratrice?
Anche se sono uscita soltanto ieri dalla scolarizzazione italiana (e ne sono quindi un prodotto recente, con tutto ciò che ne consegue), già da oggi mi accorgo del suo peggioramento guardando bambini e ragazzi, la loro preparazione generale, i loro libri di testo…
Chi non vuole essere consumans ma restare-diventare sapiens cosa deve fare?
Riempirsi semplicemente di letture, pensare di varcare qualche confine geografico non sono risposte che mi soddisfano.
Beh, lascio a voi questo mio pensiero, sperando di essere stata all’altezza dell’attenzione di chi mi ha letta.
Filippo Scuderi
Ma non si può fare, che venga eletto direttamente dai professori dello stesso istituto, e che non può restare più di un certo periodo in carica, nel contempo, si vedrà il lavoro che ha fatto, e non può essere eletto per più di due candidature, possibilmente si da spazio ad altri professori, che magari hanno idee che possono servire sia a studenti che professori. Possibilmente ho scritto qualcosa che non ha ne testa ne piede…… Vi chiedo scusa. Ma in America sembra tutto più facile…..
Pasquale D'Ascola
@diego
Caro mio, se è così è involontario il moto. Anche costringere mi piace poco, anche se è un bel verbo.
diego
in effetti nel verbo stesso «educare» c’è un po’ di autoritarismo, caro Pasquale, come al solito tu costringi a pensare
Pasquale D'Ascola
Tu sai Alberto quanto io sia rabbioso e radicale. È vero ciò che dici abbassando di alcuni semitoni il mio procedere sovra acuto. C’è da domandarsi se io divisi o no uno scenario aristocratico; la risposta è con tutta probabilità sì. Preciserei una cosa però, ovvero che non si può avercela con nessuno che sia ignorante per scelta ma che che se ne stia in pace e gli altri lasci in pace, che sia buono, gentile e forse meglio e più dell’altezzoso sapiente, del GIovanni Gentile del momento. Quindi nessuna signoria dell’intelletto e del sapere che sia imposta ai danni di chi sapere non riesce o non sa, o non vuole, non gli interessa ed è contento del suo. Sono convinto che gli strumenti sono diritto di tutti, quindi la scuola può essere uno strumento, può a condizione di non abbassarsi e di non essere serva del potere. Di un potere quale che sia. E che di se stessa non faccia potere. Anche lì, una scuola gentile che eserciti una pedagogia atta a fare e lasciare camminare, a imparare, almeno qualcosa per dirla con Pascal, che non è un mio avatar, non a informare, siamo lì, una scuola tendenzialmente inutile, che si occupi di armonizzare la molteplicità dell’umano. Segnalo per esempio la bellissima lettera agli insegnanti italiani di Hillman il cui incipit recita: I miei pensieri oggi si reggono su una distinzione fondamentale che specificherò in questa frase iniziale; l’insegnare e l’imparare non devono essere confusi con l’educazione e possono persino essere impediti dall’educazione. Uomini. L’altro invece, al caporale di Totò, oh a quello mazzate. Proprio nel senso di Remarque: una grande campo dal quale non possano uscire i caporali, a ciascuno il suo bastone e si pestino tra loro i caporali. In altre parole togliere loro il bastone con cui invece comandano, pestando gli altri. Mi rendo conto, so per certo, che ciò che tocco è stato svolto nel tempo con ben maggiore capacità di argomentazione della mia e sopratutto con l’estensione che merita. Aggiungo e chiudo che da anni, uso insegnare teatro, mi occupo di usare il teatro come strumento di scoperte, non come obbiettivo di conquiste. E qui mi taccio o sarei una cattiva imitazione di un sapiente da rivista.
agbiuso
Non soltanto il sulfureo Papini, anche il libertario Ivan Illich e il veggente Pasolini proposero di descolarizzare la società. O meglio di lasciare che ciascuno si scelga i propri maestri -vivi o morti che siano-, da quelli impari e incarni per sé e per gli altri ciò che ha imparato.
