Sarkozy -capo sino a poco tempo fa di una delle più verticistiche repubbliche presidenziali d’Europa- è stato arrestato con l’accusa di concussione perché avrebbe promesso a un magistrato ruoli di prestigio in cambio di informazioni sulle inchieste che lo riguardavano. In Italia chi si è comprato i giudici e ha difeso mafiosi riscrive ora la Costituzione insieme al Partito Democratico. Un patto siglato con i peggiori delinquenti di Forza Italia e al quale Renzi e le sue collaboratrici ribadiscono che bisogna rimanere fedeli. Un abisso di corruzione tale che persino Robespierre lascerebbe perdere. Alla fine Berlusconi ha vinto, sono costretto ad ammetterlo. E la sua vittoria si chiama Partito Democratico.
37 commenti
agbiuso
La riforma della Rai ispirata alla loggia massonica Propaganda due e la vendita a Mediaset delle infrastrutture per la comunicazione in Italia.
In questo modo il governo del Partito Democratico-Nuovo Centrodestra si svela senza più finzioni. Un governo di banditi, massoni, mafiosi.
agbiuso
Pd, una scissione che si è già consumata
di Vincenzo Vita, il manifesto, 22.1.2015
La vicenda delle «primarie» liguri costituisce, pur non essendo certo un unicum, una sorta di Caporetto del Partito democratico. Giusta e condivisibile la scelta di andarsene di Sergio Cofferati. La sequenza ligure è un po’ come lo sguardo del reporter interpretato da James Stewart che coglie dai particolari l’omicidio ne La finestra sul cortile di Hitchcock: si intravede un corpo offeso da un delitto più o meno perfetto. La giusta scelta di Cofferati di dire addio al Pd non può rimanere isolata e, anzi, è doveroso per coloro che si sono opposti fin dall’inizio alla linea di Matteo Renzi imboccare definitivamente un’altra strada.
Del resto, la vicenda della legge elettorale, con il cambio delle alleanze consumatosi al Senato con il pieno appoggio di Forza Italia al governo, dimostra che il partito ha cambiato ormai di natura.
Dunque, ulteriore spostamento brutale «di linea» ed emergenza costante della questione morale (la vicenda di mafia-capitale è già rimossa?) rendono improponibile la coesistenza — ancorché conflittuale — tra posizioni ormai lontanissime. E’ l’amara presa d’atto di un’impossibilità, al di là di ogni ragionevole dubbio. Tra l’altro, il varo del Jobs Act — volto a ridurre le tutele effettive previste per chi lavora — e l’incresciosa storia dell’abbuono fiscale per i ricchi (provvisoriamente rientrata) ci raccontano cosa è avvenuto nella fisiologia del Pd: non l’ampliamento dei riferimenti sociali, bensì il secco rovesciamento della rappresentanza.
[…]
agbiuso
Sul FQ ho letto un interessante commento, a firma Reiyel Rhode
=================
Io veramente non capisco tutto questo stupore per quanto è successo. Il piano, nei minimi dettagli, era già stato svelato dall’Espresso nel 2012: ‘Otto pagine dattiloscritte più la copertina, titolo “La Rosa Tricolore” sottotitolo “Un Progetto per Vincere le elezioni politiche 2013”. E il simbolo, una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi su tutte le pagine’.
Chi ha permesso che Renzi diventasse premier sapeva benissimo che era un uomo di Berlusconi. Sapeva benissimo che la sua carriera politica si è svolta con l’aiuto, l’appoggio e la benedizione di Verdini.
La cosa veramente tragicomica di tutto ciò è che nemmeno Renzi poteva immaginare che il PD fosse così autolesionista da consegnargli direttamente il partito. Il piano originale, infatti, era di creare una Lista Renzi da far alleare con Forza Italia. Ma siamo in Italia, paese dove la realtà supera sovente la più fervida delle fantasie.
=================
L’articolo dell’Espresso (21.6.2012) al quale si fa riferimento è questo:
Berlusconi: il piano per Renzi premier, di Tommaso Cerno e Marco Damilano
agbiuso
Il governo PD-Nuovo Centrodestra ha ormai il sostegno fondamentale di Forza Italia su questioni delicatissime. Sostegno senza il quale andrebbe in minoranza.
Dove sono quanti dicevano: ‘Vota il Partito Democratico per far fuori Berlusconi’? Chiedano almeno scusa.
agbiuso
Che gli iscritti ed elettori del Partito Democratico non si rendano davvero conto che il segretario nazionale è un uomo di Forza Italia e che il gruppo dirigente sta distruggendo la loro storia, fa capire sino a che punto possano arrivare la cecità ideologica e la devastante appartenenza partitica anche quando il partito non c’è più.
Ormai mi fanno solo compassione.
agbiuso
Il gruppo dirigente renziano sta raggiungendo l’obiettivo che a Berlusconi, ai suoi soldi e alle sue televisioni, era rimasto in parte precluso: distruggere il Partito Democratico.
L’editoriale di Norma Rangeri sul manifesto di oggi:
==========
Pd, un partito in vendita
Più la spingono sotto il tappeto, più la questione immorale si mostra nella sua sconveniente veste di protagonista della scena politica. Proprio ieri, di fronte a un’aula parlamentare pateticamente vuota, il ministro della giustizia, denunciava «la dimensione intollerabile della corruzione in Italia». Intollerabile specialmente quando mette radici nel partito di cui il ministro fa parte, ma così purtroppo non è.
Lo dimostrano alcune recenti vicende, due su tutte: il tentativo, solo rinviato, di salvare l’evasore Berlusconi con la legge sulla delega fiscale, e, di queste ore, i brogli elettorali (con il sospetto di una compra-vendita di voti) nelle elezioni primarie in Liguria.
Due facce della stessa medaglia, visto che il famigerato “patto del Nazareno” è fondativo di questa nuova stagione politica. In piena coerenza con quel conflitto di interessi che il Pd non ha mai risolto nel corso degli ultimi vent’anni.
Per questo le dimissioni di Sergio Cofferati sono un fatto politico di prima grandezza, rilevante e rivelatore nello stesso tempo.
