Per l’Europa, contro l’Occidente
Che cosa accadrebbe se una qualsiasi potenza politica massacrasse centinaia di bambini con le loro madri, distruggesse le loro case e città, li rinchiudesse dietro e dentro un muro con scarsa acqua, pochi farmaci, nel totale abbandono? Ma se a fare tutto questo -un genocidio- è Israele, la stampa ‘occidentale’ minimizza, nasconde, sopisce e tronca.
Che cosa sarebbe accaduto sulla stampa italiana -e in genere filostatunitense- se più di quaranta persone fossero state bruciate vive in Ucraina da militanti filorussi? Ma poiché a compiere un simile massacro sono stati dei «sostenitori del governo di fatto ucraino -che, caso strano, nessun giornalista definisce ‘di destra’, malgrado il colore di chi lo sostiene politicamente o con le armi, per non pregiudicarne la reputazione presso la componente più progressista della schiera dei ‘difensori dei diritti dell’uomo’», questi e altri eventi sono stati «sottaciuti, relegati a breve di cronaca» (M. Tarchi, in Diorama letterario 319, 2014, p. 3).
Un evento così atroce sul quale si è steso il silenzio dimostra quale sia il livello di autonomia della ‘libera stampa occidentale’, un livello quasi nullo. Quando qualcuno si rallegra che alcuni giornali chiudano -e io sono tra costoro- è perché una stampa asservita sino a questo punto non è inutile, è dannosa. Essa dà infatti l’illusione di una libertà che non esiste. E in Occidente non esiste poiché in realtà la Guerra fredda non è mai finita: «La fine del sistema sovietico non ha minimamente modificato i dati fondamentali della geopolitica. Li ha, viceversa, resi più evidenti. Dal 1945 in poi, gli Stati Uniti hanno sempre cercato di impedire l’emergere di una potenza concorrente nel mondo» (A. de Benoist, p. 4). E a tale fine stanno accerchiando quanto più possibile la Russia. La guerra civile in Ucraina -voluta e finanziata dalla Nato, vale a dire dagli USA- è funzionale al disegno di «un mondo unipolare soggetto all’ideologia dominante rappresentata dal capitalismo liberale» (Ibidem).
In questo quadro l’Europa non esiste più. L’Europa è completamente asservita agli interessi degli USA e della loro economia. Emblematico è il cosiddetto Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP), del quale la stampa si guarda bene dal parlare e che rappresenta invece l’evento economico e sociale più importante per il presente e il futuro dell’Europa.
Per un europeista come me è doloroso leggere che «Putin sa che l’Unione europea non ha alcun potere, alcuna unità, alcuna volontà. […] Putin sa che l’Europa è in decadenza, che ormai è capace solo di gesticolazioni e provocazioni verbali e che gli stessi Stati Uniti la considerano un’entità trascurabile (‘Fuck the European Union!’ come ha detto Victoria Nuland)» (Id., p. 5).
L’unica strategia della quale gli Stati Uniti d’America sono capaci è la guerra tecnologica, vale a dire la guerra che a loro non costa vite umane e agli altri porta sterminio. Tale guerra è ammantata -e qui la funzione della comunicazione giornalistica e televisiva è fondamentale- da ideali umanitari, dietro i quali stanno sia il più esasperato cinismo sia le più fanatiche convinzioni etico-politiche. Rispetto alle Paci di Vestfalia (1648) che hanno posto fine alle guerre di religione con un nuovo jus ad bellum il quale «ammetteva che anche chi era combattuto poteva avere le sue ragioni. Era il nemico ma non era il Male», la guerra umanitaria inaugurata negli ultimi decenni del XX secolo ha posto il nemico fuori dall’umanità legittimando in tal modo ogni ferocia, ogni distruzione, ogni macello.
A partire dal 1945, essendo stata di nuovo posta fuorilegge la guerra di aggressione, ci si è affrettati a trovare dei modi per aggirare quel divieto. Una delle astuzie cui si è ricorsi è stata il concetto di «legittima difesa preventiva», di cui gli Usa e Israele si sono fatti teorici. Ma la trovata più importante è stata decretare che è lecito fare la guerra quando le motivazioni sono di ordine eminentemente morale: ristabilire la democrazia, salvare le popolazioni civili, eliminare una dittatura. (Id., p. 23)
Si dispiega così un Occidente che è il nemico dell’Europa. Un Occidente fatto di danaro e basta, l’Occidente del pensiero unico e del libero scambio senza limiti a vantaggio dei più forti: «Ex Oriente lux, ex Occidente luxus» (Stanislaw Jerzy Lec, p. 25). Persino Allan Greenspan -per lungo tempo presidente della Federal Reserve– in una deposizione del 2008 al Congresso USA ha ammesso i limiti e gli errori del modello liberista: «Ho trovato una pecca nel modello che consideravo la struttura di funzionamento cruciale che definisce come va il mondo. […] Proprio per questo sono rimasto sconvolto, perché per oltre quarant’anni ho creduto vi fossero prove inconfutabili che funzionasse eccezionalmente bene» (cit. da G. Giaccio, p. 31). E invece funziona eccezionalmente male.
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23 commenti
agbiuso
Occidente, delitto e castigo
il Simplicissimus, 6.10.2024
Qualcosa è cambiato, senza che il mondo occidentale riuscisse a comprenderlo in tempo: mentre fino a quasi un decennio fa poteva essere sicuro che i propri delitti non avrebbero avuto castigo, ora sono terrorizzati dal fatto che la punizione invece arrivi. Tuttavia questo giro di boa della storia, in gran parte inaspettato, impedisce alle sue classi di comando sempre più ristrette, di prenderne atto e di agire di conseguenza, smorzando le tensioni. Anzi il timore di essere scacciate dal trono planetario da cui dipende gran parte delle loro economie, almeno per quanto riguarda gli Usa, le sta portando a un livello di follia e di degrado etico – politico che accelera il declino anziché fermarlo.
L’appoggio totale al sionismo che non è altro se non una forma particolare dell’imperialismo occidentale, rimane anche quando è chiaro che esso è ormai del tutto fuori controllo e compie ogni giorno stragi di civili, senza tuttavia riuscire ad avere ragione degli avversari. Così quando l’Iran ha scatenato la sua rappresaglia con 180 missili, di cui alcuni ipersonici, che non sono state fermati dalle difese antiaeree combinate di Israele e dei suoi sponsor, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si sono affrettati a condannare l’Iran per “aggressione barbarica” e hanno dichiarato perversamente il loro sostegno al diritto di Israele all’autodifesa. Una tale parodia di bugie e distorsioni nasconde il fatto che l’Iran stava finalmente agendo per legittima autodifesa e che la sua salva di missili ha evitato il più possibile vittime civili e aveva come obiettivo le basi militari.