Sarei d’accordo ma penso anche ai risultati di tutto questo non soltanto per i Buoni a nulla che in realtà sono Buoni a tutto e quindi della scuola possono ben fare a meno ma anche e specialmente per coloro che non possono scegliersi alcun maestro e quindi sono destinati alla servitù e alla guerra. E poi sarebbe necessaria una condizione poco -diciamo così- attuale, vale a dire che coloro che non sanno apprendere -da soli o in qualche maniera- diventino ciò che sono, schiavi. E gli altri siano i signori.
Non mi sembra, caro Pasquale, che ci siano non dico le condizioni per simili svolgimenti ma neppure la comprensione di che cosa diavolo possano significare. L’attualità -in Italia ma in tutto l’Occidente ultraliberista- è quella dell’«homo arcoriensis e la sua orrenda prole, stregoni di una malvagia temperie, che un serpente dovrebbe sorgere dalle acque per mangiarseli tutti, fronte a una piaggia, un bagnasssiuga denso di troie». E mi sembra che la sua prole -l’homo rignanensis- si sia evoluzionisticamente migliorata e pertanto sia ancora più orrenda, con il partito-placenta colmo di merda che ha contribuito alle sua generazione.
Pasquale D'Ascola
Alberto caro, nel 1918 ricorderai che GIovanni Papini pubblicò un libello provocatore e pitico, Abbasso la scuola. Libello che posseggo copiato, che sta nascosto, immagino, nelle caves più profonde di qualche rara biblioteca e che invece dovrebbe essere sbandierato oggi, quantomeno per polemica. O tirato nei denti ai riformatori che, con violenta scempiaggine, hanno smantellato quella struttura discriminatoria certo, messa in atto appunto da Gentile e che però promuoveva in qualche modo un certo saper sapere.
Non c’è da rammaricarsi delle rivoltellate che l’uomo fecero sparire; non si trattò di colpirne cultura e intelligenza ma l’abuso di quel sapere e di quell’intelligenza a favore di un potere becero e assassino, il più assassino. Imperdonabile. Papini di suo chiedeva che si eliminassero le scuole non per non sapere ma per saperne di più; seguendo la considerazione inattuale che più valesse il tempo della bottega, della propria coltivazione – soleva dire il musico e intellettuale Gavazzeni, che quello del banco, rigido, muto e di maestri rigidi e muti, incapaci di parlare all’anima, essendo essi la palese dimostrazione della sua inesistenza quando non la si impianti e allevi, così come il vignaiuolo fa con la barbatella; ah traduttori dei traduttor d’Omero, contro i quali abbiamo, chi più chi meno, sbattuto tutti il muso e patito le vessazioni, i non classificabile al minimo segno di originalità nel parlare di letteratura. Ah il nostro Manzoni era tutto quello che riusciva a dire la professoressa Ferro al Ginnasio Liceo Berchet di Malanno, in estasi non meno di Teresa d’Avila per la tanto malintesa faccenda della provvidenza. Ebbene oggi chiudere le scuole, ovvero tenere in conto solo quelle che rivendichino il diritto, se non il dovere, di essere inutili, è mi pare un tema di rilievo. Orizzonte e pena gli ultimi krausiani giorni o gironi dell’umanità. Chiudiamo la Bocconi, smantelliamo le facoltà di scienze – ah ahahhhahh ahh ahha- economiche. Pisciamoci sopra come sui ben penduti amanti di piazza Loreto-20131.Mandiamo i docenti di diritto aziendale a ripopolare i campi, come fece, con qualche intuito Mao Tze Tung ( me ne catafotto che sia politically correct scrivere Mao-Zedong). Asseriamo che l’uomo marketing è il nemico dell’uomo, biblica illetterata gramigna tutta credit cards, occhialetti fumé e maglioncini di cachemere. Non si dirà mai abbastanza quanto pederasti mentali come l’homo arcoriensis e la sua orrenda prole siano stregoni di una malvagia temperie, che un serpente dovrebbe sorgere dalle acque per mangiarseli tutti, fronte a una piaggia, un bagnasssiuga denso di troie. Ricordiamo ai giovani di rivendicare il diritto di essere Taugenichts e a godere della loro piccola abilità, del loro Gesang, del loro canto che è Dasein, -Rilke, Sonette an Orpheus-.Dell’uomo artista, quello delle grotte di Altamira, è l’esserci autentico frutto di pazienza e curioso piacere. Negare, un negare nicciano è la sfida in saecula saeculorm, negare, spezzare il concetto di competizione e tutti i loro concetti, le trame o, la lor guerra, ch’anco tardi a venir, non ci sia grave.
