Due parole di commento ai risultati delle elezioni europee 2014.
Sono assolutamente contento del mio voto, che come hanno già mostrato questi risultati -e sempre più mostrerà il futuro- è l’unico voto di opposizione alle dinamiche di corruzione e di distruzione messe ogni giorno in atto dalle strutture partitiche, finanziarie e mediatiche.
Si conferma che chi possiede il controllo delle televisioni -chi insomma sta più tempo in tv e diventa oggetto positivo e ossessivo dei telegiornali- controlla l’intera società. Questa regola vale per Renzi come è valsa per Berlusconi e come varrebbe per chiunque. Da quanto mi dicono e da quello che posso intuire, la presenza di Matteo Renzi in video somiglia a quella del Caro Leader nella Corea del Nord.
Il Movimento 5 Stelle ha commesso errori di comunicazione anche gravi. È un Movimento che non è composto da politici ‘professionisti’, e si vede. Dicono sempre «sì, sì», «no, no», chiamano le cose con i loro nomi o con metafore che sono state facilmente distorte e strumentalizzate da un sistema mediatico attentissimo a propagandare tutto ciò che può nuocere al Movimento. Tenuto conto di tali fattori, che 5.807.362 persone (il 21,15 % degli elettori) abbiano votato per il M5S a me appare ancora straordinario.
Mi dispiace non tanto per me o per i miei coetanei quanto per il mio nipotino (di tre anni) e per i miei studenti. Affidarsi ancora mani e piedi all’ultraliberismo del Partito Democratico, al suo massacro sociale e alla sua corruzione amministrativa significa privare di qualunque futuro le nuove generazioni. Quando molti genitori lo capiranno sarà tardi, a meno che -naturalmente- tali famiglie appartengano alle varie categorie di ‘clienti’ del sistema politico.
Berlusconi è finalmente tranquillo. Il partito di Renzi, come già quello di D’Alema o Violante, costituisce la miglior garanzia per la prosperità delle sue aziende e per il mantenimento della sua influenza (Il PD lo ha chiamato a riscrivere insieme la Costituzione della Repubblica). Ciò che non perdono agli elettori del Partito Democratico è non aver capito questo, a meno che lo abbiano capito troppo bene e abbiano votato PD sapendo che continuerà a ‘collaborare’ con il mafioso evasore.
Sono contento del risultato del partito di Tsipras in Grecia: un chiaro no alle politiche della Troika finanziaria, un no alla svendita della società e dell’economia elleniche alle banche. Ciò che troppi italiani non hanno compreso.
In Europa la situazione delineata dai risultati è comunque assai dinamica. Per quanto riguarda l’Italia, si conferma ciò che penso da tempo: senza violenza questo Paese non cambierà. Il Partito Democratico vince infatti nettamente quando diventa indistinguibile (in pensieri, parole, opere e omissioni) dal berlusconismo. Mi sembra questo il risultato più significativo del voto italiano alle elezioni europee del 2014.
23 commenti
agbiuso
C’è veramente qualcosa di psicopatologico e non soltanto di politico in tutto questo.
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Renzi e la sindrome dell’annuncite
di Alessandro Robecchi, il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2014
“Ti prometto che non ti farò più promesse” non è male come promessa, diciamo che è promettente. Intanto ci basterebbe la promessa della pubblicazione del nuovo vocabolario Renzi-italiano, che contenga tutti i neologismi e le parole nuove, tipo “annuncite”, sostantivo femminile che si potrebbe tradurre come “malattia dell’annuncio”, ma aspettiamo gli esperti di linguistica.