Ma non solo, perché la decerebrata amministrazione Usa delira in merito a una “risposta” che sarebbe nel migliore dei casi catastrofica per l’economia occidentale, visto che l’Iran controlla lo stretto di Hormuz da dove passa un terzo dell’approvvigionamento petrolifero mondiale. Certo Washington si rende conto che la potenza iraniana rende molto incerto l’esito di uno scontro che potrebbe facilmente allargarsi oltre il Medio Oriente e probabilmente dietro le parole bellicose sta pensando a come tirare il culo indietro con Teheran. Eppure basterebbe smettere di mandare armi a Israele per far finire il massacro in pochi giorni se non in poche ore.
Tutto questo ha un preciso riscontro nell’Ucraina dove qualche giorno fa è stata conquistata dai russi la città fortificata di Ugledar, uno degli ultimi bastioni del regime di Kiev e della Nato, dichiarata inespugnabile. Si tratta di una posizione strategica importante, ma è ancora più interessante il modo in cui è avvenuta la caduta, ovvero con il ritiro delle truppe ucraine non solo a seguito delle pesantissime perdite subite, ma anche a causa degli ammutinamento che si sono verificati. Un comandante della 123esima brigata si è suicidato dopo che centinaia di suoi soldati si erano ammutinati. Si sta insomma verificando un collasso mentre la Nato pretende sempre più vittime per non doversi dichiarare sconfitta: vive del sangue degli altri come un vampiro. Anche il caos alimentato in Medio Oriente serve a nascondere il disastro cui sta andando incontro il regime nazista di Kiev, un’ altra delle manifestazione dell’imperialismo. L’accerchiamento e lo smembramento della Russia è miseramente fallito e di fatto ha costituito la base per lo smembramento della Ue che seguirà dopo quest’ultima avventura. Un disastro per gli oligarchi, una vittoria per i ceti popolari dei vari Paesi.
Tale esito non era stato previsto dalle élite occidentali, tuttavia esso era già chiaro dopo lil totale disastro della mitica controffensiva ucraina di oltre un anno fa e avendo un minimo di cervello si sarebbe dovuto comprendere che prima si metteva in piedi un tavolo della pace e minori sarebbero stati i danni. Ma non è stato possibile seguire la ragione perché fare un passo indietro avrebbe significato riconoscere la perdita di un status. Così adesso la sconfitta è diventata irrimediabile a meno di una guerra nucleare. “Quos Deus perdere vult, dementat prius”, Dio confonde chi vuole rovinare, l’antica massima latin usata da Tolstoi in Guerra e pace riguardo all’avanzata di Napoleone sul territorio russo. E il castigo sarà più severo.
agbiuso
Da: La parabola dell’Occidente e i nuovi potlach
di Andrea Zhok, 24.5.2024
“C’è la necessità sistemica di inventarsi dei colossali, e sanguinosi, Potlatch, che diversamente dai Potlatch dei nativi americani, non devono distruggere solo oggetti materiali, ma anche esseri umani.
In altri termini, l’Occidente a guida americana ha un interesse, inconfessabile ma imperativo, a creare in modo crescente ferite sistemiche da cui far defluire il sangue, in modo che le forze produttive siano chiamate a lavorare a pieno ritmo e i margini di profitto si vitalizzino. E quali forme possono prendere queste ferite che distruggono ciclicamente, e in modo poderoso, le risorse?
Di primo acchito direi che ne vengono in mente due: guerre e pandemie.
Solo un nuovo orizzonte di sacrifici umani può consentire alla Verità Ultima dell’Occidente di rimanere in piedi, di continuare ad essere creduta e venerata.
E se nulla cambia nella consapevolezza diffusa delle ppolazioni europee – i principali perdenti di questo gioco – credo che queste due carte distruttive saranno giocate senza scrupoli, reiteratamente”.
agbiuso
L’Europa, la sua storia, il suo significato, la sua debolezza e le sue prospettive. I popoli e la violenza. L’Europa da difendere contro l’Unione Europea. L’Europa e la filosofia. L’Europa nostra madre.
“Comme un continent, une origine, un creuset de culture et de civilisation, une série de paysages qui m’appartiennent et auxquels j’appartiens. Une histoire complexe qui, à partir de racines remontant pour le moins au Paléolithique, n’a cessé d’évoluer et de s’enrichir d’éléments nouveaux. Un continent dont les géopoliticiens font le centre du monde. Et aussi le lieu de naissance de la philosophie, ce qui compte beaucoup pour moi”.
« L’État moderne a le monopole de la violence légale. Le peuple, celui de la violence légitime. »
éléments, 16.3.2023
agbiuso
Per fortuna sono vegetariano 🙂
È una “autorizzazione” che prelude a un’invasione del mercato alimentare. L’Unione Europea si conferma una delle più bizzarre e subdole strutture di dominio della contemporaneità.
Buon appetito agli “europeisti” nemici dell’Europa.
agbiuso
La UE e la morte dell’idea di Europa
di Vincenzo Costa, 24.11.2022
La UE è già finita. Dopo i primi entusiasmi si è iniziato a capire che è la responsabile del peggioramento della nostra vita, con la richiesta di sacrifici.
Ma non credevo sarebbe finita in farsa.
Oggi si è coperta di ridicolo.
Ci costa un mucchio di soldi quel bivacco di scemi che ha dichiarato stato terrorista la Russia. Gli USA si guardano bene dal farlo.
Continuerà a esistere per inerzia. Ma nella coscienza dei popoli europei è divenuta qualcosa di estraneo, da sopportare, e di cui ridere.
Una banda di pagliacci che ci portano solo guai.
agbiuso
L’€ si sta dissolvendo e con esso, per fortuna, l’Unione Europea, struttura autoritaria e tirannica, edificata sulla finanza e sul globalismo invece che sulla storia e l’identità dell’Europa.
agbiuso
L’Europa è la mia casa, è mia madre, è Heimat, è ciò da cui sono sgorgato, è la mia radice, è la lingua che parlo, sono gli dèi, è la bellezza, è la filosofia.
Iliade – Pour la renaissance européenne
agbiuso
L’Ucraina come il Cile, come il Venezuela. È sempre la stessa strategia dell’impero statunitense.
È quanto sostiene Oliver Stone
(Qui una traduzione)
agbiuso
“Non siamo in guerra con l’ISIS o con la Russia, ma con la BCE che ha sostituito i governi nazionali e i cui membri hanno pure l’arroganza di dichiararlo apertamente.
