La struttura che si fa chiamare Isis o Daesh ha pubblicato un opuscolo in italiano. 64 pagine di citazioni dal Corano, di immagini della vita nel califfato, di affermazioni nette, fideistiche, inneggianti all’unico Dio e sicure della vittoria della Shariʿah, la Legge Islamica. Al confronto, le pubblicazioni dei Testimoni di Geova costituiscono un esempio di libero pensiero.
Qualunque realtà, struttura, finanziamento, stato, servizio segreto ci sia dietro la sigla Isis/Daesh e i suoi militanti, ciò che si legge a pagina 13 di questo opuscolo è affermato nel Corano -Sura II, versetto 193- e nella sua versione completa suona: «Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano».
Nel nome di Dio si massacrano coloro che non lo adorano, si distruggono le testimonianze di millenarie civiltà politeistiche, si esaltano la guerra e la violenza come strumento di salvezza eterna -جهاد, Jihād appunto-, si disprezza ogni libertà, prima di tutto quella della parola, giudicata forma della blasfemia.
Ecco: questo è il monoteismo, questo è il nemico assoluto della differenza, questo è l’abominio.
12 commenti
agbiuso
La ferocia monoteista dell’Islam massacra ancora una volta vite, corpi, intelligenza.
Da Televideo:
agbiuso
Ecco un testo che ci aiuta a comprendere chi sono i nemici dell’Europa: Isis, Arabia Saudita, USA.
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Le vere radici del gruppo Stato islamico sono in Arabia Saudita
Kamel Daoud, The New York Times
25 novembre 2015
Stato islamico nero, Stato islamico bianco. Il primo sgozza, uccide, lapida, taglia le mani, distrugge il patrimonio dell’umanità e detesta l’archeologia, le donne e gli stranieri non musulmani. Il secondo è meglio vestito e più pulito, ma non si comporta diversamente. Il gruppo Stato islamico (Is) e l’Arabia Saudita. Nella sua lotta al terrorismo, l’occidente è in guerra con l’uno ma stringe la mano all’altro.
È un meccanismo di negazione che ha un prezzo. Si vuole salvare la storica alleanza strategica con l’Arabia Saudita dimenticando che questo regno si fonda su un’altra alleanza, con una gerarchia religiosa che produce, legittima, diffonde, predica e difende il wahabismo, la versione dell’islam ultrapuritana di cui si nutre l’Is.
Il wahabismo, un movimento radicale messianico nato nel diciottesimo secolo, vuole restaurare un vagheggiato califfato intorno a un deserto, un libro sacro e due luoghi santi, la Mecca e Medina. È un puritanesimo figlio di massacri e del sangue, che si traduce oggi in un rapporto assurdo con le donne, in un divieto d’ingresso ai non musulmani nei luoghi sacri, in una legge religiosa intransigente, ma anche in un rapporto malato con le immagini, con la rappresentazione e, quindi, con l’arte, oltre che con il corpo, con la nudità e con la libertà. L’Arabia Saudita è un Is che ce l’ha fatta.