A proposito di annuncite, comunque, in caso di ricovero e terapia intensiva, è sempre bene dare un’occhiata alla cartella clinica. Insomma, bisogna spulciare l’anamnesi del paziente, uno che fino a ieri sembrava impaziente (Adesso! Subito! Di corsa!) e oggi sembra invece pazientissimo (mille giorni sono quasi tre anni, per dire). E vabbè. L’anamnesi, si diceva. Essendo la cartella clinica molto corposa in materia di annunci e promesse, tocca pescare qui e là. Una per tutti, un titolo dell’Ansa (era il luglio scorso) con virgolettato del paziente. Si inaugurava un’autostrada, la BreBemi e lui diceva: “Pronti 43 miliardi per le infrastrutture”. Notare: “pronti”. Passa poco più di un mese e si scoprono alcune cose: i 43 miliardi non erano investimenti (“pronti”), ma il valore che gli investimenti avrebbero prodotto. Mah. Poi si scopre che i miliardi stanziati sono tre virgola otto. Mah. Poi si viene a sapere che di quei 3,8 miliardi ben tre miliardi arriveranno, se arriveranno, da un fondo europeo pluriennale (fine prevista degli stanziamenti: anno 2020). Risultato: dei 43 miliardi “pronti” in luglio, ci sono 200 milioni quest’anno e 500 milioni l’anno prossimo, tra l’altro già stanziati dai governi precedenti e dirottati da alcuni lavori su altri lavori. Ogni medico direbbe che l’annuncite si presenta in forma particolarmente acuta, quasi patologica.
E non mancano altri luminosi esempi, come sanno circa centomila precari della scuola che si credevano assunti un mercoledì per riscoprirsi scomparsi il giovedì sera.
Come sanno gli esperti della patologia (l’annuncite non è una cosa nuova, chiedete al ponte sullo Stretto, al milione di posti di lavoro, a meno tasse per tutti, eccetera, eccetera), il virus è mutevole. Nel senso che si rinnova. Potete provarci coi figli, se ne avete. Ti prometto la bicicletta. Poi: niente bicicletta, ma vedrai tra due anni che bel motorino! Poi: vabbè, caro, niente motorino, ma vedrai tra quattro anni che macchina! Contento?
Ecco. Ma poi, siccome contro l’annuncite gli sciroppi non bastano, gli antibiotici sono impotenti e il vaccino ancora non c’è, si prova con un sito.
Un sito internet: così potete controllare. Bene, ottimo. Uno va sul sito e le scadenze non ci sono, le infografiche sono grafiche e basta, ci sono tante slide e poco più (anzi, poco meno). Ci sono però gli “obiettivi”, cioè, ancora una volta, le promesse, quelle che si prometteva di non promettere più. Ma attenzione, dice il paziente che freme per guarire dall’annuncite: “ci sarà uno spazio di coinvolgimento”, un posto dove “ciascuno potrà giudicare e criticare”.
Ah, bene, pensano i destinatari delle promesse, e corrono sul sito dove “lo spazio di coinvolgimento” è un indirizzo mail. Perbacco, che coinvolgimento! Giovanni Sasso, direttore creativo dell’azienda che ha creato il sito (Proforma), spiega che “si tratta di una versione beta” e che sul coinvolgimento del pubblico “faranno dei test”. Insomma, va a finire che è una promessa anche il sito che certifica la promessa che non si faranno più promesse. Il medico, a questo punto, se ne va sconsolato: la cura per l’annuncite non c’è ancora.
agbiuso
Il grande silenzio sulla finanziaria
di Roberto Romano, il manifesto 2.9.2014
Mille giorni così sono veramente tanti. Il “soldato Ryan” (Renzi) non sembra nemmeno il presidente del consiglio. Qualcuno ha sentito chiarimenti circa la manovra da 22 miliardi per il 2015?
Il paese è caduto in recessione, in Europa si aggira lo spettro della deflazione, con una disoccupazione reale (italiana) di oltre 6 milioni di persone. Le prospettive di crescita per il 2014 sono negative e quelle per il 2015 potrebbero diventare drammatiche.
Renzi vuole il lavoro italiano come quello tedesco? Si potrebbe iniziare con orari e salari: rispettivamente 1.396 al posto delle 1752 ore, e salari medi annui, a tassi di cambio e prezzi costanti del 2012, in dollari, da 36.763 a 45.287. Abbiamo il sospetto che il premier non farà niente del genere.
Riforme strutturali? Aspettiamo la legge di stabilità e poi discutiamo. Per ora non rimane che lo «Sblocca Italia», una riforma annunciata che dice molto su come il presidente del consiglio vuole aiutare il Paese.
Il così detto «Sblocca Italia», in realtà, riguarda prevalentemente l’accelerazione e la realizzazione di opere già approvate, e ha la pretesa di avere effetti positivi in ordine ai problemi reali del Paese e la capacità di stimolare lo sviluppo.