In Italia gli ultimi tre presidenti del Consiglio, incluso ovviamente Renzi, non sono stati eletti in libere elezioni, ma su indicazione di istituzioni finanziarie straniere con il beneplacito di Napolitano
Ora basta, la sovranità italiana, inclusa quella monetaria deve essere restituita agli italiani. L’abbiamo conquistata con le guerre e con la Resistenza. Non la cederemo facilmente a dei banchieri con la faccia di cera.
Vi manderemo a casa con il referendum. Preparatevi al vostro di default, quello della BCE, non al nostro: noi facciamo sul serio! Sappiamo che saremo attaccati in ogni modo, ma non ci fate paura.
In nome di Dio e della democrazia, andatevene!”
Beppe Grillo al Parlamento Europeo, 12.11.2014
agbiuso
Altre analisi sull’Euro, sul suo fallimento, su chi utilizza questa moneta per sottomettere i cittadini d’Europa.
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Euro, viaggio senza ritorno #fuoridalleuro
QE or not QE?
L’euro è ormai un biglietto di sola andata senza ritorno. Ci sono in atto solo palliativi per trascinare ancora per un po’ una situazione ingestibile. Uno di questi è il QE, l’acquisto di titoli pubblici da parte della BCE che alla fine finanziano solo le banche e non l’economia reale per tirare avanti la baracca per un pò di tempo ancora. E dopo? L’uscita dall’euro è necessaria per riequlibrare la situazione economica dell’Europa, ormai totalmente sbilanciata tra gli interessi del nord e del sud Europa. Lo ha capito persino il Pd e con questo, ricordando Totò, “Ho detto tutto”. Draghi vuol guadagnare tempo. I banchieri del nord Europa vogliono invece la loro libbra di sangue, gli interessi sul nostro debito, la vogliono tutta e la vogliono ora. Può essere che Draghi, di fronte a un rifiuto, si dimetta e il televenditore del consiglio sia mandato a sciacquare le sue balle in Arno dopo lo scioglimento delle Camere. In ogni caso, non cambierebbe nulla. Questo o quello pari sono. QE o non QE, l’unica alternativa è uscire dall’euro.
L’appuntamento mensile del board della BCE è ormai diventato da patema d’animo per il mercato. Da una parte il peggioramento del quadro macroeconomico richiede alla BCE di immettere più denaro in circolazione attraverso il Quantitative Easing (QE) per aiutare l’economia, combattere la deflazione, sostenere i mercati azionari e quelli del debito pubblico. Dall’altro lato un tira e molla che dura da due anni, tra Draghi che promette di ricorrere a misure straordinarie in caso di crisi economica, e la Germania che fa di tutto per evitarlo, fanno aumentare i dubbi sulla libertà stessa di manovra da parte della BCE visto il palese ritardo nell’implementare misure straordinarie.
Cosa aspetta Draghi? Le recenti voci di attrito riportate dalla Reuters tra Draghi ed alcuni membri del board della BCE capitanati da Weidmann, il governatore tedesco,aumentano le incertezze sulla reale libertà di manovra di Draghi. E così, nel bel mezzo di un’ennesima recessione, con disoccupazione e deflazione in aumento siamo ancora qui ad interrogarci su QE o non QE.
Ma cosa è il QE? Come e perché migliorerebbe le nostre condizioni economiche? Il Quantitative Easing è una operazione di acquisti straordinari temporanei di attività finanziarie da parte della Banca Centrale attraverso la stampa di moneta al fine di immettere più denaro in circolazione nell’economia reale. La Banca Centrale dunque attraverso l’acquisto di obbligazioni private, debito pubblico, azioni, covered bonds, cartolarizzazioni dovrebbe ravvivare l’economia. Ad una macchina (l’economia) costretta ad andare piano per via della poca benzina (la crescita economica) si prova a dare velocità lubrificando pistoni e cilindri (QE appunto) per arrivare prima alla prossima stazione di servizio, fare il pieno (di fiducia) e riprendere a correre.
Ma a noi comuni cittadini cambierà la vita quando e se la BCE acquisterà attività finanziarie? In effetti, teoricamente, il QE ha una sua utilità:
– Più moneta in circolazione dovrebbe portare alla svalutazione dell’Euro e consentire di aumentare la crescita da esportazioni. Ci spiegavano che le svalutazioni competitive della Lira non facevano bene ed ora con l’Euro si vuole fare la stessa cosa? Svalutare l’Euro vuol dire rendere le nostre merci più convenienti per gli americani ma questo non risolve gli squilibri tra nord e sud della Eurozona.
– Più moneta significa anche più inflazione: è positivo per la sostenibilità del debito pubblico e per il pagamento degli interessi sul debito. Ci spiegavano che uscire dall’Euro sarebbe un male per via di una inflazione fuori controllo – affermazione falsa e tutta da dimostrare – e poi vogliono il QE per avere inflazione? Cosa che tra l’altro spiega l’opposizione della Germania in quanto Paese creditore nei confronti della periferia d’Europa e quindi interessato a non vedere il rimborso del proprio credito intaccato dall’inflazione.
– Comprando attività bancarie il QE consentirebbe anche alle banche di beneficiare in termini di maggiore valore delle proprie attività e conseguente rafforzamento del patrimonio, quindi in teoria di aumentare la disponibilità delle banche a prestare all’economia reale.
– Comprando passività private o pubbliche (vedi titoli di Stato, BTP ad esempio) si dovrebbe ottenere un abbassamento del costo di finanziamento per i governi e per le banche e dunque a cascata su famiglie e imprese.
Insomma tutti interventi che come successo con LTRO sono finalizzati a farvi venire voglia di spendere di più e far ripartire l’economia. Ma allora uno si chiede: se la banca centrale vuole davvero farmi arrivare più denaro da farmi spendere perchè lo dà prima alle banche? Non potrebbe saltare il passaggio intermedio e andare direttamente dal produttore che stampa moneta (la banca centrale) al consumatore finale (le famiglie)? Certo che potrebbe farlo! Ci sono fior di economisti che hanno studiato e proposto la cosa. Draghi vuole stampare carta per 1.000 miliardi di Euro come dice? Perfetto vuol dire che pro quota all’Italia ne spetterebbero circa 200. Su 20 milioni di famiglie fanno 10 mila euro a famiglia. Ti svegli una mattina con 10 mila euro in più accreditati elettronicamente sul tuo conto corrente. Se hai debito usi la nuova moneta per estinguerlo, oppure puoi usare la nuova moneta per consumi, risparmi o investimenti. Ma davvero si può fare una cosa del genere? Certo che si può! Il problema è che passare direttamente dal produttore al consumatore finale significa tenere fuori il grossista, appunto la banca, ossia la lobby più potente del mondo, che da questo passaggio intermedio trae lauti guadagni gestendo i soldi per senza prendersi il rischio di girarli all’economia reale. Ogni QE porta un rialzo dei mercati e una riduzione del costo del debito per via della sua componente speculativa di sostegno alle valutazioni di attività finanziarie. Ma la difficoltà di far arrivare la nuova moneta alle famiglie e alle aziende rimane il motivo per cui il QE non porta a crescita economica reale sostenibile. Il QE quindi spesso non fa altro che generare bolle speculative che prima o poi scoppiano.