Perché rilevante è evidente: l’ex segretario della Cgil è stato il simbolo dell’antiberlusconismo di sinistra, capace di organizzare la più grande manifestazione del dopoguerra in difesa dell’articolo 18, a fianco del mondo del lavoro e in rappresentanza di quelle radici che oggi la leadership del Pd ha deciso di recidere, nettamente e orgogliosamente, in profonda sintonia con l’ideologia antisindacale del centrodestra.
Insieme a Camusso e Landini, Cofferati è una bandiera contro il jobs act e la definitiva metamorfosi neoliberista del partito renziano (non “di Renzi”, perché non gli appartiene).
Ma il “caso Cofferati” è forse ancor di più rivelatore, cioè specchio limpido, della fisionomia etica del nuovo gruppo dirigente del Nazareno. Lui è il primo politico che in modo clamoroso e drammatico se ne va dal partito — del quale è stato uno dei 45 fondatori — denunciando la presenza di una questione morale: «Me ne vado perché sono stati cancellati i valori stessi su cui è nato il Pd».
Altro che delusione per la sconfitta subita alle primarie (peraltro da dimostrare): è un durissimo attacco al voto di scambio («comprano il voto»), è un j’accuse per la palese offerta e l’altrettanto dichiarata accettazione dei voti portati alla candidata vincente, la renziana Raffaella Paita, da parte dei capicorrente del centrodestra ligure e di personaggi fascistoidi, è la penosa presa d’atto dell’acquisto dei voti dei poveri immigrati.
Così si svende una storia, si svende un partito.
Eppure è ancor più penosa la reazione dei vertici renziani del Pd, a cominciare dai due vicesegretari del partito. Invano Cofferati li aveva, già da alcune settimane, avvertiti di quanto stava accadendo senza ricevere neppure lo straccio di una risposta.
Ora, dopo le dimissioni, i due colonnelli, Serracchiani e Guerini, sono diventati particolarmente prodighi di dichiarazioni contro l’ingrato Cofferati, accusato di «inspiegabili» e «ingiustificate» dimissioni.
Nemmeno un pizzico di senso del pudore. Avanzano camminando sulle macerie del partito — forse perché convinti delle magnifiche e progressive sorti elettorali in caso di voto anticipato.
E Renzi?
L’immagine più nitida dello specchio che l’addio del dirigente politico riflette è quella del segretario. All’ultima direzione del partito Renzi ha chiuso il “caso” in modo brutalmente provocatorio, facendo i complimenti alla vincitrice per la vittoria e rovesciando sul perdente la definitiva sentenza: «Basta, vogliamo vincere, la discussione è chiusa». Una dimostrazione di arroganza, come è ormai consuetudine di questa nuova leadership, ma particolarmente sottolineata e insistita, perché sia d’esempio a chi in futuro volesse portare all’attenzione del partito fastidiosi problemi etici.
Discutere su come si raccolgono i consensi, su come si finanzia un partito, su quale blocco sociale di riferimento si sceglie sono questioni politiche fondamentali, anche se il personalismo, il leaderismo hanno inquinato il comune sentire della gente di sinistra.
Tuttavia è importante discuterne oggi come è stato cruciale per l’allora Pci quando a porre la questione nei termini generali che conosciamo fu Enrico Berlinguer. E vale qui la pena solo accennare alla freddezza, e persino alla derisione, con cui la corrente migliorista di allora, guidata dall’ex capo dello stato, Giorgio Napolitano, accolse la durissima critica berlingueriana alla degenerazione del sistema dei partiti, Pci incluso.
Eravamo negli anni’80 e non a caso la vicenda operaia della Fiat, la battaglia sulla scala mobile e l’esplodere della questione morale tenevano insieme i ragionamenti di Berlinguer verso quell’alternativa di sinistra che, nel momento del craxismo trionfante, la prematura fine non gli consentì di mettere in atto.
La questione immorale come “questione democratica” torna, nel Pd di Renzi, a essere derubricata come l’espressione del “tafazzismo” delle minoranze che non si rassegnano a spingere il carro del vincitore. Che, tuttavia, non sembra più tanto trionfante se si dà retta ai sondaggi che, settimana dopo settimana, sgonfiano la bolla elettorale delle ultime elezioni europee di maggio.
In ogni caso se le dimissioni di Cofferati sono rilevanti e rivelatrici del mutamento profondo e irreversibile della natura sociale del Pd, la domanda è: fino a quando le opposizioni interne si acconceranno al ruolo di innocue cassandre, di fiore all’occhiello del segretario?
E, a seguire, adesso può nascere in Italia una forza politica a sinistra che raccolga un consenso significativo, come quello di Syriza?
agbiuso
In Liguria, come in Sicilia, il Partito Democratico sembra ormai molto avanti nel cammino dall’identità berlingueriana all’identità mafiosa. Complimenti.
agbiuso
Il burattino Renzi
===========
Renzi ha provato a giustificarsi dichiarando che una nuova legge non potrebbe consentire di cancellare una condanna passata in giudicato, ma la realtà è che l’articolo 19 bis è una furbata che consentirebbe di annullare i 4 anni inflitti a Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset. Estinto il reato penale, per Silvio si schiuderebbero le porte del ritorno in politica. Così il loro amore potrebbe finalmente uscire dalle segrete stanze del Nazareno ed essere dichiarato alla luce del sole
.
Se ci fosse ancora qualcuno che si chiede perché il governo ha bloccato la legge sul conflitto d’interessi alla Camera, o quella sull’anticorruzione al Senato e fatto regali alle concessionarie (tra cui Mediaset), la risposta adesso viene servita su un piatto d’argento.
Perché Renzi è Berlusconi, e viceversa.”
M5S Parlamento
agbiuso
Ecco la prova giuridica che chi ha votato per il Partito Democratico ha votato per Silvio Berlusconi.