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Pasquale D'Ascola
Gentili, ricordo un libro che andava in voga secoli fa, Il cardinale di Morton Robinson. Ne fu tratto un bel film, oscar nel 1964, di un maestro del cine, Otto Preminger. Non ricordo molto del film, una sequenza. Austria, interno sera, un convento , ah no, doveva essere l’arcivescovado di Vienna, insomma quel che l’èra èra. Un nugolo di SS per qualche motivo, vendetta, odio, pretesti, cose, lo invade, dilaga negli augusti ambienti, terrorizza i pretini e, a un dato momento, uno dei più infoiati tra i cattivi soggetti in nero, salta su un tavolo, di per sé chissà un fratino del seicento, scaccia il pugnale dal fodero e squarcia l’enorme tela alle sue spalle, un dipinto per quel che ricordo, direi del tardo ‘500, un crocifissione, forse minore ma senza dubbio di grande valore, mai visto un arcivescovado che cincischi quanto a bello. Di tutto il film ricordo solo questo episodio, a parte Romy Schneider e John Huston. Peraltro sappiamo tutti della cura che i nazi misero nel rapinare opere d’arte in giro per l’europa, rapinarle per nasconderle, probabile forma divertita di violenza e peraltro mio suocero, aggregato all’esercito inglese nel 1943, si trovò alla conquista di Cassino, assalti frontali dal basso. Carneficina. Si sa. Cassino fu distrutta, si sa, un po’ perché i diavoli verdi della Wehrmacht dovevano difenderlo, un po’ perché gli alleati non vollero, per testardaggine o chissà cosa, mettere in atto la strategia aggirante di un ufficiale francese, non ricordo il nome, che permise di sbaragliare la resistenza alemanna e all’ultimo tuffo. Mio suocero però la notte di San GIovanni, come s’usava a Firenze, non desistette dall’onorare una tradizione graziosa e nel buio delle linee offensive si mise a cercare grilli da mettere in gabbia per regalarli agli amici per buon auspicio. Poi possiamo ricordare la distruzione furibonda della biblioteca di Alessandria,ad opera di un tale Omar -guarda o’ mar quant’è bello- nel 642 d.c. lo stupro di Ipazia, l’iconoclastia e, volendo gli scempi di biblioteche conventuali immense ad opera di N.Bonaparte durante la campagna d’Italia. Ah dimenticavo la guerra catara, 1209-1229, oltre 3 milioni di morti, beni e opere distrutti, rubati o sconciati, a parte. Non sono mai riuscito a ritrovare un frase, forse infelice di Bertolt Brecht, ormai esule dalla Germania. Era il momento dei roghi di libri e a Parigi ci fu una gran raduno di intellettuali per discutere la gravità del momento. Egli disse a un dipresso che sì i roghi di libri lo preoccupavano ma di più i roghi di uomini quando sarebbero stati. Previsione non smentita. Sappiamo che cosa ha prodotto l’orda Khmer rossa in Cambogia: il progetto era di eliminare il sapere. Tutti noi sappiamo che Parigi infine avrebbe dovuto saltare in aria nel 1944 -Parigi brucia?- e addio per sempre comitive di giapponesi. Ebbene, l’iconoclastia è utile pensare che ce la portiamo dentro. Quanto la possibilità omicida, suicida e stupratosa, nessuno sa se sarà o no esente dalla follia e la cautela vorrebbe che di queste cose si parlasse con la prudenza che ci fa riflettere quanto di tutti gli animali siamo gli unici ad avere queste possibilità e, di più, per nessuna ragione utile, la fame, la disperazione che a volte spingono le cavallette e il lupi a devastare, mai però, in nessun caso con la tecnica e la misura sconfinata dell’uomo che peraltro sappiamo si gingilla con il proprio pianeta da secoli finché nulla ne rimarrà, a furia di chimica e di buchi. Una guerra estesa, senza fine, tranne la fine. Con l’amico Biuso amo ricordare l’occhio terrorizzato e disincantato insieme di Céline dentro il delirio della guerra, tale è; e la sua dedica di RIgodon, Aux animaux. Ebbene sì questi iconoclasti contemporanei, iconoclastano ma, pare a me, non fanno altro che ubbidire alla loro ossessione, la religione, e in generale tutte le convinzioni estreme e illiberali, giocano ad essa in favore. Presi uno ad uno, sarebbero soggetti da TSO i piccoli tiranni dell’Isis, e via in manicomio criminale, magari. In gruppo è difficile curarli. Mi spiace pertanto dar fondo alla mia criminalità asserendo che la soluzione c’è ed è quella che Churchill decise per la Germania: Dresda, Amburgo, Berlino. Ciascuno vada a rivedersi che cosa significa; pauroso ma utile ricordarsene. Certo spiace ma con il cancro non si viene a patti. La diplomazia, in questi casi, pare solo una variante del diniego; codardìa a parte.