Dunque poco da perdere se Draghi non fosse in grado di fare QE per via dell’ostilità della Germania? Sbagliato. Sarebbe un disastro comunque, soprattutto per l’Italia, e questo non per la crescita che non arriverebbe in ogni caso ma perchè il QE è oggi fondamentale ai governi per prendere tempo sul fronte debito pubblico. Per l’Italia si tratta di circa 400 miliardi da piazzare sul mercato nel 2015. Un po’ come successo con OMT nel 2012 che ha fatto temporaneamente rientrare la crisi dello spread regalandoci due anni di basso spread, ma di crescita negativa. Alla fine il QE “compra tempo” questo è innegabile. Una botta di steroidi che per un paio d’anni almeno rimuove il problema spread e quello di sostenibilità del debito. Poi? Siamo in territorio inesplorato. Per la prima volta le banche centrali hanno dopato le loro economie contemporaneamente. Federal Reserve, Bank of England, Bank of Japan ed ora BCE sono state impegnate a stampare moneta. Prima o poi questa carta dovrà essere ritirata dall’economia e nessuno sa cosa succederà il giorno in cui il mercato prenderà atto che è finita la cura di steroidi e deve mettersi a dieta. Come diceva Keynes “Nel lungo termine siamo tutti morti” quindi per ora nessuno si preoccupa del viaggio di ritorno dal QE, ma solo di quello di andata. Se Draghi non fa subito QE sul debito pubblico dunque c’è da attendersi l’anno prossimo un peggioramento della deflazione, un rialzo dello spread, un maggior costo del servizio interessi, maggiori tasse per onorarlo. Insomma no QE vuol dire quasi certamente una patrimoniale in arrivo l’anno prossimo in Italia.
Il M5S ha promosso con convinzione un referendum sull’uscita dall’Euro proprio per riappropriarsi della sovranità monetaria e della sua banca centrale:
– La BCE ha dato soldi gratis alle banche (LTRO) per far comprare loro debito pubblico visto che la BCE non poteva farlo da statuto. La Banca d’Italia invece poteva farlo prima del divorzio. Perché complicarsi la vita con l’Euro e con un mandato così limitato alla BCE?
– Attendiamo con ansia il QE per avere un po’ di svalutazione e inflazione che portino crescita, esattamente come succedeva ai tempi della lira. Non è meglio allora riprenderci la nostra sovranità monetaria?
A questo punto, dopo sette anni di crisi profonda, quanto altro tempo dovranno buttare i governi europei prima di prendere atto che così l’Euro non funziona e danneggia la periferia d’Europa? E’ meglio tornare ciascuno alla propria moneta e sovranità in modo che ogni governo possa decidere quale sia il giusto mix di inflazione, tassi d’interesse, debito, svalutazione e crescita per la propria economia. Ormai è chiaro che gli interessi dei paesi dell’Eurozona sono troppo contrastanti perché una unica politica monetaria e una unica moneta possano accontentare tutti.
Biuso
Ukraine: Et maintenant?
di Dominique Jamet
Résumé des chapitres précédents :
1/ Une « révolution » d’un orange douteux, fortement inspirée, soutenue, subventionnée et instrumentalisée par l’Occident, chasse le président régulièrement élu mais indiscutablement impopulaire. Une des premières décisions du gouvernement issu de l’émeute est de retirer au russe son statut de deuxième langue officielle de l’Ukraine. Avantage à l’Occident.
2/ Les régions géographiquement, historiquement, culturellement, économiquement, ethniquement et politiquement les plus proches de la Russie se soulèvent contre les nouveaux oligarques de Kiev. Les séparatistes du Donbass, encouragés, soutenus, armés par Moscou, contestent la légitimité et récusent l’autorité du gouvernement de Kiev Ils prennent le contrôle des oblasts de Louhansk, Slaviansk et Donetsk. Avantage à la Russie.
3/ Après avoir hésité, tergiversé, procrastiné, le nouveau président ukrainien, élu dans des conditions d’une opacité chocolatière, décide de régler la question par la force. L’Ukraine, financièrement exsangue et affectivement divisée, lance pourtant l’assaut contre la « République populaire du Donbass ». L’armée ukrainienne, ressurgie du néant, met en difficulté puis en déroute les sécessionnistes. La liquidation de l’insurrection pro-russe semble n’être plus qu’une question d’heures. La Russie, méprisée, sanctionnée, mise à l’index, injuriée, calomniée par les gouvernements et les médias occidentaux, est fermement invitée à ne pas se mêler des affaires du pays voisin, qui sont l’affaire de Washington, de Bruxelles, de Varsovie et de Paris. Avantage à l’Occident.
4/ Comme on pouvait aisément le prévoir, Vladimir Poutine ne se résigne pas à laisser succomber, l’arme au pied, ceux qui se réclament de l’éternelle Russie et le supplient d’intervenir. L’intervention russe renverse le cours des événements et les forces loyalistes, stoppées, contrées, puis encerclées, prises au piège, sont menacées d’anéantissement. Avantage à la Russie.
5/ L’Ukraine, riveraine, comme chacun sait, des rives de l’Atlantique, sollicite son admission dans l’OTAN ! L’Union européenne et les Etats-Unis annoncent de nouvelles mesures de représailles contre la Russie. Là où il était possible et souhaitable de décentraliser, de fédéraliser, de finlandiser un pays dont l’unité nationale est une fiction, on a laissé les affrontements dégénérer en guerre fratricide puis on a internationalisé un conflit qui n’en méritait pas tant. Alors que les métastases du fondamentalisme islamiste s’étendent à l’ensemble du Proche et du Moyen-Orient, les aveugles et les somnambules dont nous dépendons pour notre malheur sont en train de créer, cent ans après Sarajevo, les conditions d’une troisième guerre mondiale.
agbiuso
Dal manifesto, 11.10.2014.