============
Frode fiscale, così il colpo di spugna di Renzi salva B da condanna Mediaset
di Carlo Di Foggia, il Fatto Quotidiano, 4.1.2015
Niente grazia, non serve. Questione di tempi e dettagli. Mettiamoli in fila: elezioni per il Quirinale alle porte, un provvedimento approvato alla vigilia di Natale, un articolo infilato in extremis, cinque righe di testo, e il patto del Nazareno si sublima: la riabilitazione di Silvio Berlusconi. Tecnicismi a parte è questo il possibile risultato della norma infilata da Palazzo Chigi nel decreto di attuazione della delega fiscale approvato lo scorso 24 dicembre.
Nei giorni scorsi il Fatto ha raccontato l’incredibile genesi di una modifica che non figurava nel testo uscito dal ministero dell’Economia (che l’aveva bocciata) e che – all’ultimo giro di boa – è comparsa poco prima di entrare nel Consiglio dei Ministri: di fatto permetterà al fu Cavaliere di tornare in campo, libero, cancellando con un tratto di penna la condanna a 4 anni – e due di interdizione dai pubblici uffici – per frode fiscale nel processo per i diritti tv Mediaset. Quella che lo ha fatto decadere da Senatore per effetto della legge Severino. La norma è l’articolo 19-bis. Questo stabilisce chiaramente che non si viene più puniti se Iva o imposte sui redditi evase “non sono superiori al 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato”. In pratica non c’è nessun limite, ma solo una proporzione, sotto la quale il reato penale scompare: quella che in gergo tecnico si chiama “soglia parametrata” e che ha fatto infuriare l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco e – stando a quanto appurato dal Fatto – preoccupa anche i vertici dell’Agenzia delle Entrate, a partire dalla neo direttrice Raffaella Orlandi, allieva di Visco. L’intervento avrà effetto non solo per il futuro, ma anche per i processi in corso e quelli ormai conclusi per effetto del “favor rei”, per cui le disposizioni penali favorevoli valgono anche per il passato. Non solo, la norma è stata scritta in modo da sanare non solo i reati di infedeltà fiscale, come l’evasione, ma anche la frode fiscale. Su un miliardo di reddito si può evadere o frodare il fisco fino a 30 milioni di euro.
E qui entra in gioco Berlusconi. L’altro contraente del patto del Nazareno (oltre Renzi, s’intende) è stato condannato per aver evaso il fisco, negli anni 2002 e 2003, per circa 7 milioni di euro, attraverso ammortamenti gonfiati dei diritti televisivi acquistati. È il residuo di una somma ben maggiore – i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avevano calcolato in 368 milioni di dollari la cifra gonfiata ai fini dell’evasione fiscale – via via erosa dai tempi della prescrizione. Stando alla sentenza, nel 2002 l’importo evaso è di 4,9 milioni di euro su un reddito dichiarato di 397 milioni: l’1,2%. Sul 2003 si tratta invece di 2,4 su 312 milioni di euro: lo 0,7%. In entrambi gli anni la soglia del 3% non viene raggiunta. La percentuale è ancora più bassa se calcolata sul reddito vero (e non dichiarato), che per entrambi gli anni è superiore di qualche milione di euro. In questo modo il reato di frode non sussiste, e si paga solo la sanzione amministrativa. Cosa comporta? In gergo tecnico si chiama “incidente di esecuzione”: vista l’estinzione del reato, il condannato fa richiesta al tribunale, e il giudice fa decadere la sentenza di condanna. E con essa, in questo caso, non solo i servizi sociali – cui Berlusconi è stato assegnato – ma anche la pena accessoria, cioè l’interdizione (e quindi la decadenza da Senatore). È già successo ad altri condannati illustri, grazie proprio alle riforme berlusconiane (come quella sul falso in bilancio). Se così fosse, l’“agibilità politica ” per l’ex Cavaliere auspicata ieri da una fedelissima di Arcore come Stefania Prestigiacomo (Fi) come primo atto del prossimo inquilino del Colle sarebbe invece un dato già acquisito: “Serve un pacificatore”, ha spiegato. E invece è arrivata una manina in extremis. A poche settimane dall’inizio del round che porterà all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano non è un dettaglio da poco. Tramontata definitivamente l’ipotesi di una convergenza con il M5S, i voti di Fi saranno decisivi per evitare una nuova empasse.
La manina risolve molti problemi. Ed è orfana. Come confermato da più fonti, e ieri dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Sc), la norma è stata infatti inserita all’ultimo da Palazzo Chigi dopo che il Tesoro l’aveva bocciata. E anche nella forma peggiore. Per intenderci: quella cassata dal Mef prevedeva l’applicazione solo per l’evasione, non per la frode. La modifica è comunque passata al vaglio del dipartimento affari giuridici della Presidenza del Consiglio, guidato dalla renzianissima Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze. Secondo Visco la norma è un “enorme regalo ai grandi evasori”. A cui si aggiunge anche la triplicazione delle soglie di punibilità (da 50 a 150 mila euro) che – secondo Il Sole 24 Ore – “farà saltare un processo su tre”. Zanetti ha auspicato una modifica (almeno per la frode). Tocca però a Matteo Renzi disporla.
agbiuso
Non molleranno mai spontaneamente, mai.
La corruzione di questa gente è inemendabile.
===============
“Hanno mangiato su Italia ’90 (lo stadio Delle Alpi, oggi demolito, costò il 214% in più del previsto). Morti sul lavoro, sprechi, opere non concluse (chi è romano conosce la vergogna della stazione di Vigna Clara).
Hanno mangiato per i mondiali di nuoto del 2009. la Città dello Sport di Tor Vergata (che doveva sorgere nel 2009) è un’incompiuta da 400 milioni di euro (considerate che a Genova, in Sardegna e sul Gargano con 400 milioni di euro si sistemerebbero molti danni causati dalle alluvioni).
Oggi, in pieno scandalo #MafiaCapitale questi amici dei LADRI pensano a lanciare le Olimpiadi di Roma. Questa gente non se ne andrà mai via da sola. E’ compito nostro liberare la Repubblica italiana dai ladri, dai corrotti e dagli inetti.”
Alessandro Di Battista
agbiuso
La Lega Nord, i neofascisti, il Partito Democratico e i Rom
“L’inchiesta su Mafia Capitale ha portato a galla anche il business milionario sulla gestione dei campi Rom. Su questo argomento, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini da tempo è sul pezzo: organizza spedizioni nei campi nomadi, imperversa in tv e denuncia chi finanzia queste strutture.