Solo a luglio, il presidente del consiglio parlava di 43 miliardi di euro, diventati 10 nella conferenza stampa e 3,8 miliardi nel decreto legge. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, prevede non meno di 100 mila nuovi posti di lavoro per le sole opere pubbliche.
Le risorse disponibili, vere, sono 3,8 miliardi di euro, di cui 840 milioni arrivano dal fondo revoche di opere bloccate e 3 miliardi dal “bancomat” del Fondo sviluppo e coesione. Praticamente 38.000 euro per lavoratore, anche se non contabilizza la variazione del reddito (Pil). Fatto abbastanza anomalo visto che stiamo impegnando risorse in conto capitale.
L’idea poi di sviluppo è tutto nel pacchetto made in Italy fatto di stimoli alle esportazioni e agli investimenti diretti esteri. Con poco meno di 220 milioni di euro nel triennio (2015–17), il Paese dovrebbe espandere la propria quota di commercio internazionale di 50 miliardi e attrarre non meno di 20 miliardi di investimenti diretti esteri, con una crescita del prodotto interno lordo di un punto percentuale. Insomma: 220 milioni permetterebbero una crescita di 15 miliardi. Gli economisti keynesiani dovranno passare molto tempo a riscrivere il moltiplicatore. Il nostro premier impone una nuova formula del moltiplicatore?
Ovviamente non manca il rifinanziamento della così detta cassa integrazione in deroga per 720 milioni, che porta il fondo a 1.720 milioni per il 2014. Invece di avviare una riforma seria, si continua a rifinanziare lo strumento che dovrebbe, in realtà, agganciarsi a una generale rivisitazione degli strumenti a sostegno del lavoro. È una materia delicata, ma passare da ri-finanziamento in ri-finanziamento una tantum non è proprio quello che chiedono i lavoratori colpiti dalla crisi.
Ma qualcosa dalla conferenza stampa di ieri e dal decreto legge lo possiamo intravvedere: lo sviluppo e la crescita dell’Italia passa attraverso l’edilizia e le opere pubbliche. Il governo non ha proprio compreso che gli investimenti in conto capitale hanno una logica economica solo nella misura in cui modificano il segno del Pil (come spiega efficacemente l’economista Sylos Labini) e, quindi, anticipano la domanda futura.
Assegnare all’edilizia, alle opere pubbliche la crescita del Paese nell’era dell’innovazione tecnologica, appare come la peggiore politica che si possa immaginare. Ormai il commercio internazionale manifatturiero legato all’alta tecnologia vale il 30% del totale, mentre le imprese italiane si posizionano al 10%. Come può il Paese aumentare la quota di commercio internazionale di 50 miliardi di euro? Come potrebbe attirare investimenti diretti esteri se la spesa in ricerca e sviluppo privata è la più bassa tra i paesi di area Ocse? Misteri del nostro presidente.
Indiscutibilmente l’edilizia attraversa una fase di grave crisi, ma l’edilizia, più o meno alimentata da incentivi, era sproporzionata rispetto alla necessità del Paese. Riproporre le stesse opere e anticiparne delle altre, significa alimentare la rendita, non lo sviluppo del Paese. Ripeto: la rendita, non il reddito (Pil).
L’impressione è quella di un governo in piena confusione nella migliore e positiva interpretazione. La politica economica del governo risiedeva in tutto o in parte nei famosi 80 euro. Il bonus fiscale ha fallito per un semplice e banale fatto: mentre i miliardi sottratti alla pubblica amministrazione, per alimentare il bonus fiscale, erano risorse certe e quindi Pil, gli 80 euro erano e sono risorse incerte; diventano reddito (e cioè Pil) nella misura in cui i cittadini decidono di spenderli. La caduta del prodotto interno lordo del secondo trimestre altro non è che il taglio della spesa pubblica.
Il quadro però non è completo. Con la legge di stabilità arriverà il pacchetto municipalizzate e spending review. Sappiamo che il governo ha iniziato un lavoro di modifica delle aliquote Iva. Sarà un pacchetto amaro, fondato su luoghi comuni e pesanti ripercussioni sui lavoratori.