L’articolo integrale di Piero Bevilacqua si intitola L’immensa ricchezza delocalizzata
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Quasi non passa giorno senza che il presidente della Bce, Mario Draghi e gli altri strateghi che presidiano il governo dell’Unione si affannino a rammentarci che in mancanza di riforme strutturali l’Italia non riprenderà il cammino della crescita. Le riforme strutturali: espressione ironica della storia. Chi ha memoria del nostro passato ricorderà che la frase «riforme di struttura» è stata coniata da Palmiro Togliatti, diventando uno degli slogan del Pci tra gli anni ’50 e ’60. Alludeva a profonde trasformazioni da realizzare negli assetti dell’economia e nei rapporti di potere tra le classi.
Ora è finita in bocca ai manager finanziari europei, e ai governanti italiani, e serve a dare una accentuazione di radicalità all’intervento invocato, quasi si trattasse di migliorare più profondamente le condizioni del paese.
In realtà, oltre a mascherare il vuoto di prospettiva,essi cercano di nobilitare la sostanza classista della più importante di queste “riforme”: una maggiore flessibilità e una più completa disponibilità della forza lavoro nelle scelte dell’impresa. Il Job Act in cantiere nel governo Renzi, evidentemente non basta. Occorre poter licenziare con più facilità, per attirare i capitali che girano per il mondo. Oggi noi sappiamo bene quanta fondatezza ha la teoria su cui si fonda tale pretesa. Come ha scritto di recente Luciano Gallino, «La credenza che una maggiore flessibilità del lavoro, attuata a mezzo di contratti sempre più brevi e sempre più insicuri, faccia aumentare o abbia mai fatto aumentare l’occupazione, equivale quanto a fondamenta empiriche alla credenza che la terra è piatta». (Vite rinviate. Lo scandalo del lavoro precario, Laterza 2014).
[…]
E’ cambiata la forma di razionalità dei governanti. Heidegger diceva che «La scienza non pensa». Credo che sbagliasse bersaglio: è la tecnica che non pensa. La ragione tecnica applica dispositivi dottrinari alla realtà, attendendo che essi funzionino perché così accade nei laboratori o nelle simulazioni matematiche. Nella loro ratio se il dispositivo non ha successo è perché si sbaglia nella sua applicazione o questa non è completa. Se il Job Act non funzionerà è perché qualche residua norma impedisce all’imprenditore di licenziare i suoi operai quando più gli aggrada. Dunque, la verità che nessuno vuol dire è che oggi siamo governati da uomini che non pensano. Dove il verbo pensare ha una ricchezza semantica ormai andata perduta nel lessico corrente: significa lo sforzo creativo di rispondere alle sfide della realtà ascoltandone la complessità, cercando soluzioni condivise e di utilità generale con l’arte della politica. I tecnici continuano ad applicare dottrine sconfitte dalla realtà . Ma i politici senza dottrina, come il nostro Renzi e prima Berlusconi, non pensano più dei tecnici. Esercitano l’arte redditizia della comunicazione.
agbiuso
“Nessuno è davvero al potere, nessuno prende consapevolmente decisioni: una catena logico-matematica ha sostituito la decisione, e l’algoritmo del capitale è divenuto indipendente dalla volontà individuale del proprietario. Saprà l’intelletto generale emanciparsi dall’automa? Può la coscienza agire sull’evoluzione neurale?”
La risposta disincantata e profonda di Franco Berardi Bifo: Malinche e l’automa
agbiuso
Un breve ma utile articolo di Rita di Leo a proposito dei reali interessi e conflitti dei quali l’Ucraina è una pedina fondamentale: La questione russa
agbiuso
Aldo Giannuli spiega con chiarezza per quali ragioni la politica dell’Unione Europea verso la Russia è pericolosa e autolesionistica.
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Ucraina: quali prospettiva dopo la tregua?
di Aldo Giannuli
A quanto pare siamo ad un cessate il fuoco nella questione ucraina. Molto bene, ma questo non basta. La questione va definita, perché non possiamo tenerci questo barile di dinamite con miccia innescata nel pieno centro d’Europa. E dunque occorre passare dalla tregua alla trattativa per definire la situazione stabilmente. Vorrei riprendere il discorso per il quale, appurato che non ci sono ragioni di principio per un intervento militare Nato nella crisi ucraina, questo dipende piuttosto da calcoli di ordine politico che, per di più, sono molto probabilmente sbagliati. Quali sono questi calcoli?
Come dicevo nel pezzo precedente, Obama ha puntato le sue carte sull’isolamento della Russia e, soprattutto, sulla contrapposizione fra essa e l’Europa (soprattutto la Germania). E questo nel tentativo di puntellare la traballante egemonia americana.
L’errore di partenza è già in questa pretesa di mantenere il monopolio di potenza americano, cercando di giocare sulle divisioni altrui, senza prendere in considerazione un ordine mondiale basato su un equilibrio multipolare. Il calcolo è miope per una ragione: gli Usa non hanno più i mezzi economici per finanziare il loro Impero. Sono passati i tempi in cui gli Usa potevano permettersi il lusso di sostenere da soli più della metà della spesa mondiale in armamenti (ma su questo torneremo).
Ovviamente, giocando sulla combinazione fra residuo predominio militare, persistente predominio finanziario ed abile gioco diplomatico, possono procrastinare il tramonto dell’attuale egemonia americana, ma anche questo potrebbe avere un costo molto più alto del previsto e determinare tendenze ben peggiori sul lungo periodo.
In primo luogo, l’isolamento della Russia potrebbe non diventare affatto tale, ma sfociare in una alleanza di medio periodo fra Mosca e Pechino, premessa di un nuovo bipolarismo che scaricherebbe subito le sue tensioni su India e Germania, i due pivot della nuova competizione.
Ma, lasciando da parte le tendenze di lungo periodo, prendiamo in considerazione i possibili esiti di un braccio di ferro in Ucraina. Ovviamente, in primo piano ci sarebbe il rischio di una guerra nel cuore di Europa, per la prima volta dal 1945 (se facciamo eccezione per il circoscritto caso jugoslavo) il che è cosa da considerare con molta cautela e non perché la vita degli Europei sia “più preziosa” di quella degli altri, ma perché qui siamo in una cristalleria molto delicata: troppi paesi dotati di armi nucleari, continente troppo fittamente affollato, con centri di vita economica di interesse mondiale ma, soprattutto, continente facile a prender fuoco da un capo all’altro in poco tempo, se parte l’incendio. In fondo, ci sarà stato pure un motivo per cui –saggiamente- Usa e Urss, per quasi 40 anni hanno accuratamente evitato la più piccola scaramuccia in Europa, mentre se le davano di santa ragione in Asia ed Africa.