Eppure basterebbe fare un passo indietro di qualche anno per scoprire che a finanziare con decine di milioni di euro i campi Rom, compresi quelli della Capitale, e a impedirne la chiusura come invece sollecita l’Unione europea, fu proprio la Lega Nord, per mano dell’allora Ministro degli Interno Roberto Maroni.
Tutto nasce dai decreti emergenziali firmati da Maroni nel 2009, con i quali il Ministro finanzia anche il famigerato ‘piano nomadi’ varato dalla Giunta Alemanno. “Il nostro Piano Nomadi sarà una rivoluzione copernicana”, diceva il sindaco romano. “Un modello da esportare in tutta Europa” gli faceva eco il ministro dell’Interno in camicia verde. Parliamo di un affare colossale da decine di milioni di euro, su cui hanno mangiato cooperative di sinistra e associazioni di destra, come ha svelato l’inchiesta romana.
E infatti i soldi finiscono in fretta e nel 2011 Alemanno chiede a Maroni 30 milioni per i campi rom. Maroni nega ulteriori finanziamenti: “il governo Forza Italia-Lega aveva già stanziato 60 milioni di euro per l’emergenza in cinque regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte) – spiega Maroni al sindaco -. Al Lazio erano andati un terzo (20 milioni circa), ai quali vanno aggiunti altri 12 milioni concessi da Comune e Regione, per un totale di 32 milioni di euro”.
In sostanza, è lo stesso Maroni a rivelare di aver finanziato lautamente quello che oggi è lo scandalo dei campi Rom su cui la Lega cerca di raccogliere facili consensi.
Nel marzo del 2013, sempre per effetto dei provvedimenti emergenziali firmati nel 2009 dal leghista Maroni, anche il Comune di Milano guidato da Sel-Pd può stanziare 6 milioni di euro per i campi nomadi. Da una parte abbiamo la Lega che, insieme all’estrema destra fascista, soffia sul fuoco di emergenze sociali – come quella dei nomadi e dell’immigrazione clandestina – che non è mai stata in grado di risolvere e che, soprattutto, ha contribuito lei stessa ad alimentare. Dall’altra abbiamo la sinistra buonista radical chic, che fa finta di lottare per l’inclusione dei nomadi e degli immigrati, ma in realtà specula e mangia su questa situazione esattamente come tutti gli altri, come testimoniano foto imbarazzanti di allegre tavolate bipartisan a cui siede anche il boss del clan dei nomadi Casamonicai. A questi tavoli, il Movimento 5 Stelle non si siederà mai. Questi tavoli preferiamo mandarli all’aria, denunciando il marcio che si annida nella politica e nelle istituzioni. Anche su questa nera vicenda degli affari intorno alla gestione dei campi Rom avevamo alzato la voce ben prima che scoppiasse l’inchiesta Mafia Capitale. State certi che non smetteremo di farlo. E state certi che ne vedremo ancora delle belle…”
M5S Senato
agbiuso
Immagine: a destra Gianni Alemanno di spalle. Di fronte Poletti e Panzironi. In fondo i Marrone e Ozzimo
Questa foto ha fatto il giro del web: la cena dei pezzi grossi, la cena delle beffe ai cittadini.
Eppure, sapete chi è il pezzo più “grosso” nell’immagine?
Quello defilato, quello meno azzimato, quello sconosciuto: il grassone con la maglietta blu.
E’ un esponente del clan rom Casamonica, cognome conosciutissimo in tutta Roma e che a Roma ha in mano le redini del potere occulto da decenni. Dal racket della prostituzione allo spaccio di droga, dalle scommesse al riciclaggio. E legami con la politica, con l’economia, con i costruttori, col giro dei rifiuti, si sussurra persino col vaticano.
Clan rom, abbiamo detto, ma non immaginatevi Mercedes fra le roulotte di un campo di periferia: i Casamonica vivono in attici di lusso con vista cupole, ogni tanto gliene sequestrano uno ma hanno sempre i soldi per ricomprarselo.
Nei campi di periferia, tra monnezza e degrado, vive invece quello che è il business: i rom poveri, che insieme agli immigrati e ai rifugiati sono diventati una fonte di quattrini “meglio della droga”. Quindi ci si sono buttati tutti.
Come funziona allora il meccanismo?
IN TV, esponenti della sinistra invocano ”accoglienza”, affinché tutti coloro che approdano siano accolti a braccia aperte: più ne arrivano, più i campi e centri si riempiono, più appalti e soldi piovono sulle loro coop. Gli esponenti della destra, invece, tuonano “fora dai ball” ma non muovono un dito per rivedere i trattati internazionali: se chi arriva è costretto a restare qui, rinchiuso da qualche parte, ecco di nuovo appalti e soldi per costruire e gestire centri e manodopera a basso prezzo per i caporali.
Il business viene equamente spartito tra santarellini e celoduristi, un po’ per uno. Ci costa fino a 2 milioni di euro l’anno un centro di accoglienza, ad esempio, e i cittadini nel 2013 hanno speso ben 24 milioni per i 7 campi rom della Capitale. Soldi spariti.
Intanto, clan e racket operano sui territori. Il grassone in blu, sappiatelo, non sembra ma è anche un “influencer”: procura consenso, distribuisce prebende, rileva esercizi commerciali, controlla appalti, elargisce mazzette, minaccia e promette. Persino i giornali sono ai suoi ordini. Tutti si scappellano davanti a lui, specialmente certi miserabili politici che non paghi di lauti stipendi si vendono per altri mille pidocchiosi euro e il taglio del prato di casa.
Quando il M5S parla di cosche, parla di collusione, parla di mafia a tutti i livelli e in tutti i partiti viene deriso. Chissà perché. Alla stampa, ai partiti, rispondiamo: ride bene chi ride ultimo.
Salutatece Regina Coeli.
Fonte: La Grande Abbuffata
agbiuso
Corruzione, Denis Verdini a processo per appalto scuola marescialli
“Il pontiere delle riforme, l’uomo del Patto del Nazareno, ha collezionato il secondo rinvio a giudizio per corruzione nel giro di quindici giorni e il quarto nel giro di quattro mesi.
