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Intelligenza Artificiale e processi produttivi
Alberto Molino, giornalista del Quotidiano di Sicilia, mi ha chiesto un’intervista su robotica e mondo del lavoro. La nostra conversazione è uscita sul numero odierno del quotidiano: Robot potenti ma non intelligenti (pdf)
2 commenti
Biuso
Caro Diego, ti ringrazio per questa interessante testimonianza a proposito delle conseguenze che possono scaturire dall’affidarsi in modo cieco ai computer e ai software.
La questione del rapporto automazione/lavoro è politica prima che tecnica, hai ragione.
diego
Caro Alberto, hai espresso con chiarezza i concetti di fondo del testo (giustamente apprezzato) “Cyborgsofia”. A proposito dell’illusione che le macchine possano ragionare, mi è venuto in mente un colloquio con un mio amico, un informatico molto preparato. Mi ha raccontato come spesso gli attuali ingegneri e progettisti nutrono una fede «cieca» nel calcolatore, tanto da non accorgersi quando emette dei risultati di calcolo inverosimili. Il software di progettazione non è in grado di capire di aver sbagliato e gli ignari architetti e progettisti si sono ritrovati con ponti crollati, o altre strutture ardite che di fatto non stavano in piedi, perchè troppo fiduciosi nel calcolatore e soprattutto non più abituati a valutare «a occhio» l’inverosimile, perchè la mente umana è lenta, molto lenta, ma sa intuire quando «qualcosa non va».
È vero che i robot espellono lavoratori, per il semplice fatto che i benefici dello sviluppo tecnologico non sono redistribuiti, è un fatto assolutamente politico.