agbiuso
Caro Pasquale, articolo e notizia sono di quelle che si autocommentano. Vi leggiamo che
«Il ministro José Ignacio Wert (Partito Popolare) ha difeso il provvedimento: “È necessario che i nostri figli, ovvero i consumatori del futuro, acquisiscano in ambito finanziario un livello più alto di quello dei rispettivi padri».
I cittadini sono semplicemente consumatori, gli umani sono semplicemente consumatori. Non sono più sapiens bensì consumans.
Tutto ciò è ormai detto in modo esplicito e viene rivendicato come segno di ‘sviluppo’. La questione -lo si comprende bene- va al di là di un José Ignacio Wert qualsiasi o di una qualsiasi coppia Renzi-Giannini, la questione è quella individuata già nel 1930 da un conterraneo di José Ignacio Wert, da Ortega y Gasset: la riduzione della persona umana a massa indistinta in mano a padroni e imbonitori di varia natura.
La filosofia -e in generale le scienze umane- sono un ostacolo che resiste a tale obiettivo. E per questo vanno con lentezza ma con inesorabilità cancellate, insieme alle loro lingue e a favore dell’idioma veicolare dell’impero finanziario. I tiranni del passato mettevano nonostante tutto anche dei filosofi al potere (Giovanni Gentile ad esempio), i tiranni liberisti fanno scrivere i programmi scolastici -come si dice nell’articolo- «dalla Comisión Nacional del Mercado de Valores (CNMV, la Consob spagnola) e dal Banco de España, la Banca centrale spagnola». Solo chi non vuole vedere non vede.
Pasquale D'Ascola
Caro Alberto, ti ho inviato un articolo dalla Spagna. No comment, fallo tu. Ti aspettiamo. P.
agbiuso
E invece sì alla sinistra corrottissima e ultraliberista che nasce dal brusio di Speranza.
Pasquale D'Ascola
No Alberto caro, chiaro che il verbo è resistere e non desistere ma come chicchina finale eccoti stu titoletto, sempre dal fatto
•PD, SPERANZA ATTACCA: “NO ALLA SINISTRA ANTAGONISTA CHE NASCE DALLE URLA DI LANDINI”
agbiuso
Sì, Pasquale, è la verità. Con il governo Renzi-Alfano siamo davvero in un abisso. Berlusconi doveva almeno fare i conti con una qualche opposizione, qui invece siamo all’omologazione spettacolare in salsa clericale. Il Partito Democratico è una struttura corrottissima, irrecuperabile.
Ma non dobbiamo e non possiamo rassegnarci. Non dobbiamo conoscere questo verbo.
Pasquale D'Ascola
Del resto scusate se intervengo con il consueto sprezzo per l’espresione geografica Eccoli qui i democratici sinistri:
“Giubileo straordinario dall’8 dicembre”
Marino e Renzi esultano.
Non il Pd Lazio
“Città di Roma non pronta per l’evento”
(cfr. Il fatto quotidiano sab 14 marzo)
Pasquale D'Ascola
Sì Alberto caro, tremando viene in mente peraltro il preside del Maestro di Vigevano. Infine mi pare di avere già accennato qui tra le tue pagine, non alla vocazione, ma alla radicata convinzione autoritaria per non dire fascista, del pc in particolare. Tu stesso in Contro il 68 hai bene diagnosticato la patologia del movimento; io peraltro l’ho vissuto. Agli anarchici si sputava quasi negli occhi in illo tempore. Quanto ai presidi che quel boy scout in borghese col cappello in divisa, divisa, sarebbe un miracolo se fossero almeno solo dei managers. Tu sai che in realtà saranno degli orrendi capi-fabbricato. È la vocazione italiana, è quella sì.