Se se ne blatera è perché, di qua il potere occidentale è una chiesa ipocrita e furiosa, di là perché è probabile assai, assai molto, che questi figli di Isis sia stato esso ad inventarli. E qui si apre un altro bel capitolo di psicopatologia. Saperlo non salva. Il mondo è una grande struttura psichiatrica a cielo aperto. Uff, quante chiacchiere, ma non le cancello. As usual, Amen.
Adriana Bolfo
Infatti, caro diego.
Quello è distruggere l’umanità anche dove e quando si sia concretata in oggetti “belli” che, come tali, sono inquietanti, sono la negazione dei distruttori – nel mestiere e nella psiche, nel mestiere perché nella psiche.
Poiché la bellezza cioè la Bellezza è l’opposto della distruzione cioè del Distruttore cioè dei distruttori, costoro – che sono, costoro, di volta in volta diversi, nelle diverse epoche e terre e per le più diverse ragioni ostentate – quelle profonde restando non confessate – appunto, si danno da fare a distruggere con enorme voluttà cioè una bella masturbazione individua e corale.
Mi ero illusa che la Distruzione cioè la distruzione si fosse fermata ai Budda “magri” e alti, con panneggio visibilmente greco-ellenistico e capo dai tratti orientali, come sfregio postumissimo a un lontanissimo momento lievemente occidentale ancor prima vanificato – mi riferisco a quanto accadde, non ricordo precisamente dove, durante la guerra in Afganistan; cioè nelle zone estreme con grande difficoltà raggiunte da Alessandro Magno e, di fatto, non sottomesse, luoghi di deboli regni “ellenistici” polverizzati già nell’antichità dalle loro popolazioni fieramente e duramente avverse a chi era arrivato lì (l’ho fatta lunga, e scusatemi, perché era stata per me una davvero brutta sorpresa).
Nell’attuale distruzione e negli attuali distruttori il bersaglio non è nemmeno un fantasma di odioso (già allora?) Occidente: dunque non c’è confine neppure pretestuoso – né epoca – né “gente”.
Eppure è “gente”, questa e altra e altra ancora.
Evito di rileggermi perché mi verrebbero dubbi, distinguo e precisazioni, che lascio a chi, qui dentro, “ragiona” in maniera sistematica.
Io sono incazzatattonitacinicadisillusarealisticanostalgica di una qualsivoglia bellezza cioè Bellezza che devo essermi proprio sognata in una vita che non c’è – e neppure il sogno c’è.
diego
in effetti, caro Pasquale e caro Alberto, e cari tutti, questa faccenda della distruzione delle opere d’arte mi spaventa perfino di più delle «normali» si fa per dire, carneficine
Pasquale D'Ascola
Signori miei tutti,
sia chiaro che io stesso cerco di esorcizzare con una fantasia sarcastica la paura reale, non tanto degli eserciti, di cui poco mi importa. Si combatte si muore, importante è non essere torturati, se possibile. La paura reale è quelle del Cerbero, eh sì Alberto, eh sì sì, la paura reale è quella della fine della civiltà. Leggi di quelli che hanno cercato di salvare un minareto, hmm, allora siamo alla fine. Poveri cuori. E c’è una tale puzza di Götterdämmerung, un tale odore di fenolo che hmm hmm, che dire siamo alla fine sarebbe una consolazione. In ogni modo il mio pensiero è che ne ammazzerei di persona personalmente un fracassero per non fargli sconciare la Madonna del Parto. Ora noi, noi che pensiamo, noi che sappiamo talvolta, noi che scriviamo, leggiamo e facciamo film bellissimi, siamo più che mai la civiltà, altro che. Cèline aveva capito tutto. Un’altra Pandora ha sollevato il coperchio al vaso e fete. Cerchiamo di non farci fottere. Notte. P.