Il presidente di Confindustria ha detto, durante il meeting di Comunione e Liberazione, che l’Italia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi. A queste condizioni è difficile immaginare di uscire dalla depressione.
Speriamo di sbagliare, ma il 2015 potrebbe diventare un altro anno orribile. Paolo Pini, di recente sul manifesto, si era già spinto in questa previsione. Speriamo di avere torto, ma i segnali ci sono tutti, con l’aggravante di avere Renzi al governo
agbiuso
Le annunciate riforme in 100 giorni sono passate a 1000 giorni, poi diventeranno 10.000. Quello del Partito Democratico / Forza Italia è proprio un reich millenario!
agbiuso
Ieri accennavo alla buffonaggine di Matteo Renzi e di altri soggetti.
E infatti:
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Renzi, cono d’ombra
di Antonio Padellaro, il Fatto Quotidiano 30 agosto 2014
Con tutti i problemi che abbiamo non si sentiva proprio il bisogno di un replay di Berlusconi che fa il clown e passeggia per il cortile di Palazzo Chigi leccando un gelato. Anzi, duole dirlo, ma perfino l’ex Cavaliere avrebbe evitato di fare il pagliaccio con il governo nel bel mezzo di una crisi economica ogni giorno più devastante.
Ma, come il Pregiudicato (con il quale non a caso è culo e camicia e stringe patti segreti), Renzi pensa di fare fessi gli italiani con queste piccole armi di distrazione di massa. Non gira un euro, i negozi sono vuoti, le imprese chiudono, le famiglie affrontano il peggiore autunno dagli anni 50, ma il premier giovanotto viene immortalato mentre mangiucchia banane o si tira una secchiata d’acqua in testa.
Come dire: ragazzi va tutto benone, e se i gufi dell’Economist mi dipingono come un adolescente immaturo accanto a Hollande e alla Merkel mentre la barchetta dell’euro affonda, io ci rido sopra e fo il ganzo. Purtroppo, la bibbia della grande finanza voleva comunicargli che i grandi investitori non sanno che farsene del governo degli annunci ai quali quasi mai seguono i fatti. Dopo la figuraccia della riforma scolastica (con i centomila precari assunti da un giorno all’altro, secondo i giornali di corte) che aveva detto “vi stupirà” e che infatti molto ci ha stupito per la sua assenza, Renzi invece di chiudersi in un imbarazzato silenzio si è sparato la mirabolante riforma della giustizia civile che, venghino signori venghino, durerà la metà e mi voglio rovinare.
Se continua così, lo statista di Rignano non farà l’annunciato big bang, ma un grosso botto sì. Al gusto di limone.
Biuso
Un lucido psicopatico, costui.
Come moltissimi tra coloro che bramano il comando.
Elias Canetti lo ha spiegato assai bene.
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Riforme: il senso di Renzi per lo scazzo
di Antonio Padellaro | 27 luglio 2014
Chi abita a Roma conosce bene la tragica barzelletta dei lavori stradali consistenti in buche, cunicoli e cavità di ogni tipo e dimensione, annunciati da ammiccanti cartelli del tipo: “stiamo lavorando per voi”. Peccato che quelle voragini in genere restino tali cosicché l’Urbe vive in una condizione di caos permanente, a partire dalla famosa Metro C, abisso sterminato e inconcludente che i poveri romani subiscono come il verdetto degli ergastolani: fine pena mai.
Le strombazzate riforme di Matteo Renzi assomigliano a quegli incasinatissimi cantieri: si blocca il traffico, si dice “stiamo lavorando per voi”, poi si lascia tutto per aria dando la colpa ai gufi e a chi complotta contro il cambiamento. Ricordate l’Italicum? Sembrava che dopo il patto (segreto) con il Pregiudicato la riforma elettorale fosse cosa fatta. Dov’è finita? Boh. E la riforma della Pubblica Amministrazione? Tagli di nastri, fanfare, la ministra Madia che proclama soave ma ferma che lo Stato dimagrirà, uffici accorpati, cittadini felici, tutto online, perepè perepè, poi il nulla. Un po’ come percorrere il nuovo tratto autostradale Brescia-Milano (inaugurato mercoledì dal premier) e che il Corriere della sera (non il Fatto) così descrive: “Tre corsie poi si torna alla coda in tangenziale”.