Poi c’è un’altra considerazione: tutti i conflitti generalizzati degli ultimi 150 anni, sono sempre stati preceduti da una o più “guerre d’assaggio”, nella quale provare le armi di ultima generazione, studiare le reazioni avversarie, esaminare il comportamento dei terzi, valutare tattiche e strategie. Accadde con le due guerre di indipendenza italiane e con la guerra franco-prussiana del 1870-71 prima della guerra balcanica che si conclude con la pace di Berlino (1876-78), con la guerra russo giapponese (1904) e la guerra italo turca (1911) che precedettero la Prima Guerra mondiale e con la guerra di Spagna (1936-39) e quella sino-giapponese (1937) alla vigilia della II Guerra Mondiale.
Uno dei rischi più seri, sarebbe proprio quello di fare una “guerra modellino” in cui preparare la successiva. Le “guerre d’assaggio” preparano quella importante successiva non solo per l’accumulo di informazioni che forniscono a quelli che “vogliono menar le mani”, ma anche perché preparano psicologicamente l’opinione pubblica dei vari paesi all’idea della guerra prossima ventura. In questi 70 anni che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale, l’impossibilità di una guerra anche limitata in Europa è stato un punto fermo della politica internazionale e, di conseguenza, questo metteva l’ipotesi di una guerra generalizzata in Europa nel campo del periodo ipotetico dell’irrealtà. Permetterne una di vasto raggio ora equivarrebbe a dire che, in fondo, anche un conflitto generalizzato in Europa (e, di conseguenza a livello mondiale) non è poi una cosa così fuori dal campo del possibile e del reale.
Mi pare che sia il caso di andarci molto cauti, anche perché la diplomazia europea oggi passa per le mani di persone come Tusk, per il quale ormai si rende indispensabile un Tso.
E questo in una situazione in cui l’Europa in generale (e Germania ed Italia in primo luogo) riceverebbe un colpo brutale alla propria economia se si bloccasse l’import export con la Russia. Nel 2012, la Germania ha esportato merci in Russia per 38 miliardi di Euro, l’Italia per 10 e la Francia più o meno altrettanti. Ed in un un momento di crisi, è pensabile una caduta brusca del 10-12% dell’export?
Per non dire delle importazioni: nessuno ci ha ancora detto con cosa sostituiremo il gas russo nel prossimo inverno ed a che prezzi. Come dire che ci apprestiamo ad un capitombolo della bilancia commerciale (e, di riflesso, del Pil europeo) senza precedenti.
Alla Casa Bianca, poi, devono tener presente che a novembre ci sono le elezioni di middle term e i democratici devono combattere duro in una decina si stati se vogliono mantenere la maggioranza in Senato. Come è noto, la popolarità del Presidente non è allo zenith, ma il 66% degli americani, stando ai sondaggi, appoggia la sua linea di non intervento in Iraq perché non vuol sentir parlare di Medioriente. Cosa fa pensare ad Obama che gli americani brinderebbero a champagne per una guerra in Europa e con i Russi?
Infine, va da sé che se gli americani e gli europei si facessero coinvolgere in uno scontro in Ucraina e con un avversario di quella stazza, il Medioriente diventerebbe il pensiero postultimo e lì sarebbe mano libera per l’Isis, per l’Iran, per Israele, per i Sauditi, per i Siriani…. Sai che allegria! A fronteggiare l’Isis resterebbero siriani, curdi e iraqueni, ma soprattutto iraniani. Gli americani, al massimo, potrebbero fare da copertura aerea della fanteria iraniana. Dopo di che, sconfitto l’Isis, è ovvio che il “Grande Iran” diventerebbe rapidamente una realtà, mentre si aprirebbe un altro capitolo più che delicato fra probabile nuovo stato curdo e Turchia.
Insomma, siamo proprio convinti che un intervento Nato in Ucraina sarebbe davvero un affare?!
Aldo Giannuli
agbiuso
Mogherini, la faccia migliore del vuoto italiano
di Tommaso Di Francesco, il manifesto 30.8.2014
Come prevedibile, la ministra degli esteri italiana Federica Mogherini è l’Alto rappresentante per la «Politica Estera e di Sicurezza Comune», ancora la sigla Mrs Pesc, perché non può, come da Trattati, essere chiamata ministro degli esteri dell’Unione europea. Così sulla barchetta di carta dell’Ue che affonda, come ironicamente propone la copertina dell’Economist, con un Draghi intento a buttare fuori acqua, Hollande impettito sulla prua, Merkel che naviga come se nulla fosse e il “nostro” Renzi con un gelato in mano, adesso sale il pesante fardello di una sirena muta e ammiccante promesse, vero simbolo dell’inesistente politica estera europea. Non c’è che dire, la persona giusta al posto giusto.
L’eventuale sua nomina sarebbe stata «deludente», scriveva il Financial Times, che sperava in un «pezzo da novanta» di alto profilo internazionale — come chiedeva anche Berlino — di fronte ai ricorrenti nazionalismi europei per le tensioni economiche tra i vari governi Ue, e soprattutto rispetto al vortice internazionale delle guerra aperte in Medio Oriente, nel Mediterraneo, e alla frontiera con la Russia in Ucraina. Invece arriva Mogherini.
Siamo esterrefatti, perché i silenzi e le reticenze italiane si aggiungeranno alla pratica dell’Ue
Abbiamo infatti lungamente atteso, in questi sei mesi, una diversità del governo Renzi e della Farnesina sulle crisi aperte nel mondo, dopo le tante «guerre umanitarie» alle quali l’Italia ha partecipato che hanno aggravato sanguinosamente quelle crisi.
Non è arrivato nulla.
Nessuna condanna del governo israeliano per le stragi di civili a Gaza, ma tanta comprensione per il «diritto alla difesa» — con i massacri? -, dimenticando che Israele occupa militarmente i territori palestinesi e le Risoluzioni delle Nazioni unite che da 47 anni gli impongono di ritirarsi, e invece Israele allarga le colonie, boicotta l’impossibile ormai Stato di Palestina e non vuole nessuna pace. Ora chi aiuterà i disperati di Gaza tra macerie e cimiteri? Inoltre la Farnesina ha taciuto sulla richiesta di sospendere in Italia le esercitazioni militari con i cacciabombardieri israeliani, insieme alla revisione del Trattato militare che ci lega ad Israele; e tace sulla richiesta dell’Anp, unitaria Fatah-Hamas, di aderire al Tribunale penale dell’Onu.