Un vero e proprio poker di processi attende il senatore di Forza Italia Denis Verdini.
Che dopo l’affaire della P3, quello del credito cooperativo fiorentino e la storia della plusvalenza per la vendita di un appartamento, dovrà rispondere dell’accusa di concorso in corruzione con riferimento all’appalto per la costruzione della scuola dei marescialli dei carabinieri a Firenze”.
[Continua su il Fatto Quotidiano, 19.11.2014]
agbiuso
Criminali d’Italia
============
Siamo arrivati alla follia istituzionale, un presidente della Repubblica che verrà interrogato sulla trattativa Stato-mafia dopo le intercettazioni delle telefonate tra Mancino e Loris D’ambrosio con la richiesta di partecipazione da parte di Riina e Bagarella. E’ come se John Kennedy fosse stato convocato dai giudici con la partecipazione straordinaria di Don Vito Corleone e di John Gotti. Caramazza e Violante che ruolo hanno avuto nella trattativa? Cosa ne hanno saputo? e’ questa forse la nota di merito per proporli alla Consulta? Jatevenne!
“Proprio non ce la fanno, PD e FI e Colle, a rinunciare ai propri Giudici per la Corte Costituzionale. Ed è per questo che, felicemente insieme, dopo estenuanti trattative (tutte rigorosamente fra di loro) hanno concordato la nomina, come candidati della Corte Costituzionale, del duo Violante – Caramazza. Due personaggi incandidabili.
Ed infatti, quanto a Violante è noto il suo passato politico e le sue numerose ombre su molte dinamiche relative alla trattativa Stato – mafia, mentre Caramazza è stato difensore del Capo dello Stato (oggi testimone nel processo Stato – mafia, alla cui deposizione hanno chiesto di assistere sia Riina che Bagarella) sul caso delle telefonate intercettate proprio nell’inchiesta della trattativa con Cosa Nostra. Si è battuto, in sostanza, per la distruzione dei tabulati telefonici che riproducevano le conversazioni “segrete” tra Napolitano e Mancino. Quest’ultimo, all’epoca intercettato dai Giudici di Palermo.
Entrambi detentori di tante verità tenute rigorosamente nascoste, non possono garantire quello spirito di indipendenza ed imparzialità, richiesti dall’art. 137 della Costituzione, secondo il quale “una legge costituzionale stabilisce le garanzie d’indipendenza dei giudici della Corte”.
Ricordiamo, infatti, che la Costituzione esige la più rigorosa ed assoluta indipendenza ed imparzialità dei Giudici della Corte Costituzionale per scongiurare qualsiasi interferenza (diretta ed indiretta) da parte del potere politico ed economico proprio con la Corte. Anche perchè, la mancata indipendenza di alcuni componenti inficia la legittimità dell’intero organo (sentenza n. 30/67).
Ma non solo. Per quanto riguarda in particolare la candidatura di Violante, siamo di fronte – addirittura – ad un evidente caso di totale mancanza di requisiti, sia formali che sostanziali, per poter essere candidato a membro della Corte Costituzionale.
Violante, infatti, non è mai stato magistrato nè della Corte di Cassazione, nè della Corte dei Conti e neanche del Consiglio di Stato. Non è un avvocato ed inoltre non è attualmente professore di materia giuridiche, posto che risulterebbe professore ordinario solo sino al 2009, presso l’Università di Camerino. Ma ad oggi null’altro.
In ogni caso, per Violante non sarebbe stato sufficiente neanche il possesso dei soli titoli formali, posto che, come affermato dalla stessa Corte Costituzionale, per poter essere nominato a membro della Corte è necessario rivestire in effetti la qualifica ed esercitare concretamente la relativa funzione.
E adesso? Adesso sia Violante che Caramazza dovrebbero da soli ritirare mestamente le proprie candidature. Ma alla Corte Costituzionale proprio non dovrebbero metterci piede. E’ indubbio che ci siano nel nostro Paese candidati più titolati ed appropriati per il ruolo di Giudice della Corte Costituzionale.
La Costituzione va tutelata, va letta, va interpretata, ma mai può essere violata.”
M5S Parlamento
agbiuso
Ormai è evidentissimo: l’obiettivo mancato da Berlusconi -distruggere la sinistra in Italia- è stato raggiunto dal Partito Democratico di Renzi.
E molti artisti, intellettuali, registi di area PD che strillavano contro il primo, tacciono con il secondo. Forza Italia gode.
Biuso
Il candidato di Forza Italia alla Corte Costituzionale –Donato Bruno– è indagato per reati finanziari. Per il Partito Democratico -vox Debora Serracchiani– «è tutto regolare».
Sono proprio surreali.
Biuso
Il trio Napolitano-Berlusconi-Renzi rappresenta per l’Italia un’autentica iattura. Questi tre nomi sono la punta emergente e più visibile di una corruzione politica capillare e diffusa.
=========
Il Colle sbaglia
di Andrea Fabozzi, il manifesto 17.9.2014
Perché il parlamento non riesce a scegliere due giudici costituzionali e a completare l’organico del Csm con le nomine che spettano alle camere in seduta comune? Secondo Napolitano la colpa è delle «pretese settarie» di chi «considera idonei solo i propri candidati» e avanza «immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche». Ha ragione?
Ha torto se si guarda l’andamento dei voti in queste (inutili) settimane. L’accordo privato tra Renzi e Berlusconi ha prodotto due nomi per la Consulta, Violante e all’inizio Catricalà, e sette (su otto) per il Csm; Forza Italia ha dovuto cambiare in corsa i suoi (inserendo Bruno) per evidente impopolarità. Il Pd è rimasto immobile. Sempre c’è stato il tentativo di imporre alla totalità dell’aula la scelta fatta da due partiti che da soli non dispongono dei voti sufficienti. Alcuni parlamentari si sono adeguati, e sono gli stessi che hanno accettato a scatola chiusa gli accordi del Nazareno su riforme costituzionali e legge elettorale. Ma i disciplinati esecutori del patto altrui non sono stati abbastanza, qualcuno ha preso sul serio quella ricerca della «piena condivisione» che pure Napolitano raccomanda e ha avanzato altri nomi. Magari premettendo titoli e meriti alle fedeltà politiche.