diegod56
eppure, caro Pasquale, un pochino affascinato dalla strategia militare, lo sei, del resto ricordo con un certo fascino il mio garrand
è abbastanza chiaro che certe «bande» di aggressivi tagliagole esistono, emergono spontaneamente in ogni area che piomba nel caos, ma anche è abbastanza chiaro che una di queste è stata «prescelta» da chi intende giocare un gioco ben più grosso e spregiudicato, e il paragone con le Brigate Rosse è abbastanza verosimile: sinceri e veri (e complessivamente stupidi e invasati) i combattenti, ma inconsapevoli d’esser usati da un altro gioco deciso ben lontano sia geograficamente che culturalmente
agbiuso
Caro Pasquale,
non per caso ho scritto “La struttura che si fa chiamare” e “Qualunque realtà, struttura, finanziamento, stato, servizio segreto ci sia dietro la sigla Isis/Daesh”.
Mi interessavano e mi interessano tuttavia i contenuti simbolici, religiosi, antropologici -non quelli più direttamente politici- di tutto questo. Perché sono convinto che la Grande Bestia Biblica (della quale il Corano è sciocca appendice) sia sempre attiva. E non dobbiamo né possiamo sottovalutarla, per la semplice ragione che nelle sue tre teste (come Cerbero) governa tuttora miliardi di menti umane, governa di fatto il mondo, o almeno sembra.
Venendo a quanto tu giustamente osservi, escluderei gli sviluppi fantapolitici contenuti nel punto n. 3. Per quanto riguarda invece l’1 e il 2 io ho molto più che sospetti, ho quasi certezze. Mettendo insieme tanti indizi, tanti segni, tante parole e soprattutto molti silenzi, credo che sia facile capire che cosa ci sia dietro l’Isis/Daesh, quale potenza mondiale e regionale.
Il risultato, in ogni caso, è la distruzione delle testimonianze di splendide civiltà trascorse, lo sterminio di intere popolazioni (cfr. anche le azioni di Boko Haram), il disprezzo verso la libertà di parola, di pensiero, di critica.
Il risultato, insomma, è la tenebra. Questo mi interessa, al di là degli organizzatori politico-militari, che sono ben individuabili al di fuori dell’Islam.
Pasquale D'Ascola
in nome del libero pensiero e della migliore civiltà occidentale, sviluppatasi dall’antichità greca e romana e giunta a maturazione con l’Illuminismo, e non sotto la bandiera di un altro integralismo religioso.
E ovvio che io sia del tutto d’accordo con te Alberto e, adesso che lo leggo, con Dario; dico quanto a monoteismi. Tuttavia la faccenda, anzi feccenda, al mio occhio investigatore puzza di falso lontano alcune miglia. Non sottovaluto di certo la follia che è nell’inner soul del monoteismo, lo si vede in Israele oggi, senza escludere alcuni nostri colleghi, lo si è visto assai meglio in Europa un tempo e di nuovo adesso, in forma attenuata, con i saluti romani – vedi il successo di Salvini, in nomine homen – in virtù dei quali non si fa che riaffermare la monolitica fiducia nelle semplificazioni para-razionali e paracadutistiche , di cui le religioni asseverate e asseverative, altro non sono che la perversione totale. CIò detto, e da politeista non so né se sia vero né se sia dimostrabile, alcune quistioni mi interrogano
1.