D’accordo, Renzi governa da pochi mesi, i problemi sono tanti e non è solo colpa sua se ci sono le code, se mancano 786 decreti attuativi di leggi approvate, se i vari Salva Italia, Cresci Italia, Destinazione Italia della premiata ditta Monti-Letta sono gigantesche insegne al neon però spente. Il problema è un altro, la continua esibizione muscolare del premier e dei suoi accoliti, la strategia dello scazzo permanente, il “qui si fa come dico io”, la politica non più mediazione ma strattonamento in un susseguirsi di ultimatum nevrotici: ci metto la faccia, mi gioco l’osso del collo…
Un giorno si decide di ribaltare la Costituzione, si scava una voragine in Parlamento, si azionano ghigliottine, si dettano ordini di caserma (“entro l’ 8 agosto prendere o lasciare”), poi si mena scandalo se qualcuno osa non essere d’accordo. Più che le riforme Renzi sembra agognare lo scontro, il casino, l’immagine del cantiere bloccato dai nemici del nuovo mentre gufi e sciacalli complottano a difesa della conservazione dei loro laidi interessi personali. Poi, al momento giusto si rivolgerà agli italiani che già ne hanno le scatole piene delle lungaggini della politica e dei politici formato casta e sarà un plebiscito. In un certo senso, gli oppositori stanno lavorando per lui. Ma è così chiaro.
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Fonte: Il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2014
agbiuso
«Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli» ha detto Renzi. O era Berlusconi? O Mussolini?
agbiuso
Segnalo un interessante documento trovato da Elio Rindone nel futuro.
Si intitola L’educazione del politico cattolico
agbiuso
@ Carlotta
Grazie per aver ricordato le parole di Seneca.
Intanto propongo la lettura di questo testo che potrebbe intitolarsi Il PDC e il pitone:
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Dopo le autoflagellazioni, le richieste di autocritica, il maalox, le dimissioni chieste a Grillo senza specificare peraltro da quale carica da miracolati della politica usciti allo scoperto, forse è il caso di cercare un minimo di obiettività e di realismo nel valutare il risultato elettorale.
Il M5S ha oggi 17 europarlamentari da zero, è il secondo partito del Paese e il primo movimento, ha, per ora, un nuovo sindaco e partecipa a 12 ballottaggi in città importanti come Livorno, Modena, Fano e Civitavecchia, oltre 500 nuovi consiglieri comunali.
Il M5S è nato nell’ottobre del 2009, il Pd, pur con continui cambi di nome dal dopoguerra, allora si chiamava Pci. Per una mutazione completa dovrebbe chiamarsi PDC (Partito democratico cristiano), un preludio al nome finale, DC, per chiudere il cerchio.
I nipotini di De Mita, i selfie storici di Renzie e di Letta e di Alfano con De Mita sono rintracciabili in rete, hanno fagocitato la sinistra come un pitone inghiotte un topo e il bello che è i post comunisti sono pure contenti. La nostra affermazione, anche se non possiamo nascondere che volevamo arrivare prima del PD, è stata trasformata in una sconfitta storica, una Caporetto, una Waterloo. Ma quanto vino (scadente) bevono prima di scrivere?
Il M5S è qui per restare e per contare in Europa. Siamo la prima forza di opposizione in Italia (l’unica in realtà dopo decenni), in attesa di diventare forza di governo. La maggioranza relativa degli italiani che hanno tra 18 e 29 anni vota M5S. E’ solo una questione di tempo. Poi tutto cambierà e ai partiti e ai loro media asserviti non resterà che piangere.
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Fonte: Non vi resta che piangere!
bruno vergani
Ho votato Tsipras per non contribuire, ancora una volta, alla connivenza PD-Berlusconi. Non ho votato il Movimento extraparlamentare 5Stelle che siede in Parlamento per non parlamentare, che tuttavia ho appoggiato nel mio comune alle amministrative: vivo in Puglia e la distanza dal volgare, messianico, leader plebeo mi ha facilitato la scelta. Chiudo con le annotazioni personali, che poco interessano, per chiedermi e chiederle, e è domanda filosofica: quanto saranno determinati dai governi nazionali e europei i miei figli, suo nipotino e i suoi studenti?