L’ostinazione del Pd e di Forza Italia ha prodotto la paralisi. In questo caso è giusto parlare di (vana) «pretesa». Napolitano aveva due alternative per richiamare il parlamento al rispetto degli obblighi costituzionali. Ha scelto di proseguire negli «alti moniti», aggiungendo la sgradevole indicazione delle colpe dei piccoli che non si adeguano ai grandi. Avrebbe potuto, invece, richiamare le responsabilità di chi ha firmato il patto di maggioranza, dirige il primo partito e guida il governo — sempre Renzi — e liberarlo dalla «preferenza unica» su Violante. Certo, l’ex presidente della camera è gradito al Quirinale, che però ha altri ambiti per esercitare le sue scelte. Soprattutto questo presidente della Repubblica: il suo secondo mandato lo mette nella straordinaria condizione di indicare ancora due giudici costituzionali, arrivando così a cinque.
Nove anni fa Violante fu convinto al ritiro dopo otto bocciature, adesso siamo già a dodici. Nel frattempo Berlusconi e Renzi hanno platealmente rinnovato il patto di maggioranza che li lega. Quel patto ha tre fortini: Quirinale, palazzo Chigi e palazzo Grazioli. È lì dentro che Consulta e Csm sono in ostaggio.
agbiuso
I candidati alle primarie del Partito Democratico in Emilia-Romagna sono dei vecchi politici tutti indagati per furto alle pubbliche finanze.
La somiglianza con Forza Italia è ormai identità.
agbiuso
Orlando, ministro senza dignità
Il M5S non parteciperà ad alcuna discussione sulla cosiddetta riforma della Giustizia voluta da un pregiudicato i cui obiettivi sono la separazione delle carriere, l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale, la responsabilità diretta dei magistrati, la proibizione della pubblicazione delle intercettazioni e la riduzione dei tempi di prescrizione.
Una riforma fatta su misura per i ladri e preceduta da leggi ignobili di Berlusconi durante i suoi governi. Se Renzie vuole parlarci insieme sono fatti suoi, non nostri, questo nonostante appelli continui di sirene istituzionali avvenuti in questi giorni con telefonate private ai nostri senatori. Sirene astenetevi!
Noi non siamo in vendita. Né siamo un call center del Soccorso Piduista. Sedersi al tavolo con il manichino Orlando vorrebbe dire riconoscerne la dignità, ma lui l’ha persa nel momento in cui ha scelto di negoziare la giustizia con un condannato in via definitiva per truffa fiscale. Che credibilità può avere un ministro del genere? Da chi prende ordini e, soprattutto, cosa c’entra con la giustizia?
agbiuso
Niente lezioni dal compare del noto pregiudicato
“Vorrei dire a Renzi che noi con i terroristi non abbiamo mai avuto niente a che fare. E non accettiamo lezioni da un Presidente del Consiglio condannato per danno erariale dalla Corte dei Conti che sta facendo le riforme con il condannato in via definitiva per frode fiscale Berlusconi, quello delle “cene eleganti” con le minorenni, quello che negli ultimi 20 anni ha messo mano alla giustizia esclusivamente per salvare gli affari suoi: ricordate la depenalizzazione del falso in bilancio? Solo quel provvedimento vergognoso dovrebbe consigliare di stare lontani da questo individuo.
Ma ormai è chiaro che Pd e Forza Italia sono legati dalla nascita. Nessuno si illude più che il Pd voglia “dialogare” con qualcun altro se non con il compare di sempre.
E così dopo 6 mesi di “profonda sintonia” Renzi e Berlusconi hanno prodotto esclusivamente il ripristino dell’immunità parlamentare e una legge elettorale senza preferenze. Ancora una volta provvedimenti per se e non per gli Italiani.
Oggi Renzi vuole fare la riforma della giustizia con chi ha sempre cercato di affossarla? Noi no.”
Luigi Di Maio
agbiuso
“Resuscitato dal suo più brillante allievo”
===============
Riforma del Senato: il fecondatore
di Antonio Padellaro | il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2014
I numeri dicono che, senza i voti di Forza Italia, Renzi mai avrebbe potuto partorire l’obbrobrio del Senato dei nominati e degli impuniti. La notizia è che, esattamente un anno dopo essere stato annientato dalla Cassazione, Silvio Berlusconi resuscitato dal suo più brillante allievo può anche fregiarsi a buon diritto del titolo di kingmaker del governo. Senza il Caimano il premier non va da nessuna parte: niente presunte riforme, niente Italicum, niente soccorso azzurro in caso di probabili sabotaggi Pd in parlamento.
Ma, legandosi mani e piedi al Caimano, il premier si è marchiato per sempre. “Ci voleva un uomo nuovo per attuare il programma della vecchia classe politica”, ha detto Walter Tocci, senatore Pd “dissidente” cogliendo il dramma di un paese eternamente ricattato dalla sua parte peggiore. La vitalità di Berlusconi è ben nota, così come la spiccata attitudine alla demolizione dei leader del centrosinistra. Se a palazzo Grazioli esistesse una sala trofei, il Pregiudicato vi potrebbe esibire gli scalpi di Occhetto, D’Alema, Amato, Rutelli, Veltroni (a Bersani ci ha pensato Napolitano), ma non quello di Prodi che infatti la Porcata del Nazareno esclude da qualsiasi candidatura al Quirinale.
È anche vero però che, salvo qualche eccezione, quegli stessi leader hanno sovente alimentato con il sangue dei loro elettori il carissimo nemico escogitando a getto continuo bicamerali, tavoli, confronti e dialoghi per tenerlo in vita, quasi come le vittime sottomesse di certi vampiri. Sul perché lo abbiano fatto, le ragioni sembrano tutte desolanti. Occultare il passato comunista travestendosi di presunta modernità. Il complesso d’inferiorità rispetto al miliardario in bandana pieno di ville e di donne. E perfino non dispiacere al padrone dell’etere per restare nel giro delle comparsate tv. A cose peggiori preferiamo non pensare. Poi è arrivato Renzi che ci ha messo del suo.