Zero assoluto poi sulla sanguinosa guerra in Siria, oltre alla disponibilità a far approdare sulle nostre coste l’arsenale chimico di Assad poi distrutto – e questo grazie all’intermediazione del «nemico» Putin che ha impedito che l’Occidente e Obama si impelagassero ulteriormente nella guerra che hanno alimentato. Invece l’Italia avrebbe dovuto chiarire se fa ancora parte della coalizione scellerata degli «Amici della Siria» (dalla Gran Bretagna all’Arabia saudita) che ha finanziato e rifornito di armi gli insorti, fino a favorire direttamente e indirettamente la crescita militare del fronte jihadista e qaedista.
Per il disastro in Iraq, dove lo Stato islamico avanza come deriva dei santuari conquistati in Libia e in Siria, il governo italiano telecomandato e storico mercante d’armi, si è limitato a mostrare per l’ennesima volta il suo strabismo: aiuti umanitari e nuovi armamenti, stavolta ai kurdi (anche al «terrorista» Pkk il cui leader Ocalan giace nelle galere dell’atlantica Turchia anche per merito dell’Italia?), perché combattano al posto dell’Occidente per «salvare le minoranze», stornando carichi di ferraglia che avrebbe dovuto essere distrutta da tempo e riciclando arsenali che potrebbero essere prova di forniture illegali italiane, contro le sanzioni Onu, agli insorti libici anti-raìs.
La Libia è diventata intanto peggio della Somalia, grazie alla guerra della Nato guidata ad ogni costo dal prode europeo Nicolas Sarkozy che, si scopre ora, voleva disfarsi del testimone Gheddafi che aveva finanziato la sua campagna presidenziale. Dopo il delitto occidentale ce ne laviamo le mani e peggio sia per i profughi che ora, con il Frontex Plus (sembra il nome di una medicina ma è un muro di contenimento che fa temere un’altra Kater Y Rades 1997) verranno tenuti alla larga e relegati a rimanere in Libia o tornarsene a casa loro, nella tragedia della miseria e delle guerre della grande Africa dell’interno. Abbandonando la giusta proposta della Marina di una missione solo di soccorso sotto egida Onu. E questo per far contenta l’ala più di destra del governo di centro di Matteo Renzi.
Ma l’evidenza peggiore è quella dell’Ucraina, con la Mogherini che telecomandata ripete le dichiarazioni dell’Alleanza atlantica e non ha detto finora una parola sulla guerra feroce che è stata scatenata pericolosamente ai confini della Russia.
Che fine hanno fatto le promesse di indagare sul ruolo della destra neofascista e paramilitare su piazza Majdan, sull’uccisione del reporter italiano Andrea Rocchelli e sulla strage di Odessa che ha innescato la guerra civile?
Tutto è pronto anche qui per riproporre il «modello Kosovo». A proposito, ecco un altro silenzio: la ministra Mogherini non ha proferito parola sui risultati di questi giorni della commissione d’inchiesta della missione Ue Eulex, che ha indagato due anni dopo le denunce dal rapporto di Dick Marty del Consiglio d’Europa e le richieste di Carla Del Ponte, sugli orrori e sui crimini di guerra commessi in Kosovo dalle milizie Uck alleate della Nato, proprio durante l’occupazione delle truppe atlantiche dopo i raid «umanitari» che hanno inventato il nuovo Stato indipendente del Kosovo. Una indagine europea agghiacciante che conferma i massacri e la pulizia etnica contro serbi e rom. Il silenzio è rumorosissimo, perché emerge la connivenza nelle stragi dei leader della Nato. Resteranno impunite o no? Che dice la Mogherini?
Non tutto, certo, è responsabilità dell’Italia. Oggi sarà eletto anche il presidente della Commissione, dopo il patetico e inesistente Van Rompuy, tocca al premier polacco Tusk, leader del paese che gli Stati uniti vogliono riarmare in funzione anti-russa e che è destinato a pesare molto più della ministra degli esteri italiana.
Il fatto è che Mr Pesc è un acronimo che serve a dire che l’Europa ancora non può dichiarare di avere una politica estera indipendente. Del resto l’Ue non ha una politica economica comune, spaccata com’è sul terreno della dilacerante crisi economica, né tantomeno una politica di difesa europea.
Ma soprattutto perché c’è l’Alleanza atlantica che la fa “meglio” e al posto dell’Unione europea, che resta un simulacro rappresentato solo da una moneta. Quella Nato che si avvia a diventare Trattato transatlantico anche economico e che intanto gestisce l’ideologia del militarismo umanitario, attizza guerre e poi soccorre, cura e accresce i budget militari dei paesi alleati a danno delle spese sociali (vedi gli F-35), militarizza con basi, scudi antimissile e nuovi sistemi d’arma il territorio del vecchio continente e dei nuovi stati alleati dell’est, passati dal Patto di Varsavia direttamente alle missioni nei conflitti globali a guida Usa.
In poche parole, la Nato surroga la politica estera dell’Unione europea. E ora Mogherini, Mrs Pesc, dopo il nulla rappresentato dalla britannica Catherine Aston, ci mette la faccia del vuoto italiano.
agbiuso
L’embargo contro la Russia sta danneggiando gravemente l’economia europea, quella italiana in particolare. È questo uno dei reali obiettivi degli USA.
I governi “nazionali” -come quello italiano- sono complici di tale danno contro i propri cittadini.
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La UE rimedi ai danni dell’embargo russo
“Il M5S nei giorni scorsi ha deciso di sottoscrivere una dichiarazione congiunta con il deputato greco Marias Notis che fa parte del Movimento Independent Greeks in merito alla grave situazione economica causata dall’embargo russo sui prodotti agricoli dell’unione europea. Queste misure restrittive stanno generando delle pesanti conseguenze economiche nei paesi dell’Unione europea e in modo particolare in quei paesi del sud dell’Europa che sono maggiormente colpiti, tra i quali la Grecia e l’Italia.
Il Movimento 5 stelle Europa ha quindi deciso di supportare l’iniziativa del deputato greco e di richiedere agli organi competenti dell’Unione europea e alla Commissione europea di procedere con una compensazione finanziaria immediata agli agricoltori e agli imprenditori del settore italiani e greci. Ad oggi, la Commissione europea ha mosso i primi passi. In una nota del 18 agosto si comunica l’attivazione di misure eccezionali nel settore con lo stanziamento di un fondo di 125 milioni di euro. Ed è dell’altro ieri invece notizia di un ulteriore stanziamento di 33 milioni di euro per il settore delle pesche nettarine. Attendiamo invece settimana prossima un documento ufficiale per la ripartizione di un ulteriore fondo per gli altri settori agricoli.