Rispondo: se sani non più del 5 per cento. Il restante 95, qualsiasi sia il governo operante, sarà a loro esclusiva cura, personale responsabilità e lavoro dettate dal sovrano pensiero personale.
Carlotta G.
Sono giorni tristi per la sinistra mondiale. Prima la vincita della nuova “Democrazia Cristiana” in Italia e dei popolari in Europa e subito dopo l’annuncio del ritiro del subcomandante Marcos dal comando del movimento zapatista.
E dire che avevo sperato che la lista Tsipras prendesse un numero maggiore di voti in Italia, lista con all’interno nomi del calibro di Stefano Rodotà e con un ottimo programma (dalle politiche anti austerità, a quelle sull’immigrazione, fino alla TAV e al Muos ecc.. Il fatto è che ha proprio ragione lei: in Italia vanno avanti solo i partiti che hanno spazio sui mezzi di comunicazione. Dopotutto quel 4% è un risultato da non sottovalutare, poiché la lista ha avuto poco tempo per farsi conoscere e poco spazio visivo a sua disposizione.
Ritengo, però, che ci sia una cosa da rimproverare alla sinistra italiana negli ultimi anni,cioè il suo voler essere dalla parte del popolo ma il non riuscire a parlare con il popolo. Una sinistra chiusa in sè stessa che ha dimenticato l’importanza di palare nelle piazze, che non è da confondere con la demagogia. D’altronde lo ricordava già Majakovskij: “Non rinchiuderti, Partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada”.
Ovviamente l’inerzia del popolo italiano ha giocato, come sempre, il ruolo da protagonista. Visto che siamo di citazioni ritengo che queste righe prese dalla “tranquillità dell’animo” siano abbastanza eloquenti :
Soffrono tutti della stessa malattia sia gli uomini che sono afflitti dall’incostanza, dalla noia e dalla
volubilità, cui piace sempre di più ciò che hanno lasciato, sia quelli che se ne stanno in ozio a sbadigliare.
Aggiungi poi quelli che, non diversamente da chi soffre d’insonnia, si girano e si rigirano cambiando
posizione per riuscire a trovare il sonno grazie alla stanchezza: modificando continuamente l’assetto della
loro vita, rimangono alla fine in quello in cui li coglie non l’avversione al cambiamento, ma la vecchiaia,
pigra di fronte alle novità. Aggiungi anche quelli che sono perseveranti per colpa non della loro costanza, ma
della loro inerzia, e che vivono non come vogliono, ma come hanno incominciato.
Ecco secondo me questo è il popolo italiano.
agbiuso
Gli eletti del M5S al Parlamento Europeo
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I dati definitivi del Ministero dell’interno dicono che il MoVimento 5 Stelle è stato votato da 5.807.362 di italiani, il 21,15% dei voti validi che valgono un totale di 17 seggi al Parlamento Europeo.
Non era mai successo che una forza politica che si presenta alle elezioni europee per la prima volta ottenesse un risultato così importante.
Gli eletti sono 17, hanno un’età media inferiore ai 36 anni e sono 9 donne e 8 uomini. Siamo oltre le quote rosa. Sono giovani, laureati, imprenditori e liberi professionisti, c’è chi ha il master, chi un PHD, chi ha due lauree, chi parla due lingue e chi ne parla tre o quattro. Tutti sono incensurati e sconosciuti alla procure.
Nella circoscrizione Nord Ovest gli eletti sono: Beghin Tiziana, Evi Eleonora, Valli Marco e Zanni Marco.
Nella circoscrizione Nord Est: Affronte Marco, Borrelli David e Gibertoni Giulia
Nella circoscrizione Centro: Agea Laura, Castaldo Fabio Massimo e Tamburrano Dario.
Nella circoscrizione Meridionale: Adinolfi Isabella, Aiuto Daniela, D’amato Rosa, Ferrara Laura e Pedicini Piernicola.
Nella circoscrizione Insulare: Moi Giulia e Corrao Ignazio.