questa isis mi pare sia troppo folle e crudele per essere tutta farina di beduini; non che manchino di nequizia e ferocia e intendo dire che non nego vi siano dappertutto molti allucinati singoli, non nego la presa che possono avere su masse ignoranti i loro deliri né stimo inattuale il raffronto ovvio che si può fare con l’adesione prona delle popolazioni europee al fascismo ma anche con la beante e meno bombardiera pronazione italica ai fasti del secondo impero, quello del bellimbusco; l’organizzazione militare e mi dicono civile però e l’insistenza sul peggio che una religione del deserto può dare di sé mi paiono troppo sbandierati, troppo ad uso di pavidi europei per essere così massicciamente autentici. Voglio dire che il burattinaio o i burattinai mi paiono, anche loro malcelati. In altre parole, pochi mesi per creare un esercito, pochi mesi per mettere in ginocchio diversi paesi, pochi mesi per esportare l’orrore in libia, mi sembrano far quadrare il cerchio di una strategia un filino già vista e sperimentata in sud america. Poiché lì era troppo smaccato il coinvolgimento americano, ho l’impressione che questa volta si stiano divertendo a manovrare un forte numero di forze locali, inventando con un certo gusto macabro jihadisti europei per mascherare gli addestratori.
2.
Il cui prodest mi interessa. Ovvero il fatto che tutto questo ambaradan stia dando effetti sotterranei ma non meno evidenti. Il terrore, più che ai tempi delle brigate rosse per esempio. Non lo si vede, ma c’è. La stazione di Milano presidiata, transennata. La paura dell’arabo, la paura dello sbarco che peraltro può essere molto reale e fossi nella CIA adesso scatenerei davvero i guerriglieri in Italia così da rendere ineluttabile un intervento devastante in stile jugoslavo; peraltro dopo aver riesumato di recente i fatti mi pare si possa dire che a qualcuno la Jugoslavia dava fastidio tanto che era necessario farla fuori. Tito era un impiccio ma si levò di torno da sé. E quel Milosevic di un suo successore buono a creare un caso. Li chiamano teatri, ho appreso rammentando Condor.
3.
Allora facendo un po’ di fantapolitica. Metti che davvero abbiano voglia di attaccare il papa a un palo; non ne dubito davvero vogliano e che al bisogno possano farlo. La domanda bizzarra è che cosa succede. L’Italia l’è lunga e lo stivaletto è interessante per la così detta cristianità ma militarmente è ben difficile conquistarlo, una montagna unica, anche ad avere esperti di guerra alpina; quelli paiono farla franca in piano e con qualche milioni di metri cubi di sabbia e strade a diritto davanti; analogo ma peggiore discorso per Francia e Spagna che però sono fuori discussione, a meno che… nel 43 la Sicilia cadde presto , benché presidiate; oggi non lo è quindi immaginiamo una reconquista araba di Palermo e un ritorno massiccio al velo nero per le picciotte; la coppola e la varba si fa presto a reintrodurla. Ma vediamo come si fa senza marina né aviazione a varcare lo stretto a risalire la penisola: infiltrandosi, hmm, non lo so a meno che…; ma supponiamo che l’isis arrivi dove, a lagonegro. Intanto l’aviazione italica proprio ferma non starebbe ma supponiamo che i soldati di allahl’ègrando si nascondano stile vietcong e vadano avanti. Ebbene, alle porte di Roma, e dunque lungo il vecchio asse cassino pescara l’EI, schiererebbe le sue pedine, con un sacco di carri, l’aviazione che parte da cameri e treviso e la marina che una sua porca figura riesce a farla. Evidente che il paese si spacca in due e che siamo in guerra, una guerra devastante e totale. Ma supponiamo che gli allahl’ègrando riescano a costringere l’EI alla ritirata. Roma, mi dispiace per la barcaccia di piazza di spagna e anche per la santa teresa, perderebbe un bel po’ di nasi di marmo e moltissimi capitelli. CIò mi farebbe arrabbiare ma intanto l’esercito fa vedere i sorci verdi sulle colline toscane fino a firenze che è indifendibile e ci schiantano il pontevecchio e il battistero. Arriva intanto l’inverno. Linea gotica. Non siamo tedeschi ma sono ben nutriti i nostri militari e a creare una linea di difesa ci riescono bene. Rifornimenti dal nord in gran quantità , viveri, munizioni, la fiocchi qui a lecco e la oto melara che sfornano proiettili a non finire, non dimentichiamo che l’isis non può bombardare e le nostre fabbriche sono sotterranee. Dunque arriva l’inverno e la jihad si ferma, direi, almeno tre mesi.Non siamo in russia ma per chi è abituato alla siria, l’effetto è quello lì credo. Intanto arrivano i nostri americani, la nato, i caschi blu e i berretti verdi. l’italia, almeno al sud è un colabrodo oltre che un mattatoio. Non dubito che molti jihadisti sognino tutto ciò ma a loro che importa in fondo. Alla fine sbatterebbero il naso contro le Alpi. In linea di massima con un enorme sforzo bellico e la sua completa rovina economica l’Europa sarebbe salva come ai tempi della battaglia di Vienna contro i Turchi.