Si tratta quindi di una prima iniziativa congiunta del Movimento 5 stelle Europa che guarda alle possibili sinergie con gli altri movimenti politici europei e in particolar modo con quelli della fascia mediterranea con i quali chiaramente l’Italia condivide molto, per poter dare un peso maggiore alla voce dei paesi del sud dell’Europa e dei loro cittadini.”
Eleonora Evi, portavoce M5S al Parlamento Europeo
agbiuso
Mi è stato segnalato da Dario Sammartino questo interessantissimo editoriale di Gabor Steingart, direttore del più importante quotidiano economico tedesco, Handelsblatt.
È scritto in modo vivace e trasuda di intelligenza politica e antropologica (non a caso la stampa italiana lo ha ignorato). Ne consiglio la lettura per capire dove sta il pericolo per la pace:
L’Occidente sulla strada sbagliata
agbiuso
L’erba vorrei
Franco Berardi Bifo
Vorrei sbagliarmi. Guardo la mappa del continente euroasiatico e cerco di immaginare l’evoluzione degli eventi. In Giappone, dove il primo ministro discende da una famiglia di alti dignitari nazisti, c’è un movimento nazionalista che invita a mangiare cibi che vengono da Fukushima. Kamikaze dell’insalata.
In India hanno eletto premier un violento induista responsabile del massacro della moschea di Adjodia che si prepara a imporre un programma di riforma neoliberista. Milioni di profughi nei territori della guerra civile interislamica. Il califfato si insedia a poca distanza da Israele. E Israele massacra ogni giorno i reclusi di Gaza.
Al confine orientale d’Europa si aggirano i fantasmi delle guerre del ’900. La società europea sacrificata sull’altare delle banche: la disoccupazione cresce il salario crolla, la generazione precaria costretta ad accettare lo schiavismo che ora si chiama lavoro volontario. In Europa i nemici dell’Unione sono quasi dovunque vincenti. E la società pare indifesa in balia degli sciacalli perché la competizione tra precari distrugge le condizioni stesse della solidarietà.
Vorrei sbagliarmi ma l’orizzonte del secolo che avanza sembra orribile. Vorrei sbagliarmi e credo che mi sbaglio. Certo quello che vedo è un futuro da zombie, ma quello che non vedo, quello che si nasconde quello che mi sfugge, quello che solo adesso sta nascendo è più importante. E poi lo sanno tutti: i profeti sono noiosi e deprimenti. Ma per fortuna sbagliano spesso.
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Fonte: Alfabeta2, 4 agosto 2014
agbiuso
Le questioni si incrociano, Pasquale: monoteismi massacratori, palestinesi macellati, fanatismi morali. Un film indimenticabile che con una risata seppellisce la Bibbia, il messianismo cristiano (e religioso in genere), il settarismo dei gruppuscoli politici è Brian di Nazareth dei Monty Python.
Lo si può vedere per intero in streaming nell’efficace (in questo caso) doppiaggio italiano: http://www.youtube.com/watch?v=4z-cr4_9JV0
Pasquale
Impeccabile, una boccata ulteriore fi ossigeno.
agbiuso
Dico che di rado si trova tanta saggezza in così poche righe.
Hai ragione su tutto.
Sulla stampa italica da disprezzare, soprattutto quella televisiva, semplicemente disgustosa.
Sul fatto che i palestinesi non hanno nessuna speranza, nessuna. E ciò per la semplice ragione che si trovano a essere maciullati da uno dei più potenti eserciti del mondo, al quale non resisterebbero altri eserciti (come è accaduto dal 1948 alla Giordania, alla Siria e all’Egitto, che infatti si sono poi ordinatamente ritirati dalla contesa), figuriamoci chi per disperazione può solo lanciare dei razzi artigianali che non arrivano mai a destinazione. Non hanno nessuna speranza perché -come ho scritto anche qui- «Il problema palestinese si risolverà quando non ci saranno più palestinesi, o saranno tutti schiavi». Questa è la ‘politica’ di Israele. L’obiettivo sarà raggiunto, è solo questione di tempo. Ma ciò che, ancora una volta, è disgustoso è l’immensa ipocrisia di chi fa finta che qui ci sia una guerra, un conflitto, mentre è chiaro che c’è solo un massacro.
Hai ragione sopratutto sull’umano e sull’orrore di chi si crede eletto da un Dio, dall’unico Dio per giunta! È qui, nel monoteismo che annulla le differenze, che risiede il nucleo dello sterminio. Dello sterminio dato e dello sterminio ricevuto. Sino a che non ci libereremo dal monoteismo non ci sarà pace. Dopo (come prima) ci saranno guerre, certo, ma soltanto guerre, e non crociate. Perché di questo si tratta. E le crociate -che le facciano i cristiani, gli ebrei, i musulmani o i «difensori della democrazia e dei diritti dell’uomo»- sono l’essenza stessa dell’abominio.
Pasquale
Caro Alberto, stante che sono senza computer, faccio fatica a commentare con agile pertinenza al tanto che hai scritto; e al tanto che descrivi e che è solo motivo di dolore e disappunto. Sono convinto da tempo, tu lo sai, che le cose stiano così; della stampa ho il più assoluto disprezzo, specie della nostrale, una casta di donabbondi cumannata da tanti donferranti. Icastico il ritratto fattone da Paolo Stoppa in Uomini e Caporali. Del resto che dire, tu sai bene che in Palestina la faccenda può solo finire in un modo, con il massacro totale; lo fanno in comode rate in modo da far scrivere che vogliono la cosiddetta pace; quella del Foscolo “all’ombra dei cipressi”. Ma non possono volerla, un po’ perchénon vogliono missili in giardino un po’ perché sanno bene che, lo avrei anch’io, l’altrui desiderio è sano sano quello di fargli la pelle. Con Céline mi pare che lo scontro sia tra canaglierie, in mezzo ci sono pescatori cui è negato il diritto di pesca e gente che non sa niente, vorrebbe forse non essere seccata e farsi la propria vitarella, e che come da noi si affida al primo boy scout che passa o al primo bruto con panzerfaust. Del resto quando uno di sé pensa di essere eletto, di avere leggi e tavole e pietre su cui fondare il potere di offendere, c’è poco da fare. Che dici? Dei pacifisti non capisco la convinzione che la guerra sia da evitare, penso da evitare siano gli uomini; da ciò la necessità di evitare i conflitti perché di mezzo ci sono gli umani: è arcinoto quello di cui siamo capaci. Che dici?