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Fonte: I 17 eletti del M5S al Parlamento Europeo
agbiuso
Cara Fausta, chi è critico verso questo euro e questa Europa lo è proprio perché crede che “il nostro sviluppo non dovrebbe passare sui corpi dei morti” e che parole come progresso/progressisti, destra/sinistra siano ormai il paravento dietro il quale si vogliono nascondere veri e propri crimini contro l’umanità, quella degli altri continenti ma anche quella europea.
fausta squatriti
secondo me gli uomini sono diventati quello che siamo usando da sempre la dura legge dell’egoismo, e la organizzazione sociale è un modo per assicurare una vita migliore, se non per tutti, almeno per molti. E’ banale dirlo, ma il progetto dell’uguaglianza deve continuare, sebbene le pessime prove dei regimi totalitari che che lo hanno voluto imporre, con risultati tragici e spesso assurdi e patetici, come certe terribili regole imposte dai totalitarismi di stampo sovietico. Ma anche la destra estrema, si applica con il terrore. La materia difettosa, è l’umanità stessa. Ma esistono anche persone positive, belle, intelligenti, che lavorano per il -progresso – applicando privatamente le proprie capacità alla porzione di storia che è inevitabilmente loro affidata.
Il risultato del voto di questi giorni, che in non pochi paesi europei considerati equilibrati e progressisti, si è spostato a destra, ad una destra anche estrema, è il classico segno che emerge nei periodi di crisi, con la paura di perdere i diritti acquisiti. Nei momenti di crisi economica, avanza la destra, che se non ha sogni lungimiranti, ha l’ingannevole concretezza dell’oggi. Io la penso diversamente. Sono europeista, non voglio tornare alla lira, credo che il nostro sviluppo non dovrebbe passare sui corpi dei morti. Difficilissimo organizzare il mondo dei diseredati, che però si stanno già muovendo e non rimarranno gli ultimi della terra per sempre. L’occidente si è formato sullo sfruttamento dei diversi, dei deboli, degli incapaci di stare al suo ritmo. L’ingiustizia è il solo, vero, costante trionfo dell’umanità. Ma, è lecito volere che così non sia, e fare progetti meno ottusi di quelli che ci sottopongono i vari istrioni che dovrebbero realizzare anche il pensiero di chi loro si affida.
agbiuso
Osservo gli elettori che si credono «di sinistra» e che votando PD non si accorgono di aver resuscitato la Democrazia Cristiana. Stolti.
agbiuso
L’ironia -anche quella con la quale Grillo parla della sconfitta e del futuro– è una delle cose più divertenti e intelligenti di questo Movimento.
agbiuso
Cara Adriana, la ringrazio molto per la chiarezza e la determinazione con le quali insiste sulla radice profonda dell’attuale crimine finanziario.
In effetti, non si possono distruggere gli effetti se si vogliono ancora le cause che li hanno determinati.
Buona lettura dunque; è anche attraverso la poesia che si può relativizzare la storia e la sua arroganza, che assume di volta in volta facce diverse ma in fondo tutte uguali.
Adriana Bolfo
Commento solo in parte per la forzosa fretta che devo avere davanti al computer e a tutto il resto in questo periodo per me assai indaffarato.
Pochi italiani hanno compreso Tsipras?
Ancor meno GRECI, maiuscolo come da tempo scrivo, e ancor meno italiani hanno compreso che le politiche di austerità sono diretta conseguenza dell’euro.
Sono sinceramente dolente per tutti quelli che tuttora non lo capiscono, tsiprioti in primis, perché quando lo capiranno temo saremo davvero allo sfascio economico qui, sulla scia dei GRECI. E lo saremo nella stragrande maggioranza, compresa quella minoranza che invece lo ha capito sulla base di risultanze concrete.
Sintesi: Tsipras deve fare ancora un non piccolo passo, altrimenti si colloca, di fatto, tra i sostenitori delle situazioni di cui contesta solo gli effetti e non le cause.
Dolente davvero di non poter trattenermi ma, a parte la posta, da un lungo momento non ho più tanto tempo per seguire e rispondere. E c’è sempre un libro di poesie che aspetta, oltre tutto il resto.
Tutto bene, da queste parti, ma ci sono impegni liberamente assunti da portare fino in fondo.