4.
Dunque cui prodest un teatrino di questo genere è la domanda la cui risposta mi pare si cominci a delineare dalle ultime righe qui sopra. Ma adesso la pianto. Vivo a Lecco, le montagne sono invalicabili per chi non ci sa vivere e non le conosce e solo con le eccedenze di abiti sportivi delle decine di produzioni qui intorno possiamo campare inverni ed estati. La Beretta ci armerebbe. Gli svizzeri qui vicino fornirebbero il cioccolato e i loro micidiali bombardieri. VIa, la c’è una provvidenza.
Poi per arrabbiarsi e molto
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/03/01/reunion-di-vecchi-socialisti-alla-sfilata-della-nipote-di-craxi-ci-manca-milano/344903/
agbiuso
Caro Dario,
ho segnalato con un link diretto su twitter questa tua analisi storica e culturale, tanto esatta quanto efficace .
L’invito di Voltaire a opporsi in tutti i modi all’infamia teistica e monoteistica è assolutamente attuale e necessario.
Come giustamente affermi, possiamo confidare e operare affinché -prendendo a prestito e capovolgendo le parole di uno di quei monoteismi- non praevalebunt.
Aspetto, inoltre, le ‘note’ di Pasquale.
Dario Generali
Caro Alberto,
con la lucidità del tuo sguardo filosofico e con l’efficacia della tua scrittura hai descritto in poche righe l’abominio dell’integralismo religioso, che ora si esprime nella forma storica del califfato islamico dell’Isis.
Naturalmente concordo completamente con la tua analisi e trovo insopportabile trovarci nuovamente di fronte, dopo tante battaglie contro l’integralismo cattolico, ma anche cristiano in senso più largo,a dover affrontare ancora forme di pensiero e di azione di questo genere, che giustamente l’Illuminismo aveva raccolto sotto l’appropriata definizione di “infame”.
Già tre volte, nel corso della storia, l’Europa ha fermato l’orda barbarica musulmana: nel 732, a Poitiers, ad opera degli uomini comandati da Carlo Martello; nel 1571, nella battaglia per l’egemonia del mare Mediterraneo, sotto la guida di Don Giovanni d’Austria; nel 1683, ai piedi delle mura assediate di Vienna, sotto il comando di Giovanni III Sobieski. Sono certo che anche oggi, a maggior ragione grazie alla supremazia economica e tecnologica, l’Europa saprà fermare questi selvaggi se diventassero davvero una minaccia per la sopravvivenza della sua civiltà. L’unica cosa che mi auguro è però che, questa volta, l’impegno per neutralizzare i barbari, che stanno distruggendo anche il patrimonio artistico della tradizione culturale dei loro paesi,si realizzi in nome del libero pensiero e della migliore civiltà occidentale, sviluppatasi dall’antichità greca e romana e giunta a maturazione con l’Illuminismo, e non sotto la bandiera di un altro integralismo religioso.
Un caro saluto.
Dario
Pasquale D'Ascola
Ottimo Alberto,
Ti mando due note che medito. Mi ci vuole un po’ di tempo. A più tardi. P.