L’altro giorno, mentre i due compari rinsaldavano l’intesa, un imprenditore uscito dal nulla testimoniava, parola d’onore, che ad Arcore nel 2010 l’allora sindaco di Firenze e l’allora padrone d’Italia parlarono solo di calcio e di tasse comunali. Può darsi. Resta la sensazione che nell’alternarsi delle stagioni politiche si vada avanti per fecondazione eterologa e che il donatore sia sempre lo stesso. Fottendosene allegramente della volontà degli elettori, che infatti nella nuova costituzione Boschi-Verdini contano quanto il due di picche.
Biuso
Paolo Romani (Forza Italia): “Il patto fra Renzi e Berlusconi è un accordo fra gentiluomini”
:-)))
Biuso
“L’asse tra il Partito Democratico e Forza Italia è sempre più solido”.
E gli elettori del Partito Democratico che lo hanno votato per contrastare Berlusconi? Poveri sciocchi.
agbiuso
Televideo
Cambiare Italicum? “Paletti” di Fi
28/07/2014 14:55
14.55 Forza Italia “frena” su possibili cambiamenti dell’Italicum, la proposta di riforma elettorale basata sull’intesa Renzi-Berlusconi. Sull’Italicum “per noi fa fede la versione uscita dalla Camera, non intendiamo valutare modifiche rispetto a quella versione”, dice Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato. Eventuali modifiche “saranno possibili soltanto se sono d’accordo -precisa- entrambi i contraenti del Patto del Nazareno, Berlusconi e Renzi, che molto probabilmente si vedranno domani”.
===========
Senza parole. Come senza parole sono troppi dirigenti, iscritti, militanti del Partito Democratico. O hanno soltanto parole d’elogio per chi riscrive la Costituzione insieme a dei delinquenti.
agbiuso
Berlusconi intende ripartire «dai valori come minimo comun denominatore» (Televideo, 26/07/2014 09:25).
Anche per questo quando sento le parole «valore» e «riforme» penso subito a dei delinquenti.
agbiuso
“Paese incaprettato” e “autocrate caucasico” sono due espressioni che si avvicinano alla realtà di un Partito Democratico che sta distruggendo la democrazia in Italia.
================
Patto Renzi-Berlusconi: adesso giocate a carte scoperte
di Antonio Padellaro | 24 luglio 2014
In quale paese civile, in quale straccio di democrazia un governo procede a tappe forzate (e con l’avallo del capo dello Stato) allo stravolgimento del sistema parlamentare, alla modifica di interi capitoli della Costituzione e chissà a quante altre cose ancora, sulla base di un accordo segreto di cui sappiamo soltanto ciò che i due contraenti decidono benevolmente di farci sapere?
Giorni fa, su queste colonne, Furio Colombo ha scritto parole definitive sul fantomatico Patto del Nazareno stretto da Renzi con il pregiudicato Berlusconi, e sulla tragicommedia che da mesi ci viene propinata con la stessa arcana solennità della consegna delle tavole della legge sul Monte Sinai: “E se azzardi domande ti ricordano che la ragazza Bonafè ha avuto più voti di chiunque al mondo, inclusi i Kennedy”.
Sì, è un paese “incaprettato” da tanti nodi scorsoi e da un colossale imbroglio semantico per cui Patto del Nazareno vuole dire Riforme (le loro) senza le quali, ci ripetono ogni giorno, il Paese affonderà sempre di più nella crisi e nella disperazione. Cosicché, ogni volta che compari e accoliti annunciano trionfanti: “Il Patto tiene”, dobbiamo temere un altro furto di democrazia. E se qualcuno s’azzarda a opporsi con le armi dei regolamenti parlamentari, sono urla e stridor di denti.
Preceduti da moniti tonitruanti, subito i rei vengono convocati sul Colle per una solenne strigliata, mentre il premier giovanotto (che se ne frega se 160mila cittadini in 7 giorni firmano contro l’imbroglio) batte i piedi per terra e minaccia elezioni anticipate. Ma ora davvero basta. Solo dei complici o dei dementi possono far credere che il “Patto” sia consistito in una stretta di mano come al mercato delle vacche. Anche i muri sanno dell’esistenza di un contratto scritto, perfino meticoloso nelle varie clausole. Questo documento deve saltare fuori e, se a Palazzo Chigi pensano di evitare il problema facendo finta che non esista, si sbagliano di grosso. Renzi si comporti da uomo di governo europeo e non da autocrate caucasico.Se davvero non ha nulla da temere, dia pubblica lettura di quel testo prima che qualcuno lo faccia al posto suo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2014
agbiuso
Da Televideo.
Riforme, Boschi:”Da Berlusconi serietà”
11/07/2014 08:47
Il ministro Boschi: «Berlusconi dà prova di serietà e concretezza, che non possiamo non riconoscere». Certo, certo. È un disinteressato statista, lo sanno tutti.
agbiuso
Berlusconi ha raggiunto soltanto in parte gli obiettivi della loggia massonica P2. Ci voleva qualcuno che ne realizzasse davvero il progetto. Ecco il Partito Democratico di Renzi.
agbiuso
Luigi Di Maio, deputato del Movimento 5 Stelle, così risponde in un’intervista:
============
Cosa direte al Pd? Il nodo principale è la governabilità, sia per le critiche al vostro Democratellum che per il doppio turno e il premio di maggioranza…
«Abbiamo riflettuto e stiamo valutando. Questo è per noi un weekend di lavoro. Vogliamo mettere sul tavolo il concetto di stabilità, che è il presupposto per la governabilità. Stiamo mettendo a punto e porteremo una proposta che modifica il Democratellum e sarà una svolta che non potranno rifiutare».
============
Pensano che il Partito Democratico sia in buona fede. Illusi.
agbiuso
I ducetti Berlusconi e Renzi intimano l’obbedienza assoluta ai loro partiti, che pure non brillano per autonomia dal capo. Entrambi minacciano: “Chi blocca le riforme sabota l’Italia” [Fonte: la Repubblica]. E sabota soprattutto il Pactum sceleris con il quale la malavita politica si sta spartendo l’Italia.