Buona serata a lei e a tutti.
agbiuso
Caro Pietro, io apprezzo invece lo stile comunicativo “evangelico” del Movimento 5 Stelle, che dice per l’appunto “sì, sì”, “no, no” (“il di più viene dal maligno”). Se invece si preferisce il politichese o la diplomazia a tutti i costi, vuol dire che si è introiettato un modello paludato di politica.
Per quanto riguarda il “populismo” ripeto quanto ho scritto qui un mese fa:
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“Una parola, quest’ultima, dal significato semplicemente descrittivo -analoga a termini quali «conservatori, socialisti, liberali, anarchici, comunisti»- e che invece ha assunto connotati valutativi e addirittura spregiativi. Il populismo viene definito antipolitico mentre è evidente che si tratta di una opzione politica come le altre e anzi volta a restituire significato ai diritti del demos ponendosi contro lo strapotere delle strutture amministrative e di governo, tese soltanto a blindare il potere di cerchie ristrette e tendenti all’autoperpetuazione dei privilegi acquisiti in decenni di espropriazione della democrazia dal basso.
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Ricordo anche ciò che ne ha detto Dario Fo a Milano, citando il Vocabolario Zanichelli:
«politica al servizio del popolo», politica -ad esempio- «contro la violenza dei padroni». L’utilizzo valutativo e spregiativo di questa parola (utilizzo frutto anch’esso del mainstream televisivo) mostra soltanto ignoranza o malafede.
Rispetto alla situazione nella quale ci troviamo, la Lista Tsipras mi sembra troppo moderata ma spero che almeno in Grecia riesca a ottenere risultati concreti a favore del popolo greco (popolo, per l’appunto) e non delle banche senza territorio e senza identità.
pietro spalla
Ciao Alberto.
Forse più che di errori di comunicazione dei 5 stelle bisognerebbe parlare di uno stile comunicativo che ne rivela immaturità e tendenza al populismo. Con più sobrietà avrebbero meglio veicolato contenuti e proposte che in buona parte condivido. Personalmente sono contento che la lista Tsipras, per cui ho votato, abbia superato la soglia del 4%.
diego
un bacino elettorale di cinque milioni di voti, per un partito/movimento per molti aspetti anche in evoluzione, non è un risultato banale, ma il segno d’un radicamento importante nel corpo sociale
il risultato degli amici di Tsipras, anche in Italia, è una piacevole sorpresa
cristina
Ho come l’impressione che gli itali..ani (italioti) aspettino di “toccare il fondo” prima di liberare “gli zebedei” dai ladroni di cui si circondano.
Non abbiamo ancora vinto ma resistere è un dovere per chi oggi ha tre anni e per chi oggi vuole solo essere onesto.
agbiuso
«Liberismo illibertario» è una formula tanto efficace quanto esatta, caro Pasquale.
I partiti sono degli organismi e finché campano hanno anch’essi un loro DNA. Nel caso del Partito Democratico è quello che tu indichi: l’innesto del rampantismo narcisista e televisivo dentro l’antica forma autoritaria dalla quale provengono. Il tutto mescolato dentro un cattolicesimo democristiano i cui emblemi sono Don Abbondio, Donna Prassede e Gertrude.
«Gli sventurati risposero» ma prima o poi un qualche Egidio chiederà loro il contraccambio. Non un Egidio monzese ma uno siciliano, calabro, campano. Come sta già accadendo per il TAV in Val di Susa.
Condivido la tua tesi: con i metodi democratici non ce ne libereremo mai (i ‘mai’ della storia, naturalmente, non quelli della geologia).
Pasquale
Aggiungo la postillina che il pd interpreta alla grande il bisogno di pontefici e cattolicismo del grande elettorato italiano; identificatosi nel popolo delle libertà il pd ha compiuto di sé il miracolo di trasformismo totale, chi sa non dimenticherà che l’acronimo nspd sta per partito nazional socialista tedesco; così si conquista il potere che non hanno mai avuto; ora sono perfetti e hanno fregato, credo, il lusco, troppo stupido per queste abilità, fusionandosi del tutto nel liberismo illibertario; loro del resto libertari non lo sono mai stati. Non ce li togliamo più dagli zebedei. La conclusione ora nelle tue parole alberto. Grazie p. Scritto a fatica dal telefono. Chiedo scusa