Un figlio di Berlusconi -tale Piersilvio- definisce Renzi “un grande leader per il quale voterei”. Non ne dubitavo.
agbiuso
Intanto, Renzi mostra sempre più le sue reali intenzioni, al di là della chiacchiera che lo caratterizza:
=======
Il Presidente del Consiglio Renzi nonostante i ripetuti solleciti della delegazione del M5S non ha ancora fatto sapere quando li incontrerà per discutere della legge elettorale. Nel frattempo stamattina sta incontrando a Palazzo Chigi il Noto Pregiudicato, accompagnato da Gianni Letta, per discutere delle “riforme”.
=======
Fonte: Renzi incontra il #NotoPregiudicato
Pasquale D'Ascola
Vale la pena forse. Sì. P.
agbiuso
D’accordo con entrambi su Robespierre, anche se non va dimenticato che non esistono i singoli ma che ciascuno opera sempre in relazione all’ambiente storico e antropologico. A questo mi riferivo dicendo che oggi, qui, in Italia, un Robespierre lascerebbe perdere: nel senso che non potrebbe neppure apparire.
Condivido totalmente ciò che afferma Pasquale a proposito dell’Expo criminale e criminogeno, che sta “in piedi, solo in piedi perchè di propositivo c’è il vuoto”.
Io spero con tutto me stesso -da milanese e da europeo- che fallisca definitivamente. Come contribuire all’obiettivo? Cominciando, intanto, a parlarne e a scriverne con chiarezza.
Pasquale D'Ascola
Intervengo solo perchè mi fa piacere sentirmi in buona compagnia; non credo proprio di potere aggiungere nulla di eccitante alla clinica di Alberto; e di Dario che saluto e spero di rivedere presto, magari in qualche agape carbonara. Credo anche che Marina così sul piano accademico abbia ragione: no Robi Robespierre non avrebbe proprio lasciato perdere; si sarebbe reso conto che la questione si sarebbe posta su un piano tecnico molto ardua al suo tempo e senza capaci ingegneri tedeschi a studiarla, quante ghigliottine e di che tipo mettere in servizio, come smaltire le teste e via discorrendo. Ciò detto nel mio cuore nutro una speranza che forse varrebbe la pena di tramutare in azione distruttiva attiva e preventiva. Spero infatti che all’enorme calderone pappatorio dell’expo salti il tappo e a schifìo. Sarebbe credo l’occasione per un redde rationem, almeno parziale. Si osservi che a cominciare dal podestà di Malanno tutti tengono a tenerla in piedi, solo in piedi perchè di propositivo c’è il vuoto. Ma in sordina ché debbono sapere bene quanto sia non fragile, ma già strutto l’impianto. Come contribuire a farlo fuori, ecco il tema che propongo, un pensum per questi giorni di allegra tempesta in cielo. VI abbraccio tutti P.
marina
Di solito cerco di fare commenti sensati e argomentati, ma di fronte a certe realtà mi viene da reagire solo con una battuta, e me ne scuso in anticipo: No, non credo che Robespierre avrebbe lasciato perdere….
agbiuso
Come sempre, caro Dario, la tua analisi è pacata e insieme appassionata.
Parole -le tue- che sottoscrivo per intero. Grazie per la lucidità con la quale sai leggere la storia.
Dario Generali
Caro Alberto,
da sempre concordo sul fatto che la corruzione personale dei politici è uguale a destra e a sinistra, perché da tempo chi si avvicina alla politica lo fa generalmente per trovare una facile scorciatoia per la propria personale promozione e alla ricerca di prebende e facili retribuzioni.
Il salto qualitativo di Berlusconi e dei berlusconiani, sul terreno della corruzione, per altro già tentato da Craxi e dai suoi accoliti, fu quello di rendere normali e non più imputabili i comportamenti distorti e criminali usualmente praticati dalla classe politica italiana e da buona parte dei pubblici amministratori ad essa legati. In questo senso, con l’avvento di Berlusconi, ripresi a votare per sostenere i suoi avversari, perché ritenevo che chi gli si opponeva fosse un male minore, certo però mai un bene per il paese.
Non ho inoltre mai sopportato Renzi sin dal suo primo apparire, perché vi ho visto la mentalità berlusconiana trasposta nelle parole d’ordine del PD, che ormai ha assunto in toto il ruolo precedentemente svolto dalla DC, ma dell’ultima DC, la peggiore, certo non quella di De Gasperi, che, pur con tutti i suoi limiti (fra i quali il carattere chiaramente confessionale, l’ipocrisia moralistica cattolica e il fango della continuità burocratica e amministrativa con lo stato fascista che, in pieno accordo con le forze alleate, venne trascinato nel nuovo stato post bellico), fu il partito che guidò la ripresa italiana e che comunque promosse il modello democratico della proprietà diffusa, che ora, con l’abnorme pressione fiscale sulle piccole proprietà, si sta smantellando.
Che i probabili nuovi mandarini dello Stato tentino di tutelarsi da giornalisti e giudici, come aveva tentato di farlo Berlusconi, è normale, perché i loro stili di azione e di governo saranno gli stessi. Assurdo sarebbe invece che l’opinione pubblica italiana non reagisse, perché sarebbe proprio la collettività a pagare, in termini economici e non solo, simili immunità, che amplierebbero enormemente gli spazi delle attività illecite dei politici, che drenerebbero così ancora maggiore risorse dalla finanza pubblica.
Una situazione peggiore del paese è difficile da pensare, perché ovunque si vedono i segni evidenti di un lungo malgoverno e la deriva irrecuperabile della politica e della pubblica amministrazione. Modificare le cose sembra impossibile e l’unica azione per ora consentita, sino a che leggi liberticide non dovessero impedire anche questo, continua a essere la difesa dello stato di diritto nel proprio circostante, che è azione eroica sul piano civile e altamente meritoria per la capacità che ha di mantenere in vita dei baluardi di correttezza amministrativa e di promozione del merito e delle competenze, che ha sempre conseguenze di notevole peso sulla qualità della società civile.
Un caro saluto.
Dario